L’uomo entra nel mondo da due parti

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 30.06.1909


 

Sappiamo che l’uomo entra nel mondo da due parti.

Il suo corpo fisico lo ha ereditato dagli avi, dal padre, dalla madre e dai loro antenati.

Dagli antenati l’uomo eredita così delle qualità più o meno buone, inerenti appunto alla linea ereditaria del sangue.

Ma ogni volta che, attraverso tale eredità, determinate qualità si presentano in un bambino,

esse si uniscono alle forze che il bambino porta seco dalle sue incarnazioni precedenti.

 

Sappiamo che oggi, per ogni malattia che si presenta, si usa parlare subito di «predisposizione ereditaria».

Quale abuso si fa oggi dell’espressione «predisposizione ereditaria»,

anche se in determinati limiti più ristretti essa è pienamente giustificata!

 

Ogni volta che qualcosa si presenta in un uomo e si può dimostrare che esso si ritrova nelle qualità degli antenati, lo si riferisce a predisposizione ereditaria. E poiché non si sa niente delle forze spirituali provenienti da incarnazioni precedenti e attive nell’uomo, si attribuisce alle predisposizioni ereditarie una forza invincibile.

 

Se si conoscesse che un elemento spirituale proviene dall’incarnazione precedente, ci si direbbe: «Va bene, crediamo alle predisposizioni ereditate, ma sappiamo anche quali interiori forze animiche essenziali provengono dalla vita precedente; se rinforzate e rinvigorite, esse arrivano a dominare la materia, vale a dire le predisposizioni ereditarie».

 

Un uomo in grado di elevarsi ad una conoscenza dello spirito, direbbe inoltre che, per quanto forti possano essere le predisposizioni ereditarie, egli vuole dare alimento all’elemento spirituale che è in lui, e in tal modo trionfare delle predisposizioni ereditarie.

 

Chi invece non lavora al proprio elemento spirituale, a ciò che non è ereditato,

proprio a causa della sua incredulità, diventerà la vittima delle predisposizioni ereditarie.

Così in realtà, quale risultato materialistico,

le predisposizioni ereditarie acquisteranno sempre maggior potere sull’uomo.

 

Gli uomini rimarranno impantanati nelle predisposizioni ereditarie, se non rafforzeranno il loro spirito,

se, mediante uno spirito forte, non supereranno sempre di nuovo ciò che viene ereditato.

 

Naturalmente nella nostra epoca, nella quale già tante cose sono avvenute a causa del materialismo,

non si deve sopravvalutare la potenza dello spirito.

Non si deve cioè dire che, se questo fosse vero,

tutti gli antroposofi dovrebbero essere assolutamente sani, poiché hanno fede nello spirito.

L’uomo, quale si trova nel mondo, non è un essere isolato;

fa parte del mondo intero, e anche lo spirito deve crescere nella propria forza.

 

Se quindi lo spirito è indebolito, esso non potrà esercitare, neppure su qualcuno che si dedica all’antroposofia e che dà tanto alimento al proprio spirito, un’azione immediata da trionfare su tutte le cose che provengono dalla materialità. Tanto più però nella seguente incarnazione, l’uomo porterà l’impronta dello spirito nella sua salute e nella sua forza.

 

Gli uomini diverranno sempre più deboli se non credono allo spirito,

perché allora diventano preda delle predisposizioni ereditarie.

• Essi stessi sono causa della debolezza del loro spirito.

• Tutto dipende dalla posizione che l’uomo assume di fronte allo spirito.

• Non bisogna però credere che sia facile abbracciare con lo sguardo tutti i nessi che sono in giuoco.