L’uomo invisibile

O.O. 194 – La Missione di Michele – 23.11.1919


 

Ora vogliamo occuparci del fatto che noi, come umanità, siamo giunti a un punto che si può caratterizzare dicendo che abbiamo già sorpassato la metà dell’evoluzione della Terra. Così stanno le cose (vedi disegno): l’evoluzione della Terra era prima in ascesa, fino a raggiungere un culmine, a partire dal quale è in discesa. Ma per determinate ragioni, che non è il caso di esaminare oggi, fu mantenuto un livello stabile fino alla fine del periodo greco-latino, fino al secolo quindicesimo. Da allora in poi l’evoluzione dell’umanità terrena è veramente in discesa.

 

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Lo sviluppo fisico della Terra è già da molto più tempo in regresso: già nel tempo che precedette la nostra ultima era glaciale, quindi prima della catastrofe atlantica, ebbe inizio l’evoluzione decrescente della Terra in senso fisico. Non c’è bisogno che lo dicano gli antroposofi, perché la geologia sa benissimo, come l’ho spesso menzionato, che quando calpestiamo le zolle di terra, in numerosi luoghi camminiamo già su una crosta terrestre in declino. Basta leggere nei migliori trattati di geologia le descrizioni dello sviluppo della Terra per constatare come risulti anche alla scienza fisica la condizione regressiva dell’evoluzione della Terra.

 

Ma anche ciò che esiste in noi uomini è in evoluzione discendente.

Come uomini non abbiamo più da contare che dalla nostra evoluzione corporea venga qualche sviluppo.

Dobbiamo invece cogliere il concetto di sviluppo

imparando a dirigere lo sguardo oltre l’evoluzione della Terra, nelle sue successive forme evolutive.

Dobbiamo imparare a guardare l’uomo futuro; questo significa pensare michelianamente,

e voglio caratterizzare meglio che cosa significhi pensare michelianamente.

 

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Quando oggi incontriamo il nostro prossimo, lo facciamo in realtà con una coscienza del tutto materialistica. Anche se non ad alta voce e senza neppure pensarlo, nelle profondità intime della coscienza noi diciamo: ecco una persona fatta di carne e sangue, una persona consistente di sostanze terrestri. Lo diciamo anche per gli animali e per le piante; ma questo che affermiamo per l’uomo, l’animale e la pianta, è legittimo solo per il minerale, per l’elemento minerale.

 

Consideriamo il caso limite, l’uomo: prendiamolo così com’è formato nella sua apparenza esterna, nella sua figura esterna (vedi figura). In realtà non vediamo quasi la sua figura esterna, ad essa non ci accostiamo con la nostra facoltà di percezione fisica, perché essa è riempita per più del novanta per cento di liquido, di acqua.

 

Con gli occhi fisici vediamo solo l’elemento minerale che riempie la figura, vediamo solo quello che l’uomo fa proprio del mondo minerale esterno. Non vediamo invece l’uomo che aduna il tutto. Parleremmo esattamente solo affermando: quanto mi sta davanti, sono le particelle di materia accumulate dalla figura spirituale umana, sono esse che rendono visibile l’elemento invisibile che mi sta davanti.

 

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L’uomo è invisibile, veramente invisibile: noi tutti che siamo qui, siamo invisibili per i sensi fisici. Qui siedono tante figure che, mediante una specie di forza di attrazione interna, hanno accumulato particelle di materia (vedi disegno): sono esse che si vedono, si vede solo l’elemento minerale. Le persone reali che siedono qui sono invisibili, sono soprasensibili. Che in ogni attimo della nostra vita di veglia si ammetta in piena coscienza un fatto del genere, in questo consiste la maniera di pensare micheliana; che cioè si smetta di considerare questo conglomerato di particelle minerali come se fosse l’uomo, mentre egli si limita a coordinarle in un certo modo. Lo fanno anche gli animali, anche le piante, solo i minerali non lo fanno.

 

Pensare michelianamente significa

divenire consapevoli del nostro muoverci tra uomini invisibili.

 

Parliamo di entità arimaniche, di entità luciferiche, parliamo delle entità delle gerarchie di angeli, arcangeli, arcai e così via: sono entità invisibili che impariamo a conoscere dalle loro azioni. Abbiamo parlato di molte di tali azioni, anche negli scorsi giorni; conosciamo tali entità per quello che fanno. Ebbene è forse diverso per quanto riguarda gli uomini?

 

Noi conosciamo l’uomo, che è invisibile, e lo conosciamo nel modo fisico perché egli aduna e sovrappone particelle minerali in forma simile a uomo, e questa è solo un’attività, un’opera dell’essere umano.

Che noi dobbiamo chiarirci in un altro modo le azioni di Arimane e Lucifero, le azioni di angeli, arcangeli, arcai e così via, significa solo che noi li conosciamo in altra maniera. Ma in quanto queste entità sono soprasensibili, non differiscono da noi se con discernimento ci accostiamo all’uomo.

 

Ecco, pensare michelianamente vuol dire convenire che noi, per la nostra essenza,

non siamo differenti dalle entità soprasensibili.

 

L’umanità poteva sussistere senza tale consapevolezza, quando i minerali le davano ancora qualcosa, ma da quando il mondo minerale si trova in evoluzione discendente l’uomo è obbligato a uniformarsi a una concezione spirituale di sé e dell’universo.

 

Dobbiamo trovare la forza interiore che ci porti a non andar per il mondo

con la convinzione che questo accumulo di particelle materiali sia l’uomo,

ma con quella che egli sia un essere soprasensibile e che queste particelle materiali

alludano solo a un gesto del mondo minerale esterno per dire: qui c’è un uomo.

 

L’uomo può trovare la forza interiore per sviluppare in maggior misura una tale convinzione, a partire dagli anni settanta del secolo diciannovesimo. È solo a causa dell’influsso arimanico, come l’ho qui caratterizzato otto giorni fa, che l’uomo respinge questa convinzione interiore, non vuole portarla a intima coscienza.