L’uomo – passa dal dominio delle archai a quello degli arcangeli

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 25.01.1925 (Parte 2°) – massime n° 150-152


 

In un secondo periodo l’uomo passa dal dominio delle archai a quello degli arcangeli.

Con gli arcangeli egli non è però legato così corporalmente-spiritualmente come lo era prima con le archai.

Il suo collegamento con gli arcangeli è più spirituale.

Esso è nondimeno così intimo

che per questo periodo non si può ancora parlare di un distacco dell’uomo dal mondo divino-spirituale.

 

La gerarchia degli arcangeli dà all’uomo per il suo corpo eterico

ciò che in esso corrisponde alla forma del corpo fisico, che egli deve alle archai.

• Come il corpo fisico, per mezzo della sua forma, è adattato alla terra per esservi il portatore dell’autocoscienza,

• così il corpo eterico è adattato alle condizioni delle forze cosmiche extraterrene.

• Nel corpo fisico vive la terra,    • e nel corpo eterico vive il mondo stellare.

 

L’uomo deve alla creazione degli arcangeli nel suo corpo eterico le forze interiori che egli porta in sé,

per poter essere sulla terra tale da potersene in pari tempo strappare mediante portamento, movimento e gesto.

Come nel corpo fisico, attraverso la sua forma, possono vivere le forze terrene,

così nel corpo eterico vivono le forze che affluiscono da ogni parte sulla terra dal cosmo circostante.

 

Le forze terrestri viventi nella forma che appare fisicamente sono tali da rendere questa forma relativamente solida e conclusa. I contorni della figura umana, salvo una metamorfosi secondaria, rimangono stabili durante la vita terrena; le facoltà di movimento si fissano in abitudini e così via.

 

• Nel corpo eterico regna una mobilità incessante

che è un’immagine riflessa delle costellazioni che mutano durante la vita terrena dell’uomo.

• Il corpo eterico si configura già a seconda dei mutamenti del cielo fra giorno e notte,

ed anche a seconda dei mutamenti che avvengono fra la nascita e la morte dell’uomo.

• Questo adattamento del corpo eterico alle forze celesti non contraddice al graduale distacco del firmamento

dalle potenze divino-spirituali del quale abbiamo parlato nelle considerazioni precedenti.

 

È vero che in tempi antichissimi viveva nelle stelle volontà divina e intelligenza divina.

In tempi posteriori esse sono passate nel « calcolabile ».

Gli dèi non agiscono più sull’uomo per mezzo di ciò che è diventata la loro opera compiuta.

Ma a poco a poco l’uomo, per mezzo del suo corpo eterico,

si mette in un rapporto suo proprio con le stelle,

come per mezzo del suo corpo fisico si mette in rapporto con la gravità della terra.

 

Quello che l’uomo si incorpora quando discende dal mondo dello spirito per venire a nascere sulla terra,

cioè il suo corpo eterico che accoglie in sé le forze cosmiche extraterrestri,

viene creato in questo secondo periodo dalla gerarchia degli arcangeli.

 

Un elemento essenziale che l’uomo riceve da questa gerarchia

è l’appartenenza ad un dato gruppo di uomini sulla terra.

Gli uomini si differenziano sulla superficie terrestre.

 

Nel guardare indietro a questo secondo periodo non si ha davanti a sé la distinzione odierna in razze e popoli,

ma una differenziazione alquanto diversa, più spirituale.

Una differenziazione derivante dal fatto che, nei diversi luoghi della terra,

le forze stellari esercitano un’influenza attraverso costellazioni diverse.

 

Sulla terra il cielo stellato vive infatti nella distribuzione delle acque e della terraferma,

nel clima, nella vegetazione e in altro ancora.

In quanto l’uomo deve adattarsi a queste condizioni, che sono le condizioni celesti sulla terra,

tale adattamento è parte del corpo eterico, e la relativa conformazione è una creazione del coro degli arcangeli.

Appunto durante questo secondo periodo le forze luciferiche ed arimaniche

si introducono in un modo speciale nella vita umana;

e ciò è necessario, sebbene a tutta prima appaia come un abbassamento dell’uomo al di sotto del suo essere.

 

Se nella vita terrena deve sviluppare l’autocoscienza, l’uomo deve distaccarsi dal mondo divino-spirituale, da cui, ha origine, in misura maggiore di quanto potrebbe staccarsi per opera di questo mondo stesso. Ciò avviene nel periodo in cui sull’uomo agiscono gli arcangeli, perché allora il collegamento col mondo spirituale non è più così saldo come esso era durante l’azione delle archai sull’uomo. Lucifero e Arimane sono meglio in grado di affrontare le forze più spirituali emananti dagli arcangeli, che non quelle più poderose delle archai.

 

• Le potenze luciferiche compenetrano la struttura eterica e le conferiscono un’inclinazione per il mondo stellare più accentuata di quella che essa avrebbe, se operassero soltanto le potenze divino-spirituali collegate originariamente con l’uomo.

• E le potenze arimaniche irretiscono la struttura fisica dentro la gravità terrestre più di quanto accadrebbe senza la loro azione.

In tal modo viene posto nell’uomo il germe della piena autocoscienza e della libera volontà.

• Sebbene le potenze arimaniche abbiano in odio la volontà libera, tuttavia, strappando l’uomo dal suo mondo divino-spirituale, esse determinano in lui il primo germe della libera volontà.

 

A tutta prima però, in questo secondo periodo, l’azione esercitata sull’uomo dalle diverse gerarchie, dai serafini fino agli arcangeli, viene impressa più profondamente nel corpo fisico ed in quello eterico, di quanto non potrebbe avvenire senza l’influsso luciferico ed arimanico. Senza questo influsso, l’azione delle gerarchie rimarrebbe più nel corpo astrale e nell’io.

Di conseguenza non sorge il raggruppamento più spirituale dell’umanità sulla superfìcie della terra, a cui tendevano gli arcangeli.

 

• Imprimendosi così nel corpo fisico e nel corpo eterico, le forze spirituali vengono trasformate nel loro contrario.

• Invece della differenziazione più spirituale, avviene quella in razze e in popoli.

 

Senza l’influsso luciferico ed arimanico, gli uomini sulla terra si vedrebbero differenziati dal cielo. I vari gruppi, nella loro vita, si comporterebbero tra loro come esseri che con buona volontà e con amore si scambiano l’un l’altro i doni dello spirito. Nelle razze e nei popoli, attraverso il corpo umano, si manifesta la gravità terrestre; nel raggruppamento spirituale si sarebbe manifestata un’immagine riflessa del mondo divino-spirituale.

 

Con tutto questo si è dovuto predisporre già prima nell’evoluzione umana la piena autocoscienza avvenire. D’altra parte, ciò esigeva che si conservasse in una certa forma, sebbene mitigata, l’antichissima differenziazione dell’umanità che esisteva nell’epoca in cui l’uomo passò dalla gerarchia degli exusiai a quella delle archai.

 

• L’uomo visse questo stadio del suo sviluppo, come in una scuola cosmica, attraverso il sentimento e la veggenza. Non lo riconosceva ancora come una preparazione essenziale per la sua futura autocoscienza. Ma allora quella veggenza senziente delle sue forze evolutive fu tuttavia importante per la penetrazione dell’autocoscienza nel corpo astrale e nell’io.

 

• In rapporto al pensare, avvenne allora il fatto che le potenze luciferiche diedero all’uomo l’inclinazione a continuare ad immergersi nelle antiche forme dello spirito, e a non adattarsi a quelle nuove. Lucifero ha infatti sempre la tendenza a conservare per l’uomo forme anteriori di vita.

 

Così il pensare dell’uomo si formò in modo che a poco a poco, nelle vite fra morte e nuova nascita, egli sviluppasse quella facoltà che in epoche remotissime creava in lui i pensieri. Benché fosse come è attualmente la mera percezione sensoria, allora questa facoltà poteva vedere lo spirituale, perché allora il fisico portava alla sua superficie lo spirituale.

 

Ora invece la facoltà del pensare, conservatasi da allora, può agire soltanto come percezione dei sensi. La facoltà di elevarsi, pensando, allo spirito, venne man mano diminuendo. Ciò si manifestò pienamente solo quando, nell’epoca dell’anima cosciente, il mondo spirituale fu avvolto per l’uomo in un’oscurità completa.

 

Fu così che nel secolo diciannovesimo i migliori fra gli scienziati, che non potevano diventare materialisti, dissero: « Non ci rimane altro che limitarci ad investigare quello che è possibile secondo misura, numero e peso, e mediante i sensi; ma non abbiamo il diritto di negare un mondo spirituale nascosto dietro a quello sensibile ». Essi accennavano così alla possibilità che esistesse un mondo chiaro e luminoso, sconosciuto all’uomo, là dove il suo sguardo non vede che tenebre.

 

• Come Lucifero spostò nell’uomo il pensare,   • così Arimane ne spostò il volere.

 

Questo ebbe la tendenza ad una specie di libertà alla quale l’uomo sarebbe dovuto accedere solo più tardi. Tale libertà non è la vera, ma solo l’illusione della libertà. L’umanità visse a lungo in una simile illusione di libertà. Ciò le precluse la possibilità di sviluppare l’idea della libertà secondo lo spirito. Fu un continuo oscillare tra l’opinione che l’uomo sia libero, e quella che egli sia imprigionato in una rigida necessità. E allorché, con l’avvento dell’epoca dell’anima cosciente, venne la libertà vera, non si fu capaci di riconoscerla perché troppo a lungo la conoscenza si era sviluppata nell’illusione della libertà.

 

Tutto quello che è stato immerso nell’essere dell’uomo

in questo secondo stadio dell’evoluzione delle vite fra morte e nuova nascita,

egli lo trasportò, come ricordo cosmico, nel terzo stadio nel quale vive ancora nel presente.

 

In questo stadio egli si trova, nei confronti della gerarchia degli angeli,

in una relazione analoga a quella in cui stava nel secondo stadio nei confronti della gerarchia degli arcangeli.

Ma la relazione con gli angeli è tale che, grazie ad essi, viene ad esistenza la piena individualità indipendente.

Infatti gli angeli — ora non più in coro, ma un angelo per ogni uomo —

si limitano ad ottenere la giusta relazione delle vite fra morte e nuova nascita, e delle vite terrene.

 

Un fatto a tutta prima rimarchevole è che

• nel secondo stadio dell’evoluzione delle vite fra morte e nuova nascita,

per ogni singolo uomo opera l’intera gerarchia degli arcangeli.

Più tardi a questa gerarchia viene assegnata la direzione dei popoli.

 

Per ogni popolo si ha allora un arcangelo come spirito del popolo.

Nelle razze rimangono attive le archai.

Anche qui per ogni razza agisce un solo essere della gerarchia delle archai, come spirito della razza.

 

Così l’uomo attuale contiene anche nella vita fra morte e nuova nascita il ricordo cosmico di stadi precedenti di queste esperienze. E questo ricordo si palesa chiaramente anche dove, nel mondo fisico, noi vediamo svolgersi vicende guidate dallo spirito, come nelle razze e nei popoli.

 


 

150In un secondo periodo dello svolgimento delle vite fra la morte e una nuova nascita

l’uomo entra nel dominio degli arcangeli.

Durante questo periodo viene posto nell’anima il germe per la futura autocoscienza,

dopo che esso era stato predisposto nella formazione della figura umana durante il primo periodo.

 

151 — In questo secondo periodo l’uomo viene immerso nel fisico, da parte degli influssi luciferici ed arimanici,

più a fondo di quanto non sarebbe avvenuto senza tali influssi

 

152Nel terzo periodo l’uomo giunge nel dominio degli angeli

che però esercitano il loro influsso soltanto nel corpo astrale e nell’io. Questo è il periodo attuale.

Ciò che è avvenuto nei primi due periodi sussiste nell’evoluzione dell’umanità,

e spiega il fatto che nell’epoca dell’anima cosciente (nel secolo diciannovesimo)

l’uomo guarda nel mondo spirituale come in un’oscurità completa.