Capo-tronco-membra II

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 25.08.1918


 

Ieri ho accennato in forma schematica all’uomo tripartito. È innegabile che attualmente la nostra vita spirituale abbia sensi poco sviluppati per la comprensione della natura dell’uomo così come dev’essere intesa sulla base della scienza dello spirito. Ciò nonostante, dobbiamo comunque sforzarci di arrivare a cogliere questa natura umana.

Anche le nozioni più importanti che bisogna acquisire circa la vita complessiva dell’uomo, circa la sua evoluzione fra la morte e una nuova nascita, anch’esse sono padroneggiabili solo a condizione di partire da una comprensione che faccia riferimento all’uomo tripartito. Oggi allora consideriamo quest’uomo tripartito nei particolari.

Già ieri abbiamo avuto modo di notare che a questo scopo possiamo cominciare considerando il capo dell’uomo.

 

In un certo senso il capo dell’uomo è effettivamente una sorta di struttura a sé stante.

• Possiamo benissimo metterci noi stessi davanti a uno scheletro umano, e rimuoverne il capo senza difficoltà. Possiamo rimuoverlo come fosse una boccia. In realtà la distinzione fra le tre componenti della natura umana non è però così semplice che si possa dire: la parte che riusciamo facilmente a rimuovere dal resto dello scheletro, come fosse una boccia, è precisamente il capo.

Le cose non sono così nettamente separate. Piuttosto, ci si deve gradualmente svincolare dal nudo schematismo, fosse anche quello suggerito dalla natura stessa, per giungere a un senso vivo delle cose. E infatti già ieri, come avete visto, ho dovuto disegnare non tre cerchi fra loro giustapposti, bensì un primo cerchio per il capo, un secondo cerchio che arrivava a coprirlo, e un terzo cerchio che a sua volta arrivava a coprire i primi due.

Cosicché, se disegnassimo schematicamente l’uomo tripartito in base alla sua costituzione fisica, dovremmo disegnarlo appunto in modo da riscontrarvi la parte del capo [vedi disegno, cerchio rosso A], la parte del tronco [ovale, giallo], e infine la parte delle membra [arancio], tre sfere propriamente, anche se a queste sfere deve essere conferita una forma allungata.

 

 

Con la parte del capo, con ciò dunque che è contrassegnato qui dal cerchio rosso A, con questa parte del capo si trova connesso l’elemento spirituale, che, come abbiamo visto ieri, è una formazione giovane [cerchio piccolo a tratteggio chiaro, bianco]. L’elemento spirituale del capo è una formazione giovane, mentre il capo come tale è una formazione fisica vecchia, una struttura fisica.

Soprattutto in riferimento al capo è giusto perciò quello che si è soliti dire riguardo all’uomo in generale, e che peraltro, detto in questo senso generale, non è del tutto giusto; è giusto riguardo al capo.

• Quello che, in relazione al capo, ho contrassegnato in bianco come elemento spirituale, quando dormiamo si trova all’esterno del capo.

Quando siamo svegli, vi è unito, si trova per la massima parte all’interno del capo fisico.

Può dunque separarsi con estrema facilità dal capo fisico; ne esce e vi ritorna di nuovo, vi rientra.

 

• Le cose stanno in tutt’altro modo per quanto riguarda l’uomo mediano, che possiamo chiamare uomo del torace.

Tutto ciò che è racchiuso dal torace, dalla cassa toracica, dalle costole e dalla colonna vertebrale, tutto ciò è connesso con l’elemento spirituale, ma quando dormiamo l’elemento spirituale non si trova così marcatamente all’esterno.

In quest’uomo mediano, anche durante il sonno l’elemento spirituale mantiene un forte legame con l’elemento fisico.

 

• Quanto poi al terzo uomo, all’uomo delle membra, del quale fa parte anche l’uomo sessuato, qui una distinzione fra sonno e veglia in realtà non esiste neppure, proprio dal punto di vista pratico.

In questo caso non si può proprio dire che, nel sonno, l’elemento animico-spirituale si separi: anche nel sonno i due elementi restano più o meno uniti.

Cosicché, servendoci di un diverso schema, potremmo in effetti rappresentare l’uomo da sveglio dicendo: posto che questo sia l’uomo fisico, da sveglio [vedi disegno A rosso], allora l’uomo spirituale sarebbe questo [ bianco].

 

 

Questo sarebbe l’uomo dormiente [vedi disegno B, rosso e bianco]; l’elemento spirituale rimarrebbe quindi più o meno unito a quello corporeo, e solo questo [ bianco] ne uscirebbe propriamente fuori [vedi disegno B]. Tale sarebbe, da un certo punto di vista, l’esatta rappresentazione del contrasto fra uomo da sveglio e uomo dormiente.

Ebbene, comprenderete le importanti questioni che ci restano da affrontare soltanto se incrocerete questa articolazione dell’uomo tripartito, sulla quale ci siamo or ora soffermati, con un’altra articolazione dell’uomo, che si ricollega a ciò di cui ho ragionato qui la settimana scorsa.

 

Se torniamo pertanto a considerare in modo approfondito il capo, l’uomo del tronco, l’uomo delle membra, possiamo dire invero che uomo, nel senso più proprio, lo è solo l’uomo del tronco.

Ed è questi perciò colui nel quale è stato insufflato dagli Elohim il soffio vitale. È l’uomo in quanto essere che respira.

Qui dunque la partizione non è affatto semplice come nel caso dello scheletro; il processo respiratorio che si esplica attraverso naso e bocca è già proprio dell’uomo del tronco. In realtà quindi non è facile usare per questa partizione lo schematismo con cui ci piacerebbe disegnarla, ma queste naturalmente sono proprio le difficoltà insite nella comprensione di una cosa del genere.

• Dunque l’uomo in senso proprio, l’uomo terreno, è quello del tronco.

 

Mentre in realtà l’uomo della testa, in quanto conformazione fisica, non è qualcosa di completamente umano.

Non si può dire che la testa dell’uomo sia qualcosa di umano in tutto e per tutto.

La testa dell’uomo ha veramente in sé molto di arimanico.

Essa in sostanza è articolata come è articolata per il fatto che vi si ritrovano precisamente determinati principi formativi i quali risalgono ancora all’antico Sole, e dunque a quelli che sono i residui del secondo stadio terrestre (Saturno, Sole).

Il nostro capo, con tutta la sua complicata formazione, non sarebbe quello che è se non avesse cominciato a formarsi nei tempi remotissimi dell’antico Sole.

 

Sono dunque principi formativi davvero remoti, remotissimi, quelli che oggi seguitano a protendersi nella sfera terrena, e che per questa ragione dobbiamo definire arimanici. Infatti i principi residuali vanno sempre considerati come principi luciferici o arimanici, a seconda dei punti di vista.

Ciò che fa dell’uomo l’uomo terreno, ciò in cui i principi del divenire della Terra hanno una parte fondamentale, è l’uomo del torace, l’uomo del tronco.

Neppure l’uomo delle membra è l’uomo in assoluto; piuttosto, egli ha in sé molto di luciferico, e i suoi principi formativi in realtà non sono ancora principi formativi compiuti, ma giungeranno al loro pieno compimento solo allorché la Terra sarà entrata nello stadio di Venere, allorché dunque lo stadio di Giove sarà già stato, e passerà in quello di Venere.

 

I principi formativi che oggi, vorrei dire, danno ancora forma a quest’ombra di essere che è l’uomo delle estremità, a questa terza natura umana, agiranno allora con tutta la loro intensità, con la loro vera forma: quando ci sarà l’epoca di Venere.

Quindi l’uomo precorre ciò che sarà presente solo nell’epoca di Venere, e oggi gli dà forma incompiuta, germinale, gli impedisce di superare la fase germinale.

Questa la situazione dal punto di vista cosmico.

 

Considerata sotto l’aspetto cosmico la nostra conformazione è tale per cui

• nel nostro capo in certo modo replichiamo per quanto possibile l’antica epoca del Sole,

• nel nostro torace portiamo il divenire della Terra,

• e in quanto siamo uomini delle estremità portiamo in noi i germi del divenire di Venere.

 

• Dal punto di vista umano le cose sono un po’ diverse.

Qui dobbiamo guardare all’individualità umana, a come questa individualità umana passa da incarnazione a incarnazione.

 

Qui dobbiamo dire:

• il capo che portiamo oggi, in questa incarnazione, è affine, come abbiamo già visto, alla nostra incarnazione precedente;

• quello che ora portiamo in noi come uomo del torace, è affine in modo esclusivo alla nostra incarnazione attuale;

• e quello che portiamo in noi come uomo delle estremità, diventerà capo nell’incarnazione successiva, è già affine alla prossima incarnazione.

 

• Vi ho detto la settimana scorsa che il capo è in qualche modo rivelatore, e specialmente nel suo negativo.

Se prendessimo un’impronta della fisionomia del capo e la osservassimo, apprenderemmo da questa fisionomia al negativo del nostro capo molte delle cose che abbiamo fatto in una precedente incarnazione.

Con l’uomo delle estremità accade il contrario.

Qui però non si tratta di prendere un’impronta, ma occorre procedere diversamente.

 

Immaginate che nell’uomo non vi siano né il capo né l’uomo del tronco, ma pensate a tutto quello che fanno comunque le vostre mani e le vostre gambe, fatevi un quadro di ciò che fanno mani e gambe. Dovete realizzare così una sorta di carta geografica. Ogniqualvolta fate questo o quest’altro con le vostre mani, la cosa si svolge sempre in un luogo diverso. Voi infatti andate anche in giro, entrate in rapporto con altri esseri. Se doveste dipingere tutto quello che fanno le vostre mani e le vostre gambe, e abbozzaste nel corso della vostra vita un quadro di quello che fanno mani e piedi, braccia e gambe – e sarebbe un quadro molto movimentato -, vi accorgereste allora che questo disegno assomiglia a una complessa carta geografica; ne otterreste molte informazioni relativamente a ciò che, sotto l’aspetto karmico, vi è riservato nella prossima incarnazione.

Potreste leggervi molto riguardo al karma della vostra prossima incarnazione.

• Questo è di fondamentale importanza: così come l’impronta negativa della fisionomia, con la sua staticità, con i suoi tratti fermi e ben profilati, è rivelatrice rispetto a quanto è già successo nell’incarnazione precedente, egualmente quel che si riuscisse a registrare del modo in cui agiscono braccia, mani, gambe, piedi, sarebbe straordinariamente istruttivo rispetto a quanto l’uomo compirà nell’incarnazione successiva.

E specialmente istruttivo, rispetto a ciò che l’uomo compirà nella sua incarnazione successiva, è sapere dove va, dove lo portano le gambe.

Se indicaste tutti i luoghi in cui vi portano le gambe, anche seguendone semplicemente il percorso, ne verrebbe fuori una carta geografica. Otterreste delle curiose figure. Le inclinazioni degli uomini non sono del tutto prive di influenza su queste figure. In esse anzi si manifesta molto di quelle che sono le inclinazioni nascoste. Queste tracce, che rimangono, sono altamente rivelatrici di ciò che la prossima incarnazione porterà all’uomo.

Questa sarebbe dunque la situazione che si presenta dal punto di vista umano.

L’altra era quella che si presenta dal punto di vista cosmico.

 

L’articolazione dell’uomo, mirata per così dire al presente, denota però ancora una volta un legame con i segreti degli antichi misteri, nei quali la conoscenza di tali fatti aveva più un carattere atavico, ma i segreti di cui abbiamo or ora trattato erano nondimeno già noti.

C’è una bella saga, riferita al re Salomone, che parla della determinatezza con cui l’uomo poggia i piedi là dove troverà la morte. In certo modo il significato di questa saga è che esiste sulla Terra un luogo determinato ove l’uomo troverà la morte – c’è una conferenza dove mi sono occupato proprio di questa saga di Salomone – e là dunque l’uomo poggia i suoi piedi. Questo si lega alle conoscenze che gli antichi misteri avevano di tali cose.

 

Ora, è bensì vero che l’uomo, nella sua esistenza di tutti i giorni, ha solo la coscienza ordinaria; d’altra parte, come vedete, quest’uomo è un essere ben complicato.

Quando è sveglio, quando la sua componente spirituale di più recente formazione, il capo, si trova all’interno del capo fisico, egli del proprio capo non sa davvero nulla.

Giustamente direte: sia ringraziato Iddio se non sappiamo nulla del capo; perché, se qualcosa ne sappiamo, si tratta unicamente del mal di testa.

L’uomo d’altro canto non ha coscienza del proprio capo se non quando gli viene il mal di testa; allora si rende conto di avere un capo. Altrimenti ne rimane inconsapevole, assolutamente inconsapevole, assai più inconsapevole che riguardo a qualsiasi altra parte del corpo fisico. L’uomo può essere pienamente contento del fatto che la sua coscienza normale non abbia assolutamente cognizione del capo.

 

Al di sotto di questa coscienza del capo però, che di regola prende atto propriamente solo del mondo esterno, che mira solo ad avere cognizione di quel che c’è nell’ambiente, al di sotto di questo sapere, si cela un sapere diverso, una sorta di coscienza onirica, un sapere onirico. Il vostro capo sogna continuamente.

E mentre vi è ben noto il modo della vostra cognizione del mondo esterno, di fatto sognate in continuazione sotto la soglia della coscienza, nella subcoscienza.

E ciò che sognate lì, questo sognare che è attivo nel capo, se poteste pienamente afferrarlo, se poteste travasarlo interamente nella coscienza, vi fornirebbe un quadro, un quadro preciso ed esauriente, della vostra precedente incarnazione.

Nel vostro capo, infatti, voi sognate in maniera subcosciente la vostra precedente incarnazione.

È proprio così. Esiste sempre una fievole coscienza, che è soltanto oscurata dalla luce più forte della coscienza ordinaria, una coscienza onirica dell’incarnazione precedente.

 

Con l’anno 747 avanti il mistero del Golgota, la coscienza esteriore è diventata talmente forte che questa subcoscienza dell’incarnazione precedente ha finito a poco a poco con l’estinguersi completamente.

Ma prima di quell’anno questa coscienza onirica del capo era ben nota. Per questo, fra l’altro, nell’ambito delle antiche civiltà troviamo dappertutto menzionato come un dato di fatto il ripetersi della vita terrena. La ragione sta semplicemente in ciò, che allora questa subcoscienza del capo non era ancora passata così integralmente in secondo piano come è oggi, e come è avvenuto nel corso del quarto e soprattutto del quinto periodo postatlantico.

 

Con la coscienza ordinaria sappiamo altresì molto poco di quanto è connesso alla cassa toracica e al tronco dell’uomo sotto il profilo animico-spirituale. Ciò di per sé è già un che di onirico.

Solo di quando in quando, e anche allora molto caoticamente, disordinatamente, questa coscienza del tronco e della cassa toracica si ripercuote in sogno nella coscienza dell’uomo.

Quando l’uomo può respirare regolarmente, quando il battito cardiaco è regolare, quando insomma tutte le funzioni della cassa toracica e del tronco sono regolari, la coscienza del tronco non è così limpida come la coscienza della testa, ma, anche nella vita normale, è una coscienza onirica.

 

Questo uomo mediano lo sogniamo – ne ho trattato qui l’anno scorso – nella sfera della sensibilità. Ma questa cosa che è situata qui, nella sensibilità, questa cosa che l’uomo esperisce unicamente nella sensibilità, se viene recuperata da una coscienza che si fa più chiaroveggente, se in altri termini l’uomo apprende a scrutare quel che ha luogo nella propria cassa toracica con la stessa consapevolezza con cui nello stato di veglia scruta normalmente solo ciò che si trova nella coscienza del capo, bene, allora questa coscienza del tronco e della cassa toracica si divide chiaramente in due parti.

La prima parte sogna retrospettivamente tutto il tempo intercorso fra l’ultima morte e l’attuale nascita, ovvero il concepimento.

 

Dunque,

• mentre ciò che apparteneva alla precedente incarnazione lo abbiamo nella coscienza del nostro capo a livello subcosciente e in forma onirica, in sogni molto profondi,

• ciò che si è svolto nell’intervallo di tempo trascorso dalla precedente incarnazione fino all’attuale nascita lo abbiamo nei sogni della cassa toracica.

• E nei sogni che hanno sede più verso le parti inferiori della cassa toracica abbiamo una robusta coscienza di quel che accadrà fra la nostra prossima morte e la nostra prossima esistenza terrena.

 

Quindi, la coscienza che è concentrata nella cassa toracica, e che per gli uomini di quest’epoca rimane comunque a un livello più o meno subcosciente, è in realtà una coscienza onirica tanto del tempo che ha preceduto l’ultima nascita quanto del tempo che seguirà la prossima morte.

Ciò che si trova fra la nostra ultima morte terrena e il nostro prossimo concepimento terreno, che escluda oppure includa quanto sperimentiamo attualmente fra nascita e morte, si rivela a questa subcoscienza dell’uomo mediano.

E c’è anche quel che è proprio del terzo uomo, della subcoscienza dell’uomo delle estremità, quel che durante tutta la vita rimane tenacissimamente subcosciente, e che può essere fatto emergere soltanto a condizione che l’uomo sappia farlo emergere con un’applicazione costante a studi ed esercizi di scienza dello spirito, così che determinati momenti della vita passata nel sonno, i quali non si producono appunto se non nel sonno, a livello incosciente, vengano fatti emergere, e avendoli tratti da mezzo al sonno l’uomo ne diventi cosciente; allora può formarsi da questo terzo uomo, dalla subcoscienza dell’uomo delle estremità, il tableau della prossima incarnazione terrena.

 

Ciò che l’uomo ha come coscienza ordinaria, attualmente desta, è propriamente una sorta di stimolo secondario; si irradia nel capo dall’esterno.

Ma dietro questa coscienza se ne trova un’altra, che si dilata a comprendere

• l’incarnazione precedente,

• la vita che si è svolta dall’incarnazione precedente all’attuale,

• la vita che si svolgerà dall’incarnazione attuale alla prossima,

• e di nuovo oltre la prossima incarnazione.

Soltanto che l’uomo smarrisce questa coscienza nel sonno.

 

• La coscienza dell’incarnazione precedente ha sede nel capo.

• In tutti gli organi che servono prevalentemente all‘espirazione  agisce una forte coscienza della vita trascorsa fra l’incarnazione precedente e quella attuale.

• In tutte le funzioni che servono prevalentemente all’inspirazione  agisce una coscienza di ciò che va dall’incarnazione attuale alla prossima incarnazione terrena.

• E nell’uomo delle membra, in tutti i reconditi processi dell’uomo delle membra, agisce una coscienza della prossima incarnazione che rimane a livello decisamente subcosciente.

 

• Dall’inizio del quarto periodo postatlantico, dal 747 avanti il mistero del Golgota, queste coscienze sono state più o meno occultate.

E la missione del nostro tempo è quella di estrarre di nuovo dalla caotica coscienza comune dell’uomo le precise coscienze di questi concreti processi dell’evoluzione cosmica e dell’evoluzione dell’umanità.