Capo-tronco-membra I

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 24.08.1918


 

Il penetrare nella realtà spirituale implica innanzi tutto questa possibilità:

la possibilità di rievocare in qualche misura il mistero triplice del Sole dei tempi antichi, ma in un senso nuovo, adeguato all’umanità contemporanea.

Proprio come il Sole, infatti, che è una triade, così anche l‘uomo è una triade.

Si tratta dunque di studiare veramente a fondo questo uomo triplice.

È questa la cosa più importante per il nostro tempo: studiare a fondo l’uomo triplice.

 

Per oggi, a scopo propedeutico – domani e dopodomani porteremo poi a termine questo importante compito -, vorrei presentare schematicamente qualcosa che possa portarci sulla strada da esplorare, appunto, per comprendere l’uomo triplice.

Immaginiamo allora quel che segue – lo schizzo che farò adesso va inteso come uno schema -, immaginiamo di avere una forma che sia solo ed esclusivamente un’immagine, una riproduzione, pensiamo a una forma che non abbia sostanzialmente alcun significato in se stessa, e sia pertanto una riproduzione.

La schizzerò a questo modo: disegnerò semplicemente un cerchio [vedi disegno accanto, blu], una superficie circolare.

 

 

Questa è una forma che è copia di qualcos’altro, ma nel suo essere copia ha consumato totalmente il qualcos’altro di cui è copia.

 

Senza dubbio quello che sto per dire suonerà strano, ma proviamo a immaginare: nella nostra cupola, nella cupola piccola, lavorano quattro signore; ora, supponiamo che queste quattro signore, due per parte, dipingano, facciano il proprio ritratto, ma che questo ritrarre se stesse dia luogo a una conseguenza particolare.

 

Dunque immaginiamo, ecco le quattro signore, stanno dipingendo il proprio ritratto nella cupola piccola, vi si effigiano, solo che questo loro ritrarsi avrebbe una conseguenza ben precisa: nel farlo, cioè, esse svanirebbero, trascorrerebbero nella propria effigie, cesserebbero di esistere.

Quando hanno terminato, per il fatto che sono apparsi i ritratti, loro, loro in persona, non ci sono più.

Sulla base di questo schizzo che ho disegnato raffiguriamoci dunque una forma di tal fatta: una forma che è comparsa in quanto è stata prodotta da qualcosa di cui essa è la riproduzione; mentre questo qualcosa, per il fatto che c’è la copia, è consumato.

 

Ora però, nel mondo non esiste solo questo qualcosa di consumato. Fate conto infatti che con le quattro signore la storia non sia ancora finita. È vero, queste quattro signore sarebbero svanite, dopo essersi ritratte lì sopra sarebbero svanite; ma i ritratti ci sono. E non sono i soli a esistere nell’universo, oltre ad essi esiste anche l’universo con le sue forze. Le signore sono svanite, sono state in certo modo assorbite dai ritratti; ma, grazie all’esistenza dei ritratti, dall’universo si viene addensando ancora dell’elemento sostanziale che ricostituisce le signore, ora beninteso da bambine: esse lentamente riprendono forma, ricompaiono accanto ai ritratti. Così, accanto a questa forma ricompare il suo archetipo [vedi disegno, giallo]. Dovrei propriamente disegnarlo dentro per un pezzettino, quindi lo disegno qui accanto: questo è l’archetipo.

Ma fra la copia e l’archetipo c’è un nesso molto precario, davvero molto precario. Non hanno quasi nulla a che fare l’una con l’altro. Questa copia in sostanza è irrigidita, e non ha quasi nulla a che fare con il suo archetipo.

 

 

Immaginiamo adesso una seconda forma. Anche questa seconda forma, per come la schizzerò, starà a rappresentare una riproduzione; solo che la prima forma si trova all’interno della seconda. La prima forma è qualcosa che sta a sé, ma si trova altresì all’interno della seconda. La seconda forma perciò la disegno qui, sovrapponendola decisamente alla prima.

Come la prima, anch’essa è una copia e, analogamente, anch’essa è copia di un’altra cosa che pertanto disegnerò similmente qui [rosso]; in questo caso però devo connetterle più strettamente l’una all’altra. Qui dunque c’è una situazione che non mi permette di utilizzare il paragone delle quattro signore che ho scelto prima; piuttosto, se dovessi scegliere adesso un paragone riferibile a questo archetipo e alla sua raffigurazione, dovrei dire così: ci sono sempre le quattro signore che dipingono nella cupola piccola, e anche questa volta, mentre stanno dipingendo, c’è qualcosa di loro che si dissolve, che viene assorbito.

Ma ora esse vengono assorbite solo per metà; alla fine si trovano nella condizione seguente (dirò meglio, per non dar luogo a un paragone inestetico): delle une, viene assorbita la metà sinistra del corpo, la destra si distingue ancora dall’immagine; delle altre, viene assorbita la metà destra del corpo, la sinistra si distingue ancora. Esse dunque in parte sono assorbite; in parte si distinguono ancora. Questa è la seconda forma.

 

Adesso immaginiamo una terza, che includa quindi a sua volta la prima e che includa anche la seconda [vedi disegno accanto, verde]. Questa però è connessa per gran parte alla sua raffigurazione, non ne è ancora separata. Se dunque volessi proseguire nel paragone, in questo caso dovrei dire: le signore dipingono, ma continuano ad esser presenti anche in quanto tali, e l’insieme che mi trovo davanti consiste nelle signore e nei loro ritratti. Questo è presente [arancio], è presente in massima parte anche nell’archetipo.

 

 

Allora, qui abbiamo dunque una certa cosa, disegnata un po’ schematicamente: sopra, per cominciare, una copia, irrigidita, cristallizzata, che ha minimamente a che fare con il suo archetipo; l’archetipo è qui accanto, che sta prendendo forma ex novo.

Questa in effetti è la nostra testa; essa è la parte più materiale, più solidificata, della natura umana. Il suo archetipo in effetti non ha nulla a che fare con essa, prende forma ex novo; e quando abbiamo raggiunto l’età di ventotto anni la nostra testa è ormai nella condizione di non aver più nulla da offrire, ha finito di svilupparsi.

Nella natura umana non v’è niente di più materialista del capo.

 

Una seconda forma comprende torace e respirazione, con tutto quello che vi appartiene.

Per il modo in cui è fatta, approssimativamente, potrei applicarle il mio secondo schema.

È già più connessa, spirito e materia vi sono già più correlati, è già più compenetrata di spirito.

Tutto quanto è polmoni e processo respiratorio è già più spiritualizzato per la Terra.

 

E quanto al rimanente, le membra, e tutto ciò che, ad esse collegato, comprende la sessualità, qui elemento spirituale ed elemento fisico sono una cosa sola, sono ancora uniti.

Questo rientra nel terzo schema. Abbiamo quindi l’uomo triplice.

Oggi ho potuto disegnarvelo alla lavagna solo schematicamente.

 

Il mistero dell’uomo triplice, insieme prodigioso e fertile, questo mistero grandioso e profondo, si ricollega al mistero triplice del Sole.

Ma quest’ultimo è collegato a sua volta con tutte le verità che ci sono necessarie come il pane della vita, in vista di tutto ciò che deve insediarsi al posto di quanto è ormai finito nel caos, in una via senza uscita, e ha condotto l’umanità alle catastrofi del nostro tempo.

 

Torneremo a parlarne domani.