Manu – Guida dell’umanità

F511 – L’esoterismo cristiano nell’apocalisse – Berlino 24.10.1904


 

Il corso dell’evoluzione dell’umanità viene diretto da importanti guide.

Esse regolano il progresso dell’evoluzione umana. Nel linguaggio esoterico le si chiama manu.

 

Un MANU è quindi colui che all’inizio di una grande epoca terrestre

fornisce l’impulso e la direzione in base ai quali quell’epoca deve evolvere.

 

Attualmente siamo nella quinta epoca terrestre che al suo inizio, dopo il declino della quarta epoca, quella atlantica, ha ricevuto l’impulso dal grande manu.

Questo manu non è un uomo fra gli uomini come altre individualità umane eccellenti, egli era già a uno stadio superiore di evoluzione ben prima che l’umanità sulla Terra venisse dotata di spirito.

 

Se torniamo alla metà della terza epoca, quella lemurica, quando lo spirito apparve per la prima volta nel corpo umano,

vediamo che è allora che l’umanità ricevette queste guide.

A quel tempo, in cui il genere umano era ancora bambino, gli uomini non erano in grado di condursi da soli.

 

Le guide però non erano come loro. Quelle entità che avevano già da tempo raggiunto un grado elevato di evoluzione, non umano, erano talmente progredite da poter fungere da guide per l’umanità ancor prima che lo spirito si incarnasse nei corpi umani. Erano entità SOVRUMANE.

 

Tali esseri si dividono in due categorie.

• La prima è composta da quelli che, quando gli esseri umani erano ancora bambini dal punto di vista spirituale,

erano già talmente progrediti da aver raggiunto uno stadio a cui l’umanità arriverà solo in un lontano futuro.

A queste individualità altamente evolute, a questi manu, il linguaggio esoterico dà il nome di «Spiriti santi».

• L’altra categoria era formata da esseri più vicini agli uomini, ma comunque di natura sovrumana.

Erano i cosiddetti «Figli di Dio».

• E l’altro gruppo di individualità era quello costituito da coloro che erano già «uomini tra gli uomini».

 

Se risaliamo alla metà dell’epoca lemurica e seguiamo l’uomo nella sua evoluzione,

vediamo che entro l’evoluzione in qualche modo relazionata con l’umanità ci sono tre livelli di individualità.

Abbiamo

• un gruppo di individualità molto elevate che in tempi remotissimi hanno attraversato gli stadi evolutivi che l’uomo raggiungerà solo in un lontano futuro: gli Spiriti santi;

• un secondo gruppo formato dai Figli di Dio, che pur essendo molto vicini agli uomini sono ben al di sopra di essi; e

• un terzo gruppo composto da coloro che, pur facendo ancora parte di un’umanità bambina, erano i più progrediti fra i primi uomini. Costoro vengono chiamati i pitris, i Padri.

 

Ritorniamo ora all’inizio della quinta epoca terrestre, dove troviamo il manu sovrumano che le ha impresso un grande impulso.

Poi, però, nel corso della quinta epoca si verifica qualcosa di molto particolare: gli uomini progrediscono a un punto tale per cui alcuni di loro sono in grado di assumersi la guida spirituale del genere umano.

 

Quelli che chiamiamo Padri o Anziani diventano capaci di condurre l’umanità come facevano prima le entità sovrumane.

La guida passa quindi dai manu ai fratelli degli uomini.

• Gli Spirti santi, i Figli di Dio e i Padri si succedono nella guida del genere umano.

• I Padri vengono anche chiamati gli Anziani.

 

L’autore dell’Apocalisse dice che quando il Verbo, il Logos, assunse forma umana lo fece prendendo la forma di un «Figlio», come prima il Verbo aveva preso forma umana prendendo la forma di «Spirito». Oppure, dato che l’esoterismo cristiano chiama «angelo» lo spirito prima che esso diventi «carne», il Verbo era un angelo.

Secondo l’esoterismo cristiano

• dapprima il Verbo o il Logos è un Angelo (Spirito),

• poi si è incarnato come Figlio, e

• in seguito diventerà un Anziano, un Padre.

Questa è la sequenza degli stadi che è sempre stata annunciata dagli iniziati cristiani.

Si tratta solo di capire le parole nel modo giusto.

 

Paolo, uno dei massimi iniziati cristiani, riuscì a esprimere i più profondi misteri solo in un linguaggio allusivo.

Anche lui ha accennato a quanto vi ho detto.

 

Quando era ancora «angelo» il Verbo si trovava nel mondo sovrasensibile.

Al momento dell’annuncio dei comandamenti la parola proviene «dalle nubi»,

dal piano sovrasensibile. Il tempo della legge è il tempo della promessa.

• Quando il Verbo era un angelo era il tempo della legge;

• poi il Verbo è divenuto carne;

• in seguito il Verbo diventa Anziano o Padre.

 

È questo che Paolo, l’iniziato, annunciava nella sua lettera ai Galati, nella quale leggiamo quanto vi ho appena detto con le seguenti parole:

• «Or, la legge non viene dalla fede, ma: ‘Chi osserverà queste cose, per esse vivrà.’ (Levitico 18,5). Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendosi fatto egli maledizione per noi, come sta scritto (Deuteronomio 21,23): “Maledetto chiunque è appeso al legno”: affinché la benedizione di Abramo scendesse sui Gentili per mezzo di Cristo Gesù, e noi ricevessimo lo Spirito promesso per mezzo della fede. Fratelli, parlo alla maniera umana: un testamento in regola, benché fatto da un uomo, nessuno lo può annullare o modificare. Ora, le promesse furono fatte ad Abramo e alla sua “discendenza”; non dice: “alle discendenze”, come se si trattasse di molte, ma come di una sola: ‘e alla tua discendenza’ (Esodo 22,18), che è Cristo. Or, io dico questo: un testamento, ratificato da Dio in precedenza, non può essere annullato da una legge promulgata 430 anni dopo, sì da rendere vana la promessa. Se, infatti, l’eredità derivasse dalla legge, non verrebbe più dalla promessa: mentre fu proprio in virtù della promessa che Dio fece dono dell’eredità ad Abramo. Perché, allora, la legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, finché non fosse venuta la discendenza a cui era stata fatta la promessa. Ma non vi può essere mediatore, quando vi è una persona sola: or, Dio è uno. La legge è dunque contro le promesse di Dio? No, affatto. Se, infatti, fosse stata data una legge capace di comunicare la vita, allora sì la giustificazione sarebbe venuta dalla legge» (Calati 3,12-21).

 

Anche in altri brani ci viene fatto notare che il Verbo era un «angelo», ma che poi si è incarnato.

Cosa è successo per il fatto che il Verbo è divenuto carne?

È stato annunciato ai periodi di cultura della quinta epoca terrestre come esse debbano evolversi in futuro.

Nelle lettere alle sette comunità l’apocalista ci descrive il modo in cui avviene questa evoluzione.

 

Non tutti raggiungono la meta, non tutti quelli che sono inseriti nell’evoluzione raggiungono il traguardo nel periodo di cui stiamo parlando. Qui accade qualcosa di particolare.

Per capirlo nel modo giusto chiediamoci allora come ci viene presentata nell’Apocalisse questa storia dei Padri, degli Anziani. Li incontriamo forse perfino nel vangelo?

 

Sì, ci vengono incontro nel momento in cui l’angelo è diventato Figlio. A quel tempo i Padri non sono ancora in grado di accogliere dentro di sé il Verbo, e devono essere rimandati al futuro. All’epoca della promessa i Padri non sono ancora così avanti. Essi comprenderanno il Verbo solo una volta giunti al termine della quinta epoca terrestre. Solo allora, come Padri, capiranno intimamente ciò che al tempo del Cristo, il loro maestro, era rimasto loro celato.

 

I DODICI APOSTOLI sono gli Anziani.

Essi sono destinati a presentarsi di nuovo al cospetto del Cristo.

Allora il libro che venne dato loro chiuso verrà disigillato alla fine della quinta epoca.

 

Ma nel corso dell’evoluzione succede un’altra cosa particolare. Ci viene descritto cosa accadrà quando la quinta epoca terrestre sarà giunta tanto avanti per cui andrà presa la decisione di passare alla sesta. Per ora ve ne fornisco solo qualche accenno, ma nelle ore successive tratterò l’argomento più esaurientemente.

Sentiremo che con le TROMBE viene annunciato l’arrivo della sesta epoca terrestre.

• «Il quarto Angelo suonò la tromba: e fu colpita la terza parte del sole, la terza parte della luna, e la terza parte delle stelle: si oscurarono per un terzo di esse, e il giorno perdette un terzo del suo splendore, come pure la notte» (8,12).

Si tratta del terzo rimasto indietro, che però non lo sarebbe di necessità. Le lettere alle comunità contengono non solo esortazioni, ma anche aspri rimproveri. Non tutti arrivano alla meta, la terza parte resta completamente tagliata fuori dall’evoluzione.

Abbiamo quindi

un terzo, quello che raggiungerà la meta,

un terzo, quello che resterà indietro, e

un ultimo terzo, quello che non raggiunge la sua meta e finisce nell’abisso.

 

Un terzo raggiunge la propria meta e un altro terzo vi arriverà più tardi, abbiamo due terzi. Solo un terzo di quelli che hanno iniziato il cammino evolutivo avranno raggiunto alla fine della quinta epoca il grado evolutivo adeguato.

 

Settantadue anziani erano stati chiamati a prender parte all’evoluzione

e a portare avanti il proprio sviluppo.

• I moniti alle sette comunità, che essi dovevano guidare,

ci dicono che solo un terzo di loro raggiunge la meta.

• Se prendiamo un terzo dei settantadue anziani

abbiamo i VENTIQUATTRO VEGLIARDI

che saranno ancora lì quando verranno svelati i sette sigilli del libro.

Questa rivelazione della maestà di Dio è qualcosa che è stato annunciato con la venuta del Cristo.

 

Nel quarto capitolo leggiamo:

• «Dopo queste cose ebbi un’altra visione e mi apparve una porta aperta nel cielo, e la voce che avevo udito prima, come una tromba, mi parlò di nuovo dicendo: “Sali qua e ti farò vedere le cose che devono accadere in seguito.” E subito fui rapito in estasi.

Ed ecco, un trono era innalzato nel cielo e sopra il trono Uno a sedere. E colui che vi stava seduto nell’aspetto era simile alla pietra di diaspro e di sardio; il trono era circondato da un’iride simile allo smeraldo. Attorno al trono erano ventiquattro seggi e sopra questi vidi seduti ventiquattro vegliardi, vestiti di bianche vesti e sulle loro teste corone d’oro. E dal trono partivano lampi e voci e tuoni; e sette lampade di fuoco ardevano davanti al trono, che sono i sette spiriti di Dio. E davanti al trono come un mare di vetro simile a cristallo; in mezzo, davanti al trono e intorno al trono, quattro Esseri viventi pieni d’occhi davanti e di dietro.

Il primo di essi è simile ad un leone, il secondo è simile ad un vitello, il terzo ha la faccia che sembra quella d’un uomo e il quarto è simile ad aquila che vola. Ognuno dei quattro Viventi ha sei ali, e all’intorno e di dentro sono pieni d’occhi, e giorno e notte dicono senza mai cessare: ‘Santo, Santo, Santo è il Signore Dio, l’Onnipotente, che era, che è, che viene.’

E ogni volta che quei quattro Viventi rendono gloria e onore e ringraziamento a Colui che è sul trono e vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro vegliardi cadono a terra davanti a colui che è assiso sul trono e si prostrano davanti a lui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone dinanzi al suo trono dicendo: “Tu sei degno, o Signore nostro e nostro Dio, di ricevere l’onore, la gloria e la potenza, perché tu hai fatto tutte le cose e per tua volontà sono venute all’esistenza e sono state create”» (4,1-11).

 

Questo è lo stadio evolutivo futuro dove alcuni, i superstiti, saranno diventati veri «Padri».

Ho detto che a quanto è avvenuto nelle profondità dei misteri verrà tolto il sigillo in seguito.

Ho anche detto che nei misteri greci veniva rappresentata la venuta del «Cristo» sulla Terra.

 

Tale venuta ha svelato ciò che prima era un segreto.

Se potessimo calarci nei misteri greci vedremmo la passione, la morte, la risurrezione e l’ascensione.

I sette sigilli cadono in futuro.

Se anche allora si annuncerà un mistero,

si tratterà a sua volta di un mistero il cui sigillo cade in un futuro di là da venire.

 

Voglio raccontare di un mistero nella misura in cui rientra nel nostro argomento,

un mistero di enorme importanza custodito fin dai tempi degli antichi Rishi.

Cercherò di comunicarlo in maniera simbolica.

C’è un cavallo con la zampa anteriore sollevata.

In sella a questo cavallo siede una divinità dotata di arco.

A un suo cenno il cavallo colpisce con la zampa anteriore la testa di un serpente. È il cavallo Kalki.

 

Si tratta di una rappresentazione

di come tutto ciò che è ancora di natura inferiore sia destinato a cadere,

di come debba giungere un futuro in cui il Figlio di Dio, colui che sta in sella al cavallo, arriverà,

e come re ornato di corona porterà la rivelazione di quello che è nascosto nel libro coi sette sigilli.

È un mistero che possiamo trovare dappertutto. Posso accennarlo solo a un livello molto esteriore. Ancor oggi si tratta di qualcosa che, come mistero, solo un profeta dell’Apocalisse può osservare e sperimentare, ma che in futuro ci verrà rivelato nello stesso modo in cui Giovanni ci ha reso accessibile l’asportazione del sigillo dal mondo antico, mettendola per iscritto.

Allora capiremo che si riferisce al tempo in cui gli Anziani, i Padri, riceveranno la rivelazione di ciò che sta alla base di questo mistero e che apparirà quando esso sarà disigillato.

 

Nel sesto capitolo leggiamo:

• «Quando l’Agnello aprì il primo dei sette sigilli, vidi e sentii il primo dei quattro Viventi che diceva come con voce di tuono: “Vieni!” E vidi subito apparire un cavallo bianco, e colui che ci stava sopra aveva un arco, e gli fu donata una corona e partì vincitore, per riportare nuove vittorie. Quando l’Agnello aprì il secondo sigillo, sentii il secondo Vivente che diceva: “Vieni!”» (6,1-3).

 

Questa scena si ripete per quattro volte.

La rivelazione del mistero dei Padri così come è contenuta nel cristianesimo

è la parola più importante pronunciata nei misteri.

 

Da dove viene l’uomo e in quale direzione si evolve? Dal Padre al Padre.

Il Padre si manifesta per mezzo dell’intermediario:

«Nessuno può venire al Padre se non per me» (Giovanni 14,6).

 

Vediamo che tutta l’evoluzione cosmica, passata e futura, viene davvero espressa nell’Apocalisse.

Tra l’altro si tratta ancora di accenni estremamente elementari.

Le parole dell’Apocalisse vanno prese nel loro vero significato. Ne verremo a sapere sempre di più.

 

Oggi volevo solo far sentire che è possibile immergersi in questa scrittura e accorgersi di come la sua profondità sia imperscrutabile.

Una sola cosa posso garantire: questa Apocalisse fa parte delle scritture di fronte alle quali ci si sente veramente umili e devoti, e grazie alle quali si impara che cos’è quella che l’esoterista indiano chiama «fede».

C’è un’esperienza che ci fa capire questa fede nel suo significato più profondo, ve la illustro qui di seguito.

Dopo esserci sforzati di capire una simile scrittura, in un primo momento crediamo di sapere finalmente qualcosa. Ma se cerchiamo di studiarla più a fondo, per quanto ce lo consentano le nostre forze, e ci riaccostiamo ad essa, scopriamo che la nostra precedente interpretazione era molto infantile. Ci rendiamo conto che solo adesso capiamo le cose nel modo giusto. Ma se lasciamo passare un po’ di tempo e poi riprendiamo in mano il libro, ci succede come l’ultima volta.

Dopo che ci sarà capitato un paio di volte otteniamo shraddha, la fede. Allora ci immergeremo sempre più e vi troveremo sempre più cose.

 

• Questa è la fonte inesauribile di tali scritture che possiamo leggere con salda fiducia, senza tuttavia finire mai di imparare. Nello stesso tempo è uno sprone a essere umili di fronte a tali scritture, a studiarle e a proseguire incessantemente la ricerca.

 

Allora capiremo che, per quanto ci sembri di aver trovato una spiegazione profonda,

essa lo diverrà sempre di più con l’andar del tempo.

 

Da lì sgorga la consapevolezza che quanto di meglio viene dato all’uomo non proviene dall’imperfezione umana, ma dalla perfezione divina, poiché si tratta di saggezza divina, della sua rivelazione.

In questi libri ci vengono dati documenti della saggezza divina.

La comprensione che ne abbiamo è ancora debole, dal momento che queste scritture non ci arrivano dagli uomini, cioè dal basso, ma dagli dei, cioè dall’alto, e noi dobbiamo evolvere fino al loro livello.

 

Questo fornisce all’esoterista, allo scienziato dello spirito, un sentimento della verità della massima in base alla quale egli deve vivere, che deve diventare la sua massima e pervaderlo sempre più.

Non è la conoscenza dogmatica o teorica a fare lo scienziato dello spirito, bensì l’essere compenetrato dalla saggezza di questo motto, l’essere colmo del suo significato.

 

La massima dice:

• L’Altissimo esiste fin dal principio.

• L’Altissimo verrà capito grazie all’uomo alla fine dei giorni.