Mondo fisico, mondo astrale, devacian inferiore e superiore, quali sedi di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e io di uomini, animali, piante e minerali

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 11.04.1912


 

Nella considerazione dei diversi regni della natura prenderemo le mosse dall’uomo.

È noto che noi consideriamo l’uomo come costituito dal corpo fisico, dal corpo eterico, dal corpo astrale e da quella che chiamiamo l’egoità, ovvero l’io stesso. Dove si trova per l’osservazione scientifico-spirituale questa quadruplice entità umana? Questa quadruplice entità umana si trova nel mondo fisico, poiché è appunto nel mondo fisico che agiscono su di noi tutti i componenti dell’uomo che abbiamo ora elencati.

 

Proviamo ora a passare al regno animale. Osservando l’animale, non vi è dubbio che anche in esso troviamo un corpo fisico presente nel nostro ordinario mondo fisico, come nel caso dell’uomo. Di questo non può esservi dubbio.

Noi dobbiamo però attribuire all’animale anche un corpo eterico e un corpo astrale: infatti all’uomo si attribuisce un corpo eterico presente entro il mondo fisico, perché il suo corpo fisico da solo sarebbe una cosa impossibile nell’ambito del mondo fisico. Questo risulta evidente, appena l’uomo è passato per la porta della morte: da quel momento il suo corpo fisico si trova da solo entro il mondo fisico, da quel momento esso resta affidato alle sue sole forze, e comincia a decomporsi.

 

 

Finché l’uomo vive, deve quindi essere presente qualcosa che lotti di continuo contro il disfacimento del corpo fisico: si tratta appunto del corpo eterico, che però solo la coscienza soprasensibile percepisce veramente. Il medesimo rapporto esiste anche per l’animale, cosicché noi dobbiamo attribuire ad esso pure un corpo eterico presente entro il mondo fisico.

 

Noi attribuiamo poi all’uomo il corpo astrale, perché constatiamo che le cose del mondo non si limitano a provocare in lui certi effetti: esse si rispecchiano pure nell’uomo, provocano in lui una specie di immagine rispecchiata. Lo sguardo occulto poi percepisce direttamente il corpo astrale.

 

Nell’animale avviene esattamente lo stesso. Mentre per esempio la pianta non reagisce con un grido, quando qualcosa la impressiona dall’esterno, l’animale si manifesta con un grido: vale a dire che l’impressione esterna si manifesta anche come esperienza interiore. Lo sguardo occulto ci insegna che una tale esperienza interiore è possibile solo se è presente un corpo astrale.

Però il parlare di un io nell’animale, rimanendo entro i fenomeni del mondo fisico, ha un senso forse soltanto per certi moderni filosofi della natura, i quali procedono per pure analogie.

 

Certo, se si procede solo per analogia, è possibile affermare di tutto! Oggi vi sono perfino dei teosofi che provano un certo rispetto quando un naturalista di qualche rinomanza, Raoul Francé, attribuisce un’anima alle piante, per poi non distinguere fra ciò che si definisce come «anima» negli animali o nelle piante.

Quello studioso osserva che certe piante (e il fatto è in sé esatto) contraggono in un certo modo le loro foglie, quando vi si accosta un piccolo insetto: così lo attirano e poi lo «divorano».

 

Un tale osservatore esteriore ragiona così: là dove in natura si verifica un fatto che ha analogie con il procacciamento e l’ingestione degli alimenti, deve esservi qualcosa di simile a quanto esiste negli esseri che si procacciano il cibo e lo ingeriscono per un impulso psichico interiore.

Beh, io conosco qualcosa che ugualmente attira dei piccoli esseri, senza che per questo gli si debba attribuire un’anima, secondo il modello di certi moderni filosofi della natura! Si tratta di una trappola per topi, fornita di lardo! Anch’essa attira certi piccoli esseri, e se procedessimo alla maniera di quei filosofi, dovremmo attribuirle un’anima, come essi l’attribuiscono alla pianta chiamata Drosera. Una trappola riempita di lardo attira infatti i topi.

 

Tutti gli osservatori che non si limitano alle esteriorità non dovrebbero proprio perdere del tutto la nostalgia che si riscontra in molte persone orientate in senso spiritualistico, e non si dovrebbero accontentare di accennare allo spirito solo a parole. Sotto tale riguardo proprio nella letteratura tedesca sono state messe in luce molte cose belle (come direbbe molta gente), ovvero (come direbbe l’occultista) sono state dette molte enormità.

Proprio come non si può parlare di un’anima affine a quella degli animali, nel caso della Drosera o di altre piante, così per nessun animale si può parlare della presenza di un io, purché si osservino i fatti con obiettività.

 

Entro l’ambito di quello che incontriamo sul piano fisico, l’animale non possiede un io.

All’io dell’animale ci porta soltanto l’indagine occulta: ma l’io dell’animale non si trova più entro lo stesso ambito in cui si trova l’io dell’uomo.

L’io degli animali si può scoprire solo separato dal suo corpo fisico, per cui s’impara a conoscere un mondo del tutto differente, quando con lo sguardo occulto si ascende fino all’io animale.

 

Bisognerà procedere in modo diverso, se non si ama il ricorso a una quantità di suddivisioni schematiche, come quella che sentenzia: il mondo consta del piano fisico, del piano astrale, del piano mentale, e così via. Con tutti questi termini non si conclude gran che. In certi libri teosofici ho trovato perfino la frequente menzione del termine «logos», ma non ho trovato che si chiarisse il senso di questa parola. Di solito ho trovato che gli autori di quei libri sanno solo che «logos» è una parola di cinque lettere. Ma se appena si tenta di giungere a idee veramente concrete, sì che ne rimanga qualcosa nell’anima, tutto sfuma subito.

 

Una coscienza che aspira ad essere concreta non riesce infatti a concludere nulla, leggendo che il logos «tesse», e altre cose simili. Qualunque cosa sia il logos, non è certo un ragno, né si potrà definire «tessuto» ciò che esso compie. Non è dunque utile il procedere per astrazioni al fine di suscitare certe idee, quando si parla di cose che vanno al di là dell’ambito fisico dell’uomo.

 

Le cose stanno diversamente, quando lo sguardo occulto ricerca per l’animale ciò che per l’uomo si manifesta già in tutto il suo comportamento entro il mondo fisico, cioè l’io. Se lo si ricerca per l’animale, si può pure trovarlo, non però nel mondo in cui sono presenti il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale dell’animale: lo si trova in un mondo soprasensibile, e precisamente in quello che si presenta subito, appena si tolga il velo del mondo sensibile che nasconde la sfera soprasensibile più vicina.

 

Si può dunque affermare che l’io degli animali è reperibile in un mondo di natura soprasensibile; e quell’io animale lì si presenta come una realtà, ma non si manifesta come individualità nel mondo fisico, dove possiamo comprenderlo solo come esteso a un’intera specie animale: ai lupi come tali, o agli agnelli come tali.

Come alle nostre due mani, alle nostre dieci dita, ai nostri piedi corrisponde un’anima che ha in sé un io, così a tutti gli animali della stessa specie appartiene un io che non si trova però nel nostro mondo fisico: qui esso non fa che dar segni di sé.

 

Un materialista moderno che pensa in modo astratto dice che nell’animale è reale solo quello che si vede con gli occhi: se formiamo i concetti di lupo o di agnello, questi non sono appunto altro che concetti. Per l’occultista invece non si tratta di concetti che esistono solo in noi: essi rispecchiano una realtà che però non si trova sul piano fisico, bensì in un mondo soprasensibile.

 

A chi rifletta solo un poco si rende però evidente già sul piano fisico che, oltre a ciò che si può percepire coi sensi, nell’animale è presente qualcosa d’altro che, pur non essendo percepibile nel mondo fisico, tuttavia ha importanza per i rapporti di forze presenti nell’animale. Vorrei qui attirare sopra un certo esperimento l’attenzione di coloro che considerano l’idea di lupo come un concetto privo di realtà.

 

Si nutrirà un lupo di sola carne d’agnello per tutto il tempo che la scienza ha scoperto essere necessario perché si compia il ricambio totale di tutta la sostanza materiale che compone il corpo del lupo. Per tutto quel tempo il lupo si sarà nutrito di sola carne d’agnello; quindi la sua corporeità fisica, quella che si può vedere con gli occhi, deriva ormai solo dagli agnelli divorati.

 

A questo punto si provi a verificare il risultato: se il lupo sia diventato un agnello. Se non lo sarà diventato, non si avrà il diritto di affermare che il concetto di «lupo» si esaurisce in ciò che può essere percepito fisicamente; in quel concetto è presente qualcosa di soprasensibile. Si troverà questo quid di soprasensibile soltanto penetrando nella sfera del soprasensibile: qui esso si presenterà come un io di gruppo al quale appartengono tutti i lupi, proprio come le nostre dieci dita appartengono all’unica anima. Quanto al mondo nel quale troviamo l’io di gruppo degli animali, noi lo chiamiamo in modo concreto mondo astrale.

 

Per quanto ora concerne le piante, una considerazione di questo tipo ci mostrerà che nell’ambito del mondo fisico troviamo soltanto il corpo fisico e il corpo eterico dei vegetali. Proprio perché la pianta ha in questo mondo fisico solo i suoi corpi fisico ed eterico, essa non grida quando viene lesa. Della pianta si deve dunque affermare che nel mondo fisico sono presenti soltanto il corpo fisico e il corpo eterico.

 

Se poi ci trasferiamo con lo sguardo occulto nel mondo nel quale abbiamo localizzato poco fa gli io di gruppo degli animali, vi scopriamo qualcosa di molto caratteristico, per quanto riguarda il mondo delle piante: scopriamo cioè che anche nel mondo vegetale esiste il dolore, e precisamente quando si strappano le piante dal suolo con le loro radici. In questo caso nell’organismo terrestre complessivo si ha un dolore simile a quello che in un organismo vivente accompagna lo strappo di un capello. Con la crescita delle piante è del resto connesso anche un altro genere di vita, di vita cosciente.

 

Nel corso di queste stesse conferenze ho già ricordato, in altra connessione, una caratteristica che accompagna lo spuntare delle piante dalla terra, in primavera. Lo spuntare dei germogli è qualcosa che corrisponde a una sensazione in certe entità spirituali che concorrono a formare l’atmosfera spirituale della Terra. Per descrivere tale sensazione possiamo paragonarla a quella che accompagna, la sera, i momenti in cui si trapassa dallo stato di veglia al sonno.

 

Similmente a come in quei momenti la coscienza si spegne a poco a poco, così certi spiriti della Terra partecipano col sentimento allo spuntare dei germogli in primavera. Altre entità spirituali connesse con l’atmosfera spirituale della Terra hanno poi, quando le piante appassiscono in autunno, la medesima sensazione che l’uomo prova al suo risveglio, al mattino.

 

Si può dunque dire che esistono esseri congiunti col nostro organismo terrestre i quali provano delle sensazioni simili a quelle che il nostro corpo astrale prova nell’addormentarsi e al risveglio. Non bisogna però procedere in modo astratto, nel fare certi confronti. Infatti sembrerebbe più ovvio paragonare al risveglio lo sbocciare delle piante in primavera, e all’addormentarsi l’appassire del mondo vegetale in autunno. Invece è vero l’opposto: le entità in questione provano una sensazione di risveglio in autunno, e quella di un assopimento quando le piante germogliano in primavera. Ora, quelle entità non sono altro che i corpi astrali delle piante, e noi li troviamo nel medesimo ambito in cui troviamo l’io di gruppo degli animali.

 

• I corpi astrali delle piante si trovano sul cosiddetto piano astrale.

Anche per le piante si deve però parlare dell’esistenza di un io, quando le si considera dal punto di vista dell’occulto. Questo io delle piante è anch’esso reperibile in modo simile, come un io di gruppo, cioè come qualcosa di comune a un intero gruppo di piante conformate allo stesso modo, come abbiamo riscontrato per l’io di gruppo degli animali.

 

Sarebbe però vano ricercare questo io di gruppo delle piante là dove abbiamo trovato il loro corpo astrale, nonché l’io di gruppo degli animali.

Occorre accedere a un mondo soprasensibile di qualità ancora più alta, a un mondo che sentiamo come superiore al piano astrale: solo in quello potremo localizzare l’io di gruppo delle piante.

Indagando il mondo nel quale si trovano gli io di gruppo delle piante, potremo a sua volta attribuirgli un nome: esso è caratterizzato dunque dal fatto che vi si trovano gli io di gruppo delle piante, oltre a molte altre entità. Lo chiamiamo il mondo del devacian, ma i nomi non hanno poi tanta importanza.

 

Nel caso del minerale, è facile convincersi che nel mondo fisico è presente solo il corpo fisico; proprio perciò il minerale ci si presenta come l’inorganico, il non vivente.

Il corpo eterico dei minerali si trova invece nello stesso mondo nel quale sono gli io di gruppo degli animali e i corpi astrali delle piante. Lì però non troviamo ancora nulla che riveli nella natura minerale la possibilità di una sensazione; eppure anche il minerale si rivela come qualcosa di vivente.

 

Sul piano astrale impariamo a conoscere dei minerali la lunghissima vita, la crescita, lo sviluppo, poniamo, di filoni metalliferi, cioè in sostanza la multiforme vita minerale del nostro pianeta. Quando ci si presenta un minerale singolo, impariamo a riconoscere che esso non è molto diverso dalle nostre ossa, di composizione simile a quella dei minerali, ma che pure sono connesse con la nostra vita. Similmente anche ogni minerale sta in relazione con un che di vivente, ma quest’ultimo si trova solo sul piano astrale. Il corpo eterico del mondo minerale è dunque reperibile sul piano astrale.

 

Se ora ci soffermiamo per così dire nello stesso mondo in cui si trovano gli io di gruppo delle piante, constatiamo che anche il mondo minerale è connesso con qualcosa capace di sensazioni, cioè con qualcosa di astrale. Certo, quando in una cava si spezzano le pietre, non è sul piano astrale che si possono riscontrare segni di una sensibilità; sul piano del devacian invece si manifesta chiaramente che quando delle pietre vengono spezzate e volano gli spezzoni, si rivela qualcosa che assomiglia a un senso di piacere. Anche questa è una sensazione, sia pure opposta a quella che, con un trattamento simile, proverebbe un uomo o un animale.

 

Questi proverebbero dolore, se venissero battuti a quel modo; i minerali, al contrario, risentono piacere quando vengono spezzati a martellate. Se con lo sguardo occulto rivolto al mondo del devacian si segue la cristallizzazione che avviene in una soluzione salina sottoposta a raffreddamento, si può constatare che quel processo è accompagnato da dolore: nelle sedi corrispondenti si prova dolore. Questo si verifica nel mondo minerale, ogni volta che da un liquido si forma un solido per cristallizzazione.

 

Lo stesso avvenne in fondo anche con la nostra Terra che un tempo si trovava in uno stato più molle e più liquido. Il solido si andò formando a poco a poco dal liquido, e adesso noi ci muoviamo sul terreno solido, e l’aratro solca il suolo; questo però non provoca dolore alla Terra, ma al contrario le fa molto bene.

 

Non fu invece piacevole, per le entità costituenti il regno astrale connesso con la Terra, il processo di indurimento al quale dovettero sottostare, perché la vita umana potesse svolgersi sul nostro pianeta. In quella condizione, le entità che in qualità di corpi astrali stanno dietro alle pietre dovettero sopportare dolori sopra dolori.

 

Nel regno minerale l’entità, la creatura soffre per l’evolversi del processo terrestre. Fa un’impressione profonda, dopo avere riconosciuto questa realtà grazie all’indagine occulta, l’imbattersi poi di nuovo nel celebre passo, scritto da un iniziato: «…tutto il creato geme e soffre dolore… attendendo la redenzione e l’adozione..;». Di solito non si presta attenzione a queste cose, pur leggendole in scritti fondati sulla visione, occulta.

 

Quando però si affrontano quei testi con lo sguardo occulto, solo allora si riconosce che, se essi molto offrono anche all’anima più semplice, assai di più dànno a chi è in grado di percepire, in tutto o almeno in parte, quanto in essi è racchiuso.

I sospiri e i gemiti del regno minerale che deve esistere perché il processo della civiltà terrestre ha bisogno di un suolo solido sotto i piedi: ecco quello cui Paolo allude, quando parla dei gemiti del creato.

Tutto questo si svolge nelle entità che in qualità di corpo astrale stanno a base del regno minerale, e che noi ritroviamo nel mondo del devacian (o spirituale superiore).

 

Quanto al vero io di gruppo del regno minerale, esso va ricercato in un mondo ancora più alto che vogliamo chiamare mondo devacianico superiore: solo qui si trovano gli io di gruppo del regno minerale. Occorre infatti liberarsi dell’idea che quello che di un certo essere noi chiamiamo ad esempio il corpo astrale, si debba identificare col mondo astrale.

 

• Nei minerali il corpo astrale va ricercato sul piano devacianico,

• il corpo eterico dei minerali invece nel mondo astrale;

• l’io di gruppo degli animali invece sul piano astrale,

• il corpo astrale degli animali sul piano fisico.

 

Nella forma in cui il mondo ci si presenta, noi non dobbiamo identificare i diversi componenti delle entità con i corrispondenti mondi; dobbiamo invece abituarci a riconoscere certe differenziazioni presso i diversi tipi di esseri. Questo risulta molto chiaramente a una conoscenza occulta più precisa.

Per ora ci limitiamo dunque a riscontrare in un ambito devacianico superiore soltanto le anime di gruppo dei minerali.

Abbiamo così elencato gli esseri dei diversi regni della natura, nei loro rapporti con i mondi superiori; solo questo potrà permetterci di ricercare i rapporti fra i diversi regni della natura e le entità creatrici delle gerarchie operanti nel mondo, quali le abbiamo in precedenza appreso a conoscere.