Nascita del Cristo nell’anima umana

O.O. 187 – Come ritrovare il Cristo – 22.12.1918


 

Sommario: Nascita del Cristo nell’anima umana. Natale e Pasqua, poli della vita umana: nascita e morte. Natale ricordo dell’origine spirituale.

 

Come due possenti colonne dello spirito, il sentimento cosmico cristiano ha inserito le festività del Natale e della Pasqua nel corso dell’anno che dovrebbe simboleggiare il corso della vita umana.

 

Si potrebbe affermare che l’idea del Natale e quella della Pasqua si presentino all’anima come due colonne spirituali su cui stanno iscritti i due grandi misteri dell’esistenza umana fisica; quei due misteri ai quali l’uomo deve guardare in modo del tutto diverso da ogni altro avvenimento della sua vita.

 

Certo, qualcosa di soprasensibile penetra nell’esistenza fisica attraverso l’osservazione dei sensi, l’attività intellettuale e il contenuto del sentimento e della volontà. Ma il soprasensibile si annuncia anche direttamente come tale: nel modo in cui ad esempio la sensibilità cristiana lo simboleggia nella festività della Pentecoste.

 

Le idee del Natale e della Pasqua accennano invece a quei due eventi del corso fisico della vita che secondo la loro apparenza esteriore sono eventi fisici, ma che a differenza di tutti gli altri non si annunziano (così come sono) direttamente come eventi fisici. Con l’osservazione naturalistica si può certo abbracciare la vita fisica dell’uomo, si può cioè percepire sensibilmente il lato esterno della vita fisica, cioè la manifestazione esteriore dello spirituale. Ma quanto ai due eventi estremi della vita umana, quanto alla nascita e alla morte, non si può mai percepirli sensibilmente, neppure nel loro aspetto esteriore, senza essere richiamati al profondissimo enigma, al mistero che essi rappresentano.

 

Riferiti alla vita del Cristo Gesù (e nell’idea del Natale e della Pasqua che ad essi si richiamano) quei due eventi della vita fisica dell’uomo si presentano all’anima cristiana.

Nell’idea del Natale e in quella della Pasqua l’anima umana contempla quei due grandi segreti, e dalla loro contemplazione essa trae forza e illuminazione per il pensiero, sostanzioso contenuto per la volontà, conforto per tutto l’essere umano, in qualunque situazione esso necessiti di tale conforto. Queste due colonne dello spirito, il pensiero del Natale e quello della Pasqua, possiedono realmente un valore d’eternità.

 

Sennonché nel corso della sua evoluzione il pensiero umano si è accostato in modi diversi a quei due grandi contenuti ideali. Nei primi tempi del cristianesimo, quando l’evento del Golgota aveva scosso profondamente molte anime, gli uomini scoprirono a poco a poco l’immagine del Redentore morente: nella grandiosa visione del Crocefisso morente sul Golgota gli uomini dei primi secoli cristiani impararono a riconoscere sempre più a fondo il pensiero della redenzione. Quando poi sopraggiunsero i tempi più recenti, il sentire cristiano, adattandosi sempre più al materialismo avanzante, si volse di preferenza all’immagine del neonato bambino Gesù che entra in questo mondo.

 

• Con una sensibilità affinata si può veramente affermare che una specie di cristianesimo materialistico si manifesta nel modo in cui negli ultimi secoli ci si è accostati al presepe natalizio.

Senza voler dare alle mie parole un significato deteriore, il bisogno di vezzeggiare in certo qual modo il caro bambinello Gesù è diventato quasi una convenzione, nel corso dei secoli. E di fronte alla gravità dei nostri tempi, bisogna dire che suona eccessivamente poco grave anche qualche canzone sul bambino Gesù che la gente continua a considerare bella, o « carina », come si suol dire.

 

L’idea del Natale e quella della Pasqua rimangono però come due eterne colonne, come due monumenti eterni per l’anima “umana. Si può proprio dire che nel nostro tempo di nuove rivelazioni spirituali anche sulla idea del Natale si spargerà nuova luce, ed essa potrà venire a poco a poco sentita in una forma nuova e grandiosa; spetterà a noi scorgere in quel che accade oggi un appello al rinnovamento che ci perviene dall’universo: al rinnovamento di molte concezioni superate, all’invocazione di una nuova rivelazione dello spirito. Toccherà a noi comprendere in qual modo dagli eventi universali scaturisca una rinnovata idea del Natale, per il rafforzamento e il conforto dell’anima umana.

 

Per quanto si possano osservare e analizzare, la nascita e la morte dell’uomo si manifestano come eventi che, sebbene si svolgano sul piano fisico, racchiudono un quid spirituale; nessuno che consideri seriamente i fatti, dovrebbe poter negare che quei due eventi della vita umana mostrano direttamente, nel modo stesso in cui si svolgono, che l’uomo è cittadino anche di un mondo spirituale.

 

Nessuna concezione naturalistica riuscirà mai a mostrare che nella nascita e nella morte (quali si presentano ai sensi e quali l’intelletto può comprenderli) non si trovi qualcosa in cui si mostra direttamente nel fisico l’intervento dello spirituale. In questo modo sono soltanto quei due eventi a presentarsi all’anima umana, e anche dell’evento natalizio il sentimento umano cristiano dovrà sentire sempre più profondamente il carattere di mistero.

 

In realtà, solo di rado gli uomini si sono elevati fino a guardare nel giusto modo il mistero della nascita: solo pochi, ma in modo mirabilmente profondo e suggestivo. Questo vale, ad esempio, per i pensieri che a tale proposito si richiamano a Nikolaus von der Flue, l’eroe spirituale svizzero del quindicesimo secolo. Di lui si dice (e lo raccontò di sé egli stesso) che prima di nascere, prima di respirare l’aria fisica, egli abbia veduto la propria immagine, la figura che avrebbe portato con sé corporalmente dopo la nascita e per tutta la vita. Sempre prima di nascere vide anche il proprio battesimo e tutte le persone che ad esso avrebbero assistito e che poi furono presenti alle sue prime esperienze. Egli le riconobbe poi tutte, per averle vedute già prima di vedere la luce: tutte, ad eccezione di una sola persona piuttosto anziana che pure era stata presente, ma che egli più tardi non riconobbe.

 

Comunque si prenda questo racconto, non si potrà che scorgervi un significativo accenno al mistero della nascita dell’uomo: a quel mistero che ritroviamo così grandiosamente simbolizzato nell’idea del Natale. Quel racconto ci indica che con la nascita si congiunge alla vita fisica qualcosa che è separato dalla comune percezione umana solo da una parete sottilissima: una parete che può essere abbattuta quando si verifichi una condizione karmica come quella di Nikolaus von der Flùe.

 

Qua o là affiora ancora uno di questi commoventi accenni al mistero della nascita o del Natale. Ma l’umanità ha ormai ben scarsa coscienza che nei due pilastri di confine della vita umana (la nascita e la morte) si presentano direttamente nel mondo fisico due eventi spirituali che si rivelano nel loro stesso aspetto fisico. Si tratta di eventi che non potrebbero mai verificarsi esclusivamente sul piano naturale, poiché in essi è presente un intervento diretto di potenze divino-spirituali, intervento che si esprime nel fatto che appunto nella loro parvenza fisica quelle due esperienze-limite dell’esistenza umana fisica debbono rimanere un mistero.