Nei mondi soprasensibili la morte non esiste

O.O. 152 – Verso il mistero del Golgota – 02.05.1913


 

Il fenomeno della vita ci si presenta come qualcosa di inaccessibile alla scienza.

• E come è inaccessibile al sapere umano la vita,

così la morte è inaccessibile al sapere che si acquisisce nei mondi soprasensibili.

Nei mondi soprasensibili la morte non esiste.

 

Solo sulla Terra, solo nel mondo fisico (o nei mondi che nella loro evoluzione sono simili alla nostra Terra) si può morire; e tutte le entità che stanno gerarchicamente al di sopra dell’uomo non hanno conoscenza alcuna della morte e sperimentano solo diversi stati di coscienza.

La loro coscienza può, temporaneamente, tanto attutirsi, da assomigliare al nostro stato di sonno qui in Terra; da quel sonno però essa può ridestarsi.

 

Nel mondo spirituale non esiste morte, ma esistono solo mutamenti di coscienza: e la più grande paura da cui l’uomo possa essere colto, la paura della morte, non potrà provarla chi dopo la morte sia asceso ai mondi soprasensibili.

Nel momento in cui costui avrà attraversato le porte della morte, si troverà in una condizione di sensibilità intensificata, e la sua coscienza potrà essere più o meno chiara, ma sarebbe davvero estremamente strano se ci si volesse immaginare che nel mondo soprasensibile un uomo possa essere morto.

 

• Non esiste perciò alcuna morte per gli esseri appartenenti alle gerarchie superiori, con una sola eccezione:

la morte di Cristo.

• Affinché però una entità soprasensibile come il Cristo potesse attraversare la morte,

essa prima dovette discendere in Terra.

 

E ciò che è enormemente importante nel mistero del Golgota

è il fatto che un’entità soprasensibile che mai con la sua volontà

avrebbe potuto sperimentare la morte nel suo regno,

abbia dovuto discendere in Terra per fare un’esperienza che è propria dell’uomo,

vale a dire per sperimentare la morte.

 

Ed il vincolo interiore, il profondo vincolo interiore che congiunge col Cristo l’umanità terrena,

ha potuto annodarsi solo in quanto il Cristo

ha attraversato la morte per poter condividere questo destino con l’umanità.

 

Come già altre volte ho fatto rilevare,

quella morte è del massimo significato specie per la nostra attuale epoca di evoluzione.

 

Abbiamo già descritto spesso che cosa sia realmente avvenuto col mistero del Golgota per l’evoluzione della nostra Terra: un essere unico nel suo genere che fino a quel momento era stato soltanto cosmico, si congiunse mediante la morte del Cristo con l’evoluzione della Terra.

 

Con il mistero del Golgota, quell’essere entrò nell’evoluzione della Terra. Prima non c’era. Prima apparteneva solo al cosmo: ma grazie al mistero del Golgota scese dal cosmo e si incarnò sulla Terra. Da allora vive sulla Terra ed è legato ad essa in modo tale da poter vivere nelle anime umane e da sperimentare unito ad esse la vita sulla Terra. Perciò tutto il tempo che ha preceduto il mistero del Golgota è stato, nell’evoluzione della Terra, solo un tempo di preparazione.

È il mistero del Golgota che ha conferito alla Terra il suo senso.

 

Quando quel mistero ebbe luogo, il corpo terrestre di Gesù di Nazareth (come sappiamo dalle diverse testimonianze che ci sono pervenute) fu consegnato agli elementi della Terra; da allora il Cristo è congiunto con la sfera spirituale della Terra e vive lì.

Come abbiamo già detto, descrivere il mistero del Golgota è straordinariamente difficile, perché non abbiamo per esso nessun termine di paragone: ciononostante cercheremo di accostarci ad esso anche sotto un altro aspetto.

 

Come sappiamo, dopo il battesimo nel Giordano il Cristo visse sulla Terra per tre anni nel corpo di Gesù di Nazareth, come un essere umano fra uomini. Questa noi possiamo chiamarla la manifestazione terrestre del Cristo entro un corpo umano fisico. Ma come si è manifestato poi, dopo aver deposto il suo corpo fisico?

Ovviamente dobbiamo rappresentarci il Cristo come un essere di altezza sublime: tuttavia, essendo di altezza sublime, gli è stato possibile durante tre anni, dopo il battesimo nel Giordano, manifestarsi in un corpo di uomo. Come si manifesta però dopo di allora? Non certo più in un corpo fisico umano, perché questo fu consegnato alla Terra fisica ed ora ne costituisce una parte.

 

Bene, a coloro che grazie allo studio della scienza occulta

hanno sviluppato in se stessi la possibilità di contemplare questi fatti,

risulta che quell’essere di altezza sublime

è ora riconoscibile in un essere appartenente alla gerarchia degli Angeli.

 

Come per tre anni, dopo il battesimo nel Giordano, il redentore del mondo si è manifestato in un corpo umano (nonostante la sua sublime altezza), così da allora in poi egli si manifesta in modo diretto come un essere angelico, cioè come un essere spirituale che sta un gradino più in alto dell’uomo. In questa forma i chiaroveggenti hanno sempre potuto trovarlo; in questa forma egli è sempre stato congiunto con l’evoluzione. E come quando era incarnato nel corpo di Gesù di Nazareth il Cristo era più che un uomo, così è più che un Angelo. Quella è soltanto la sua figura esteriore.

 

Dunque, al fatto è che il Cristo, essere sublime, discese dai mondi spirituali

e dimorò per tre anni in un corpo di uomo, si aggiunge un secondo fatto, e cioè

che, durante questo tempo, egli stesso è progredito di un grado nella sua evoluzione.

Quando un essere come il Cristo compie una tale azione, e assume forma umana o forma angelica,

progredisce ulteriormente esso stesso.

 

A questo abbiamo alluso quando abbiamo parlato del progresso nell’evoluzione di Cristo-Jehova:

abbiamo alluso al fatto che il Cristo d’ora in avanti

ha conseguito la possibilità di manifestare se stesso

• non come un essere umano,

• non mediante un suo rispecchiamento, una sua luce riflessa,

• non sotto il nome di Jehova, bensì direttamente.