Nel 5° periodo di civiltà l’uomo s’immerge sempre più a fondo nella materia.

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 27.05.1908


 

Così l’uomo del terzo periodo di civiltà, mediante la propria elaborazione,

introdusse lo spirito nella materia, compenetrò di spirito il mondo esteriore.

Innumerevoli testimonianze storiche di questa azione si nascondono

nel divenire di questo terzo periodo, della civiltà assiro-babilonese-caldeo-egiziana.

 

Il nostro periodo attuale può venire compreso solo tenendo conto delle importanti relazioni che lo collegano con quel terzo periodo. Vorrei accennare a una di queste relazioni, per mostrare come le cose risultino mirabilmente connesse fra loro, per chi è in grado di guardare più a fondo e sappia che ciò che si chiama egoismo e principio utilitario ha raggiunto oggi il suo culmine.

 

Mai prima dei giorni nostri la civiltà era stata così egoista e priva di ideali,

e tale essa diverrà sempre più nei prossimi tempi,

poiché oggi lo spirito è completamente disceso entro la civiltà materiale.

L’umanità dovette esplicare inaudite forze spirituali

nelle grandi invenzioni e scoperte moderne, soprattutto nel secolo decimonono.

 

Quanta forza spirituale sta nei telefoni, nei telegrafi, nelle ferrovie, ecc.! Quanta mai forza spirituale si trova materializzata, cristallizzata nelle relazioni commerciali estese su tutta la Terra! Quanta forza spirituale è stata necessaria, per giungere a che una somma di denaro possa venire pagata a Tokio, in base a un pezzo di carta scritto qui in Europa, a un assegno! Ci si può domandare: questa forza spirituale è stata spesa nel senso del progresso spirituale? Se si considera il problema nel modo giusto, si può rispondere: « Voi costruite sì le ferrovie, ma per trasportare quanto serve allo stomaco; e se le usate voi stessi, è per soddisfare i vostri bisogni ».

 

Che differenza fa, per la scienza dello spirito, se l’uomo si macina il grano con un paio di pietre, o se se lo procura da lontano, per mezzo del telegrafo, dei piroscafi, ecc.? È stata esplicata sì un’immensa forza spirituale, ma solo in senso strettamente personale. Che cosa sarà il senso di tutto quanto gli uomini si saranno in tal modo procacciato? Probabilmente non sarà antroposofia, cioè verità spirituale!

 

Se usano telegrafi e piroscafi, si tratterà in primo luogo di decidere quanto cotone si voglia trasferire dall’America all’Europa, o simili, cioè di qualcosa che si riferisce ai bisogni personali. E si è discesi perfino alle più basse profondità dei bisogni personali, della parte più materiale dell’individuo.

 

Eppure, un utilitarismo talmente egoistico doveva una volta avverarsi, perché così la riascesa si potesse compiere nel modo migliore, nel corso dell’intera evoluzione umana.

Ma che cosa era dunque accaduto, perché l’uomo tenesse talmente alla propria persona, com’è ch’egli si sente così fortemente quale singola persona, com’è che l’uomo oggi, nei confronti del mondo spirituale, si sente così radicato nella sua esistenza racchiusa fra la nascita e la morte?

 

Gli elementi più importanti per questo sviluppo furono preparati nel terzo periodo di civiltà

quando si volle conservare oltre la morte la forma del singolo corpo fisico, nella « mummia »,

quando non si voleva a nessun costo lasciar dissolvere la forma del corpo e Io si imbalsamava.

• Fu così che l’attaccamento alla persona singola s’impresse talmente nell’uomo

che oggi, reincarnandosi, si manifesta come senso dell’individuo.

 

Che oggi sia tanto forte il sentimento dell’individuo

è una conseguenza del fatto che nel periodo egizio si mummificavano i corpi.

A questo modo tutto si ricollega nell’evoluzione umana.

Gli egizi imbalsamavano i corpi dei defunti affinché gli uomini del quinto periodo

possedessero la più forte coscienza della propria persona.

Esistono davvero dei profondi misteri nell’evoluzione dell’umanità!

 

Vedete dunque come gli uomini scendono sempre più a fondo entro la maya,

compenetrando la materia con ciò che l’uomo può conquistare.

 

Nel quarto periodo, quello greco-latino,

l’uomo comincia col proiettare nel mondo esterno la propria natura interiore.

Vedete come in Grecia l’uomo obiettivizzi se stesso nella materia, nelle forme:

egli occulta la sua propria forma nelle figure delle divinità elleniche.

Con Eschilo si manifesta nell’arte drammatica

il fatto che l’uomo vuol valorizzare artisticamente la propria individualità:

egli stesso scende sul piano fisico e crea un’immagine di se stesso.

 

E nella civiltà romana l’uomo crea, nelle istituzioni dello stato, un’immagine di se stesso.

• È prova del peggiore dilettantismo il voler far risalire ciò che oggi vien chiamato giurisprudenza

a tempi anteriori all’età romana.

Ciò che esisteva prima era qualcosa di completamente diverso, quanto al concetto stesso, dal diritto, dal « jus »:

infatti, prima di Roma, non esisteva ancora il concetto giuridico dell’uomo,

il concetto dell’uomo quale individuo esteriore.

Nella Grecia antica c’era la « polis », la piccola città-stato, di cui il singolo si sentiva come un elemento costitutivo.

 

L’uomo odierno troverebbe difficoltà a ritrovarsi in quella coscienza dell’età greca. Nella civiltà romana si penetra così a fondo nel mondo fisico che la personalità singola appare anche giuridicamente, nel cittadino romano. Così ogni cosa progredisce a grado a grado; e avremo modo di constatare come la personalità umana si delinei sempre più chiaramente e con ciò conquisti sempre più il mondo fisico.

 

L’uomo s’immerge sempre più a fondo nella materia.