Nel corpo di Gesù di Nazareth viveva una individualità che aveva conseguito, in precedenti incarnazioni, gradi superiori d’iniziazione

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 01.07.1909


 

La cronaca dell’akasha ci dice che al tempo indicato a un dipresso dalla Bibbia (poco importa una differenza di qualche anno) è nato Gesù di Nazareth, e che nel corpo di Gesù di Nazareth viveva una individualità che aveva conseguito, in precedenti incarnazioni, gradi superiori d’iniziazione, e aveva avuto visioni elevate del mondo spirituale. Anzi, la cronaca dell’akasha ci dice di più, e accennerò in un primo tempo soltanto alle linee esteriori di quello che essa narra.

 

La cronaca dell’akasha, che ci fornisce l’unica storia autentica, ci dice che chi apparve in Gesù di Nazareth aveva già attraversato nelle sue incarnazioni precedenti diversissime iniziazioni, nei paesi più diversi: ci conduce a vedere che chi portò più tardi il nome di Gesù di Nazareth, aveva originariamente conseguito, nel mondo persiano, un importante grado d’iniziazione ed aveva esercitato un’importante attività. Così la cronaca dell’akasha ci mostra che l’individualità incorporata in Gesù di Nazareth aveva già esercitato la sua azione nel mondo spirituale degli antichi Persiani, quando aveva alzato lo sguardo al sole, e si era rivolta al grande spirito solare denominato Ahura Mazda.

 

Ora dobbiamo renderci conto che il Cristo è penetrato nei corpi di quella stessa individualità che aveva attraversato tali incarnazioni. Che cosa significa dire che il Cristo è penetrato nei corpi di quella individualità? Significa appunto che il Cristo si è servito di quei tre corpi per la sua opera, vale a dire del corpo astrale, del corpo eterico e del corpo fisico di Gesù di Nazareth. Tutto ciò che pensiamo, che esponiamo in parole e che sentiamo, è connesso col nostro corpo astrale. Esso è il portatore di tutto questo.

 

Per trent’anni Gesù di Nazareth era vissuto col suo io in quel corpo astrale, aveva partecipato a quel corpo astrale tutto ciò che egli aveva in sé sperimentato e accolto nelle precedenti incarnazioni. In quale senso doveva dunque formulare i propri pensieri quel corpo astrale? Doveva formularli in modo che aderissero e si adattassero all’individualità che aveva vissuto in lui per trent’anni.

 

Quando, nell’antica Persia, Zarathustra aveva guardato in alto, verso il sole,

e aveva parlato di Ahura Mazda, questo fatto si era impresso nel corpo astrale.

E il Cristo discese in quel corpo astrale.

 

Non era dunque naturale che il Cristo, quando gli occorrevano delle immagini mentali, quando doveva esprimere dei sentimenti, potesse rivestirli soltanto con ciò che gli veniva fornito dal suo corpo astrale — quali che fossero? Se infatti portiamo un vestito grigio, al mondo esterno appariamo vestiti di grigio.

 

II Cristo apparve al mondo esterno nel corpo di Gesù di Nazareth,

nel suo corpo fisico, in quello eterico e nell’astrale:

e così i suoi pensieri e i suoi sentimenti vennero colorati

dalle immagini mentali e dai sentimenti che erano nel corpo di Gesù di Nazareth.

 

Qual meraviglia dunque che nei suoi detti risuonino molte espressioni dell’antica Persia, e che nel Vangelo di Giovanni si senta la eco delle espressioni, già adoperate durante le antiche iniziazioni persiane? Perché infatti l’impulso esistente nel Cristo passò nel discepolo, in Lazzaro ridestato.

 

Il corpo astrale di Gesù di Nazareth ci parla dunque, attraverso Giovanni, nel suo Vangelo.

 

E non ci meravigliamo se vi si risente una eco persiana, se vengono adoperate espressioni che hanno un’analogia con quelle dell’antica iniziazione persiana, col modo persiano di formulare i pensieri. Ora gli spiriti che erano uniti nel Sole non venivano chiamati in Persia soltanto col nome di Ahura Mazda; per gli spiriti solari veniva adoperato, in un determinato senso, l’espressione «Vohumanu» vale a dire: parola creatrice, o spirito creatore.

 

Logos, nel senso di forza creatrice, venne per primo adottato nell’iniziazione persiana.

Ed esso ci riappare subito fin dal primo versetto del Vangelo di Giovanni.

 

Molte altre cose ancora si comprendono nel Vangelo di Giovanni, quando si sappia che il Cristo stesso parlava attraverso un corpo astrale che aveva servito per trent’anni Gesù di Nazareth, e che quest’individualità era la reincarnazione di un antico iniziato persiano. Potrei indicare molte altre espressioni nel Vangelo di Giovanni dalle quali si può intendere perché proprio il più profondo dei Vangeli, quando adopera parole appartenenti ai segreti dell’iniziazione, ricordi la maniera d’esprimersi persiana, quale si era tramandata nei tempi successivi.