Nel mondo astrale le forme astrali che vivono separatamente le une dalle altre possono, in realtà, costituire un tutto.

O.O. 107 – Antropologia Scientifico-Spirituale Vol. I – 22.10.1908


 

Dato un corpo fisico,

che si tratti di una pianta o di un animale è indifferente,

dovete considerarlo come un qualcosa di spazialmente delimitato,

e non siete autorizzati, per così dire, ad ascrivere a questo corpo ciò che, nello spazio, ne è separato.

Là dove esiste separazione nello spazio, dovrete parlare di corpi differenti.

Potete parlare di un unico corpo solamente se esiste una contiguità spaziale.

 

Non così nel mondo astrale, e specialmente in quello che dà adito al formarsi del regno animale.

Qui, forme astrali che vivono separatamente le une dalle altre possono, in realtà, costituire un tutto.

 

Qui può esserci una data forma astrale in una porzione dello spazio, e in una porzione di spazio completamente diversa può essercene un’altra, che a sua volta è per se stessa spazialmente delimitata. Ma è possibile, ciò nonostante, che queste due forme astrali, fra le quali non esiste la benché minima contiguità spaziale, costituiscano un unico essere. Sì, ci possono essere tre, quattro, cinque di queste forme spazialmente separate che sono nondimeno connesse fra loro.

 

E può accadere addirittura quel che segue.

• Supponiamo di avere un essere astrale che non si è in alcun modo incarnato fisicamente: potremo trovare un’altra forma, che gli appartiene.

Ora, osserviamo la nostra forma, e vediamo che in essa si sta svolgendo un processo che definiremo in termini di nutrizione, di consumazione di un qualche cosa, in quanto vi è assunzione di certe sostanze ed eliminazione di certe altre.

Mentre osserviamo questo processo in una forma, dunque, possiamo notare che in un’altra forma astrale, spazialmente separata dalla prima, si svolgono altri processi che sono perfettamente corrispondenti al processo di nutrizione della prima forma. Da una parte l’essere si alimenta, dall’altra sente il sapore. E, quantunque non vi sia contiguità spaziale, il processo che si svolge in una forma corrisponde pienamente al processo che si svolge nell’altra.

Forme astrali totalmente separate nello spazio

possono quindi, ciò nonostante, essere intimamente connesse fra loro.

 

Può ben essere che cento forme astrali largamente separate le une dalle altre siano a tal punto interdipendenti, che in nessuna di esse può compiersi un processo il quale non abbia un corrispondente svolgimento in tutte le altre. Quando poi gli esseri giungono a incarnarsi nella sfera fisica, possiamo ancora rintracciare, nella stessa sfera fisica, delle ripercussioni di questa caratteristica astrale.

 

Saprete, ad esempio, che nei gemelli si manifesta un sorprendente parallelismo.

La cosa dipende dal fatto che i gemelli, mentre sono separati nello spazio quanto alle loro incarnazioni,

sono rimasti apparentati quanto ai loro corpi astrali.

E, se nel corpo astrale di uno dei due succede qualcosa,

non può mai succedere isolatamente, ma si manifesta anche nella componente astrale dell’altro.

 

Questa caratteristica dell’interdipendenza di enti che nello spazio sono assolutamente separati l’uno dall’altro, la sfera astrale la mostra anche là dove si presenta come astralità vegetale. Con riferimento al mondo vegetale, vi sarà noto ad esempio quel singolarissimo processo che si manifesta nel vino a riposo nelle botti quando ritorna la stagione della vendemmia. Lo stesso agente che porta a maturazione i nuovi grappoli d’uva si può tornare a osservarlo, allora, finanche nelle botti.

 

Ho inteso semplicemente mostrare che nella realtà visibile traspare sempre qualcosa della realtà invisibile, qualcosa che si può portare alla luce con i metodi dell’indagine occulta. Su questa base, non troverete affatto innaturale che tutto quanto il nostro organismo sia costituito, sotto l’aspetto astrale, da componenti totalmente diverse l’una dall’altra.

A partire da quel po’ che abbiamo detto finora circa i segreti del mondo astrale possiamo spiegarci la particolarità di alcune curiose forme animali marine.

Nella sfera astrale, le forze che provvedono alla nutrizione non devono affatto essere necessariamente collegate con quelle che regolano, ad esempio, il movimento o la riproduzione.

 

Quando il chiaroveggente esplora lo spazio astrale alla ricerca di quelle forme che danno origine alla vita animale, scopre qualcosa di assai singolare. Scopre una determinata sostanzialità astrale, riguardo alla quale deve constatare che, allorché lavora in un corpo animale, è particolarmente idonea, in virtù delle forze che agiscono in essa, a trasformare l’elemento fisico in modo che diventi un organo della nutrizione. Ma scopre anche che possono esserci da qualche altra parte componenti astrali del tutto diverse, le quali, calandosi entro un corpo, determinano la formazione non di organi della nutrizione, ma di organi del movimento, oppure di organi percettivi.

 

Potete figurarvi di avere, da una parte, un apparato preposto alla nutrizione, e, dall’altra, un apparato che fa muovere mani e piedi. Dal mondo astrale, dunque, le forze si sono calate dentro di voi, ma può essere che tali forze confluiscano dalle parti più diverse. Il primo gruppo di forze astrali vi ha dato una cosa, il secondo ve ne ha data un’altra, ed entrambe si trovano riunite nel vostro corpo fisico poiché quest’ultimo deve avere una sua unità fisica spaziale, ciò che risponde alle leggi del mondo fisico. I diversi gruppi di forze che convergono dall’esterno devono costituire qui un tutt’uno. Ma non costituiscono un tutt’uno fin dal principio. Questo, che abbiamo appena visto nell’ambito astrale, e che ci si presenta come un risultato dell’indagine occulta, lo possiamo anche constatare nelle sue ripercussioni sullo stesso mondo fisico.

 

Esistono determinati animali marini, i Sifonofori, il cui genere di vita è molto singolare. Vediamo che hanno come un ceppo comune, costituito da una specie di tubo vuoto. In alto, vi si forma dunque un qualcosa che non ha propriamente altra funzione se non quella di riempirsi d’aria e poi tornare a vuotarsi; questo processo fa sì che l’intera compagine si mantenga eretta. Se non vi fosse questa struttura campaniforme, l’insieme che vi è attaccato non potrebbe mantenersi eretto. Dunque si tratta di una sorta di bilanciere, che mantiene l’insieme in equilibrio. Può anche darsi che non vi troviamo nulla di speciale. Eppure, che sia qualcosa di speciale lo vediamo quando ci rendiamo conto che la struttura che sta in alto, e conferisce l’equilibrio a tutto l’essere, non può rimanere senza nutrimento. È una forma di vita animale, e come tale deve nutrirsi. Non ha d’altra parte la possibilità di farlo, perché non dispone di strumenti atti alla nutrizione. Perché dunque questa struttura possa nutrirsi, distribuite in punti diversissimi di questo tubo si trovano determinate escrescenze, le quali non sono altro che polipi. Questi ultimi si capovolgerebbero in continuazione e non potrebbero mantenersi in equilibrio se non fossero attaccati a un ceppo comune. Ora però, essi possono assumere il nutrimento dall’esterno, passandolo a tutto il tubo lungo il quale sono disposti, e grazie questo sistema si nutre anche il bilanciere ad aria. Da una parte vi è dunque un essere che è capace soltanto di mantenere l’equilibrio, e, dall’altra, un essere che può nutrire l’insieme a questo scopo.

 

Abbiamo adesso una compagine che, tuttavia, può incontrare grandi difficoltà nel nutrirsi: il nutrimento, una volta assunto, non esiste più. Per trovarne dell’altro, l’animale è costretto a spostarsi. Deve avere pertanto degli organi motori. Anche per questo c’è una soluzione; vi sono infatti altre strutture attaccate a questo tubo, in grado di svolgere una funzione ancora diversa: non possono mantenere l’equilibrio né assicurare il nutrimento, ma dispongono in compenso di talune formazioni muscolari.

 

Queste strutture possono contrarsi, espellendo l’acqua e provocando così un contraccolpo nell’acqua stessa, di modo che, quando l’acqua viene espulsa, tutta quanta la compagine è spinta a muoversi nella direzione contraria. E ha quindi la possibilità di trovare altri animali per nutrirsi. Le meduse si spostano precisamente espellendo l’acqua e generandovi perciò un contraccolpo. Qui attaccate vi sono dunque anche queste meduse, le quali costituiscono, per così dire, delle vere e proprie strutture motorie.

 

Abbiamo a questo punto un conglomerato di differenti strutture animali: una che mantiene solo l’equilibrio, un’altra che provvede soltanto alla nutrizione, e altri esseri ancora che trasmettono il movimento. Un essere come questo tuttavia, preso isolatamente, sarebbe destinato a scomparire per sempre se non avesse la possibilità di riprodursi. Ma anche questo problema è risolto. In altri punti del tubo si sviluppano infatti altre strutture, di forma sferica, la cui unica funzione è quella riproduttiva. In una cavità interna a questi esseri si formano sostanze fecondanti sia maschili sia femminili, che, sempre all’interno, si fecondano reciprocamente, dando vita in tal modo ad esseri della loro specie. In questi esseri, dunque, anche la funzione riproduttiva è assegnata a strutture ben precise, che non sono assolutamente in grado di fare altro.

 

Oltre a ciò, su questo tubo, su questo ceppo comune, si trovano anche delle altre escrescenze: si tratta di altri esseri ancora, nei quali tutto è atrofizzato. Servono esclusivamente a offrire una certa protezione a ciò che sta sotto. Determinate strutture si sono sacrificate a tal fine, hanno rinunciato a tutto il resto e sono diventate soltanto dei polipi di protezione. Si possono inoltre osservare certi lunghi filamenti, detti tentacoli, che sono a loro volta organi trasformati. Non hanno alcuna delle funzioni delle altre strutture, ma respingono eventuali attacchi da parte di animali ostili. Sono organi di difesa. Ed esiste anche un altro tipo di organi, chiamati antenne. Si tratta di organi percettivi e tattili sottili, mobili e molto sensibili, di una specie di organo di senso. Il senso del tatto, che nell’uomo è esteso su tutto il corpo, è presente qui soltanto in una specifica componente.

 

Che cos’è dunque la sifonofora – tale il nome di questo animale che vediamo spostarsi di qua e di là come sospeso nell’acqua – per colui che sa osservare le cose con lo sguardo dell’occultista? Dal punto di vista astrale, c’è qui un confluire delle forme più diverse: forme della nutrizione, del movimento, della riproduzione e così via. E queste diverse virtù della sostanzialità astrale, volendo incarnarsi fisicamente, dovevano infilarsi in una sostanzialità comune. Siamo, così, di fronte a un’entità che prefigura l’uomo, in una maniera assolutamente sorprendente. Se pensiamo a tutti gli organi che si presentano qui come esseri autonomi, in intimo contatto reciproco, strettamente legati gli uni agli altri, ecco che ci troviamo davanti l’uomo, nonché gli animali superiori, nella loro dimensione fìsica. Vediamo quindi come le realtà del mondo fisico ci offrano una conferma tangibile di ciò che viene mostrato dall’indagine chiaroveggente, vale a dire che anche nell’uomo confluiscono le forze astrali più diverse, ch’egli poi tiene unite grazie al suo io, e che, se cessano di cooperare, portano l’uomo a disperdersi, come un essere che abbia smarrito il senso della propria unità.

 

Il Vangelo ci parla di questo: di tante e tante entità demoniache, confluite insieme, che si trovano dentro l’uomo a costituire un’unità. Ricorderete che in determinate situazioni di anormalità, nel caso di malattie dell’anima, l’uomo perde la coesione interna. Vi sono certi casi di follia nei quali l’uomo non è più in grado di tenere saldamente insieme il proprio io, e si avverte come un’entità suddivisa in molteplici forme; scambia se stesso per le forme parziali originarie, successivamente confluite in lui.

 

Vi è un dato principio occulto che afferma: tutto ciò che esiste nel mondo spirituale finisce in sostanza con il trasparire, da qualche parte, nel mondo esteriore. Così, nella sifonofora voi vedete fisicamente incarnata la struttura composita del corpo astrale dell’uomo. Qui, il mondo occulto fa capolino nel mondo fisico. Se l’uomo, per incarnarsi, non avesse potuto aspettare di raggiungere la sufficiente densità fisica, egli allora – non fisicamente, ma spiritualmente – sarebbe un essere composto da una simile struttura frammentaria.

 

Qui non c’entrano le dimensioni. Questo essere, che appartiene ai Celenterati, che oggi troviamo ben descritto in qualsiasi testo di storia naturale, e che per il naturalista costituisce per certi aspetti una specie di meraviglia, ci riesce intimamente comprensibile se sappiamo spiegarcelo a partire dai fondamenti occulti dell’astralità animale. Tale il significato dell’esempio.

 

Potete quindi ascoltare tranquillamente chi parla tutt’altro linguaggio e afferma che la ricerca fisica contraddirebbe le dichiarazioni dell’antroposofìa; potete rispondere così, infatti: se davvero ci concediamo pazientemente tutto il tempo che serve per trovare una concordanza tra i fatti, l’armonia che li lega ci risulterà evidente anche per quelli più complicati. L’idea che ci si fa abitualmente dell’evoluzione è, nella maggior parte dei casi, molto semplicistica. L’evoluzione, però, non si è svolta affatto in una maniera così semplice.

 

Per concludere, vorrei proporre una specie di problema che dovremo affrontare come un compito, cercando di risolverlo dal punto di vista occulto. Prendendo l’esempio di un animale relativamente inferiore, vi abbiamo visto documentata, esteriormente, un’importante verità occulta. Volgiamoci adesso a una categoria alquanto superiore di animali, quella dei pesci per esempio, che possono proporci una quantità ancora maggiore di enigmi. Richiamerò la vostra attenzione solo su alcune caratteristiche.

 

Quando osservate i pesci all’interno degli acquari, le meraviglie della vita acquatica non finiscono mai di stupirvi. Ora, non crediate che una visuale occulta, quale che sia, possa guastarvi lo spettacolo. Se rischiarate il vostro campo di osservazione con i dati dell’indagine occulta, e vedete quali altri esseri occulti vi si affollano per fare di questi animali esattamente ciò che sono, questo discernimento non diminuirà la vostra meraviglia, bensì potrà solo accrescerla.

 

Ma consideriamo un pesce comune. Ci presenta subito dei grandissimi enigmi.

Innanzi tutto il pesce comune ha, lungo i fianchi, delle curiose striature, che, in una forma diversa, sono presenti anche sulle squame. Esse corrono su entrambi i fianchi come due linee longitudinali. Ora, se lo privassimo di queste linee longitudinali, il pesce ci sembrerebbe come impazzito.

Perderebbe infatti la capacità di distinguere le differenze di pressione dell’acqua, di distinguere dove l’acqua offre più sostegno e dove ne offre meno, dov’è più rada e dove più densa. In altri termini, non avrebbe più la capacità di muoversi in relazione alle differenze di pressione dell’acqua. In punti differenti, anche la densità dell’acqua è differente, e differente è quindi la pressione che esercita. Vicino alla superfìcie dell’acqua il pesce si muove diversamente che sul fondo. Le differenti condizioni di pressione e tutti i movimenti che si originano dal moto dell’acqua vengono avvertiti dal pesce mediante queste linee longitudinali.

 

Ora però, per la presenza di minuti organi che potete trovare altresì descritti in qualsiasi testo di storia naturale, i singoli punti di queste linee longitudinali sono correlati con l’organo dell’udito, assolutamente primitivo, dei pesci. E il modo in cui il pesce percepisce così i movimenti e la vita interna dell’acqua è del tutto analogo a quello in cui l’uomo percepisce la pressione atmosferica. Solo che, prima, le condizioni di pressione esercitano i loro influssi sulle linee longitudinali, e poi questo si comunica all’organo dell’udito. Il pesce ne ha una percezione uditiva. Ma la cosa è ancor più complicata.

 

Il pesce possiede una vescica natatoria. Questa gli serve innanzi tutto a sfruttare le condizioni di pressione dell’acqua e a muoversi appunto in determinate condizioni di pressione. La pressione che si esercita su questa vescica natatoria è la prima cosa che lo mette in grado di nuotare. Ma, poiché i vari movimenti e le varie vibrazioni si ripercuotono sulla vescica natatoria come su una membrana, anche questo agisce a sua volta sull’organo dell’udito, e con l’ausilio di tale organo il pesce si orienta in tutti i propri movimenti.

La vescica natatoria è dunque in effetti una sorta di membrana tesa, soggetta a vibrazioni che vengono udite dal pesce. Nella parte terminale della testa, posteriormente, sono alloggiate le branchie, grazie alle quali il pesce ha la possibilità di sfruttare l’aria presente nell’acqua per respirare.

 

Se cercate tutti questi argomenti nelle correnti teorie biologiche sull’evoluzione, troverete in realtà che l’evoluzione è sempre descritta in termini piuttosto rudimentali.

Si ragiona così: la testa del pesce continua a evolversi, ed ecco che si forma la testa di un animale a uno stadio superiore di organizzazione; e ancora: la pinna continua a evolversi, ed ecco che prendono forma gli organi di movimento degli animali superiori; e via dicendo.

 

Ma non è così semplice, a voler seguire questi processi con l’osservazione spirituale. Infatti, perché una forma spirituale incarnatasi nel pesce possa continuare a evolversi, deve succedere qualcosa di molto più complesso. È necessario che gli organi vengano per gran parte rovesciati e modificati. Le medesime forze che agiscono nella vescica natatoria del pesce racchiudono in sé, quasi come in una sostanza madre, le forze che l’uomo ha nel polmone. Ma quelle forze, in quanto tali, non vanno perdute. Ne rimangono delle piccole componenti che semplicemente si rovesciano; tutto ciò che è loro proprio materialmente scompare, e a questo punto esse formano il timpano dell’uomo.

 

Il timpano in effetti, in quanto organo molto sporgente nell’uomo in relazione alla spazialità, è una parte di quella membrana; agiscono in esso le forze che esercitavano la propria funzione nella vescica natatoria del pesce. E ancora: le branchie si trasformano, almeno in parte, negli ossicini dell’orecchio, così che dentro l’organo umano dell’udito abbiamo per esempio delle branchie modificate.

 

Adesso, come possiamo vedere, è più o meno come se la vescica natatoria del pesce fosse stata rovesciata appunto sopra le branchie. Nell’uomo abbiamo perciò il timpano all’esterno e gli organi dell’udito all’interno. Le singolari linee longitudinali che permettono al pesce di orientarsi, e che sono tutte al suo esterno, costituiscono nell’uomo i tre canali semicircolari grazie ai quali può tenersi in equilibrio. Se distruggessimo questi tre canali semicircolari, l’uomo barcollerebbe e non sarebbe più in grado di mantenere l’equilibrio.

 

Dunque, non abbiamo un semplice processo di storia naturale, ma una sorprendente attività astrale, per cui le cose vengono addirittura continuamente rovesciate. Provate a pensare: se aveste coperto questa mano con un guanto, all’interno avreste comunque delle forme che sono elastiche. Se adesso lo rivoltate, lo rovesciate, sarà una forma piccolissima; quindi gli organi che erano all’esterno diventeranno piccoli e minuti, e gli organi che erano all’interno formeranno una vasta superfìcie. Possiamo comprendere l’evoluzione solamente se sappiamo che entro l’elemento astrale ha luogo, nel più misterioso dei modi, un simile rovesciamento, e che su questa base si attua lo sviluppo dell’elemento fisico.