Nel sogno sperimentiamo la parte spirituale della vita diurna.

O.O. 234 – Antroposofia – Alcuni aspetti della vita soprasensibile – 09.02.1924


 

Quando si scorge come l’uomo riviva, dopo la morte, il lato spirituale delle proprie azioni terrene e anche i suoi pensieri terreni, si può tornare a guardare l’uomo sognante, a considerare tutto quello che egli ha sperimentato durante il sonno, e allora ci si accorge che, durante il sonno, l’uomo ha già sperimentato tutto ciò, ma in modo assolutamente inconscio. Qui si comprende il divario tra l’esperienza di sonno e l’esperienza che si ha dopo la morte.

 

Osservate la vita terrena dell’uomo: vi è lo stato di veglia, sempre interrotto dal sonno. Se un uomo non è un dormiglione, egli passa dormendo circa un terzo della sua vita. Durante questo terzo della sua vita egli sperimenta positivamente, ma senza saperne nulla, questa parte spirituale delle proprie azioni.

Il sogno provoca soltanto una lieve increspatura d’onda, per cui nel sogno si può osservare qualcosa di quest’altra parte, ma appunto come una schiuma superficiale, mentre

• il sonno profondo fa sperimentare nell’inconscio tutta la parte spirituale della vita diurna.

 

Si può dunque dire che

• nella vita cosciente diurna sperimentiamo quel che pensiamo e sentiamo secondo i nostri stessi stimoli,

• mentre nel sonno sperimentiamo inconsciamente quello che gli dèi pensano

delle nostre azioni e dei nostri pensieri di quando siamo desti, ma non ne sappiamo proprio nulla.

 

Per questo colui che, come ho descritto, penetra nei misteri dell’essere, si percepisce mutilato e gravato di una colpa. Tutto ciò è rimasto nel subconscio e dopo la morte lo ripercorriamo in tutta coscienza, per cui riviviamo quella parte della vita in cui abbiamo dormito, cioè circa un terzo del tempo della vita terrena.

 

• Chi è passato per la porta della morte rivive coscientemente a ritroso

quello che, notte dopo notte, ha già vissuto inconsciamente.

 

Si può dire inoltre, sebbene sembri di scherzare su queste cose estremamente serie, che quanto maggiore è la parte della propria vita in cui si è dormito, tanto più lungo sarà lo sperimentare a ritroso dopo la morte; se l’uomo è stato di sonno corto durerà meno, ma in media durerà un terzo della vita vissuta, perché in media si dorme per un terzo della vita. Se uno vive in Terra 60 anni, questo suo periodo di dopo-morte durerà vent’anni. Durante questo periodo si attraversa per il mondo spirituale una specie di stato embrionale.

 

Soltanto allorché lo si è compiuto, si è veramente distaccati dalla Terra. Allora la Terra non ci avvolge più. Solo allora si è veramente nati al mondo spirituale che si percorre tra morte e nuova nascita.

 

Allorché, dopo la morte, si sguscia fuori dagli involucri dell’esistenza terrena

che fino a quel momento, se pur spiritualmente, si erano portati ancora su di sé,

si sperimenta ciò come la nascita al mondo spirituale.