Nel suo pensare ed agire è l’uomo un essere spiritualmente libero, oppure si trova sotto la costrizione di una ferrea necessità di leggi puramente naturali?

O.O. 4 – La Filosofia della Libertà – ( I – L’agire umano cosciente )


 

Nel suo pensare ed agire è l’uomo un essere spiritualmente libero,

oppure si trova sotto la costrizione di una ferrea necessità di leggi puramente naturali?

 

A pochi problemi è stato rivolto tanto acume quanto a questo.

L’idea della libertà del volere umano ha trovato un gran numero di caldi sostenitori e di ostinati oppositori.

 

Vi sono persone che nel loro pathos morale

chiamano spirito limitato chi possa negare un fatto così palese come la libertà.

 

Di fronte a queste ve ne sono altre che vedono il colmo della non-scientificità nel credere interrotta

la necessità delle leggi di natura nel campo dell’agire e del pensare umani.

 

Una stessa cosa viene così in pari tempo dichiarata

il più prezioso bene dell’umanità oppure la peggiore illusione.

 

Infinito acume è stato impiegato per chiarire come la libertà umana sia compatibile con l’agire della natura,

alla quale anche l’uomo appartiene.

 

Non minore è l’impegno col quale dall’altra parte si è tentato

di rendere comprensibile come sia potuta sorgere una simile idea errata.

 

Che qui si abbia a che fare con uno dei più importanti problemi della vita, della religione, della pratica e della scienza,

sente chiunque non abbia per tratto saliente del suo carattere il contrario della profondità.

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l’uomo non solo ha coscienza delle sue azionima può averne anche delle cause dalle quali viene guidato.

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Vi è una differenza profonda  se io so perché faccio qualcosa, oppure se non lo so.

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Se vi è una differenza fra un motivo cosciente del mio agire e una spinta inconscia,

allora il primo determinerà un’azione che dovrà venir giudicata diversamente da un’altra derivata da un cieco impulso.

 

Il problema di questa differenza sarà dunque da esaminare per primo.

E dal risultato dipenderà la posizione da prendere rispetto al vero e proprio problema della libertà.

 

Che cosa significa conoscere i motivi del proprio agire?

Si è badato poco a questo problema, perché purtroppo si è sempre diviso in due quello che è un tutto indivisibile: l’uomo.

 

Si distingue l’uomo agente dall’uomo conoscente,

perdendo così di vista quello che importa innanzi tutto: l’uomo che agisce in base alla conoscenza.

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Il problema è: se la ragione, se fini e decisioni

esercitino sull’uomo una costrizione uguale a quella degli impulsi animali.

 

Se senza la mia partecipazione una decisione ragionevole sorge in me,

proprio con la stessa necessità di fame e sete,

allora io posso solo essere obbligato a seguirla,  e la mia libertà è un’illusione.

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Quello che importa non è se io possa eseguire una decisione presa,

ma come sorga in me la decisione.

 

È del tutto evidente che non può essere libera

un’azione della quale il suo autore non sa perché egli la compia.

 

Ma che avviene delle azioni di cui si conoscono i motivi?

 

Questo ci porta alla domanda:

«Qual è l’origine e il significato del pensare?»

 

Senza la conoscenza dell’attività pensante dell’anima non è infatti possibile un concetto del conoscere qualcosa,

e quindi anche del conoscere un’azione.