Nel vangelo di Luca abbiamo non solo il Vangelo dell’amore, ma anche quello della fede

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 26.09.1909


 

Ciascuno degli evangelisti descrive quello che, dal suo punto di vista particolare, gli stava particolarmente a cuore; perciò Luca descrive quello che i suoi informatori, testimoni oculari e ministri della parola, avevano potuto percepire mediante la loro speciale preparazione.

 

Gli altri evangelisti percepiscono e descrivono altre cose;

lo scrittore del vangelo di Luca percepisce e descrive l’amore infinito

che perdona anche quando gli viene fatto ciò che di più terribile può esser fatto nel mondo.

 

Sono dunque interamente appropriate le parole che risuonano dalla croce sul Golgota, le parole che sono espressione dell’amore, le parole di perdono per ciò che di più orribile poteva essere compiuto dagli uomini: «Padre, perdona loro, poiché non sanno quel che si fanno!» (Luca 23, 34). Colui che sulla croce del Golgota compì la sua missione, mosso dall’amore infinito per coloro che lo hanno crocifisso, invoca per loro perdono.

 

Ma nel vangelo di Luca abbiamo non solo il Vangelo dell’amore, ma anche quello della fede. Doveva perciò esservi letto che dalla natura umana può effondersi qualcosa che è sufficiente a strappare l’uomo al mondo dei sensi, per quanto strettamente egli possa esservi impigliato.

 

Immaginiamoci un uomo che, per ogni sorta di delitti, si sia tanto impigliato nel mondo dei sensi, da venir giustiziato dal mondo; supponiamo però che egli abbia conservato la forza di far germogliare in sé a fede: quest’uomo allora si distinguerà da un altro che non sia in grado di far germogliare in sé la fede.

 

Ed ecco che uno dei due padroni si distingue dall’altro: uno di essi non ha fede, e il castigo lo colpisce; l’altro invece ha la fede, come una debole luce che getta luce nel mondo spirituale: egli non può dunque perdere il contatto con la spiritualità.

 

Perciò gli viene detto: oggi stesso, poiché sai di essere congiunto col mondo spirituale, sarai con me in paradiso! (Luca 23, 43). Così nel vangelo di Luca risuonano dalla croce, insieme alle parole dell’amore, anche quelle della fede e della speranza.

Ma il vangelo di Luca vuol descriverci anche un’altra forza che deve svilupparsi nell’anima.

 

L’uomo che sia compenetrato dall’amore fluito dal Golgota, può guardare al futuro e dire: sulla Terra l’evoluzione deve avvenire in modo che lo spirito che vive in me possa a poco a poco trasformare tutta l’esistenza fisica. Ciò che esisteva prima dell’influsso luciferico, ossia il principio del Padre, ossia la spiritualità ricevuta dal Padre, noi la restituiremo a poco a poco al principio del Padre; ma la compenetreremo col principio del Cristo; le nostre mani esprimeranno in tal modo, come un’immagine chiara e precisa, quanto vive nelle nostre anime. Come le nostre mani non sono state create da noi, ma dal principio del Padre, così noi le compenetreremo col principio del Cristo.

 

E gli uomini, passando per incarnazioni ed incarnazioni, si compenetreranno a poco a poco della spiritualità fluita dal Golgota, e la faranno a loro volta fluire nei loro corpi, fin dentro nel principio del Padre. In tal modo il mondo esterno sarà pervaso dal principio del Cristo. Nell’anima umana vivrà la serenità che conduce alla speranza per l’avvenire e che dice: io faccio germogliare in me la fede, io faccio germogliare in me l’amore, la carità; allora la fede e la carità vivranno in me; ed io so che, se saranno abbastanza forti, esse pervaderanno tutto il mondo esterno. So pure che allora il principio del Padre, che esiste in me, ne sarà tutto compenetrato.

 

Alla fede e alla carità si aggiungerà la speranza, e gli uomini comprenderanno che, andando verso l’avvenire, dovranno acquistare quella serenità che dice: se ho la fede, se ho la carità, io posso anche abbandonarmi alla speranza; posso anche sperare che quanto del Cristo Gesù vive in me, si trasmetterà a poco a poco anche al mondo. Allora gli uomini capiranno le parole che risuonano dalla croce come un ideale sublime: «Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio» (Luca 23, 46).

Così le parole dell’amore, le parole della fede e le parole della speranza risuonano dalla croce, come ci viene descritto nel Vangelo che ci ha parlato delle diverse correnti spirituali, confluite nella personalità di Gesù di Nazaret.

 

La saggezza che aveva compenetrato di sé l’umanità, prima del Cristo, fluisce ora nell’anima come una forza, come l’alto ideale del Cristo. È compito dell’anima umana comprendere sempre più quanto ci viene annunziato dal vangelo di Luca, affinché sempre più vive diventino in noi le parole profonde che risuonano dalla croce.

Quando gli uomini, con le facoltà sviluppate in loro mercé la scienza dello spirito, sentiranno che dalla croce non discende un messaggio morto, ma una parola viva, allora diranno: ecco, adesso cominciamo a comprendere che una parola viva è contenuta nel documento religioso che Luca ci ha lasciato. In tal modo la scienza dello spirito ci rivelerà a poco a poco quanto sta nascosto nei documenti religiosi.

 

In questa serie di conferenze abbiamo cercato di investigare, quanto possibile, il profondo significato del vangelo di Luca. Naturalmente, rispetto al compito che ci siamo proposti, un solo ciclo di conferenze non è sufficiente a esaminare tutto. Molto non è stato spiegato, a prescindere poi dal fatto che molto deve restare inspiegato in un documento il cui contenuto è così universale.

Se però verrà seguito il sentiero additato in queste conferenze, si potrà penetrare sempre più a fondo nel contenuto delle verità cristiane, e le anime matureranno in tal modo, sempre più, a ricevere la parola vivente che sta nascosta dietro a parola esteriore.

 

L’antroposofia, o scienza dello spirito, non è una dottrina nuova. Essa è uno strumento per comprendere ciò che è stato dato all’umanità. In questo senso la scienza dello spirito è per noi uno strumento per comprendere i documenti religiosi della rivelazione cristiana.

Se si intenderà in tal modo a scienza dello spirito, non si faranno più differenze fra una teosofia cristiana e un’altra teosofia. Non vi è che un’unica teosofia, o scienza del divino, non vi è che un unico strumento per annunziare la verità.

 

Di un tale strumento noi ci valiamo per scoprire i tesori della vita spirituale. Noi ci valiamo sempre della scienza dello spirito, sia per spiegare la Bhagavad-Gita, sia il vangelo di Luca. La grandezza della corrente scientifico-spirituale è che essa può penetrare in tutti i tesori spirituali dell’umanità; e la comprenderemmo falsamente, se volessimo respingere una qualsiasi delle rivelazioni che furono date all’umanità.

 

Prendiamo appunto la rivelazione del vangelo di Luca; si comprenderà che questo documento è del tutto compenetrato dall’ispirazione dell’amore. Allora, ciò che avremo imparato a conoscere nel vangelo di Luca mediante la scienza dello spirito, si riverserà nell’anima nostra; e non soltanto ci aiuterà a penetrare nei misteri del mondo circostante e nei sostrati spirituali dell’esistenza, ma farà fluire nell’anima un sentimento suscitato dalle fondamentali parole: «E pace in Terra agli uomini di buona volontà».

Il vangelo di Luca infatti, se lo si comprende interamente, è atto a far fluire nell’anima umana l’amore ardente, in virtù del quale la pace vive sulla Terra; questa è la più bella immagine, riflessa sulla Terra, dei misteri divini.

 

La rivelazione all’alto deve riflettersi sulla Terra; e nell’immagine riflessa essa deve tornare a sollevarsi ad altezze spirituali. Se in tal modo avremo imparato a conoscere la scienza dello spirito, essa potrà rivelarci i segreti delle entità divino-spirituali e della vita spirituale, e nelle nostre anime si rifletterà l’immagine di queste rivelazioni: amore e pace. Ecco la più bella immagine che si riflette in Terra dalla rivelazione celeste.

 

Possiamo così far nostre le parole del vangelo di Luca che ci risuonano dal nirmanakaya del Buddha aleggiante sul bambino Gesù natanico. Dai mondi spirituali fluiscono sulla Terra le rivelazioni, e dai cuori umani esse vengono riflesse in forma di amore e di pace, nella misura in cui gli uomini sviluppano in sé il principio del Cristo, nella misura in cui la buona volontà scaturisce dal loro centro, dall’io umano.

Ecco quanto limpidamente risuona, ed in pari tempo fluisce pieno di calore, dal vangelo di Luca.

 

La rivelazione dei mondi spirituali fluisce sulla Terra dal cielo;

e la sua immagine, riflessa nei cuori umani, dona la pace agli uomini

che vogliono, nella propria interiorità e con buona volontà, mettersi al servizio dell’evoluzione della Terra.