Nelle iniziazioni antiche il senso dell’io in certo modo si estingueva

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 08.09.1910


 

Il cammino verso i mondi spirituali superiori,

anche nel nostro tempo, è stato descritto numerose volte

ed è ben noto che esso esige grande abnegazione.

 

Molti di coloro

che, anche ai nostri giorni, vorrebbero ascendere ai mondi superiori senza però superare le prove necessarie,

che vorrebbero guardare nei mondi superiori senza dover vincere tutte le difficoltà di quel cammino,

trovano molto scomodo di veder emergere dal proprio intimo

tutta la zavorra che si trova in fondo alla natura umana.

 

Vorrebbero penetrare nei mondi spirituali senza che affiorassero tutti quegli egoismi e quelle passioni.

Essi non si accorgono che spesso il massimo e più grossolano egoismo

si manifesta proprio nell’avversione per questo normalissimo emergere delle forze egoistiche.

 

Si dovrebbe invece riconoscere che, poiché si è uomini, è inevitabile che si evochi anche quel genere di forze.

Trovano strano che quelle cose esistano, sebbene sia stato spiegato cento e mille volte

che esperienze di quel genere devono necessariamente presentarsi, a un certo punto del cammino.

Con questo volevo solo ricordare le illusioni e gli inganni a cui molti si abbandonano.

 

Al giorno d’oggi va tenuto conto anche del fatto

che l’umanità è divenuta straordinariamente pigra e abituata alla comodità,

e vorrebbe percorrere anche la via verso i mondi superiori con le stesse comodità che si amano di solito nella vita.

Ma questo genere di comodità non si può avere sulla via che conduce ai mondi spirituali.

 

Nell’antichità chi aveva percorso la via particolare dell’iniziazione che conduce nella propria interiorità veniva condotto nel complesso delle forze divino-spirituali, in quanto l’interiorità umana è stata creata appunto da quelle forze. Si percepivano allora le forze divino-spirituali mentre operano sul corpo fisico e sull’eterico. Un discepolo di questa via diventava con ciò un testimone, un annunziatore dei segreti del mondo spirituale. Egli poteva raccontare agli altri le proprie esperienze, quando nei misteri era stato guidato entro la propria interiorità e con ciò anche nel mondo spirituale. Ma che cosa era collegato con tale genere d’iniziazione?

 

Quando era reduce dai mondi spirituali, il discepolo poteva dire: sì, ho potuto vedere i mondi spirituali, però con l’aiuto di qualcuno. Gli assistenti dell’iniziatore mi hanno consentito di superare il periodo di tempo durante il quale i dèmoni minacciavano di schiacciarmi. Per il fatto di essere giunto alla visione del mondo spirituale grazie a quegli aiuti, il discepolo rimaneva per tutta la vita dipendente da quel collegio d’iniziazione, da coloro che lo avevano aiutato. Le forze che lo avevano aiutato lo seguivano poi ovunque nel mondo.

Tutto questo doveva cambiare, doveva essere superato. I discepoli dell’iniziazione dovevano rimanere sempre meno dipendenti dai loro maestri ed iniziatori. Infatti, qualcosa d’altro e di molto importante era connesso con quel tipo di aiuto.

 

Nella nostra coscienza ordinaria noi abbiamo un sentimento ben chiaro dell’io, un senso dell’io che si desta in un determinato momento della nostra vita.

Ne abbiamo parlato spesso; anche nel mio libro Teosofia viene caratterizzato il momento in cui si giunge a riconoscersi come un io. È un’esperienza che per l’animale è impossibile; se l’animale potesse guardare alla propria interiorità come l’uomo, non vi troverebbe un io individuale, ma un io di specie: si sentirebbe cioè appartenente a un gruppo.

 

Nelle iniziazioni antiche il senso dell’io in certo modo si estingueva.

Mentre l’uomo penetrava nei mondi spirituali, il suo senso dell’io si offuscava;

e se si tien presente tutto quanto abbiamo detto in proposito, si comprenderà che era bene che fosse così.

 

Infatti è al sentimento dell’io che si congiungono tutti gli egoismi, tutte le passioni che tendono a separare l’uomo dal mondo esterno. Volendo evitare che le passioni, le onde emotive raggiungessero un’eccessiva intensità, il senso dell’io doveva venire attenuato. Per tale ragione nelle iniziazioni antiche si instaurava se non proprio uno stato di sogno, almeno una condizione di attutimento dell’io.

 

Tuttavia era necessario che si tendesse a rendere l’uomo sempre più capace di percorrere l’iniziazione conservando intatta la coscienza dell’io, qual è presente in lui durante la vita di veglia.

Doveva cessare quell’offuscamento dell’io che era stato sempre legato all’iniziazione negli antichi misteri.

 

Si tratta di una meta raggiungibile solo gradualmente nel tempo, ma che già oggi è attuata in misura abbastanza elevata in tutte le iniziazioni legittime: cioè la conservazione in grado molto notevole del sentimento dell’io, quando si ascende