Neppur oggi gli uomini hanno superato in tutto i limiti degli io di gruppo

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 22.05.1908


 

Riportiamoci ora indietro, all’epoca delle anime di gruppo, quando il singolo sentiva il proprio io come io di gruppo, e osserviamo quale fosse l’ordinamento sociale vigente entro il gruppo.

 

Gli uomini vivevano pure, in quanto persone visibili, come singoli:

sentivanol’io di gruppo, ma per i sensi erano singoli.

• Poiché non si sentivano ancora come singoli,

non potevano neppure ancora provare pienamente l’amore nel loro intimo.

• Si amavano gli uni gli altri, in quanto consanguinei; la consanguineità era la base di ogni amore.

 

• I consanguinei si amarono per primi

e dalla consanguineità scaturisce anche l’amore, in quanto non è mero amore sessuale.

• Da questo amore di anima di gruppo gli uomini debbono liberarsi sempre più,

per imparare ad offrire l’amore come libero dono.

 

Alla fine dell’evoluzione terrestre gli uomini perverranno a un tempo

in cui l’io, divenuto indipendente, avrà nel proprio intimo

l’impulso, nato dalla piena dedizione, a compiere il giusto e il bene.

 

L’io compie ciò ch’è giusto, ciò ch’è buono, solo perché né ha in sé l’impulso.

 

• Quando l’amore sarà spiritualizzato a tal segno,

che nessuno vorrà nient’altro che seguire questo impulso,

allora sarà compiuto ciò che il Cristo volle portare nel mondo.

 

• Ché uno dei misteri del cristianesimo è che esso insegna:

« Guardate al Cristo, riempitevi della forza della sua figura, cercate di diventare come lui, di imitarlo;

e il vostro io liberato diverrà tale da non abbisognare più di nessuna legge,

da compiere il bene come un essere intimamente libero ».

 

• Così Cristo è il portatore dell’impulso della liberazione dalla legge

di modo che il bene non venga più compiuto per forza della legge, bensì come impulso d’amore vivente nell’intimo.

 

• Ma questo impulso abbisognerà ancora, per svilupparsi, di tutto il rimanente tempo terrestre;

gli inizi ne furono posti dal Cristo Gesù

e in ogni tempo la figura del Cristo sarà la forza che educherà gli uomini in quella direzione.

 

Fintanto che gli uomini non erano maturi per accogliere un io autonomo,

finché esistevano come membri d’un gruppo,

essi dovevano venir regolati socialmente da una legge esteriormente rivelata.

Neppur oggi gli uomini hanno superato in tutto i limiti degli io di gruppo.

 In quante mai cose l’uomo d’oggi non è affatto un essere individuale, bensì un essere di gruppo!

 

• L’uomo che già oggi fosse un essere libero è pur sempre ancora un ideale

(a un certo gradino del discepolato esoterico lo si chiama il « senza patria»).

• Chi si pone volontariamente nell’attività universale è individuale, non viene regolato dalla legge.

 

Nel principio del Cristo sta il superamento della legge:

«Poiché la legge fu data da Mosè, ma la grazia da Cristo» (Giov. 1, 17).

 

• Nel significato cristiano, la grazia è la facoltà dell’anima di compiere il bene per virtù della propria interiorità.

• La grazia e la verità riconosciuta nell’intimo hanno origine dal Cristo.

Vedete quanto profondamente significativo sia per l’intera evoluzione umana questo pensiero.

 

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• « Verrà un tempo, che sarà il mio tempo, quando le cose più importanti verranno compiute da uomini

che non saranno più collegati dalla consanguineità, bensì staranno ciascuno per sé singolarmente.

Questo tempo, però, deve ancora venire ».

 

Il Cristo stesso, che dà l’impulso primo a questo sviluppo, in un’occasione importante dice che questo ideale si compirà un giorno, ma che il suo tempo non è ancora venuto.

Vi accenna profeticamente, quando la madre sta dinanzi a lui, esortandolo a compiere qualcosa per l’umanità, quasi alludendo al proprio diritto di indurlo a un atto importante per l’umanità.

Ed egli replica: «Quello che possiamo fare oggi è ancora connesso coi legami del sangue, al rapporto fra “me e te”, poiché il mio tempo non è ancora venuto» (Giov. 2, 4).

 

Il racconto delle nozze di Cana vuol esprimere che verrà un tempo siffatto, in cui ogni singolo starà per se stesso;

all’esortazione contenuta nelle parole « non hanno più vino » il Cristo risponde dicendo:

• « Ciò è ancora qualcosa che ha da fare con “me e te”; il mio tempo non è ancora venuto! ».

 

Ecco perché troviamo le parole «fra me e te» e «il mio tempo non è ancora venuto»: il testo allude a questo mistero.