Nessi fra microcosmo e macrocosmo.

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 31.11.1905


 

Sommario: I sensi in rapporto ai tipi di etere. Nessi fra microcosmo e macrocosmo. L’evoluzione di diversi stati di coscienza attraverso i periodi di civiltà del periodo postatlantico.

Vogliamo portare ancora un esempio specifico di come ci si possa immergere in profondità nelle scritture religiose e di come si possa capire sempre meglio quel che vi si trova.

 

Considerando i nostri organi di senso come lo si fa di solito, osserviamo che grazie all’organo dell’olfatto ci è data la possibilità di percepire la materia stessa. Se la materia non si effondesse, l’uomo non potrebbe annusarla. In questo caso avviene un collegamento con la materia stessa.

L’organo del gusto non si collega alla materia in sé, bensì scioglie le cose e ne percepisce l’effetto. Perciò possiamo chiamare il gusto un senso chimico, perché esso penetra nella qualità della materia.

Il terzo senso, la vista, non ha più nulla a che fare con la materia, perché percepisce soltanto le immagini che la materia dà.

Il quarto, il senso del tatto, ha ancora meno a che fare con quella che è la materia, in quanto percepisce solo le caratteristiche dell’ambiente sugli oggetti, come il caldo e il freddo; questo è uno stato della materia che non dipende più dalla materia stessa, ma dalle condizioni che ci sono attorno ad essa.

L’udito non dipende affatto dall’aria, perché noi percepiamo solo le oscillazioni dell’aria, le vibrazioni, quel che si trova in un rapporto assolutamente del tutto esteriore con l’elemento materiale. La materia, l’aria, è solo un mezzo per la propagazione delle onde.

 

La percezione inferiore della materia è l’olfatto, poi viene il gusto, poi il tatto e poi il senso dell’udito.

Ora, se prendiamo il senso del tatto, possiamo chiederci: che cosa sono il caldo e il freddo?

Sono quel che è contenuto nell’etere del calore.

Perciò

• il tatto percepisce l’etere del calore,

• la vista percepisce l’etere luminoso,

• il gusto percepisce l’etere chimico,

• l’olfatto percepisce l’etere atomistico o etere vitale,

• l’udito percepisce l’aria.

Un sesto e un settimo senso, che si svilupperanno solo in futuro, percepirebbero l’acqua e la terra.

Così nei nostri sensi abbiamo una sequenza in livelli che si susseguono di quella che chiamiamo “la nostra materia”.

Cominciamo prendendo in considerazione i nostri tre sensi inferiori.

 

Il senso della vista percepisce gli oggetti del mondo circostante attraverso l’etere luminoso. Ma ci fu un tempo in cui intorno a noi c’erano buio e oscurità. Riandiamo al periodo in cui, appunto, all’uomo si dischiuse la vista e il mondo esterno in quanto tale ci divenne percettibile. Prima, l’occhio non si era ancora aperto verso l’esterno. Immaginate la stessa forza che l’occhio riceve dall’esterno nell’etere luminoso, però riversata dall’interno verso l’esterno, cioè fluente nella direzione opposta: dagli occhi verso l’esterno. Se fosse così, questo essere illuminerebbe quelli che gli stanno intorno. E in una certa epoca, quando gli uomini avevano l’occhio del ciclope, era proprio così. L’illuminazione era dovuta alla luce che fuoriusciva; essa fluiva dall’interno verso l’esterno. A quei tempi l’uomo (come alcuni animali marini fanno ancora oggi) illuminava gli oggetti circostanti e il suo stesso corpo. Allora l’uomo non aveva ancora una coscienza a sé, ma era soltanto uno strumento per la divinità in questione, per illuminare il mondo per la divinità. Per vedere gli oggetti intorno a sé, la divinità non aveva alcun altro strumento che gli occhi degli esseri umani.

 

Quando l’uomo non era ancora dotato di ragione, era possibile che la luce attiva della divinità passasse attraverso di lui e illuminasse gli oggetti. L’uomo era un mediatore per la divinità. Questa voleva rendere visibili con la luce gli oggetti rigidamente delimitati. Dato che la luce passava attraverso l’uomo, l’uomo stesso ne venne configurato.

 

Prima che la luce passasse attraverso l’uomo, la divinità non aveva ancora bisogno di luce, perché gli oggetti non erano ancora solidi, ma liquidi, e quindi non si poteva ancora utilizzare la luce. Questo è lo stato che la Bibbia descrive dicendo: «Le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque». A quei tempi il mondo era vera e propria acqua, anche l’oro e l’argento e gli altri metalli a quei tempi fluivano, erano liquidi. Quando nell’acqua, come dei pezzi di ghiaccio, si formarono gli oggetti solidi, l’uomo si separò, e divenne necessaria la luce. Dio disse: «Sia luce, e la luce fu», e fu soltanto allora che anche l’uomo ebbe la sua forma. Questo è il momento in cui viene introdotto l’etere luminoso e si separano le componenti solide: “Dio fece il firmamento”.

 

Prima tutto era sostanza liquida. Come nel firmamento fu introdotto l’etere luminoso, così nell’acqua fu introdotto l’etere chimico. Nell’uomo il legame chimico fu introdotto quando egli era ancora liquido. I legami chimici, secondo i quali oggi si combinano le diverse sostanze, furono impressi nel singolo. Poi risaliamo ad uno stadio ancora precedente, quando l’uomo e anche l’intera Terra erano ancora gassosi; qui fu fatto fluire in lui l’etere vitale o etere atomistico. In quell’epoca l’etere vitale fu introdotto nel mondo attraverso l’essere umano.

 

Ora prendiamo ancora una volta in considerazione lo stadio che c’era quando Dio disse: «Sia luce!». La Terra comincia ad addensarsi. La Terra viene illuminata. Dunque fu così che, in realtà, l’uomo cominciò a solidificarsi. Ora gli dovettero essere conservate le forze precedenti. Adesso abbiamo raggiunto lo stadio in cui l’uomo fa passare la luce attraverso se stesso. Poi ci fu una totale inversione. Allora l’uomo iniziò a percepire la luce da fuori.

 

In principio attraverso di lui vennero introdotti in questo mondo:

1. l’etere atomistico o etere vitale      2. l’etere chimico        3. l’etere luminoso

Al rovescio:

3. percezione dell’etere vitale         2. percezione dell’etere chimico          1. percezione dell’etere luminoso.

 

Allora all’uomo viene restituita dal mondo la luce (rovesciamento della vertebra). Prima egli stesso emanava luce, ora la luce fluisce in lui. Egli si è chiuso; in tal modo è diventato cosciente. La luce risplende su di lui; l’uomo comincia a far specchiare in sé il mondo circostante. La cosa successiva è che l’uomo comincia a riconoscere gli oggetti per quanto riguarda la loro natura chimica. Sviluppa simpatia o antipatia per la materia, un legame col resto del mondo. Poi infine percepisce l’etere atomistico o chimico anche in se stesso.

 

• Introducendo la luce nel mondo, l’uomo ottenne il suo aspetto solido.

• Introducendo l’etere chimico divenne affine al mondo.

• Introducendo l’etere atomistico ricevette la vita.

Dunque ottenne,

• attraverso gli occhi: la figura;

• attraverso il gusto: l’affinità con il mondo;

• attraverso il suo senso dell’olfatto, il naso: la vita.

Jehova insufflò l’alito di vita nel suo naso.

 

Accostandoci alle scritture religiose con queste rappresentazioni, vi troviamo riposte le verità più profonde. Vogliamo vedere se, in origine, esse vi furono riposte nello stesso modo in cui noi le abbiamo adesso.

Per esempio, poniamoci di fronte alla persona che ha costruito il tunnel del Gottardo, e poi di fronte a una che lo descrive. Può anche darsi che la persona che ha costruito il tunnel del Gottardo non avesse necessariamente in sé tutta quell’ingegneristica in stato cosciente, però ha convertito un pensiero in realtà. Così sono gli antichissimi saggi rispetto a quelli attuali. A quei tempi erano dotati di una saggezza creatrice. Adesso noi abbiamo la saggezza percepita.

 

La saggezza creatrice è quella saggezza che un tempo fece l’uomo, costruendolo pezzo per pezzo, saggezza che oggi l’anatomista estrapola e descrive. La saggezza creatrice è esattamente la stessa dell’attuale saggezza ricavata; essa è stata riposta nel mondo. Nell’antichissima saggezza si ha a che fare con il progetto del mondo. Adesso potete capire perché il mistico deve ritirarsi in se stesso. Il mistico vero e proprio deve essere un ricercatore dell’interiorità. Egli cerca di ritrovare quegli stadi dell’evoluzione attraverso i quali egli stesso è stato creato.

 

Se potessimo chiudere totalmente gli occhi a tutta la luce e poi creare luce dentro di noi, finché il mondo appaia illuminato dall’interno all’esterno, potremmo immergerci in noi stessi, nella saggezza creatrice, e intuire tutto nell’interiorità. Questo ha un valore pratico, perché ci si ricorda che in sostanza l’uomo si è costruito attraversando il regno minerale, vegetale e animale; e dentro di lui tutto questo è presente. Quel che c’è fuori, nel mondo, sono i resti di quel che un tempo era l’uomo stesso.

Il cuore umano, quando ebbe origine, era affine a ciò che avveniva all’esterno. Nel momento in cui ci si immerge nel cuore, ci si crea l’ambiente così com’era quando, in epoca lemurica, ebbe origine il cuore.

 

• Concentrandosi sull’attività del cuore,

si può far apparire tutto l’ambiente dell’epoca lemurica di allora, di quando si formò il cuore.

Allora emergono in noi i paesaggi di Lemuria.

Chi si concentra sul cuore vede l’origine del genere umano.

• Concentrandosi sull’interno del cervello,

che ebbe origine solo gradatamene durante l’epoca atlantica, si vedono riaffiorare i paesaggi di Atlantide.

• Concentrandosi sul plesso solare, si viene ricondotti agli iperborei.

 

Così si ascende a ritroso ai mondi passati. Questo non è un rimuginare dentro di sé, bensì una vera percezione dei singoli organi nella loro affinità con il mondo. In questo modo Paracelso trovò i suoi rimedi e curò. Egli sapeva che la digitalis purpurea ebbe origine quando ebbe origine anche il cuore umano. Concentrandosi su un organo apparivano i corrispondenti rimedi terapeutici. Così le parti del macrocosmo sono in rapporto con la natura microcosmica dell’uomo.

 

Adesso possiamo facilmente capire che cosa significa che l’uomo diventa a sangue rosso, caldo, come anche gli animali superiori. Significa che a partire da questo momento l’uomo viene reso capace di separarsi da tutto il resto dell’ambiente, di diventare in modo autonomo un tutto in sé conchiuso. Il pesce non ne è capace. Il pesce ha la stessa temperatura dell’ambiente. Con il sangue rosso, caldo, l’uomo acquisì la capacità di sviluppare calore in sé. A questo punto l’uomo potè separarsi dal suo ambiente. Prima, aveva la stessa temperatura del suo ambiente. In realtà, cosa avvenne in quel momento?

 

Osserviamo l’organismo umano indifferenziato prima dell’epoca lemurica. Abbiamo una condizione termica costante su tutta la Terra. La temperatura dell’uomo è la stessa di quella esterna. Ora la temperatura interna diventa più elevata. Questa condizione termica dell’uomo significa calore proprio, calore che viene preteso dalla singolarità; e fuori nel mondo subentra il contrario: calore, fuoco, che viene dato. Prima all’esterno non c’era nemmeno, il fuoco.

Nella natura fu possibile accendere fuochi solo quando il fuoco comparve all’interno dell’uomo. Da quella volta, all’esterno c’è il fuoco benefico, che viene offerto, e nell’uomo il fuoco egoistico.

 

E ora abbiamo il momento in cui il fuoco per l’uomo venne sottratto ad entità spirituali. Gli uomini sottrassero il proprio calore al corpo di un preciso essere spirituale: Agni! Così, quello che prima era presente nel mondo come spirito del fuoco dovette ritirarsi e in seguito potè riapparire solo temporaneamente sotto forma di fuoco. La leggenda di Prometeo poggia su questo fatto. Il dio ha perso il suo corpo precedente e si crea un nuovo corpo nel fuoco esteriore. Qui avete un esempio molto speciale di come l’uomo, per certi versi, agisca in modo distruttivo sulle forze elementari della natura. L’uomo ha tratto da sé l’elemento fuoco diventando egli stesso un essere separato. Perciò l’occultismo sostiene che l’uomo, in sostanza, nei confronti degli esseri elementari sia un distruttore. È una cosa che porta molto lontano e ci mostra chiaramente che oggi l’uomo crea ancora continuamente nuovi rapporti, nuove forze naturali nel suo ambiente, continuando ad evolversi. Egli elabora la Terra.

 

Il fuoco ha avuto origine nell’epoca lemurica,

perciò Lemuria potè essere distrutta dal fuoco che l’uomo stesso aveva creato.

Il continente atlantico fu distrutto dall’acqua.

Il quinto continente sarà distrutto dal male.

 

Qui possiamo vedere una specie di percorso a ritroso come segue:

 

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Quello successivo fu – durante l’epoca atlantica – il creare dell’uomo nel suo stesso corpo eterico. A questo punto egli assorbì dal suo ambiente l’aria. Trasformò il proprio corpo eterico in un modo tale per cui le circostanze su Atlantide si trasformarono del tutto.

 

Una volta, durante Atlantide, la superficie della Terra era solo nebbia, un’atmosfera tale che non era possibile che ci fosse l’arcobaleno. A quei tempi l’uomo agiva sull’acqua. In epoca lemurica agiva sulla terra solida, il che fece uscire il fuoco; in epoca atlantica egli agiva sull’acqua, il che provocò la luce. (Corrisponde alla luce del nostro intelletto nell’interiorità). Poi agì sull’aria.

 

La quinta epoca l’uomo la manderà in rovina per mezzo di quello che si chiama “il male”. Poi viene la sesta epoca.

La quinta epoca è quella che sviluppa il manas sul piano fisico.

 

 

Nella cultura paleo-indiana si viveva in uno stato che corrisponde al manas in una specie di profondo stato di trance. Qui sono i Risci a rivelare agli antichi Indiani la saggezza primordiale.

La seconda rivelazione avvenne presso i Persiani in uno stato simile al nostro sonno profondo. In questo stato l’uomo ascoltava la Parola. Era lo stato dell’antica trance di sonno persiano. Si chiama “Honover” la Parola presso i Persiani.

Terza manifestazione: i popoli dell’Asia anteriore, i Babilonesi, gli Egizi, percepiscono attraverso il manas nella coscienza immaginativa; hanno visioni.

Quarta manifestazione: presso i Semiti, i Greci e i Romani si formò la chiara coscienza di veglia diurna. Qui il manas viene percepito nella chiara coscienza diurna come uomo incarnato, Cristo Gesù.

 

• Presso gli Indiani troviamo dunque la trance del corpo fisico.

• Presso i Persiani troviamo il sonno profondo del corpo eterico.

• Presso i popoli dell’Asia anteriore troviamo la coscienza immaginativa del corpo astrale.

• Presso i popoli semiti, greci, romani la coscienza di veglia dell’Io.

• Adesso, nel quinto periodo, non si ha la percezione di un manas incorporato,

ma piuttosto si ritiene che il massimo sia la sperimentazione fisica dei semplici concetti.

Il nostro periodo ha sviluppato il manas fisico, la comune scienza.

• Il sesto periodo svilupperà un manas sovrapsichico.

 

Quello che adesso, per l’uomo, è solo una specie di sapere, nel sesto periodo diventerà realtà diretta, forza sociale. Il sesto periodo dovrà compenetrare socialmente l’organismo sociale con Colui che ha portato avanti tutta l’evoluzione precedente. Soltanto qui il cristianesimo si manifesterà come socialmente configurante. Il sesto periodo diventerà il germe fondamentale per la sesta epoca. La quinta epoca deriva dai paleo-Semiti, la quinta stirpe umana della quarta epoca. Essi svilupparono il proprio Io, che produce l’egoismo. L’umanità deve ai paleo-Semiti la propria possibilità di rendersi autonoma. L’uomo si deve prima trovare, ma in seguito deve anche a sua volta donarsi. Deve consacrarsi a ciò che rende reale il pensiero. Il sesto periodo avrà la missione di sostituire la parentela di sangue con la parentela di manas, la parentela nello spirito. Il pensiero, che è altruistico, svilupperà la predisposizione per il superamento dell’egoismo.

 

• Il settimo periodo sarà un parto prematuro. Trasformerà troppo presto

quel che deriva dal manas in una realtà ancora molto più forte.

• Nel sesto periodo verrà data la predisposizione per il superamento dell’egoismo,

ma in modo tale che verrà mantenuto un equilibrio fra l’amore di sé e l’altruismo.

L’uomo del sesto periodo non si perderà verso l’esterno, né si chiuderà all’interno.

 

Nel settimo periodo subentrerà una specie di ipertrofia. Allora l’uomo farà fluire all’esterno quel che adesso ha in sé: il proprio egoismo. I membri del sesto periodo, invece, manterranno l’equilibrio. Il settimo periodo indurirà l’egoismo. Qui il popolo anglo-americano avanzerà come un qualcosa di rigido fin dentro la futura sesta epoca, come oggi i Cinesi sono un rigido resto dell’epoca atlantica, la quarta epoca.

 

L’egoismo cosmico procede dalla civiltà anglo-americana. Da quella parte tutta la Terra verrà avviluppata dall’egoismo. Dall’Inghilterra e dall’America giungono tutte le scoperte che rivestono la Terra come una rete di egoismo. Così, da laggiù tutta la Terra verrà ricoperta da una rete di male ed egoismo. Ma una piccola colonia nell’Est forma, come da un seme, la nuova vita per il futuro.

 

La cultura anglo-americana distrugge la cultura europea. Le sette in Inghilterra e in America non sono altro che la conservazione più incredibile di cose ormai vecchie. Società come l’Armata della salvezza, la Società Teosofica, e simili sorgono proprio laggiù per salvare le anime dalla decadenza, perché l’evoluzione delle culture non scorre parallelamente all’evoluzione delle anime. Ma la cultura stessa va in rovina. E in essa la predisposizione per l’epoca cattiva.

 

• Nel quarto periodo di cultura il lavoro veniva svolto come tributo (lavoro degli schiavi).

• Nel quinto periodo il lavoro viene svolto come merce (venduto).

• Nel sesto periodo il lavoro verrà svolto come sacrifìcio (lavoro libero).

 

L’esistenza economica allora sarà separata dal lavoro; non ci sarà più alcuna proprietà, tutto sarà bene comune.

Allora non si lavorerà più per la propria sussistenza, ma tutto verrà fatto come assoluto sacrifìcio all’umanità.