Noi non percepiamo la vita del pensare umano

O.O. 153 – Natura interiore dell’uomo e vita fra morte e nuova nascita – 11.04.1914


 

Se pensiamo non abbiamo a che fare con percezioni sensorie.

Le percezioni dei sensi possono servire da stimolo,

ma il vero pensare non si esplica in percezioni sensorie, si svolge più interiormente.

Quando pensiamo,

col vero pensare non facciamo nessuna impressione sul nostro corpo fisico,

ma ne facciamo una sul nostro corpo eterico.

 

Mentre pensiamo neppure penetra in noi tutto ciò che vi è nei pensieri.

Se tutto quanto vi è nei pensieri penetrasse in noi,

ogni volta che pensiamo sentiremmo pulsare in noi tanti esseri elementari vivi,

ci sentiremmo interiormente del tutto animati.

 

A Monaco dissi che se qualcuno sperimentasse i pensieri quali sono, si sentirebbe nei suoi pensieri in una tale confusione come se fosse in un formicaio: in lui tutto sarebbe vita.

 

Noi non percepiamo la vita del pensare umano, perché non ce ne giunge a coscienza che la schiuma;

essa forma appunto le ombre di pensiero che affiorano in noi quale nostro pensare.

Per contro nel nostro corpo eterico si immergono le forze vive che pervadono i pensieri.

 

Noi non percepiamo gli esseri vivi, gli esseri elementari viventi che frullano allora attraverso di noi,

ma nei pensieri ne percepiamo soltanto un estratto, un abbozzo.

L’altra parte, la vita, penetra però in noi, e penetrando così in noi anch’essa ci pervade;

si verifica di nuovo una lotta del nostro corpo eterico,

una lotta che però ora si svolge fra gli spiriti progrediti e Arimane, fra gli spiriti buoni e le entità arimaniche.

 

La manifestazione di tale lotta è che i pensieri non si esplicano in noi come si esplicherebbero se fossero esseri vivi.

Se si esplicassero come realmente sono, noi ci sentiremmo nella vita degli esseri-pensiero in continuo movimento.

Noi però non li percepiamo, perché il nostro corpo eterico, che altrimenti sarebbe del tutto trasparente,

è stato reso assolutamente opaco.

Si potrebbe dire che esso diventa a un dipresso come un topazio affumicato pervaso da strati oscuri,

mentre il quarzo è totalmente trasparente e puro.

 

Così il nostro corpo eterico è compenetrato da un’oscurità spirituale.

Quel che permea in tal modo il nostro corpo eterico è il patrimonio della nostra memoria.

Il patrimonio di ricordi si costituisce per il fatto che i pensieri, mediante i processi sopra descritti,

si rispecchiano nel corpo eterico;

vi si rispecchiano risalendo fino al momento di cui giungiamo a ricordarci nella vita fisica.

 

Quelli che abbiamo nella memoria sono i pensieri che vengono riverberati dal tempo.

Ma giù, nel profondo del nostro corpo eterico, dietro la memoria,

lavorano le entità divino-spirituali buone di cui Arimane è l’oppositore,

e lì creano e costruiscono le forze che possono di nuovo vivificare

ciò che nel corpo fisico è morto a causa dei processi prima descritti.

 

Mentre dunque nel nostro corpo fisico viene di necessità creato un cadavere,

perché altrimenti avremmo lo stimolo a spiritualizzarci con tutti i difetti che portiamo in noi,

dal corpo eterico fluisce invece qualcosa, una forza vitale stimolatrice,

per cui in avvenire quanto è stato ucciso potrà di nuovo essere trasformato in cosa viva.

Ora soltanto ci si accorge dell’importanza del prima e del dopo.

 

Se cioè le immaginazioni, ispirazioni e intuizioni che penetrano in noi

si esplicassero nel nostro immediato presente, esse ci spiritualizzerebbero.

Ma essendo esse proiettate da Arimane nell’avvenire,

non facendosi esse valere ma essendo conservate come germi per l’avvenire,

per questo conseguono di nuovo la loro vera natura.

Quello che noi attualmente useremmo in malo modo, lo impiegheremo invece bene in avvenire,

quando avremo varcato la soglia della morte per edificarci una nuova vita mercé il mondo spirituale.

 

Le forze che impiegate nel mondo fisico

ci indurrebbero a spiritualizzarci con i nostri difetti,

ci guidano invece dopo la morte verso una nuova vita fisica terrena.

 

In modo tanto contrastante agiscono le cose nei diversi mondi.

Così è del nostro pensare.