«Non giudichiamo, ma lasciamo ciò che è nell’uomo al pareggio karmico»

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 07.07.1909


 

Già abbiamo visto che il Cristo aveva indicato che in chi era nato cieco, e che Egli aveva guarito, doveva manifestarsi quel che in lui aveva peccato nella vita precedente. Il Cristo si presentava dunque all’umanità in modo da insegnarle, per quanto essa era capace di comprenderla, l’idea della reincarnazione.

 

Egli insegnava il karma, il ripercuotersi delle cause da una incarnazione nell’altra; e lo insegnava nel modo in cui si insegna praticamente per la vita. Egli voleva dire che vi sarà un avvenire in cui tutti gli uomini riconosceranno il karma, in cui comprenderanno che quando l’uomo compie qualcosa di male non occorre che egli venga punito da una forza esteriore terrena, perché quel male porta seco di necessità il pareggio in questa incarnazione o in una successiva; basta quindi semplicemente registrare quell’azione nel grande libro della cronaca dell’akasha, nel mondo spirituale.

Non occorre allora che lo si giudichi come uomo; possiamo stare da uomini di fronte a lui e lasciare ciò che ha fatto alle leggi spirituali, affinché rimanga nel mondo spirituale; possiamo lasciare l’uomo al karma!

 

  «Ma Gesù se n’andò al Monte degli Ulivi. E sul far del giorno tornò nel tempio, e tutto il popolo venne a lui; ed egli, postosi a sedere, li ammaestrava. Allora gli scribi e i Farisei condussero a lui una donna colta in adulterio; e postala in mezzo, gli dissero: ‘Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare queste tali; e tu che ne dici?’ Or dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra.» (Giov. VIII-1 e segg.).

 

Che cosa scriveva Gesù?

Egli registrava nel mondo spirituale il peccato ed il peccato troverà dal mondo spirituale il suo pareggio!

 

Egli ricorda però agli altri di riflettere se essi stessi non abbiano peccati sulla coscienza, perché soltanto se non avessero niente da pareggiare potrebbero dire di non avere nesso alcuno con il peccato della donna e potrebbero giudicarla.

Così invece essi non sanno se in una vita precedente non hanno creato la causa di ciò che ora colpisce quella donna; essi non possono sapere se in vite precedenti non hanno portato quella donna al punto da commettere ora l’adulterio, se essi stessi non hanno commesso quel peccato in vite precedenti o non ne hanno preparato la causa. Tutto è scritto nel karma.

 

Gesù scrisse sulla terra che egli aveva già compenetrato della sua luce spirituale; egli affida cioè alla terra ciò che deve essere karma per l’adultera. Egli voleva dire di dirigersi sulle tracce che allora indicava, di diventare tali da poter dire:

«Non giudichiamo, ma lasciamo ciò che è nell’uomo al pareggio karmico».

 

Se gli uomini seguono queste indicazioni arrivano al karma.

Non occorre insegnare il karma come un dogma; lo si insegna attraverso i fatti. Così insegnava il Cristo.