… non riconobbero nel Risorto colui ch’era stato con loro fino a poco prima

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 31.05.1908


 

La narrazione evangelica dice che Maria Maddalena venne al sepolcro, che la salma era scomparsa e che essa vide due figure spirituali. Si vedono sempre quelle due figure spirituali presso un cadavere dopo qualche tempo: da una parte si vede il corpo astrale e dall’altra il corpo eterico che va liberandosi a poco a poco, per effondersi nell’etere cosmico. Prescindendo dal corpo fisico, sono presenti due figure spirituali che appartengono al mondo spirituale.

 

• « Allora i discepoli tornarono a casa. Maria invece stava fuori del sepolcro e piangeva.

E mentre piangeva si sporse a guardare nel sepolcro; e vide due angeli in vesti bianche, a sedere… »

 

Essa vide ciò, perché era divenuta chiaroveggente per mezzo della forza possente dell’evento di Palestina.

Ma vide dell’altro: vide il Risorto.

Era proprio necessario, per vederlo, che fosse divenuta chiaroveggente?

Credereste forse di non riconoscere a colpo sicuro una persona veduta nella sua figura fisica un paio di giorni prima?

 

«E detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi, ma non conobbe ch’era Gesù.

Gesù le disse: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il giardiniere… »

• E per sottolineare questo fatto, l’osservazione viene ripetuta un’altra volta,

nell’apparizione del Risorto sulle rive del lago di Genezaret.

• «E quando fu mattina, Gesù si trovò sulla riva; ma i discepoli non riconobbero ch’era lui ».

 

Lo trovano lì i discepoli esoterici; quelli che avevano potuto accogliere in tutta la sua potenza l’evento, compiutosi in quei giorni in Palestina, erano in grado di orientarsi e di vedere che si trattava di Gesù risorto, visibile ora nello spirituale.

Ma se alcuni discepoli e Maria di Magdala lo vedevano, altri di loro erano meno dotati a sviluppare la forza chiaroveggente: fra questi ultimi c’era ad esempio Tommaso.

 

Di Tommaso il vangelo ci narra che non era presente quando i discepoli videro per la prima volta il Signore risorto; ed egli replica di doverne prima toccare con mano le ferite, di dover avere un contatto corporeo col Risorto. E cosa avviene allora? Un tentativo di aiutarlo a diventare spiritualmente veggente.

Questo è il senso delle parole seguenti:

«E otto giorni dopo, i suoi discepoli si trovavano di nuovo in casa e Tommaso era con loro.

Venne Gesù, a porte chiuse, e si mise in mezzo a loro, dicendo: « La pace sia con voi! ».

 

Poi disse a Tommaso: « Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; e accosta la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma abbi fede… ». Cioè: vedrai qualcosa, se non ti affiderai solo alla vista esteriore, ma se ti compenetrerai della forza interiore.

 

Questa forza interiore che deve sprigionarsi dall’evento di Palestina viene chiamata “fede”. Non è una forza comune, ma è un’intima forza di chiaroveggenza. Compènetrati dunque di quella forza interiore, e non sarai più costretto a prendere per reale solo ciò che vedi esteriormente: poiché sono beati coloro che sono in grado di sapere ciò che non vedono esteriormente!

 

Così ci viene mostrato

che siamo di fronte alla piena realtà e verità della risurrezione,

e che questa può venire pienamente riconosciuta

solo da chi si sia in precedenza munito della forza interiore di vedere lo spirituale.

 

L’ultimo capitolo del vangelo di Giovanni vi dimostrerà che le cose stanno così e vi farà osservare come i discepoli più vicini al Cristo Gesù fossero sì giunti fino alla « vergine Sofia », poiché l’evento si era compiuto davanti a loro, ma quando si trattò per la prima volta di affermarsi, di percepire davvero un fatto spirituale, essi erano ancora come abbagliati e dovettero prima orientarsi.

Infatti non riconobbero nel Risorto colui ch’era stato con loro fino a poco prima.

 

Ci troviamo qui davanti a qualcosa che va considerato coi concetti più sottili, perché la mentalità grossolanamente materialistica troverebbe in questi fatti un argomento contro la validità della risurrezione. Il miracolo della risurrezione va preso nel senso più letterale; perfino per quanto concerne le parole dette dal Cristo: « Io sono con voi tutti i giorni, fino al compimento dei tempi! » (Matteo, 28, 20).

 

Egli è qui e tornerà, non però in figura di carne, bensì in una forma tale che potrà veramente scorgerlo chi, fin allora, sarà progredito mercé la forza del vangelo di Giovanni: e non sarà più incredulo, avendo conquistato la forza spirituale di percepirlo. Questa è la missione della scienza dello spirito: di preparare al ritorno del Cristo sulla Terra quella parte dell’umanità ch’è disposta a prepararsi.

 

Questo è il significato storico universale della scienza dello spirito: di preparare l’umanità, aprendole gli occhi,

per quando nel sesto periodo di civiltà il Cristo riapparirà in mezzo agli uomini:

di modo che potrà compiersi per una gran parte dell’umanità

ciò che ci venne accennato nel racconto delle nozze di Cana.

 

Perciò la concezione del mondo scaturita dalla scienza dello spirito

è come un’esecuzione testamentaria del cristianesimo.

Per giungere al vero cristianesimo,

in avvenire l’uomo dovrà accogliere le dottrine spirituali offerte dalla scienza dello spirito.