Oggi all’uomo spetta di accogliere nella sua chiara e piena coscienza di veglia i pensieri cosmici che la scienza dello spirito a orientamento antroposofico cerca di comunicare per superare egoismo, apparenza e malattia

O.O. 187 – Come ritrovare il Cristo – 22.12.1918


 

Oggi all’uomo spetta di accogliere nella sua chiara e piena coscienza di veglia

i pensieri cosmici che la scienza dello spirito a orientamento antroposofico

cerca di comunicare, sia pure in modo ancora imperfetto.

 

Purché li comprenda giustamente,

questi pensieri si presentano in modo da ispirargli la fiducia

che con essi l’uomo accoglie effettivamente la nuova rivelazione,

cioè il nuovo impulso del Cristo, adatto al nostro tempo.

E purché voglia prestarvi attenzione, lo sentirà davvero.

 

• Si cerchi di accogliere in sé molto vivamente, nel modo che qui si intende,

i pensieri spirituali della direzione dell’universo,

di accoglierli non solo come un insegnamento, non solo come una teoria,

ma in modo che l’anima ne risulti intimamente commossa, riscaldata, illuminata,

compenetrata e sostenuta.

 

• Si cerchi di partecipare a quei pensieri con tanta intensità

da sentirli come qualcosa che penetra nell’anima quasi come attraverso il corpo,

e che lo trasformi.

 

• Si cerchi di eliminare da quei pensieri ogni astrazione, ogni aspetto teorico,

di scoprire che quei pensieri sono un reale nutrimento dell’anima,

e che con essi non penetra nelle nostre anime soltanto pensiero,

ma vita spirituale fluita dal mondo spirituale.

 

Tre cose si scopriranno se ci si congiunge intimamente con questi pensieri.

 

• Anzitutto si scoprirà che, comunque si esprimano,

essi tendono a cancellare in noi qualcosa che tanto chiaramente invade le anime,

soprattutto nel nostro tempo dell’anima cosciente: tendono a cancellare l’egoismo.

• Se si comincerà a osservare che questi pensieri attenuano, uccidono l’egoismo,

vorrà dire che si sarà sentito

che i pensieri della scienza dello spirito sono compenetrati dalle forze del Cristo.

 

• In un altro modo ancora si potrà fare l’esperienza del vivo impulso del Cristo,

nei confronti della vita che oggi tende in tanti modi alle piccole o grandi falsità:

ogniqualvolta si verifichi una situazione di scarsa sincerità,

o in noi stessi, o intorno a noi, e si avverta subito la presenza al proprio fianco

di un impulso a rifiutare l’ingresso della menzogna nella nostra vita,

si percepisce il monito di attenersi sempre alla verità.

 

• Non è facile mentire, di fronte ai Pensieri spirituali dell’antroposofia,

o non sviluppare una sensibilità per la falsa apparenza o la menzogna.

• Anche prescindendo da ogni altro modo d’intenderlo,

il pensiero della nuova rivelazione cristiana può essere sentito come una guida verso il senso della verità.

 

• Si sarà trovato l’impulso del Cristo nel secondo modo,

se si sarà riusciti a cercare di comprendere la scienza dello spirito

non solo teoricamente, come ogni altra scienza,

ma in modo che i suoi pensieri compenetrino intimamente l’anima,

sentendo al nostro fianco come una potenza morale che ci esorta alla verità.

 

Il terzo aspetto dell’impulso del Cristo, vivente in questi pensieri,

verrà sperimentato se si sarà capaci di sentire che da essi

si diffonde qualcosa fin nel corpo, ma soprattutto nell’anima: un elemento risanatore che combatte le malattie,

una forza insita in quei pensieri, apportatrice di freschezza, di giovanilità, una forza ostile alla malattia.

 

Proprio questo l’umanità va cercando nella nuova sapienza, nella nuova spiritualità:

la possibilità, partendo dallo spirito, di vincere l’egoismo, la falsità nella vita:

l’egoismo mediante l’amore,

la falsità nella vita mediante la verità,

i fattori di malattia mediante i pensieri sani che ci mettono direttamente all’unisono

con le armonie dell’universo, perché da queste provengono.

 

• Non tutte queste mete possono essere raggiunte già oggi, perché l’uomo porta in sé un’antica eredità,

ed è semplicemente sciocca la caricatura dell’azione curativa dello spirito,

quale viene predicata da certi retrobottega della politica come la Christian Science.

• Ma anche se certi pensieri non sono ancora capaci, a causa dell’antica eredità,

di ottenere ciò che l’uomo desidera (e desidera egoisticamente),

pure in certi pensieri è davvero presente un elemento salutare.

• Solo che su queste cose si riflette sempre in modo sbagliato.

 

Può capitare infatti che qualcuno che s’intende di queste cose ti dica: certi pensieri possono risanarti; e che poi, a un certo momento, tu ti ammali. Certo, dipende dall’antica eredità che noi oggi non si possa ancora guarire da tutte le malattie solo per effetto di certi pensieri. Ma chi sarebbe in grado di dire quali malattie ci avrebbero colpiti, se non avessimo coltivato quei pensieri? di affermare che la nostra vita sarebbe decorsa nel medesimo stato di salute, anche se non li avessimo coltivati? Se una persona che ha coltivato l’antroposofia muore, poniamo, a 45 anni, perché sottolinearlo, se non si è in grado di dimostrare che senza quei pensieri sarebbe forse morto a 42 o a 40 anni? È sempre sbagliato affrontare così questo pensiero: si presta attenzione a ciò che, per effetto del suo karma, a una persona non può essere dato, ma non si presta attenzione a ciò che invece, sempre per effetto del suo karma, essa riceve.

 

Se, malgrado tutti gli ostacoli posti dal mondo esterno, si guarda a tali fatti con la forza nata dalla fiducia

acquistata grazie a un’intima conoscenza dei pensieri scientifico-spirituali,

allora si avvertirà anche l’elemento ravvivante e risanatore fin nel corpo fisico,

come terzo elemento che il Cristo, in quanto guaritore, porta nell’anima umana con le sue perenni rivelazioni.

 

Abbiamo voluto approfondire l’idea del Natale, così strettamente collegata col mistero della nascita dell’uomo; abbiamo tratteggiato quella prosecuzione del pensiero natalizio che oggi ci viene rivelata dallo spirito. Possiamo sentire la sua forza portante, possiamo sentire che essa ci pone entro gli impulsi evolutivi dell’umanità, qualunque cosa accada;

ci sentiamo uniti a quegli impulsi divini dell’evoluzione,

li possiamo comprendere, e da tale comprensione

ricavare forza per la nostra volontà e luce per i nostri pensieri.

 

L’uomo va evolvendosi, e sarebbe sbagliato negarlo; giusto è soltanto il procedere con l’evoluzione. Il Cristo ha detto anche: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli (Matteo, 28, 20). Questa non è una vuota frase, è una verità. Il Cristo non si è rivelato solo tramite i Vangeli: il Cristo è presso di noi e si rivela di continuo. Dobbiamo avere orecchi per prestare ascolto a ciò che di nuovo Egli rivela in tempi sempre nuovi. Se non abbiamo fede in queste nuove rivelazioni, potremo restare indeboliti, mentre questa fede potrà accrescere la nostra forza.

 

Le nuove rivelazioni accresceranno la nostra forza,

anche se con apparente contraddizione dovessero raggiungerci in mezzo ai dolori e alle traversie della vita.

• Con la nostra anima noi percorriamo le ripetute vite terrene

nelle quali si compie il nostro destino: a questo pensiero

(che ci fa avvertire lo spirituale dietro la vita fisica esteriore)

noi perveniamo solo se accogliamo in senso propriamente cristiano le rivelazioni che vanno rinnovandosi.

 

Conforme al senso del nostro tempo, davanti ai lumi dell’albero di Natale

il vero cristiano deve nutrirsi dei corroboranti pensieri

che oggi gli offre la muova rivelazione cosmica, per rafforzare la sua volontà,

per illuminare la sua vita di pensiero.

 

Con la forza e la luce emanata da quel pensiero del Natale egli potrà avvicinarsi,

nel corso dell’anno cristiano, all’altro pensiero, a quello della Pasqua.

• Questo evoca il mistero della morte,

ponendo dinanzi alla nostra anima l’esperienza finale della vita terrena dell’uomo,

intesa come evento spirituale.

• Sentiremo sempre più profondamente il Cristo

se saremo capaci di stabilire la giusta relazione fra la nostra esistenza e la sua.

 

Nel medioevo il Rosacroce diceva:

Ex Deo nascimur, In Chrìsto morìmur, Per Spìritum Sanctum reviviscìmus.

 

• Siamo nati dal divino, in quanto siamo uomini qui sulla Terra;

• nel Cristo moriamo;

• verremo ridestati a nuovo nello Spirito Santo.

 

Questo però si riferisce alla nostra vita umana:

è quasi un’immagine riflessa di quanto ci si rivela se guardiamo alla vita del Cristo,

come del nostro primo fratello che vive in mezzo a noi.

 

La sua verità che si rispecchia nella nostra vita e che da lui si irradia si può esprimere così:

Egli fu generato dallo Spirito

(come leggiamo nel vangelo di Luca, che lo raffigura nel simbolo della colomba che scende dall’alto):

• dallo Spirito fu generato;   • nel corpo umano morì;   • nel divino risorgerà.

 

Si accoglieranno nel giusto modo le verità che sono eterne,

se le si scorgeranno nel loro riflesso attuale, e non in assoluta o astratta.

• Se ci sentiamo uomini non in senso astratto, ma ben fondati in questo tempo,

in cui è nostro dovere pensare e agire secondo le leggi del tempo,

cercheremo di comprendere il Cristo (che è con noi fino al termine del mondo) nel suo linguaggio presente:

egli ci istruisce e ci illumina sul pensiero del Natale, e con esso ci infonde forza.

 

Vorremo allora accogliere in noi il Cristo nel suo linguaggio nuovo, perché il Cristo deve diventarci affine.

Sapremo allora assolvere noi stessi, sulla Terra e dopo la morte, il vero compito che Cristo ci assegna.

In ogni epoca l’uomo deve accogliere in sé il Cristo in modo diverso.

 

Lo sentivano così gli uomini, contemplando nel giusto modo

i due grandi pilastri spirituali rappresentati dall’idea del Natale e da quella della Pasqua.

Così ad esempio il profondo mistico tedesco Angelo Silesio si esprime sul Natale:

Nasca pure a Betlemme mille volte Gesù, se non rinasce in te, tu non ti salvi più.

 

E sulla Pasqua:

La croce ch’è sul Golgota, se non sorge in te pure, non ti potrà disciogliere dalle potenze oscure.

In verità, il Cristo deve vivere in noi che non siamo uomini in assoluto, bensì uomini di un tempo determinato.

Il Cristo deve nascere in noi nel modo in cui le sue parole risuonano nel tempo nostro.

Dobbiamo cercare di far nascere in noi il Cristo, per rafforzarci e illuminarci,

nel modo in cui egli vuole rimanere con gli uomini per tutti i tempi,

nel modo in cui vuole rinascere oggi nell’anima nostra.

 

Se dunque noi cercheremo

• di sperimentare nella nostra anima la nascita del Cristo,

• di sperimentare come la sua luce eterna e l’eterna sua forza

illuminino e fortifichino la nostra anima ai giorni nostri,

allora contempleremo nel modo giusto la nascita storica del Cristo a Betlemme

e la sua immagine nella nostra anima:

Nasca pure a Betlemme mille volte Gesù, se non rinasce in te, tu non ti salvi più.

 

Ci immergeremo giustamente nel pensiero del Natale, se lo faremo nel modo ch’Egli ci addita oggi;

se guarderemo alla sua nascita in Terra, alla sua nascita nell’anima nostra.

• Guarderemo allora a quella sacra notte che noi dobbiamo sentir spuntare a illuminazione degli uomini,

al loro rafforzamento contro i molti mali e i molti dolori che li hanno sconvolti

e che li sconvolgeranno in futuro.

 

Il mio regno non è di questo mondo: così dice il Cristo.

È una parola che ci esorta, se guardiamo nel modo giusto alla sua nascita,

a trovare nella nostra stessa anima la via a quel regno

dove Egli si trova per dar forza a noi, per darci luce, quando luce e forza ci vengono a mancare.

 

Gli impulsi del Cristo ci vengono dal regno di cui Egli stesso ci parla,

dal regno da cui sempre Egli ci annunzierà la sua comparsa nella notte di Natale.

Il mio regno non è di questo mondo (Giovanni, 18, 36).

 

Ma quel regno Egli lo ha portato in questo nostro mondo;

sicché da questo regno noi potremo sempre trovare forza, conforto, fiducia e speranza in tutti i casi della vita,

purché solo si voglia andare verso di Lui, prendendo a cuore le sue parole:

Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.