Osservazione occulta della Luna, della Terra e degli altri pianeti

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 11.04.1912


 

Nell’osservare la nostra Luna, la coscienza chiaroveggente

(che prescinda da ogni altro oggetto di osservazione, concentrandosi esclusivamente sulla Luna)

riceve la singolare impressione che la Luna fisica esteriore scompaia,

mentre al suo posto subentra qualcosa che suscita un’impressione

simile a quella di una rappresentazione mnemonica, di un ricordo.

 

Si ha cioè l’impressione che ciò che di solito si mostra all’occhio fisico

(e che naturalmente sul piano fisico esiste, ma tutto ciò che è fisico è per l’appunto maya !)

in fondo racconta l’impressione di un passato, proprio come del passato ci parla ogni ricordo.

 

Se poi facciamo agire su di noi tutto ciò che a quel punto comincia a parlarci di un certo passato, l’impressione ci dice: se quello che si presenta allo sguardo occulto dovesse agire proprio così come si presenta, se non venisse per così dire impedito nella sua azione da altri fattori, allora la nostra Terra non potrebbe nemmeno sussistere nella sua configurazione attuale, per effetto della contiguità di ciò che percepiamo nella Luna.

 

• Alla coscienza occulta la Luna racconta qualcosa che non dovrebbe neppure accadere (così come si presenta),

perché la vita sulla nostra Terra risulti possibile!

• Se ciò che in tal modo ci si presenta non fosse per così dire paralizzato da altre cose,

la vita attuale stessa dell’uomo non sarebbe affatto possibile,

per effetto di ciò che il pianeta stesso ci racconta in relazione alla Luna.

• Non ne sarebbero invece particolarmente ostacolate la vita degli animali sulla Terra,

e così pure quella delle piante e le attività che si svolgono nel mondo minerale.

 

Certo, alcune entità dei regni animale e vegetale dovrebbero avere configurazioni differenti: questo risulta in modo diretto dalle forze che agiscono su di noi dalla Luna con grande veemenza. Tuttavia nelle sue linee essenziali la vita animale, vegetale e minerale sarebbe possibile sulla nostra Terra, non però la vita umana.

 

• Presentandosi a noi in quel modo, la Luna ci parla dunque di una condizione

che, se fosse pienamente attiva, escluderebbe la vita umana sulla Terra.

 

Si sarà notato che sto cercando di esporre le cose nel modo più concreto possibile, così come si presentano allo sguardo occulto. Non vorrei parlare in schemi astratti, con i quali si può raccontare di tutto. Vorrei invece esporre le cose come appaiono allo sguardo occulto.

L’impressione che se ne ricava è paragonabile solo a quanto segue.

 

Se in una persona dell’età di trent’anni si presentassero a un tratto tutte le rappresentazioni che aveva avuto quando ne aveva quindici, e tacessero invece tutte le rappresentazioni elaborate dalla sua anima negli anni successivi, di fronte alla coscienza di quella persona si troverebbe presente e per così dire oggettivata la sua anima di quando era quindicenne. Tuttavia quel tale dovrebbe dirsi: se adesso io avessi in me soltanto quello che allora era stato il contenuto della mia anima, io non potrei affatto pensare ciò che penso adesso, e non sarebbe nemmeno possibile la mia esistenza, nella mia attuale disposizione d’anima.

 

A quella persona parrebbe di essere riportata indietro di quindici anni; si renderebbe anche conto che quel contenuto della sua anima di quindicenne non potrebbe produrre la persona che esiste ora, eppure è connesso con questa, qual è divenuta. Vediamo dunque che in qualche modo è possibile caratterizzare l’impressione che riceviamo dalla Luna.

 

Possiamo dire di avere questa impressione diretta: ti trovi di fronte a qualcosa che non ti indica propriamente un presente, bensì ti parla di un passato; e come tu dovresti eliminare col pensiero tutte le esperienze degli ultimi quindici anni, se a trenta tu potessi percepire solo il contenuto della tua anima all’età di quindici anni, così ora devi allontanare col pensiero la possibilità stessa che esista la Terra. Infatti la Terra, qual è ora, racchiude le condizioni della vita umana, ma, non sarebbe possibile, qualora si realizzasse ciò che qui si presenta come Luna.

 

Solo perché lo sguardo occulto può ricavare una tale impressione, risulta possibile educare questa visione in modo da poter ricavare un’idea di quello che c’era prima che fosse possibile una Terra. Infatti quello che in tali condizioni si vede era stato possibile prima della Terra, e ciò che più tardi portò all’esistenza della Terra divenne possibile solo quando la condizione che lì si percepisce fu scomparsa.

 

Ho dunque descritto adesso quello che il chiaroveggente deve fare per risalire (come si suol dire) nella cronaca dell’akasha a uno stadio precedente del nostro sistema planetario, poiché fissando sulla Luna lo sguardo chiaroveggente si fissa appunto uno stadio precedente del nostro sistema planetario. Se ora si cerca di descriverlo, si potrà enunciare quali fossero le condizioni del nostro sistema planetario prima che esistesse la nostra Terra.

 

Si usa chiamare stadio lunare la condizione che precedette la nostra condizione terrestre,

appunto perché occorre procedere nel modo che si è detto:

per imparare a conoscere lo stato precedente la nostra Terra

bisogna fissare ciò che nella Luna è rimasto conservato quasi come una memoria.

 

Certo, il problema si chiarirà completamente solo quando, dallo stato chiaroveggente che è stato sviluppato per giungere a una specie di immagine mnemonica del sistema planetario, si trapassa nuovamente nello stato di coscienza ordinario, e si cerca di rendersi conto in che cosa consista la differenza.

La differenza consiste nel fatto che occorre cercare di mettere in qualche modo d’accordo le due impressioni, e questo accordo è possibile solo se in un primo momento si prescinde del tutto dalla Luna.

 

Infatti l’osservazione esteriore, propria della coscienza ordinaria, non ci dice gran che sul conto della Luna. Certo, è noto che l’astronomia esteriore cerca di acquisire un certo numero di conoscenze sulla Luna, però l’osservazione esteriore in generale non dice poi molto. Per confronto, dobbiamo invece ricorrere a una certa osservazione chiaroveggente della nostra Terra, nello stato in cui si trova attualmente e in cui noi l’abitiamo.

 

Escludendo tutto quello che di fisico ci si presenta nei diversi regni della natura,

ed osservando la nostra Terra chiaroveggentemente, si scopre che essa,

in quanto pianeta fisico che si trova sotto i nostri piedi e intorno a noi,

rappresenta uno stadio progredito di ciò che era stata la Luna.

 

Confrontando poi le due impressioni, possiamo chiederci: in che modo uno dei due stadi si è formato dal precedente?

Allora si presenta per così dire da se stesso allo sguardo chiaroveggente il lavoro che è stato compiuto perché l’antica condizione della Terra (che abbiamo caratterizzata come lo stadio lunare) trapassasse nell’attuale stadio terrestre.

 

Infatti ci si manifesta l’impressione che quel trapasso sia stato prodotto

da una o più di quelle entità spirituali che nella scala delle gerarchie abbiamo chiamato Spiriti della forma.

Conseguiamo in tal modo la possibilità di penetrare nel divenire del pianeta, nei suoi stadi precedenti.

 

Sorge qui il problema se sia possibile guardare ancora più lontano nel passato. Si tratta di considerazioni necessarie, perché solo grazie ad esse è possibile comprendere giustamente le entità spirituali che partecipano alla vita dei corpi celesti.

 

Passando ora a un secondo tentativo di osservazione chiaroveggente, dovremo di nuovo prescindere dalla nostra Terra e anche dalla nostra Luna (e in generale da tutto quanto vi è di lunare nell’intero sistema planetario), e per quanto possibile trasporci nella condizione di un altro pianeta o di una serie di altri pianeti, e confrontare tra loro queste condizioni.

 

S’intende che io sto in questo momento riferendo fatti reali che possono manifestarsi nella coscienza chiaroveggente. Lo sguardo chiaroveggente può essere rivolto (anche se non sempre in modo simultaneo, perché talvolta le circostanze non lo consentono) ad altri pianeti del nostro sistema, e può imparare a conoscere le impressioni da essi prodotte.

 

Osservando in tal modo l’uno o l’altro dei pianeti, o parecchi di essi, non se ne ricava ancora gran che, non ne nasce un’idea chiara. L’idea si fa però subito chiara, se si procede in un certo modo con le proprie impressioni chiaroveggenti. Vorrei ricorrere ancora una volta a un paragone per chiarire quello che intendo dire.

Ammettiamo di ricordarci di qualcosa che abbiamo sperimentato a diciotto anni, sapendo che di fronte a quella esperienza avevamo assunto il punto di vista corrispondente al nostro grado di maturità di allora.

 

Potremo dirci che per vedere la cosa in modo più chiaro ci conviene ricordare anche un altro fatto, poiché nel nostro venticinquesimo anno di vita abbiamo fatto un’altra esperienza connessa con la prima. Possiamo proporci di confrontare quelle due impressioni. Si cerchi dunque di rendersi conto del vantaggio che può rappresentare nella vita il confrontare due cose simili, ma avvenute in tempi diversi. Se ne ricava allora un’impressione complessiva nella quale ognuna delle due esperienze getta luce sull’altra.

 

Un tale confronto rappresenta una specie di media aritmetica e dal concorso delle due rappresentazioni mnemoniche nascerà qualcosa del tutto nuovo. Così dovrà procedere il chiaroveggente, una volta che gli sia riuscito di ricevere un’impressione occulta, diciamo di Marte o di Mercurio o di Venere o di Giove. Ora egli non dovrà considerare singolarmente queste impressioni, bensì confrontarle tra loro, lasciarle agire l’una sull’altra, metterle in reciproco rapporto.

 

Se ci si sottopone a questo lavoro, se ne ricaverà poi quest’altra impressione: grazie ai frutti del confronto fra quelle impressioni, si dispone nuovamente di una specie di rappresentazione mnemonica del sistema planetario. Anche questa volta non si tratta di una condizione possibile nel presente, bensì di una che deve essere stata possibile nel passato, poiché si presenta come causa di ciò che esiste adesso nel sistema planetario, allo stesso modo in cui lo era nel caso precedente lo stadio lunare.

 

L’impressione che si riceve in questo modo possiede proprietà veramente importanti: una cosa che viene descritta in concetti apparentemente aridi suscita in realtà impressioni fra le più sublimi che si possano ricevere. Se poi dovessimo definire la caratteristica di tale impressione, ricorreremo ancora una volta a un paragone. Confesso che non saprei ricorrere a qualcosa di diverso, per descrivere l’impressione che si riceve nel modo descritto.

 

Non so se qualcuno dei presenti abbia mai provato nella vita fisica ordinaria l’impressione seguente. È probabile che qualcuno abbia talora provato una profonda tristezza, tale da provocare il pianto, per compassione con qualche essere del mondo fisico circostante. Si può però aver ricevuto anche una impressione diversa.

 

Certamente molti avranno conosciuto l’impressione che si può ricevere dalla lettura di un’opera letteraria, per esempio da un romanzo, quando una certa scena (della quale si sa benissimo che non è cosa reale) è capace di provocare veramente il pianto, per la forza travolgente della descrizione. Non ci si sofferma affatto a riflettere se si tratti di realtà o no: si prende la descrizione, la si accoglie solo nel pensiero, nel sentimento, in modo che essa agisca come una realtà, ed ecco che ci vengono agli occhi le lacrime più calde!

 

Chi abbia talora provato un’impressione del genere, può avere un’idea di cosa significhi ricevere quasi per ispirazione un’impressione da qualcosa di spirituale, senza che sorga nemmeno la tentazione di chiedersi se sussista una realtà sensibile. Si tratta di un’impressione di fronte alla quale non ci si chiede altro che di conoscere quello che ci ha afferrato e che ci unisce a sé: qualcosa di cui ci si sente colmi interiormente, mentre al tempo stesso sembra anche di fare un normale atto di percezione con la coscienza ordinaria.

 

Bisogna parlare di una simile impressione volendo descrivere la condizione in cui ci si viene a trovare, quando si confrontano tra loro le impressioni che la coscienza chiaroveggente ricava dai diversi pianeti. Qui l’intera esperienza agisce esclusivamente entro la nostra interiorità, come un’impressione animica. Si ricava così un concetto perfettamente reale di ciò che in sostanza è un’ispirazione, quando si conoscono cose per le quali vi è solo un impulso di conoscenza che parte dall’interno.

 

Non è ad esempio in grado di comprendere veramente il contenuto dei Vangeli, chi non sappia confrontarne l’impressione con una del genere di quella ora descritta. I Vangeli infatti sono stati scritti partendo da ispirazioni, ma per comprenderli occorre risalire ai testi originali. Però ancora molto più grandiosa e più possente è l’impressione prodotta, nel modo suddetto, dal confronto fra le impressioni dei diversi pianeti.

 

• Questa è una delle cose che vorrei dire su questa impressione. L’altra è che non si può fruire di essa in modo libero e indisturbato, se non si è capaci di eliminare dall’anima, almeno per qualche istante (e nel nostro tempo nessuno è capace di farlo per più di qualche istante), ogni traccia di egoismo, se non si è capaci di provare esclusivamente pietà e amore.

 

Infatti ogni traccia di egoismo che dovesse mescolarsi con quella impressione produce uno stato di ottundimento: invece di avere l’esperienza che ho descritta, si stabilisce uno stato di ottundimento, di attenuazione della coscienza. La coscienza si oscura subito. Perciò l’impressione descritta è al tempo stesso una delle esperienze più beate che si possano provare.