(Parte 2°-I) – Come agiscono le forze di Michele nel primo sviluppo dell’anima cosciente

O.O. 26 – Massime antroposofiche – Lettera del 30.11.1924 (Parte 2°-I) – massime n° 127-130


 

Nel periodo del primo apparire dell’anima cosciente nell’evoluzione terrena dell’umanità, fu difficile avvicinare l’umanità per gli esseri del mondo spirituale più vicini all’esistenza terrena. Gli avvenimenti terreni assunsero allora una forma tale che mostra come si rendessero necessarie condizioni tutte speciali affinché la spiritualità potesse trovare la via verso la vita fisica dell’umanità. D’altro canto però, quella forma stessa mostra anche, a volte nel modo più chiarificante, come là dove operano ancora le potenze del passato, e dove già cominciano ad agire le potenze del futuro, quella spiritualità cerchi energicamente la sua via nella vita terrena dell’umanità, contro un’altra spiritualità.

 

Tra il 1339 e il 1453, per oltre un secolo, si svolge una guerra scompigliatrice tra Francia e Inghilterra. In quello scompiglio, provocato da una certa corrente spirituale sfavorevole allo sviluppo umano, trovano ostacolo taluni eventi che più rapidamente avrebbero introdotto nell’umanità l’anima cosciente, se quegli ostacoli non ci fossero stati. Chaucer (che morì nel 1400) iniziò la letteratura inglese. Basta pensare alle conseguenze spirituali che si diffusero in Europa a seguito della fondazione della letteratura inglese, e si vedrà come sia significativo che quell’evento non abbia potuto configurarsi liberamente, ma abbia dovuto svolgersi in mezzo alla confusione di una guerra. A ciò va aggiunto che già prima, nel 1215, era sorto in Inghilterra il pensiero politico che può ricevere la sua giusta impronta e il suo giusto sviluppo dall’anima cosciente. Anche l’ulteriore svolgimento di questo evento avviene tra gli ostacoli della guerra.

 

• È questa un’epoca in cui trovano i loro avversari le forze spirituali che vogliono sviluppare l’uomo, secondo le disposizioni dategli sin dall’inizio da potenze superiori divino-spirituali. Quegli avversari vogliono dirigere l’uomo per vie diverse da quelle che gli sono state assegnate da principio. In tal caso egli non potrebbe più usare, per la sua evoluzione ulteriore, le forze che aveva al principio. La sua infanzia cosmica resterebbe per lui infeconda. Diverrebbe una parte della sua entità, destinata a disseccarsi. La conseguenza ne sarebbe che l’uomo potrebbe divenire preda delle potenze luciferiche o arimaniche, e che l’evoluzione a lui propria gli sfuggirebbe di mano. Se questi sforzi degli avversari dell’umanità fossero riusciti non solo a creare ostacoli, ma ad avere un successo completo, l’avvento dell’anima cosciente avrebbe potuto essere soppresso.

 

• Un evento nel quale si rivela in modo particolarmente luminoso il fluire dello spirito negli avvenimenti terreni è l’apparizione e il destino di Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orleans (1412-1431). Gli impulsi di ciò che ella fa sono per lei stessa nei più profondi sostrati subcoscienti dell’anima. Ella segue gli oscuri suggerimenti del mondo spirituale. Sulla terra regna la confusione a seguito della quale dovrebbe venir impedita l’epoca dell’anima cosciente. Dal mondo spirituale Michele deve preparare la sua missione futura. Può farlo là dove i suoi impulsi vengono accolti nelle anime umane. La Pulzella ha un’anima siffatta.

Michele agisce anche attraverso molte altre anime, sebbene in grado minore e in modo meno palese per la vita storica esteriore. In eventi quale quello della guerra fra Inghilterra e Francia, egli si trova di fronte l’opposizione arimanica.

 

Nella lettera precedente abbiamo parlato dell’avversario luciferico che Michele si trova di fronte in quell’epoca. Ma quest’avversario si mostra anche specialmente nel modo in cui si svolgono gli avvenimenti susseguenti all’apparire della Pulzella di Orleans. Da tali avvenimenti si vede come gli uomini non fossero più capaci di prendere posizione di fronte ad un intervento del mondo spirituale nei destini dell’umanità, intervento che poteva invece venir compreso dagli uomini, e anche accolto nella loro volontà, quando ancora esisteva una comprensione immaginativa. Il prender posizione di fronte a tale intervento è divenuto impossibile col cessare dell’azione dell’anima razionale o affettiva;

• la posizione che corrisponde all’anima cosciente non era ancora stata trovata,

e nemmeno oggi è ancora conquistata.

 

Così fu che a quel tempo venne data dal mondo spirituale una configurazione all’Europa, senza che gli uomini comprendessero che cosa accadeva, e senza che ciò di cui erano capaci potesse avere su quella configurazione un influsso degno di menzione.

Basta immaginare soltanto che cosa sarebbe accaduto nel secolo quindicesimo senza la Pulzella di Orleans, e si riconoscerà davvero l’importanza di quell’evento determinato dallo spirito. Vi sono anche persone che vogliono spiegare materialisticamente un simile fenomeno. Con loro non è possibile intendersi, appunto perché arbitrariamente traducono in senso materialistico ciò che è manifestazione spirituale.

Anche in certe tendenze spirituali dell’umanità si palesa ora chiaramente come questa non trovi più senza difficoltà la via al divino-spirituale, anche se la cerca intensamente. Sono difficoltà che non esistevano nel periodo in cui si poteva creare intendimento per mezzo delle immaginazioni. Per giudicare giustamente ciò che qui è inteso, basta considerare con chiarezza le personalità che appaiono come pensatori filosofici.

 

Il filosofo non si può giudicare soltanto dall’azione che egli esercita sulla sua epoca,

da quanti uomini accolgono le sue idee.

Egli è piuttosto l’espressione della sua epoca, la sua entità palese.

Il filosofo, nelle sue idee, esprime ciò che gran parte dell’umanità porta in sé inconsciamente

quali disposizioni dell’anima, quali sentimenti e impulsi di vita incoscienti.

 

Come il termometro indica le condizioni di calore dell’ambiente,

così il filosofo indica le condizioni animiche della sua epoca.

Come i termometri non sono la causa del calore ambientale,

così i filosofi non sono la causa delle tendenze animiche della loro epoca.

 

Con queste premesse consideriamo il filosofo René Descartes che operò quando già era in corso l’epoca dell’anima cosciente (visse dal 1596 al 1650). L’esile ponte di collegamento che egli ha col mondo dello spirito (col vero essere), è l’esperienza: « Io penso, dunque sono ».

 

Nel centro dell’autocoscienza, dell’io, egli cerca di sentire la realtà;

e proprio solo quel tanto che gli può dire l’anima cosciente.

E di tutto il resto della spiritualità egli cerca di rendersi conto per via intellettualistica,

investigando in qual misura la certezza della propria autocoscienza garantisca la certezza di altre cose.

Di fronte a tutte le verità che trova tramandate storicamente, egli chiede:

« Sono esse chiare quanto l’ ” io penso, dunque sono ’’? ». E se può affermarlo, le accetta.

 

In un pensare siffatto, non è forse espulso lo spirito da ogni concezione rivolta alle cose del mondo? La manifestazione dello spirito si è ridotta al minimo sostegno nell’autocoscienza; tutto il resto si dimostra immediatamente senza rivelazione spirituale. Su ciò che giace ai di fuori dell’autocoscienza può venir gettato un raggio di quella rivelazione spirituale solo mediatamente, attraverso l’intelletto nell’anima cosciente.

In certo qual modo l’uomo di quest’epoca fa fluire in un’intensa nostalgia, verso il mondo spirituale, il contenuto ancora quasi vuoto della sua anima cosciente. Un raggio sottile vi irradia.

 

Gli esseri del mondo spirituale immediatamente adiacente al mondo terreno e le anime umane sulla terra trovano difficoltà ad accostarsi reciprocamente. Solo tra massimi ostacoli l’anima umana partecipa con la sua esperienza alla preparazione soprasensibile di Michele per la sua futura missione.

Per afferrare la natura della disposizione animica che si esprime in Descartes, si confronti questo filosofo con Agostino che, per quanto riguarda la formulazione esteriore, per l’esperienza del mondo spirituale si avvale dello stesso sostegno di Descartes. Solo che Agostino prende le mosse dalla piena forza immaginativa dell’anima razionale o affettiva (egli visse dal 354 al 430). A ragione si trova affinità tra Agostino e Descartes.

 

Solo che l’intelletto di Agostino è ancora il residuo dell’elemento cosmico,

mentre l’intelletto di Descartes già quello che prende dimora nella singola anima umana.

 

Appunto nel progredire dello sforzo spirituale da Agostino a Descartes si può vedere come vada perdendosi il carattere cosmico delle forze del pensiero, e come esso poi si ripresenti dentro l’anima umana. Contemporaneamente si vede come Michele e l’anima umana, in mezzo a difficoltà, si ricongiungano in modo che Michele possa dirigere nell’uomo ciò che in passato aveva diretto nel cosmo.

 

Contro questo ricongiungimento operano le forze luciferiche ed arimaniche.

• Le forze luciferiche vogliono sviluppare nell’uomo

soltanto ciò che gli era proprio nella sua infanzia cosmica;

• le forze arimaniche, avversarie di quelle e tuttavia loro collaboratrici,

vorrebbero far sviluppare unicamente le forze

acquistate in periodi posteriori del mondo, facendo inaridire l’infanzia cosmica.

 

In mezzo a questi accresciuti impedimenti, le anime umane d’Europa elaborarono gli impulsi spirituali che dalle antiche concezioni universali erano fluiti da oriente verso occidente attraverso le crociate. Le forze di Michele vivevano intensamente in quelle idee. Dominava quelle concezioni universali l’intelligenza cosmica, l’amministrazione della quale era stato l’antico retaggio spirituale di Michele.

 

Come potevano venir accolte quelle idee,

mentre una voragine si apriva tra le forze del mondo dello spirito e le anime umane?

Esse caddero nell’anima cosciente che si sviluppa quasi sottovoce.

• Da un lato incontrarono l’ostacolo che risiedeva nello sviluppo ancora debole dell’anima cosciente;

ne coprirono la voce, ne paralizzarono l’azione.

• D’altro canto però non incontrarono più nemmeno una coscienza sorretta dall’immaginazione.

L’anima umana non era capace di assimilarle nella luce di una piena comprensione.

Le accolse o del tutto superficialmente, o con superstizione.

 

Si deve guardare a questa disposizione dello spirito, se si vogliono comprendere i movimenti di idee che si connettono ai nomi di Wicliff, di Huss e di altri, da un lato, e al « rosicrucianesimo » dall’altro.

Di questo parleremo in seguito.

 

(Seguono la fine di questa parte seconda e la parte terza)

 


 

127 Al principio dell’epoca dell’anima cosciente

l’anima umana sviluppa in misura ancor scarsa le sue forze intellettuali.

Ne nasce una mancanza di connessione fra ciò a cui l’anima aspira nel suo subcosciente,

e ciò che possono darle le forze dalla sfera in cui è Michele.

 

128 — In questa mancanza di connessione  si ha un’accresciuta possibilità per le potenze luciferiche

di trattenere l’uomo presso le forze dell’infanzia cosmica, e di farlo evolvere ulteriormente

non lungo le vie delle potenze divino-spirituali, con cui egli era congiunto dal principio,

ma lungo quelle luciferiche.

 

129 — Vi è poi l’altra accresciuta possibilità per le potenze arimaniche

di staccare l’uomo dalle forze dell’infanzia cosmica,

e di attrarlo per l’ulteriore evoluzione nel loro proprio dominio.

 

130 — Entrambe queste cose non sono accadute perché le forze di Michele hanno non di meno agito;

ma l’evoluzione dell’umanità si è dovuta svolgere fra gli ostacoli sorti a causa di queste possibilità,

ed è perciò quale finora è divenuta.