Passaggio attraverso la sfera di Marte

O.O. 140 – Ricerche occulte sulla vita fra morte e nuova nascita – 12.03.1913


 

La volta scorsa ho descritto il passaggio attraverso le sfere di Mercurio, Venere e del Sole.

Oggi vorrei parlare del passaggio attraverso la sfera di Marte.

Quando l’anima umana ha superato la sfera del Sole ed entra in quella di Marte, nella nostra epoca penetra effettivamente in condizioni del tutto diverse rispetto ancora a poco tempo fa. Proprio quando si seguono tali cose con lo sguardo chiaroveggente, si vede come ciò che fu detto in tempi antichi, partendo dalla chiaroveggenza presente in origine nell’umanità, a proposito delle parti del sistema planetario non sia affatto senza fondamento reale. Se nei tempi antichi si era visto in Marte una parte del nostro universo planetario in relazione con gli aspetti bellici o aggressivi nell’evoluzione dell’umanità, questo corrisponde in fondo ad una realtà. Tutte le storie fantastiche che oggi si raccontano su una possibile forma di vita su Marte contengono un fondo di verità.

Le entità che, volendo usare questo termine, possiamo definire come marziani sono di natura completamente diversa da quella degli esseri terrestri, con i quali non possono essere confrontale. E l’elemento caratteristico essenziale di queste entità fu in effetti sempre, sino al diciassettesimo secolo, l’aspetto aggressivo, guerresco, assalitore, cosicché, la cultura legata a Marte fu in sostanza realmente di natura guerresca. Tutto si basava sulla competizione e sullo scontro fra anime che si lanciavano le une sulle altre, E ciò che l’uomo sperimentava nel periodo intermedio tra morte e nuova nascita passando attraverso Marte, era un incontro con le forze dell’aggressività; queste forze bellicose passavano nella sua anima.

E il fatto che una persona che rinasce sulla Terra appaia particolarmente predisposta a sviluppare nella vita terrena le forze dell’aggressività va ascritto al suo passaggio attraverso la sfera di Marte.

 

A questo proposito, la vita è veramente molto complicata. Durante la vita terrena viviamo tra le entità dei tre regni di natura e tra gli uomini. Con vari mezzi incontriamo anime che, a causa della loro vita dopo la morte, si trovano ancora in una certa connessione con la Terra; ma nel frattempo compaiono sempre anche entità spirituali che si sentono del tutto estranee sulla Terra. E quanto più è evoluto lo sguardo chiaroveggente, quanto più in là vede l’iniziato, tanto più si incontrano anime estranee alla Terra e tanto più si apprende che attraversano la sfera terrestre dei vagabondi, che in effetti non sono normalmente in relazione con la vita terrena.

Per noi uomini della Terra la cosa non è però diversa da ciò che accade agli abitanti della Luna, attraverso la cui vita passiamo anche noi tra morte e nuova nascita. Quando per esempio attraversiamo la sfera di Marte, siamo in certo qual modo degli spettri per gli abitanti di quel pianeta; l’attraversiamo come entità estranee alla loro sfera.

Ma anche gli esseri di Marte, in un certo stadio della loro esistenza, sono condannati ad attraversare la nostra sfera terrestre; essi l’attraversano e una persona con una certa iniziazione li incontra, se le condizioni lo permettono, mentre attraversano la sfera terrestre. Vi è un continuo passaggio di entità del nostro sistema planetario.

 

Mentre viviamo sulla Terra tra nascita e morte e pensiamo spesso di non essere circondati da null’altro che dalle sole entità dei diversi regni di natura, intorno a noi vi sono esseri di passaggio provenienti da tutti gli altri pianeti del nostro sistema planetario.

Anche noi, in un certo periodo di tempo tra morte e nuova vita, migriamo presso gli altri uomini delle sfere. È solo che noi uomini sulla Terra dobbiamo proprio sviluppare l’elemento più essenziale di quella che è la nostra missione nell’ambito dell’attuale ciclo cosmico. Agli altri mondi planetari sono quindi attribuite altre entità. Tra morte e nuova nascita dobbiamo però toccare anche gli altri mondi planetari.

Quando si parla quindi in generale della vita nel devachan, si deve dire che, quando descriviamo nel complesso questo o quell’aspetto della vita nel devachan, resta in tal modo inespresso, ma è vero, che ciò avviene in una qualsiasi sfera del nostro sistema planetario. Ne fa sostanzialmente ancora parte. Così dunque attraversiamo la sfera di Marte in un certo periodo di tempo della nostra vita tra morte e nuova nascita.

 

Così come la Terra compie un’evoluzione discendente fino al mistero del Golgota ed ascendente a partire da esso, anche gli altri pianeti compiono un’evoluzione analoga. E se a partire dall’anno 33 – non è del tutto esatto, ma si avvicina – inizia sulla Terra un’evoluzione ascendente perché questo è il vero centro dell’evoluzione terrestre, su Marte questo punto centrale è avvenuto all’inizio del XVII secolo e tutte le condizioni si svilupparono sino a questo punto su Marte in una specie di linea discendente, mentre a partire da quel momento proseguono su una linea del tutto diversa: una linea ascendente.

Infatti accadde allora qualche cosa di straordinariamente importante per Marte.

Abbiamo già conosciuto la straordinaria figura di Gautama Buddha, in riferimento all’evoluzione della Terra, e abbiamo sottolineato che l’evoluzione di questo Buddha giunse al suo compimento quando egli, che era bodhisattva, nel ventinovesimo anno della sua vita fu elevato alla dignità di Buddha e ciò lo destinò a non incarnarsi di nuovo in un corpo fisico terrestre. Avete poi sentito in altre conferenze che il Buddha, in un tempo successivo ha continuato ad operare nella sfera terrestre dal mondo spirituale, per esempio sul corpo astrale del Bambino Gesù del Vangelo di Luca.

 

Ma il Buddha agì ancora in altro modo sulla vita della Terra, senza più incarnarsi in un corpo fisico. Ciò avvenne nel settimo-ottavo secolo in una scuola di Misteri dell’Europa sud orientale, in cui vi potevano essere come maestri – per le persone di allora che erano ancora più o meno dotate di chiaroveggenza – non solo delle individualità incarnate in un corpo fisico, ma anche individualità che agivano soltanto col loro corpo eterico dalle altezze spirituali. È infatti possibile che gli uomini più evoluti possano essere istruiti da individualità che non sono mai state o non sono più incarnate in un corpo fisico. Buddha fu quindi maestro in una tale scuola di Misteri e fece allora parte dei suoi discepoli colui che nell’incamazione successiva sarebbe nato come Francesco d’Assisi. E molte delle caratteristiche che vediamo risaltare tanto potentemente nella vita di Francesco d’Assisi vanno ricollegate al fatto che Francesco d’Assisi fu un discepolo del Buddha.

 

Il Buddha quindi, dopo il mistero del Golgota, continuò ad operare dalle altezze spirituali sulla sfera terrestre, come se fosse unito alla vita che vale per l’uomo che sta tra la nascita e la morte. Tuttavia, alle soglie del diciassettesimo secolo, egli si ritirò dalla vita terrena e compì per Marte un evento analogo al mistero del Golgota, anche se non di altrettanta grandezza. Compì tuttavia qualche cosa che su Marte corrisponde al mistero del Golgota, divenendo in tal modo, all’inizio del diciassettesimo secolo, il redentore di Marte: l’individualità che doveva introdurre una sfera di pace e unirla all’elemento aggressivo di Marte. E da allora si può incontrare su Marte l’impulso del Buddha, così come dal mistero del Golgota in poi si incontra sulla Terra l’impulso del Cristo.

 

Il destino di Buddha su Marte non fu il passaggio attraverso la morte, come accade per il mistero del Golgota, ma sotto un certo profilo fu a sua volta una specie di crocifissione. Essa consistette nel fatto che questa meravigliosa individualità, che irradiava ovunque pace ed amore secondo le condizioni precedenti della sua vita terrena, fu sottoposto a qualcosa che gli era del tutto estraneo: l’elemento aggressivo e guerresco di Marte. Il Buddha doveva agire in modo pacifico su Marte. Ed è per lo sguardo chiaroveggente immensamente impressionante il confronto fra due momenti. Il primo è quello in cui egli ascese alla massima altezza raggiungibile nell’ambito dell’esistenza terrena, quando nel suo ottantesimo anno di vita, dopo aver vissuto cinquant’anni come Buddha sulla Terra – elevato alla dignità di buddha – in una meravigliosa notte di luna, il 13 ottobre del 483 a.C., esalò il suo essere nella luce lunare argentea che splendeva sopra la Terra. Questo, che appare anche esteriormente come una manifestazione dell’atmosfera di pace emanante dal Buddha, ci testimonia il punto culminante dell’evoluzione del Buddha nella vita terrena.

È un momento meraviglioso e vi è qualcosa di veramente impressionante se gli si accosta un altro momento, quello in cui, all’inizio del diciassettesimo secolo, il Buddha giunge su Marte con tutte le sue immense forze di pace e di amore per irradiare pace e amore in quell’elemento aggressivo e, in tal modo, inaugurare l’era dell’evoluzione ascendente di Marte.

 

Se quindi un’anima attraversava la sfera di Marte prima dell’evento che possiamo chiamare il mistero del Buddha, veniva dotata preferibilmente delle caratteristiche aggressive, ma se la attraversa ora e se veramente è predisposta a ricevere qualcosa dalle forze di Marte viene dotata di qualcosa di sostanzialmente diverso.

Per non creare malintesi, vorrei precisare che Marte nel suo complesso è divenuto un pianeta di pace tanto poco quanto la Terra è oggi già cristianizzata. Il processo durerà ancora a lungo e le anime predisposte ad accogliere elementi aggressivi, avranno ancora abbastanza occasioni per accogliere in sé anche aspetti del genere. L’evento citato va considerato con lo sguardo spirituale: quanto più la Terra va verso una evoluzione materiale, tanto meno si riesce a considerare naturale, conoscendo veramente l’evoluzione della Terra, l’essere nella vita terrena umana tra nascita e morte un seguace del Buddha, nel senso in cui egli ebbe seguaci nel periodo precristiano.

 

Si perde a poco a poco, nell’ambito dell’evoluzione umana terrena, la possibilità di un’evoluzione come quella di Francesco d’ Assisi: sarà sempre meno possibile, sarà sempre meno adatta alla cultura esteriore. Ma tra la morte e la nuova nascita l’anima ha l’occasione di realizzarlo. E se non suonasse grottesco, si potrebbe dire, dal momento che corrisponde a un dato di fatto, che tra morte e rinascita ogni anima umana, nel suo passaggio attraverso la sfera di Marte, ha per un certo periodo di tempo, l’occasione di essere un francescano od un buddista e di accogliere tutte quelle forze che possono fluire nell’anima umana da un tale sentire e sperimentare.

Può quindi essere particolarmente importante per l’anima umana attraversare Marte.

Ma ovunque l’uomo giunga, inscrive le sue perfezioni ed imperfezioni

a seconda di come corrispondono alle caratteristiche di questa sfera.

 

E veramente: ciò che abbiamo di perfezioni ed imperfezioni viene iscritto fedelmente nella cronaca dell’Akasha tra morte e rinascita. È registrato ovunque.

Una nostra caratteristica sarà registrata nella sfera lunare, altre in quella di Venere, altre in quella di Marte, altre ancora in quella di Mercurio, altre nella sfera di Giove e così via. E quando torniamo poi di nuovo, ci contraiamo lentamente e incontriamo allora tutto ciò che abbiamo iscritto durante la nostra uscita: così si forma tecnicamente il nostro karma.

Se troviamo sulla via del ritorno che abbiamo avuto questa o quella imperfezione o incompiutezza, allora possiamo imprimere nel nostro essere – non eliminare, ma imprimere dapprima nel nostro essere – una copia di ciò che avevamo impresso nella cronaca dell’Akasha. Non viene eliminata ancora. Poi scendiamo sulla Terra.

Per il fatto di avere in noi tutto ciò che imprimiamo in noi sulla via del ritorno – e siamo in certo qual modo costretti ad inscrivere se non tutto, molto – si sviluppa il nostro karma: ma lassù è ancora inscritto tutto, ed ora queste tracce cooperano in modo singolare. Esse sono impresse nelle sfere della Luna, di Venere, Mercurio e così via e compiono movimenti precisi, cosicché può avvenire quanto segue.

 

Un uomo ha impresso nella sfera lunare una certa imperfezione; attraversando la sfera di Marte, ha impresso una caratteristica del carattere per il fatto di aver fatto proprio in quel luogo un certo elemento aggressivo che non possedeva; lo ha impresso lì. Ora prosegue e ritorna sulla Terra. Vivendo qui sulla Terra ha accolto nel suo karma ciò che ha impresso ed esso si trova nel contempo scritto sopra di lui. Lassù vi è Marte che sta in una certa costellazione rispetto alla Luna; i pianeti esterni indicano la posizione contrapposta delle sfere. Mentre Marte sta in una certa posizione rispetto alla Luna, nella stessa posizione si trovano per così dire la sua aggressività impressa e la sua imperfezione. La conseguenza di ciò è che queste cooperano quando sono l’una dietro l’altra ed è questo il momento che può indicare dove l’uomo, nella prossima vita, intraprenda grazie alla forza aggressiva di Marte ciò che rimase imperfetto.

Per cui la posizione dei pianeti indica effettivamente ciò che l’uomo stesso ha iscritto in queste sfere. E se rileviamo sul piano astrologico le posizioni dei pianeti ed anche quella dei pianeti nei confronti delle stelle fisse, ciò è come una specie di indicazione di quello che abbiamo impresso noi stessi. Non si tratta tanto dei pianeti esteriori, perché ciò che agisce su di noi è quello che abbiamo impresso nelle singole sfere. Abbiamo qui il motivo reale del perché agiscano le costellazioni dei pianeti, del perché indichino effetti sulla natura umana: per il fatto che l’uomo le attraversa. E se la Luna sta in una certa posizione rispetto a Marte e ad una stella fissa, questa costellazione di astri collabora; cioè la virtù di Marte agisce sull’uomo insieme alla Luna e alla stella fissa e per questo fatto avviene ciò che può avvenire mediante la loro cooperazione.

 

• Quindi, il nostro lascito morale depositato tra morte e nuova nascita è effettivamente ciò che ricompare karmicamente in una nuova vita come costellazione astrale del nostro destino. Questo è il motivo più profondo della costellazione astrale e del suo nesso con il karma umano. Quando si approfondisce la vita umana tra morte e nuova nascita, si nota come l’uomo sia effettivamente in relazione con tutto l’universo e quanto ciò sia significativo.