Pensiero, sentimento e volontà – I

O.O. 207 – Cosmosofia I – 1.10.21


 

In un certo senso l’attività animica si sviluppa nelle intercapedini

( l’espressione è impropria, anche se comprensibile)

situate tra le quattro parti costitutive della natura umana,

tra corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed io.

 

• Considerati in modo oggettivo pensiero, sentimento e volontà

sono interazioni fra le parti costitutive dell’essere umano.

 

 

 

• Nella vita tra nascita e morte riceviamo in continuazione impressioni dal mondo esterno per mezzo delle percezioni sensoriali.

Sulla base di quelle formiamo le idee e le compenetriamo dei nostri sentimenti.

Accediamo agli impulsi volitivi e compenetriamo tutto.

A tutta prima si forma però in noi una sorta di vita astratta, di vita per immagini.

 

Il nostro contenuto animico è costituito dall’esperienza interiore del mondo esterno che a partire dagli organi di senso formiamo in noi.

È il contenuto animico della persona che, nella coscienza di veglia superiore che abbiamo tra nascita e morte, si forma delle rappresentazioni del mondo esterno, e in un certo senso lo accoglie interiormente.

 

Se faccio uno schema dell’interiorità abbiamo che nella percezione il mondo viene in un certo qual modo inserito (rosso nel disegno seguente) e diventa un mondo interiormente attraversato da forze di sentimento e di volontà, che si comprime nell’organismo umano.

 

 

• Abbiamo in effetti in noi una visione del mondo, perché le impressioni del mondo esterno si comprimono in noi.

• Non è possibile alla coscienza ordinaria intuire appieno il destino di quel che in noi avviene con le impressioni esterne.

 

Entro certi limiti penetra e vive in noi un’immagine del cosmo, pervasa

non soltanto dai sentimenti e dagli impulsi volitivi coscienti, ma da tutto quanto vive in noi.

In tale modo essa acquista una certa tendenza.

 

Finché viviamo, la vita animica è tenuta insieme dal corpo.

Al momento della morte essa porta con sé quello che potremmo chiamare il desiderio di continuare

ciò che era diventata nel corpo: il desiderio di assumere essenza umana.

Oltre la morte la nostra vita animica anela all’essenza umana.

 

La nostra vita animica porta dunque oltre la morte l’anelito fondamentale dell’uomo di assumere la propria essenza.

Questo anelito, particolarmente intenso sotto forma di sonno e di sogno nei recessi della nostra vita animica,

è presente nella volontà.

 

La volontà si integra alla vita animica derivante dalle impressioni del mondo esterno in modo tale da portare con sé oltre la morte il più profondo desiderio di diventare uomo in un mondo spirituale, in un fluttuante universo spirituale.

 

Per contro il nostro mondo di pensieri che è possibile osservare nei ricordi, che irradia da noi nella coscienza,

porta in sé l’anelito opposto.

I nostri pensieri hanno sviluppato una forte affinità con il nostro essere umano.

Al momento della morte portano in sé un fortissimo anelito a diffondersi nel mondo,

a diventare mondo (vedi disegno a pag. 58).

 

Possiamo pertanto dire che quando moriamo

• i pensieri portano in sé l’anelito a diventare mondo;

• per contro la volontà sviluppata nel corso della vita porta in sé l’anelito a diventare uomo.

 

Pensieri: anelito a diventare mondo.  Volontà: anelito a diventare uomo.

Questo portiamo oltre la morte.

 

Insito al fondo nella volontà è l’anelito a diventare uomo.

• Con la coscienza immaginativa è possibile osservarlo nell’uomo addormentato,

il cui io, sede della volontà, è fuori di lui.

• Si esprime già molto chiaramente nell’io l’anelito a ritornare al risveglio nel corpo, per conformarsi ad esso.

Questo desiderio permane anche dopo la morte.

 

• Se la natura volitiva desidera diventare uomo,

la natura del pensiero soggettivo, collegata ai pensieri

che determinano la struttura del nostro corpo fisico tra nascita e morte,

anela a disperdersi, a fluttuare, a diventare mondo.

Questo dura fino a metà circa del periodo che trascorriamo tra la morte e una nuova nascita.

 

• Nel suo desiderio di diventare mondo, la natura del pensiero è in un certo senso giunta alla fine.

Si è inserita in tutto il cosmo.

L’anelito a diventare mondo è soddisfatto e ha luogo un’inversione.

 

A metà fra la morte e una nuova nascita

il desiderio dei pensieri di diventare mondo

si trasforma lentamente nel desiderio di diventare di nuovo uomo,

di essere di nuovo il tessuto di pensieri mobile

che al risveglio, quando stiamo per entrare nel corpo, possiamo percepire.