Percezione dei mondi superiori

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 30(p.m.).05.1908


 

Nessuno ha il diritto di dire che un certo mondo non esiste; può affermare solo che lui non lo percepisce, poiché percepire realmente il mondo, vuol dire: io possiedo organi per percepirlo, è lecito affermare: io conosco solo questo o quel mondo; ma non: io non ammetto il mondo che un altro percepisce, poiché chi pensa a questo modo pretende che anche gli altri non possano percepire niente di diverso da quanto percepisce egli stesso; esige autoritariamente che sia valido solo quello che vede lui.

Quando qualcuno afferma: « Queste son tutte fantasie! Le cose che gli antroposofi affermano, non esistono affatto! », dimostra solo che lui e gli altri simili a lui non percepiscono quei mondi. Chi ammette solo ciò ch’egli stesso percepisce, pretende non solo che noi accettiamo quel che sa, ma anche il suo diritto di dettar legge intorno a quello che non sa.

 

Non esiste intolleranza peggiore di quella che oggi la scienza ufficiale oppone alla scienza dello spirito, ed essa raggiungerà anzi gradi mai conosciuti in passato. Quell’intolleranza si manifesta nei modi più diversi; la gente non si rende neppure conto di dire cose che non dovrebbe dire! In molte adunanze di buoni cristiani si sente protestare: « Gli antroposofi van parlando di non si sa quale dottrina segreta cristiana.

Ma il cristianesimo non ha bisogno di nessuna dottrina segreta, poiché deve valere solo ciò che può scorgere e comprendere anche l’animo più semplice! ». Vale a dire, naturalmente, ciò ch’è in grado di comprendere quel tale che sta appunto parlando, e che pretende che nessun altro scorga e comprenda se non ciò che comprende lui. In quelle tali adunanze cristiane magari non si ammetterà, e con ragione, l’infallibilità del Papa; ma per la propria persona l’infallibilità viene oggi postulata su larga scala (e anche da parte di cristiani).

 

Consideriamo ora che il mondo fisico-sensibile per noi esiste, in quanto i diversi organi di senso sono stati plasmati entro il corpo fisico; non ci dovrebbe quindi più meravigliare se apprendiamo che analogamente la percezione dei mondi superiori diventa possibile per effetto dell’elaborazione di organi particolari nei corpi superiori dell’uomo, l’eterico e l’astrale.

 

Il corpo fisico attualmente è già munito di organi di percezione; l’eterico e l’astrale non ancora:

in questi, gli organi hanno ancora da essere plasmati.

Quando lo saranno stati, si verificherà ciò che si chiama la percezione dei mondi superiori.

 

Vogliamo ora trattare del modo come questi organi vengono impressi nei corpi eterico ed astrale.

• Abbiamo detto che gli organi superiori vengono plasmati in chi persegue e consegue l’iniziazione.

Ma come avviene ciò?

• Si tratta di agire sul corpo astrale umano nel suo stato di purezza.

 

Mentre durante la veglia diurna esso si trova immerso nel corpo fisico, le forze di quest’ultimo agiscono sull’astrale;

perciò esso non è libero, ma segue gl’impulsi del corpo fisico. In queste condizioni, non è possibile lavorare su di esso.

• Ciò sarà possibile solo quando nel sonno il corpo astrale si trova fuori del corpo fisico.

• Solo per il fatto che durante il sonno il corpo astrale si libera dalla connessione col fisico,

riesce possibile modellarvi gli organi di senso superiori.

 

D’altra parte non è possibile affaccendarsi intorno a un uomo immerso nel sonno.

• Non è possibile soprattutto con l’uomo odierno che deve percepire ciò che avviene di lui,

e questa percezione necessaria di se stesso non sarebbe possibile, se fosse incosciente.

• Qui in apparenza c’è contraddizione, poiché il corpo astrale non è consapevole del proprio rapporto col corpo fisico,

mentre l’uomo dorme.

 

Ma si procede indirettamente, a questo modo: si agisce sul corpo fisico durante lo stato diurno di veglia,

in modo tale che le impressioni ricevute attraverso il fisico permangano nel corpo astrale,

quando questo nel sonno si ritrae.

• Proprio come tutte le altre impressioni rimangono fissate nell’astrale,

così occorre agire in modo del tutto specifico sul fisico,

affinché questa esperienza rimanga impressa nell’astrale e venga poi convenientemente elaborata.

 

Questo avviene in quanto l’uomo rinuncia a tratti a vivere così come capita,

accogliendo le impressioni che si presentano a caso, per prendere invece le redini della propria vita interiore,

secondo i dettami d’una metodica disciplina. Questa attività vien chiamata meditazione, o concentrazione.

• Si tratta di esercizi che nelle diverse scuole

vengono prescritti con lo stesso rigore con cui nei laboratori si eseguono esercizi di microscopia o d’altro.

 

Se qualcuno mette in pratica quegli esercizi, essi operano così intensamente su di lui,

da trasformare plasticamente il corpo astrale quando, durante il sonno, quest’ultimo se n’esce fuori.

• Bisogna cioè eseguire durante la veglia diurna le operazioni spirituali

grazie a cui durante la notte il corpo astrale viene plasmato in modo da formare gli organi di percezione superiori.

 

La meditazione si può poi organizzare in tre diversi modi.

• Si può tener conto soprattutto dei puri elementi di pensiero, di saggezza: è questo il caso della disciplina yoga

che lavora soprattutto con l’elemento del pensiero, con la contemplazione.

Oppure si può agire piuttosto sulla sfera del sentimento, elaborandola particolarmente,

come avviene nella corrente più specificamente cristiana.

Infine si può operare mediante la combinazione del sentimento con la volontà:

è questo il metodo cristiano-rosicruciano.