Pericoli dell’iniziazione

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 07.09.1910


 

Volendosi rendere chiaramente conto dell’essenza dell’iniziazione, occorre esprimersi così:

per l’uomo l’iniziazione consiste nella visione del mondo spirituale,

visione che non è accessibile all’osservazione sensoriale

e all’intelletto esteriore, legato agli strumenti del corpo fisico.

 

Nella vita normale l’uomo ha per così dire due volte occasione di trovarsi là dove si trova anche l’iniziato. Solo che l’iniziato vi si trova in un modo diverso dall’uomo nella vita terrena normale. Si può dunque affermare che l’uomo vi si trovi sempre, ma senza saperne nulla, mentre l’iniziato ne è consapevole.

È noto che l’uomo vive nelle ventiquattro ore nello stato di veglia, alternato con lo stato di sonno. Ne abbiamo parlato molte volte, sì che tutti ormai sanno che addormentandosi l’uomo esce con il suo io e il suo corpo astrale dal corpo fisico e dal corpo eterico. Egli si effonde allora con l’io e il corpo astrale per tutto l’universo e da questo attrae le correnti di forze che gli sono necessarie durante la veglia diurna.

L’uomo è dunque realmente effuso durante il sonno per tutto il mondo che ha importanza per lui; ma non ne sa nulla. Nel momento in cui si addormenta, quando il corpo astrale e l’io fuoriescono dal corpo fisico e dall’eterico, la sua coscienza si spegne, così che egli vive di fatto durante il sonno nel macrocosmo, senza saperne nulla quando ritorna nella vita normale di veglia. Ora l’iniziazione consiste proprio nell’apprendere a vivere nel cosmo in cui si è effusi, non solo incoscientemente, ma partecipando coscientemente all’esistenza dei diversi corpi celesti connessi con la nostra Terra.

Questa è l’essenza dell’iniziazione.

 

Se una persona non preparata si addormentasse e potesse percepire ciò che esiste nella sfera in cui vive durante lo stato di sonno, ne riporterebbe un’impressione grandiosa, un’esperienza simile all’abbagliamento prodotto dai raggi solari sopra un occhio impreparato. L’uomo sperimenterebbe un abbagliamento cosmico e la sua anima ne rimarrebbe annientata.

Ogni forma d’iniziazione consiste nel preparare l’uomo, nel rafforzarne gli organi, perché egli possa sostenere quell’urto, quando penetra nel macrocosmo. Uno degli aspetti essenziali dell’iniziazione è dunque il familiarizzarsi, l’illuminarsi, il diventar percepibile del mondo in cui ci troviamo durante la notte, e di cui durante il sonno ignoriamo tutto.

La dimora nel macrocosmo abbaglia e confonde l’uomo soprattutto perché nel mondo dei sensi egli è abituato a condizioni del tutto diverse da quelle che incontra nel macrocosmo. Nel mondo dei sensi si è abituati a considerare tutte le cose per così dire da un unico punto di vista; se poi s’incontra qualcosa che non corrisponde del tutto alle opinioni che ci si sono formate in proposito, da quell’unico punto di vista, allora si considera che quella cosa è sbagliata.

 

Questa opinione, che tutto deve conformarsi al nostro punto di vista, è utile e comoda per la vita sul piano fisico; ma se si volesse applicarla quando si penetra nel macrocosmo, non vi ci si orienterebbe mai.

L’uomo infatti vive nel mondo dei sensi, concentrandosi per così dire sopra un unico punto, e da questo, dal suo guscio di lumaca, egli giudica tutte le circostanze. Poi considera vero ciò che va d’accordo con l’opinione che si era formata in precedenza, e falso quello che non è conforme.

Quando però attraversa l’iniziazione, egli deve penetrare nel macrocosmo. Supponiamo che allora, entrando nel macrocosmo in una determinata direzione, egli sperimenti solo ciò che si trova appunto in quella direzione: in tal caso tutto il resto verrebbe trascurato e gli rimarrebbe sconosciuto.

Ma non è neppure possibile penetrare nel macrocosmo in una sola direzione: è necessario procedere in tutte le direzioni possibili.

 

L’uscita nel macrocosmo è un dilatarsi, un effondersi; lì viene a mancare del tutto la possibilità di giudicare da un solo punto di vista. Lì l’uomo non contempla più il mondo da quel suo unico punto di vista personale (sebbene anche questo non debba essere escluso, in quanto si può anche guardare indietro, verso se stessi), ma deve poter riuscire a contemplarlo anche da un secondo e da un terzo punto di vista.

Bisogna cioè sviluppare una certa elasticità di opinioni; bisogna acquistare la possibilità di guardare le cose da tutti i punti di vista.

Naturalmente in tal caso non si tratterà di un numero infinito, ma solo di un certo numero di punti di vista. In realtà non c’è affatto da temere di doversi conquistare innumerevoli punti di vista (come sarebbe possibile, in teoria);

per tutte le situazioni che possono presentarsi, bastano dodici punti di vista,

simbolizzati a loro volta, nel linguaggio stellare delle scuole d’iniziazione, nei dodici segni dello zodiaco.

 

L’uomo, per esempio, non dovrà uscire nel macrocosmo nell’unica direzione del Cancro, ma dovrà entrarvi in modo da poter veramente contemplare il mondo da dodici punti di vista diversi. Non serve a nulla l’andare poi alla ricerca di armonie fra le diverse prospettive, in termini astratti e intellettuali. L’armonia dovrà risultare successivamente fra le diverse prospettive; prima però è necessario contemplare il mondo da aspetti diversi.

 

Vorrei far notare quasi fra parentesi che in tutti i movimenti fondati sulle verità occulte s’incontra sempre un punto cruciale, una difficoltà: con grande facilità si tende a introdurre nel movimento stesso le abitudini che si hanno di solito nella vita. Quando però ci si trova nella situazione di dover comunicare certe verità conseguite per via soprasensibile, occorre seguire una certa regola: anche quando si vogliono esporre queste verità soltanto exotericamente, bisogna farlo da punti di vista differenti.

 

Le persone che hanno seguito con attenzione da vari anni il nostro movimento, avranno certo osservato che ci siamo sempre sforzati di non esporre i fatti unilateralmente, bensì dai più vari punti di vista. Questa naturalmente è anche la ragione per cui si possono trovare qua e là delle apparenti contraddizioni, se si vuol giudicare ogni cosa secondo le abitudini prese sul piano materiale; infatti qualunque cosa presenta aspetti differenti, a seconda del punto da cui la si osserva.

È facile quindi trovare apparenti contraddizioni.

 

Certo, in un movimento spirituale qual è il nostro occorre tener presente, come un principio fondamentale, che se qualcosa sembra apparentemente in contraddizione con altra affermazione, ciò può dipendere dal diverso punto di vista adottato nei due casi. E appunto per evitare che fra noi sorga un ingiustificato spirito di contraddizione, ci atteniamo alla norma di descrivere le cose da aspetti diversi. Per esempio nel ciclo di conferenze L’oriente alla luce dell’occidente molti grandi segreti dell’universo sono stati descritti secondo la prospettiva della filosofia orientale.

 

Chi dunque voglia ascendere al macrocosmo per la via sopra descritta, deve acquistare mobilità ed elasticità di giudizio; altrimenti si perderà in un labirinto. È vero infatti che l’uomo può uniformarsi al mondo, ma è vero pure che il mondo non si uniforma all’uomo.

Se qualcuno penetra nel macrocosmo coi suoi preconcetti e in una sola direzione, limitandosi a quell’unico punto di vista, avverrà che nel frattempo il mondo progredisca, mentre quel tale rimane indietro. Se per esempio si volesse penetrare nell’universo per così dire solo in direzione della costellazione dell’Ariete (per usare simbolicamente il linguaggio stellare), e si credesse di trovarsi in tale costellazione, mentre il mondo, progredito nel frattempo, presenta già il contenuto della costellazione dei Pesci, ecco che si sperimenterebbe quanto proviene dai Pesci come un’esperienza dell’Ariete. Ne risulta una confusione, per cui si finisce veramente per trovarsi come in un labirinto.

 

Si tratta quindi di tener conto realmente che l’uomo abbisogna di dodici punti di vista, per orientarsi nel labirinto del macrocosmo.

Questa è dunque una delle caratterizzazioni che si possono dare dell’uscita verso il macrocosmo. L’uomo però si trova nel mondo divino-spirituale anche in un altro modo, senza saperne nulla, e precisamente in un altro momento delle ventiquattro ore quotidiane.

 

Nel risveglio egli si immerge certo nel suo corpo fisico e nell’eterico, senza però percepirne alcunché;

e questo per il fatto che nel momento del risveglio (quando appunto si immerge nei suoi corpi)

la sua percezione viene immediatamente deviata verso il mondo esterno.

Egli percepirebbe qualcosa di totalmente diverso,

se s’immergesse coscientemente nel proprio corpo fisico e nel proprio corpo eterico.

 

L’uomo si trova dunque protetto contro l’esperienza cosciente del macrocosmo, per la quale non è preparato, dallo stato di sonno; e dall’immersione cosciente entro il corpo fisico e quello eterico viene protetto dalla sua capacità di percepire il mondo esterno.

Ora, il pericolo a cui l’uomo si troverebbe esposto, se s’immergesse coscientemente ma impreparato nel suo corpo fisico ed eterico, è un po’ diverso dal pericolo dell’abbagliamento e della confusione che si presentano quando ci s’inoltra impreparati nel macrocosmo.

 

Se l’uomo penetra senza preparazione

nella natura del suo corpo fisico e del suo corpo eterico, identificandosi con essa,

allora si sviluppa in lui con particolare intensità

ciò per cui egli ha effettivamente ricevuto il corpo fisico e il corpo eterico.

 

Perché ha ricevuto questi due corpi?

Per poter esplicare la natura dell’io, per poter sviluppare la coscienza dell’io.

 

L’io però arriva impreparato e non purificato, nella sfera del corpo fisico e del corpo eterico.

Se l’uomo discende impreparato nel corpo fisico e nell’eterico,

la percezione mistica che subentra a questo punto esclude la verità interiore,

in quanto si presentano all’uomo immagini illusorie.

• Poiché egli si schiude la vista della propria natura interiore,

l’uomo viene a congiungersi con tutto quanto vi è in lui di desideri, di impulsi egoistici e di malvagità.

• Attualmente egli non si congiunge con questi;

durante il giorno infatti il suo sguardo è rivolto alle vicende del mondo esterno;

e queste sono ben poca cosa, in confronto con quanto può scaturire dalla vera natura umana.

 

Già in altre occasioni ho parlato delle esperienze che i mistici e certi santi cristiani ci descrivono, quando cominciano a congiungersi con la propria natura, immergendosi nella propria interiorità. Va fatto rilevare che si tratta delle stesse esperienze di cui sto parlando ora; quei santi cristiani riescono ad eliminare la percezione esterna e s’immergono nell’interiorità, per cui possono descrivere le tentazioni e le seduzioni da cui sono assaliti. Le loro descrizioni corrispondono assolutamente alla verità.

Le biografie dei santi sono da questo punto di vista straordinariamente istruttive, in quanto ci mostrano come si esplichino le passioni, le emozioni, gli istinti e tutto quanto dimora nell’uomo; da tutta questa trama di passioni la vista dell’uomo viene normalmente distolta, in quanto si rivolge invece al mondo esterno.

 

Si può quindi affermare che discendendo nella propria interiorità

l’uomo si concentra in certo modo sul proprio io, rimanendovi interamente impigliato:

a quel punto egli non vuol essere altro che un io, non vuole che soddisfare i propri istinti,

e proprio il male che è presente in lui vuole afferrare il suo io.

Questo è l’atteggiamento prevalente, in quella condizione.

 

Vediamo così

• da un lato presentarsi all’uomo il pericolo di rimanere abbagliato,

quando vuole effondersi impreparato nel macrocosmo;

• e dall’altro lo vediamo condensato, compresso, tutto contratto nel suo io,

quando s’immerge impreparato nel proprio corpo fisico ed eterico.