Politica come illusione: il conservatore è arimanico, il liberale luciferico.

O.O. 197 – Contraddizioni nell’evoluzione dell’umanità – 30.07.1920


 

Oggi dobbiamo ricollegarci a qualcosa di cui ho già parlato nel corso delle considerazioni precedenti, poiché è particolarmente importante, oltre che necessario, evidenziare il collegamento di ciò che è stato detto con quanto intendo aggiungere oggi.

 

Ho di recente rilevato che il percorso che deve condurre alla scienza dello spirito

passa per il riconoscimento di due fatti.

• Il primo è fare chiarezza – in ogni campo indagabile tramite la scienza dello spirito – sul fatto che

• è impossibile pensare che si possa trovare materia o sostanza nel mondo esterno che circonda gli esseri umani.

 

Con i nostri occhi vediamo il mondo esteriore, lo udiamo con le nostre orecchie e da ciò ne ricaviamo una certa conoscenza naturale, allorché colleghiamo quanto vediamo, udiamo e percepiamo con altri sensi, con il pensiero, in modo, appunto, da ritenere di conoscere qualcosa della natura esteriore.

 

Se pensiamo e crediamo – mediante qualsivoglia scienza – di poter incontrare la materia e le sue leggi in questa natura esterna si è in errore. E la fallacia del materialismo non sta tanto nel fatto di parlare della materia, ma nel fatto di ritenere che sia possibile incontrare nel mondo esterno la materia e le sue leggi, la sua struttura interna, il suo essere.

 

Ma ecco che allora si fa avanti qualcuno che afferma: “Io non voglio sapere nulla del mondo esteriore, perché è il mondo materiale; voglio cercare misticamente un mondo spirituale dentro di me”. Ebbene, costui è altrettanto materialista di chi interpreta questo mondo esteriore in senso puramente materialista, giacché anch’egli ritiene che sia possibile trovare nel mondo esterno l’elemento materiale.

 

E in questo consiste principalmente l’errore della nostra epoca:

• nel fatto che si cerchi nel mondo esteriore l’essenza della materia.

 

La necessaria, indispensabile correzione sarà di non cercare più nel mondo esteriore l’essenza dell’elemento materiale, il che significa aver ben chiaro che, per quanto noi possiamo dilatare l’ambito della nostra osservazione sensibile, non siamo in grado di trovare da nessuna parte qualcosa di materiale, della sua intima struttura, del suo essere soggetto a leggi.

 

• Ci deve essere chiaro che nel mondo esteriore ci troviamo di fronte solo ciò che in Oriente è chiamato maya,

ciò che noi chiamiamo mondo della percezione, mondo fenomenico,

e che noi non possiamo trovare, dovunque rivolgiamo lo sguardo, nulla di materiale in questo mondo esteriore.

 

• Deve poi esserci chiaro un secondo punto:

vale a dire che questo elemento materiale, che il materialismo cerca erroneamente nel mondo esteriore,

si trova nella nostra interiorità

e che siamo in grado di incontrarlo proprio se diventiamo, in senso astratto e unilaterale, mistici.

 

• Infatti, ciò che emerge nella nostra coscienza come contenuto di un certo misticismo, quanto ci sembra di vivere,

non è nient’altro se non, potrei dire, la fiamma che i nostri processi organici materiali accendono dentro di noi.

 

Ha dunque ragione chi interpreta il misticismo di un Tauler o di un Meister Eckhart, sostenendo che queste personalità hanno saputo interpretare con una speciale capacità percettiva interiore l’elemento materiale nella propria interiorità, quando esso si accende come fiamma della coscienza e sono, così, stati in grado di trovare la materia tramite il misticismo.

 

Non sarà possibile fare veramente chiarezza sulla natura del mondo e sulla condizione umana sulla Terra finché non si comprenderà che, mediante l’osservazione esteriore, si trova solo il fenomeno, la maya, mentre s’incontra l’elemento materiale e la sua fiamma tramite l’osservazione interiore. Non possiamo trovare il materiale nel mondo esterno attraverso le scienze naturali; abbiamo bisogno di cercarlo dentro di noi per mezzo del misticismo; perché lì si trovano le sue leggi.

 

Chi vuole trovare la natura della gravità, non la deve cercare con la macchina di caduta libera di Atwood, ma deve cercare – diciamo, nel suo trentaduesimo anno di vita, ma potrebbe essere anche in un altro momento – di sperimentare una coscienza interiore della gravità, in modo da ricavare dall’esperienza interiore il senso dello sperimentare davvero la gravità. Deve imparare a comprendere, attraverso una concreta esperienza interiore, come – tra il trentesimo e il quarantesimo anno – si diventi sempre più pesanti dentro di sé, come si sperimenti interiormente una proprietà dell’elemento materiale che si può esprimere solo con la coscienza mistica.

 

Io ho cercato di interpretare ciò che osserviamo, dicendo che quando si è così immersi nel caos di un pianeta, come vi è immerso lo scienziato di oggi, non ci si può fare un’idea chiara di queste cose. Noi vediamo intorno a noi piante e animali, il manto delle nubi; vediamo quel che le stelle riverberano su di noi con il loro splendore, vediamo fiumi, montagne e valli e così via. Ma nulla di quello che c’è sulla nostra Terra verrebbe visto, se venisse osservato, ad esempio, da Marte.

 

Un abitante di Marte che osservasse la nostra Terra con un qualsiasi strumento – possiamo anche immaginare, come in effetti è, che il marziano sia organizzato, anche se in modo diverso, per osservare la Terra -, non percepirebbe nulla di quanto noi vediamo nei fenomeni dei regni minerale, vegetale e animale, come formazioni nuvolose, fiumi e montagne; ciò che egli percepirebbe del nostro pianeta è quanto avviene sotto la pelle delle persone che vivono sulla Terra. Tutto il resto non sarebbe visibile allo sguardo di un abitante di Marte.

 

Egli percepirebbe solo ciò che avviene all’interno dell’organismo umano; questo egli percepirebbe come mondo materiale della Terra. E se si portasse a coscienza questa realtà mistica interiore, non emergerebbe quello che molti mistici credono, bensì la fiamma che arde dentro di noi. Lì si conosce la materia della Terra. Questo tipo di conoscenza di sé ci conduce alla natura della materia e dell’energia, e a questo riguardo le convinzioni delle persone del mondo occidentale negli ultimi secoli hanno imboccato decisamente un percorso erroneo.

 

Questo può farci intuire come deve cambiare il nostro atteggiamento,

se vogliamo tramutare l’attuale declino in una risalita.

 

• Oggi si crede di essere materialisti o idealisti o spiritualisti per via del contenuto della propria visione del mondo. Ma le cose non stanno così. Non si è proprio per niente spiritualisti se si dice di dedicarsi all’osservazione dell’interiorità e non a quella del mondo esteriore. Perché potrebbe accadere che, proprio dedicandosi alla propria interiorità, s’incontri la materia, si veda come essa si trasforma in fiamma interiore.

 

Si è sulla strada giusta solo se si comprende profondamente ciò che intendo dire.

Quando ci rivolgiamo al mondo della percezione esteriore,

incontriamo solo fenomeni, solo manifestazioni,

e non ciò da cui provengono questi fenomeni, queste manifestazioni;

perché ciò da cui derivano si trova sotto la nostra pelle.

 

Dobbiamo considerare ciò che vediamo all’esterno esattamente allo stesso modo di quello che vediamo nell’arcobaleno. Così come s’inganna chi crede che l’arcobaleno sia qualcosa di diverso da un fenomeno, che sia qualcosa di materiale, si inganna anche chi crede — dato che le altre percezioni circostanti, oltre agli altri sensi colpiscono anche il senso del tatto, mentre l’arcobaleno lo si può attraversare — che i fenomeni che ci circondano non siano fenomeni, ma siano materia. Essi si differenziano dall’arcobaleno solo per il fatto che coinvolgono anche gli altri sensi; tuttavia in loro v’è altrettanto poca materia quanto ve ne è nell’arcobaleno.

 

Tutto è parvenza esteriormente.

Ciò da cui i fenomeni scaturiscono si trova dunque all’interno della pelle umana.

I processi che guidano gli eventi della Terra, da un’epoca all’altra, hanno pertanto luogo sotto la pelle umana.

 

• Per quanto improbabile e paradossale ciò possa apparire agli uomini di oggi, è nondimeno vero che quello che attualmente ci circonda esteriormente come fenomeni, nonché quello che in questi fenomeni ci si presenta come leggi naturali, non è la conseguenza esteriore di ciò che è accaduto fisicamente circa tre millenni prima del mistero del Golgota, bensì il risultato di quanto avvenne nei corpi degli Egizi, dei Caldei ecc. tre millenni prima del mistero del Golgota. Dall’interno ciò è affiorato all’esterno. E quello che allora era mondo esterno è svanito, si è dissolto.

Nei corpi degli uomini si trova il germe di un futuro che può essere indagato anche dopo migliaia di anni.

 

Questo è qualcosa che oggi può essere riconosciuto mediante un’intuizione, anche se audace, persino sulla base dei fenomeni esteriori della natura. Si parla delle proprietà del radio, ma discorsi di questo genere a volte sembrano, a chi ha accesso al mondo spirituale, come se dei bambini parlassero di qualcosa che, per altre vie, fosse già acquisito da molto tempo dalla conoscenza spirituale degli adulti. La fisica oggi sa che il radio che esisteva sulla superficie terrestre prima dell’anno 140 d.C. è scomparso, oggi non è più radio. Il radio che esiste oggi si è formato solo dopo l’anno 140 dopo Cristo. Queste sono cose che oggi insegna persino la fisica, cose che oggi si presentano all’uomo per costringerlo finalmente, per così dire, a deviare dal sentiero che — sbagliando — ha percorso per secoli verso la liberazione umana.

 

Ma tutto questo ci costringe a esaminare — in modo completamente diverso da come normalmente guardiamo le cose — ciò che comunica all’uomo la scienza dello spirito orientata antroposoficamente. Ci costringe a passare dalle mere teorie alla realtà e, soprattutto, dalla conoscenza razionale astratta alla conoscenza dei fatti, al significato di un’azione, di un’azione reale nell’ambito terrestre.

 

Ho già avuto modo di indicare, infatti — ma è necessario che questo venga sottolineato con particolare chiarezza — come oggi la gente creda che una persona sia materialista e un’altra spiritualista. Lo spiritualista dice: “Quello è materialista, bisogna confutarlo, perché non è vero che l’anima è un prodotto della materia. Pertanto quello che sostiene il materialista è sbagliato e gli va dimostrato il contrario. Il materialista commette un errore logico che è necessario confutare”.

 

No, le cose non stanno così. Questa non è una questione di logica, non c’è da teorizzare; qui si pensa che la scienza dello spirito significhi teorizzare. La scienza dello spirito orientata antroposoficamente si fonda invece sul terreno delle realtà, è necessario però che le si cerchi dove vanno davvero ricercate, vale a dire laddove lo spirito agisce e opera.

 

Chi guarda al mondo esterno e vi cerca da ogni parte la materia con il metodo dei moderni sostenitori delle teorie molecolare e atomistica, sia come punti di forza o particelle, non commette un errore logico da confutare. Con questi concetti meramente teorici, l’autentica scienza dello spirito non ha nulla a che vedere. Essa ha a che fare con le realtà. Chi pensa che nel mondo esterno vi sia qualcosa di diverso dai fenomeni, non sta commettendo solo un errore logico, ma rischia di contrarre una vera e propria malattia organica.

 

Non si deve pensare che perseguire questo percorso costituisca semplicemente un errore logico;

in realtà colui che vi si inoltra è sulla strada della malattia organica, sulla strada della stupidità.

Il punto è, pertanto, che sul sentiero della scienza spirituale orientata antroposoficamente

la nostra comprensione delle cose deve trasformarsi da teorica in pratica.

 

Affermare qualcosa sul piano spirituale non ha nulla a che fare con l’essere d’accordo o confutare,

bensì con salute e malattia, con realtà della vita.

Quindi dobbiamo ripetere:

• chi, nei fenomeni, cerca la materia e non solo i fenomeni,

è sulla strada della stupidità, della malattia vera e propria. Questo è qualcosa che emerge dalla realtà.

 

Allo stesso modo non è sufficiente contraddire chi cerca nella propria interiorità la spiritualità astratta, ma anche chi cerca lo spirituale per via di un misticismo interiore del tutto unilaterale e non si rende conto che giunge alla materia solo percependo la natura di questo misticismo. Ecco che allora è sulla strada della malattia organica, dell’infantilismo l’ho chiamato come si deve pur chiamare, come viene chiamato dall’altro lato della soglia —, della puerilità.

 

Se qui abbiamo la soglia tra il mondo sensibile e quello sovrasensibile e lì c’è il guardiano della soglia, allora da questo lato del guardiano vi è ciò che qui chiamiamo genialità e che dall’altro lato, oltre la soglia, deve essere giustamente chiamato puerilità. Perché se qui, nel mondo sensibile, essa si esprime in modo errato, allora è puerilità per tutta la vita, mentre, per contro, la genialità mantiene un certo fondo di infantilità nel corso della vita.

 

Noi giungiamo alla genialità solo se siamo in grado di conservare, sino in età avanzata, quel tipo di anima che normalmente possediamo in età infantile e che viene vista, dall’altro lato della soglia, nella sua vera forma. Ma se il conservare le caratteristiche infantili dell’anima fino in tarda età avviene unilateralmente, allora quello che sarebbe genialità se fosse correttamente inserito nel mondo umano, diventa puerilità. Questo è, ancora una volta, qualcosa che ci mostra, dal punto di vista della scienza dello spirito, come dobbiamo trasformare i concetti puramente logici in concetti reali, mediante qualcosa che non porti l’uomo semplicemente ad altre opinioni, bensì che ne trasformi intimamente la struttura fisica.

 

Questa serietà della scienza dello spirito orientata antroposoficamente viene tenuta ben poco in considerazione, visto che le persone portano i propri atteggiamenti consueti fin nell’ambito scientifico-spirituale. Voi potete concordare o confutare, come normalmente accade nel mondo esteriore, potete portare le abitudini del mondo esteriore nell’ambito scientifico-spirituale, ma

la scienza dello spirito orientata antroposoficamente

può venir correttamente insegnata solo utilizzando parole del mondo ultraterreno.

Lì le parole hanno un significato molto diverso,

lì qualcosa che qui possiede un peso, che tende verso il basso, tende invece a salire.

 

Nel mondo spirituale è necessario definire in modo diametralmente opposto quel che ci attrae verso il basso. Pertanto non c’è da stupirsi se chi prende sul serio la scienza dello spirito verrà inizialmente del tutto frainteso da chi vuole ancora portare nell’ambito scientifico-spirituale le consuetudini affermatesi nell’epoca del materialismo. Questo è ciò che fa sì che vengano sempre fraintese cose come quelle di cui vi ho parlato ieri.

 

Chi intende esprimere il proprio disaccordo nei confronti di Oswald Spengler, di regola non ha che da confutarlo. Ma il seguace della scienza dello spirito non deve confutarlo nel modo consueto. Egli non deve essere rigido ma, trasformando il punto di vista, deve dirsi: quel che si manifesta con Oswald Spengler, si esprime da un punto di vista differente, da un punto di vista non fecondo per il futuro. Si sarà pertanto aderenti ai fatti se non si confuterà semplicemente tale punto di vista, ma se ne apprezzerà invece la genialità, affrontando con partecipazione interiore ciò che di esso si vuole superare.

 

La scienza dello spirito deve rivolgersi molto di più al modo in cui si affrontano le cose, piuttosto che alla piatta formulazione di ovvietà mistiche, considerate, da coloro che le professano, verità particolarmente benedette da Dio. Si deve tener conto di queste cose, perché ci stiamo avviando verso un’epoca nella quale dovremo andare oltre il mero contenuto della vita intellettuale. Desidero ribadire sempre di nuovo che bisogna superare il mero contenuto della vita intellettuale.

 

Oggi, confutare Oswald Spengler, prendendone in esame solo il contenuto, è relativamente facile anche per gli sciocchi. No, non è difficile, ma quello che conta non è questo, bensì comprendere che cosa viva concretamente, realmente in Oswald Spengler e come lo si possa concretamente e realmente superare.

 

E, in futuro, sarà sempre più importante, per caratterizzare una personalità,

guardare più a quanto essa porta che al fatto che ciò ci piaccia o meno.

 

Dobbiamo sentire come irrilevante il fatto che il contenuto ci piaccia o non ci piaccia; quello che conta è se esso possiede qualità spirituali. Per il buon esito generale dell’evoluzione del mondo è molto più importante un geniale materialista, in grado di rappresentare il materialismo in modo intelligente; in lui vi è dello spirito, mentre a volte ve n’è molto poco in chi porta avanti un insulso misticismo. Spesso il mistico sciocco contribuisce più del materialista geniale alla discesa del mondo nella materia.

 

Quello che conta è la qualità del contributo spirituale. In futuro sarà molto più importante riconoscere questa qualità piuttosto che il contenuto. Dobbiamo imparare a non considerare lo spirito come un sistema logico, ma a conoscerlo nella sua realtà, e allora vi chiedo: potete ipotizzare che vi possa essere più spirito in un materialista geniale che non in un mistico sciocco? Queste cose vanno esaminate e comprese dalla scienza dello spirito orientata antroposoficamente; perché quello che conta è la realtà dello spirito, non le astratte affermazioni di uno o dell’altro.

Si tende, di fatto, a dimenticare quanto siano davvero importanti le realtà e non le teorie!

 

Oggi, dunque, dovremo esaminare alcuni aspetti della vita ordinaria dal punto di vista della conoscenza scientifico-spirituale, altrimenti non riusciremo a fare chiarezza. Considerate quindi il fatto che nel mondo esteriore, in cui oggi viviamo, nella vita pubblica incontriamo questo o quel partito. Rivolgiamo allora, prima di tutto, la nostra attenzione ai partiti usuali. Ebbene, sapete, quello che si esprime in questi partiti è sconsolante, triste e privo di senso; oggi, più o meno chiunque non si voglia del tutto allontanare dalla vita esteriore o non vi sia costretto perché senza dimora, si ritrova a non poter votare da nessuna parte, perché da nessuna parte riesce ad ottenere il diritto al voto. Invece, chi questo diritto al voto ce l’ha, si trova oggi costretto ad assegnare la sua preferenza ad una certa parte politica, vale a dire ad agire in conformità con determinati partiti. Eccoli dunque, questi partiti. Essi rimandano a tempi migliori della vita dei partiti, al noto sistema inglese dell’alternanza dei partiti conservatore e liberale.

 

Ora possiamo affermare che tutti i partiti oggi esistenti si richiamano, in certo modo, a questi due modelli. Il liberale di sinistra si tinge a volte di conservatorismo di destra, mentre il conservatorismo si tinge di liberalismo di sinistra, come nella socialdemocrazia, oppure, a volte, abbiamo il conservatorismo che si traveste di radicalismo, come possiamo vedere oggi. Ma, in definitiva, possiamo affermare che i nostri partiti si rifanno a questo modello di alternanza conservatore/liberale. Sì, questa è l’immagine che se ne ricava esteriormente. All’interno di queste strutture partitiche troviamo – e chiunque è costretto a riconoscerlo – quanto di peggio può esistere. Ma visto che c’è, ora la domanda è: ebbene, perché esistono? Di che si tratta esattamente? Cosa sono, di fatto, i partiti?

 

Tutto quello che è visibile qui nel mondo fisico non è altro che un’immagine del mondo sovrasensibile. Di cosa sono dunque un’immagine i partiti? A cosa corrispondono nel mondo sovrasensibile quelli che qui nel mondo sensibile sono i partiti? Questo lo può intendere correttamente soltanto chi afferri la condizione di tale conoscere, vale a dire colui che comprenda che quando si oltrepassa la soglia del mondo spirituale ci si imbatte in qualcosa di completamente diverso, cioè in delle realtà.

 

Qui nel mondo fisico si è un idealista o uno scettico o un realista o uno spiritualista o qualcosa che, comunque, finisce in “ista”. Si è qualcosa che può essere riassunto in un programma, in un sistema politico o sociale, in breve, si è un “ista”. Ci si collega dunque a un’astrazione. Infatti, alla base dei partiti non vi sono che programmi di partito o strategie o cose del genere, cioè astrazioni di vario tipo. Non appena si attraversa la soglia del mondo spirituale, non si ha più a che fare con la semplice logica e con le astrazioni, ma con le realtà. Solo che, abitualmente, questo non viene preso sul serio.

 

Ora, una volta che siete alla presenza del Guardiano della soglia, non potete giurare sulle bandiere del partito, poiché là avete di fronte solo esseri reali; tutto è realtà. Allora potete soltanto rivolgervi a un qualsiasi essere delle gerarchie superiori e dire: “Questo è quello che seguo, con cui sono collegato; gli altri possono vedere le cose a modo loro, io sono collegato con questo, sono di questo partito”. Allora l’espressione “prendere partito per questo o quello” assume un significato non solo astratto, ma decisamente concreto.

 

Per noi uomini ha senso dire a noi stessi: non appena guardiamo oltre la soglia, troviamo tre tipi di entità, l’essere del Cristo, Arimane e Lucifero. In un primo momento è anche possibile – se ci si è preparati accuratamente per accogliere il mondo spirituale – affermare: scelgo il partito del Cristo, o quello di Arimane oppure quello di Lucifero. Si può anche mascherare la cosa, si può non essere ben informati e scegliere Arimane e chiamarlo Cristo. Ma là si segue un’entità – è tutto reale oltre la soglia! Si ha sempre a che fare con realtà e non con cose basate su programmi o su sistemi.

Questi che enuncio sono concetti importanti, perché descrivono il rapporto dell’uomo con il mondo sovrasensibile.

 

E c’è un punto dove oggi non è possibile, visto che è troppo sgradevole, essere del tutto chiari;

sono pochissime oggi le persone qui sulla Terra a sapere

che tutte le conseguenze delle bandiere di partito, delle astrazioni dei partiti,

non hanno in sostanza nessuna realtà, sono illusioni.

Pertanto, se s’intende seguire qualcosa di reale,

è necessario cercare qualcosa che sia oltre la soglia, nel mondo spirituale.

 

Ma non si può pensare che un particolare partito conosca a fondo questo segreto e magari ne tragga anche le conseguenze. E il fatto che io abbia espresso ciò pubblicamente nel ciclo di Karlsruhe del 1911 mi ha attirato l’odio di questo partito. Mi riferisco ai gesuiti.

 

Essi sanno perfettamente che seguire un programma di partito

è – scusatemi se utilizzo un’espressione popolare in Germania – una baggianata.

Si segue un’entità del mondo spirituale!

 

Infatti, vedete che i compiti del gesuita hanno inizio con lui che deve incominciare a immaginare ciò che poi verrà, la Compagnia di Gesù, per la quale egli configura una struttura militare. E quando dico che non è possibile fare piena chiarezza, intendo esimermi dall’esprimere che cosa avviene quando ha luogo il battesimo di “Gesù”.

Ma quello che ci interessa è caratterizzare il fatto che il gesuitismo costituisce un partito seguendo una entità spirituale, e che esso, pertanto, conosce molto bene questo segreto; vale a dire il fatto che seguire un qualsiasi partito, che si esaurisca in un programma limitato al mondo terrestre, è una baggianata.

 

• E l’efficacia dell’ordine gesuita è basata sul fatto che esso educa i suoi membri a seguire una entità spirituale. In tale ordine non si tratta che qualcosa possa essere giusto o sbagliato, bensì di difendere questo punto di vista: “ciò fa parte della missione di questo essere spirituale, che seguo”. “Io combatto tutto ciò che non appartiene alla missione dell’entità spirituale che seguo, anche se fosse sostenibile da un punto di vista logico, dato che da un punto di vista logico sono sostenibili sia i portati di Arimane e di Lucifero che quelli del Cristo”. Tutte e tre le motivazioni logiche sono ugualmente valide.

 

Ecco che allora assistiamo al singolare spettacolo del gesuitismo che, pur conducendo una guerra contro l’antroposofia, è naturalmente a conoscenza del fatto che l’antroposofia segue una direzione spirituale, in cui vi sono dei fatti comprovabili. Sa perfettamente che, in questo caso, non basta combattere le cose confutandole logicamente, perché sa fin troppo bene che una confutazione logica è un semplice gioco di logica. Esso sa solo di fronteggiare spiritualmente un avversario e che qualsiasi mezzo è giustificato.

 

Pertanto è del tutto insensato condurre questa battaglia controbattendo le confutazioni dei gesuiti. I gesuiti conoscono molto bene le obiezioni che vengono loro sollevate; ma il fatto di conoscerle e di considerarle giuste non è per loro un motivo sufficiente per non combatterle, perché loro seguono una entità diversa da quella che oggi l’antroposofia deve seguire per il bene dell’umanità.

 

Quando si tratta di questioni spirituali parliamo di realtà; è importante che si comprendano davvero i sentieri dello spirito, perché quello che conta è che, per comprendere questi percorsi spirituali, entri in azione l’uomo nella sua totalità — ciò che è comunque possibile per la sana ragione umana — e non il nano che oggi viene allevato dalle nostre istituzioni culturali.

 

Che cosa sono dunque i partiti, qui nel mondo fisico?

Sono le caricature di ciò che ha una ragion d’essere nel mondo sovrasensibile;

sono immagini distorte di cose che nel mondo spirituale hanno un senso.

• Questa è la parte difficile della questione: il fatto che ciò che incontriamo nel mondo sensibile

possa essere l’immagine di qualcosa che ha un significato molto positivo nel mondo spirituale.

• Nel mondo sensibile esso è dannoso, riprovevole, dato che ogni mondo ha le sue specifiche leggi,

e noi oggi ci troviamo davanti alla necessità di innalzarci nuovamente al mondo spirituale.

 

Ecco che la prima tappa inizia con il manifestarsi, qui, nella vita fisica, delle caricature della vita spirituale, con la gente che alza bandiere di partito e segue gli idoli dei partiti, mentre dovrebbe seguire delle entità spirituali. Ma questo è verità se avviene nel mondo sovrasensibile, mentre è falsità e illusione se ha luogo qui nel mondo fisico. Vedete dunque che affermare che se ci si vuole riferire alle verità al di là della soglia, quello che conta è trasformare entità meramente teoriche in realtà, non è una frase fatta.

 

Le mere confutazioni del materialismo non servono a molto, perché, in relazione all’essere umano, la questione va posta in questi termini: il fondamento di tutte le qualità umane si trova nell’elemento animico-spirituale. Questo animico-spirituale esiste prima del nostro concepimento, prima della nostra nascita. Si è formato nel corso delle nostre precedenti incarnazioni sulla Terra, ha attraversato il mondo spirituale, ma, nel momento dell’incarnazione, esso si crea qui una proiezione fisica, costituita di sistema nervoso, sistema osseo e sistema sanguigno.

 

Ed ecco che allora abbiamo due cose,

• l’uomo animico-spirituale      • e la sua contro-immagine, l’uomo fisico-corporeo.

 

• Se, dunque, ora pensiamo i consueti pensieri astratti, cos’è che pensa in noi?

Non certo l’uomo animico-spirituale.

Proprio quando noi pensiamo pensieri astratti, quando lavoriamo principalmente con la logica terrestre,

• è il cervello fisico a pensare in noi.

 

Ed è importante che si sappia che l’obiezione dei materialisti,

secondo la quale sarebbe il cervello a pensare, è del tutto giustificata nel caso si pensino pensieri astratti,

in quanto il cervello fisico è un’immagine del cervello spirituale,

e questa immagine crea un’immagine, dato che il pensiero astratto è solo immagine.

In questo caso si può dunque affermare che è il cervello a pensare il pensiero astratto.

 

Questo è solo un caso particolare di quanto ho detto in precedenza. Il materialismo è giunto solo sino a comprendere il pensiero – che è diventato comune nella nostra epoca culturale, vale a dire in Occidente dalla metà del secolo XV – che è pensato dal cervello. E quello che Moleschott, Buchner e il grasso Vogt hanno presentato come materialismo non è confutabile semplicemente affermando che è erroneo, visto che esso è adatto all’umanità, la quale si riconosce sempre di più, soprattutto dalla metà del secolo XV, esclusivamente nel materialismo.

 

L’uomo occidentale

è semplicemente in procinto di trasformarsi in un essere che pensa ancora con il solo cervello fisico.

 

I profeti di questo pensiero cerebrale fisico, Moleschott e Buchner, hanno semplicemente anticipato ciò che sarà dell’uomo occidentale. Effettivamente i materialisti hanno ragione su quanto affermano a proposito dell’uomo occidentale; l’errore è estenderlo all’umanità in generale. Quello che dicono è corretto solo per gli uomini dalla metà del secolo XV in poi; per essi è giusto.

 

E gli uomini si sono abituati ora a pensare solo con il cervello; questo è il modo normale di pensare ai giorni nostri.

Tutta la nostra letteratura consueta e la totalità della nostra scienza moderna

sono costituite di pensiero materiale, di questo tipo di pensiero.

 

Pertanto i materialisti hanno ragione, e si potrebbe dire che Buchner e Vogt siano stati imprecisi nei confronti dei loro colleghi materialisti, quando hanno detto di pensare con lo spirito. Questo non è vero; essi pensano solo con il cervello.

Confutare ciò non ha senso; va invece riconosciuto che, effettivamente, il sentiero verso la materia non è una semplice visione erronea del mondo, ma qualcosa che agisce nella realtà. Ed è per tale motivo che queste persone dicono anche, quando si trovano di fronte a qualcosa come la scienza dello spirito orientata antroposoficamente: “Questi pensieri non si riesce a capirli, sono incomprensibili”.

 

Sì, loro vogliono pensare con il cervello, ma questi pensieri della scienza dello spirito sono pensati con l’animico-spirituale, dopo che questo si è reso indipendente dal cervello. Quindi gli uomini, pensando questi pensieri, devono sforzarsi, attraverso i pensieri che in tal modo sono sorti, di rendere il proprio animico-spirituale nuovamente indipendente dal cervello.

 

Gli uomini devono sforzarsi di approfondire i pensieri, utilizzando la possibilità – oggi ancora esistente –

di liberare l’animico-spirituale dall’elemento fisico del cervello.

Perché esso è in procinto di incatenarsi all’elemento fisico del cervello. Gli uomini se ne devono liberare.

 

Ecco che non abbiamo a che fare con una concezione sbagliata o giusta, ma con un processo. Nel diffondere i pensieri della scienza dello spirito orientata antroposoficamente nel mondo, si faccia attenzione a che le persone ancora in grado di gestire gli antichi modi di liberarsene interiormente, li utilizzino per davvero e cerchino di comprendere i pensieri svincolati dalla corporeità, in modo che le loro anime si rendano indipendenti dal corpo.

 

Comprendere l’antroposofia è quindi una questione di volontà;

è qualcosa che deve svincolare l’animico-spirituale dal fisico-corporeo.

Pertanto il nostro compito non è quello di confutare una falsa concezione del mondo,

ma di tener conto che una gran parte dell’umanità si avvierà a diventare mera materialità,

ricavando da essa pensiero, sentimento e volontà,

mentre noi vogliamo portare al mondo la scienza spirituale orientata antroposoficamente come una realtà,

in modo che spirito e anima possano svincolarsi dalla materia.

 

• Gli uomini devono essere salvaguardati dalla possibilità di perdere il loro elemento animico-spirituale, perché questo animico-spirituale rischia di naufragare del tutto nell’elemento arimanico. Gli uomini si trovano di fronte al pericolo di perdere l’animico- spirituale e di smarrire nella materia se stessi come esseri umani, dato che, come vi ho già esposto, l’elemento materiale tende a scomparire.

 

Dunque non si tratta di rimpiazzare una vecchia nozione con una nuova, bensì di acquisire conoscenze dei fatti in modo che l’anima possa evitare di sprofondare nella mera materialità, di sprofondare nell’elemento arimanico con l’animico-spirituale, nel qual caso l’io verrebbe annientato.

 

Pertanto non si tratta di confutare il materialismo,

ma di risparmiare all’umanità l’eventualità che il materialismo possa divenire giusto;

esso è, infatti, sulla strada di diventare una verità e non una menzogna.

• Quando si parla di materialismo sbagliato, oggi non si considera quanto sta avvenendo;

si deve parlare del fatto che il materialismo è reale

e diventerà sempre più reale e di giorno in giorno più accettato dalla cultura attuale.

 

Già all’inizio del terzo millennio potremo sperimentare

che l’umanità avrà accolto il materialismo come la giusta visione de mondo.

Non ha senso confutare il materialismo, perché esso è sulla via di essere considerato giusto,

bisogna invece dimostrare che è sbagliato, perché è sulla strada di diventare un dato di fatto,

visto che esso non è solo una teoria erronea.

 

Vogliono tacere queste cose le persone che vorrebbero rendere la vita il più confortevole possibile alla gente, dicendo: “Osservate dunque la falsità del materialismo! Rivolgetevi a un misticismo astratto, e sarete a posto!” Ci si può anche rivolgere al misticismo astratto, ma questo favorisce non il materialismo come mera teoria, ma il materialismo reale.

 

Noi non dobbiamo andare oltre questo materialismo perché è sbagliato — con le parole la teoria rimane —, ma perché è giusto e perché noi dobbiamo opporci oggi al fatto stesso che esso si presenti come qualcosa di vero.

Allora le cose assumeranno sembianze diverse, perché non si accede alla realtà del mondo spirituale con le teorie, bensì con una conoscenza che è un agire nel contesto cosmico.

 

Per la gente oggi è molto scomodo ascoltare queste cose, eppure in realtà tutto, sin nei dettagli, dovrebbe essere considerato proprio in questa luce. Realmente, i vecchi metodi di lotta sono superati, quello che un tempo poteva andar bene, è sorpassato. Le cose devono essere guardate alla luce dello spirito.

 

Che cos’è il conservatorismo? Che cos’è il liberalismo?

Sono caricature del mondo spirituale qui sulla Terra.

Il conservatore è un seguace di Arimane, il liberale è un seguace di Lucifero.

 

E chi si trova di fronte al Guardiano della soglia vede come ogni conservatorismo segua passo passo Arimane, e ogni liberalismo vada dietro a Lucifero. Alla gente così intelligente di oggi questo appare un paradosso; ma proprio il fatto che questo appare come un paradosso spiega come mai la scienza spirituale orientata antroposoficamente sia così difficile da comprendere.

 

• Non comprenderemo mai appieno la scienza dello spirito se la penseremo soltanto.

• La comprenderemo invece se le sue comunicazioni ci provocheranno sofferenza o gioia, se proveremo sollievo o abbattimento, se potremo magari dubitare di una sua parola mentre un’altra ci farà sentire liberi, se coglieremo nessi di destino, sia laddove comunemente si percepiscono solo confuse teorie sia negli eventi esteriori, se quelle che sembrano essere solo parole provenienti dalle comunicazioni dalla scienza spirituale orientata antroposoficamente diverranno per noi delle realtà.

 

• Solamente quando l’impulso interiore di questa scienza spirituale orientata antroposoficamente verrà accolto e sentito intimamente, solo allora sarà possibile afferrare nella giusta luce il perché oggi sia indispensabile trasformare in realtà ciò che per lungo tempo — gli uomini dovevano prima imparare — è stato trattato come teoria e di conseguenza affrontare con serietà quanto di realtà si trova nelle comunicazioni della scienza spirituale orientata antroposoficamente, comprendendo come la gravità dei tempi costringa a trasporre in realtà ciò che scaturisce dall’essenza e dalla sostanza del contenuto di tali comunicazioni.

 

Ancora oggi si considera troppo poco alla luce della realtà cosa s’intenda con una istituzione come la scuola Waldorf, troppo poco nel senso che ho voluto appena caratterizzare. A dire il vero ho trattato delle cose di cui si è parlato oggi non per commuovervi e certo non per fare della pubblicità, ma per affermare ciò che deve essere detto ora, perché l’umanità deve saperlo. E ci si augura che ci sia concessa l’opportunità di poter dire queste cose di fronte ad un numero sufficientemente grande di persone, in modo che possano riceverne l’impulso interiore a intendere le parole come realtà e non solo ad ascoltarle pensando che si tratti di teorie.

 

Questo è quanto volevo sottoporre alla vostra attenzione con queste due considerazioni. E da ciò dovrà conseguire che gli, eventi esteriori siano in armonia non con i contenuti esteriori della scienza spirituale di cui parliamo, ma con gli impulsi interiori. Coloro che lottano, come ad esempio i gesuiti, sanno molto bene quello di cui molti seguaci dell’antroposofia ancora non sono consapevoli, vale a dire che la scienza spirituale orientata antroposoficamente è basata sulla realtà, e, dal momento in cui se ne sono accorti — è già parecchio tempo, ormai, dal 1906 o 1907 circa — hanno combattuto questa scienza spirituale con sempre maggiore foga. E del modo in cui la combattono, della sua peculiare raffinatezza, ancora nulla sospettano molti dei nostri antroposofi, perché non vogliono prendere realmente coscienza della gravità della situazione nella propria interiorità.

 

Si può continuare a evocare con le parole ciò che si vuole realmente far giungere ai cuori delle persone; con queste due considerazioni ve ne ho voluto far giungere un po’. Se rifletteremo su quanto è stato detto, in modo che la riflessione si trasformi in sentimento e che compenetri l’intero nostro essere, allora essa non produrrà misticismo astratto e scienza naturale, ma si tramuterà in essenza interiore dell’uomo, nella forza in grado di liberare nuovamente l’animico-spirituale dall’elemento materiale, di superare non il materialismo sbagliato, ma il materialismo che, ahimè, è giusto.