Post-mortem. Cronaca dell’akasha solare.

O.O. 130 – Cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità – Appendice 19.12.1912


 

La scienza dello spirito ci insegna

che gli eventi che hanno luogo tra morte e nuova nascita sono connessi alle condizioni cosmiche.

• L’anima è soggetta ad un contrasto molto forte: mentre durante l’esistenza terrena

abbiamo la possibilità di lasciare che in noi avvengano dei mutamenti,

tra la morte e una nuova nascita questo non è possibile.

 

Poniamo il caso, ad esempio, che tra la nascita e la morte abbiamo intrattenuto un certo rapporto con una determinata persona e che abbiamo vissuto insieme a lei delle esperienze legati da sentimenti di amicizia – ebbene, dopo la sua morte siamo venuti a conoscenza di taluni aspetti relativi alla sua persona di cui, qui sulla Terra, non avevamo avuto esperienza. Quale rapporto possiamo instaurare con lei ora che è defunta? Come dobbiamo configurare i nostri sentimenti, di simpatia o di antipatia, nei suoi confronti?

Se anche noi abbiamo già varcato la soglia della morte e, poi, ci raggiunge una persona con cui siamo stati in un certo rapporto nella vita fisica, dopo la morte la relazione che abbiamo stretto con lei resterà immutata per lungo tempo, poiché dopo il decesso non possiamo più aggiungere nulla di nuovo all’antica relazione.

 

Una volta entrati nel mondo spirituale, siamo soggetti al nostro karma.

La trasformazione del karma può avvenire solo nel corso di una nuova vita.

Solo in una nuova incarnazione sarà possibile il pareggio.

• Nella sfera spirituale, una persona morta sul piano fisico

non può esplicare sulle altre persone morte sul piano fisico alcuna azione modificatrice della loro vita.

• Chi, invece, ha la possibilità di esercitare un’azione sul defunto è la persona viva sul piano fisico.

 

Poniamo, ad esempio, il caso di due persone che, pur volendosi bene, abbiano un diverso atteggiamento nei confronti della scienza dello spirito: l’una la ama, l’altra la odia; nelle due anime è presente lo spirito dell’antagonismo. Se l’uomo può parlare di libertà della sua volontà, è perché nell’anima umana la coscienza dell’io percorre vie molto più profonde della coscienza astrale, per cui, spesso, in fondo all’anima il desiderio è volto proprio verso ciò che a livello cosciente si odia.

Come possiamo aiutare il defunto?

Per potergli essere d’ausilio è necessario che tra noi esista un legame spirituale. E possibile aiutarlo, ad esempio, con la lettura silenziosa, unendosi a lui con affetto nello svolgimento di ragionamenti e riflessioni o inviandogli immaginazioni su nei mondi superiori ove egli è.

Queste premure amichevoli producono sempre buoni effetti. La lettura è opportuna anche nel caso in cui il defunto sia stato nella vita terrena una persona eccessivamente indifferente e accidiosa. Potremo alleviargli realmente le pene che sta soffrendo, anche se non sappiamo per certo che nella vita fosse questo il suo desiderio.

 

Nonostante l’immenso divario esistente tra la vita fra nascita e morte e quella fra morte e nuova nascita,

ci è dato spesso constatare come siano benefici

proprio gli impulsi che dal piano fisico vengono inviati ai mondi spirituali.

 

Sono numerosi i vivi che si sentono in intima comunione con i morti e che, al tempo stesso, sono coscienti dell’opera ausiliatrice che anch’essi svolgono a favore dei defunti. Le prime anime con cui veniamo in contatto dopo la morte sono quelle con cui abbiamo intrattenuto già in Terra rapporti ravvicinati. Non possono essere tra le prime, invece, le anime che qui in Terra non abbiamo conosciuto. Dopo la morte ha luogo una diretta prosecuzione della vita terrena. L’anima è dentro gli oggetti che percepisce, li ricolma.

 

Nel periodo del kamaloka la forma eterica umana si amplia sempre più fino ad arrivare ad essere circoscritta,

nel suo limite estremo, dall’orbita lunare.

Tutti gli esseri umani ricolmano il medesimo spazio delimitato dall’orbita lunare.

Durante il periodo del kamaloka, gli uomini non si sono d’ostacolo.

 

Dopo il kamaloka diveniamo abitanti di Mercurio come, in precedenza, siamo stati abitanti della Luna.

In seguito diventiamo abitanti di Venere e, dopo ancora, del Sole.

Giunti al Sole, entriamo in una spiritualità più elevata, abbiamo superato l’astralità della sfera lunare.

La vita che trascorriamo su ciascun pianeta

dipende dalla configurazione che la nostra anima ha acquisito nel periodo lunare.

Coloro che si saranno compenetrati di sentimenti di compassione morale,

condurranno una vita diversa da quella degli egoisti, e si apriranno all’umanità.

 

Le persone con cui intratterremo un rapporto saranno in particolare quelle con cui avevamo già stabilito delle relazioni durante la vita terrena. Il tipo di rapporto che s’instaurerà dipenderà dai comportamenti assunti reciprocamente e che potranno essere o di partecipe consolazione o di malevola vessazione.

 

Un uomo di scarsa moralità sarà un eremita spirituale.

Una persona morale sarà, invece, un socievole abitante di Mercurio durante il periodo mercuriale.

 

Nel periodo successivo, quello di Venere,

ci dilatiamo fino all’estremo limite della sfera venusiana ricolmandone lo spazio.

• Chi non è stato religioso, chi non ha accolto in sé l’eterno, il divino,

chi nel periodo di Mercurio non ha potuto avere relazioni animico-spirituali

con altre anime umane diverrà un eremita anche nel periodo venusiano.

 

Saremo, invece, esseri socievoli anche nella sfera di Venere

se nel periodo mercuriale ci saremo riuniti con esseri ispirati alla nostra stessa

visione del mondo, se avremo sviluppato tra noi fervidi sentimenti religiosi.

Nel periodo venusiano gli atei saranno eremiti,

i monisti dovranno vivere nel carcere della loro anima impedendo così agli uni di avvicinarsi agli altri.

 

Essere eremiti significa avere una coscienza ottusa incapace di includere l’altro;

essere socievoli significa, invece, avere una coscienza chiara capace di accedere a quella del prossimo.

L’uomo, ovviamente, ascende sempre ai mondi stellari,

ma quanto più crepuscolare è l’esperienza che egli ha di una regione,

tanto più rapida è la sua corsa attraverso i tempi, da cui conseguirà un ritorno più celere alla reincarnazione.

• In questa situazione vengono a trovarsi, ad esempio,

coloro che nell’esistenza precedente sono stati dei criminali o affetti da idiozia.

Quanto più chiara è stata, invece, la coscienza nei mondi stellari,

tanto più lento sarà il ritorno dell’anima all’incarnazione.

 

Per potere sviluppare il futuro cervello fisico

occorre essere stati pienamente coscienti fuori nel cosmo.

 

Lo stato successivo è quello di abitante del Sole.

Si perviene a questo stato circa un secolo dopo la morte.

Nel periodo solare si ha la possibilità di stabilire un certo rapporto con tutti gli esseri umani.

L’anima dell’uomo che si è dischiuso all’impulso cristico, è aperta a tutti gli esseri umani.

Dal momento in cui si è compiuto il Mistero del Golgota

ci è dato di unirci a quella che è la massima forza spirituale: l’impulso cristico.

Chi, invece, non avrà accolto l’impulso del Cristo, rimarrà un eremita anche nel periodo solare.

 

Dobbiamo ora richiamare l’attenzione su di un altro aspetto. Il chiaroveggente che durante il periodo lunare osservi l’essere umano e la sua aura, scorge all’interno del poderoso corpo eterico un nucleo avvolto in un’aura nebulosa, uniformemente scura su tutti i lati e che in tale stato permane durante il periodo di Mercurio.

Nel periodo venusiano, appare una luce su di un lato della nube: osservando poi l’uomo con la facoltà chiaroveggente, si può constatare che da quel momento l’uomo – se era stato morale, religioso – era potuto entrare in contatto spirituale con entità delle gerarchie superiori. Se l’uomo non è stato buono, non è in grado di riconoscerle, e perciò, si condanna al tormento, al dolore dell’eremitaggio.

 

Prima del Mistero del Golgota, durante il primo periodo di civiltà postatlantica, il Sole presentava un aspetto che permetteva di contemplare sul corpo solare, per così dire, il trono del Cristo. Coloro che in vita erano stati buoni incontravano l’entità del Cristo sul piano solare.

Nel corso dell’epoca zaratustriana, il Cristo era già sulla via della Terra, ecco perché l’uomo non poteva trovare il Cristo sul Sole.

 

Dal Mistero del Golgota in poi il Cristo è unito alla Terra.

• Gli uomini che sulla Terra non abbiano fatto proprio l’impulso cristico,

tra la morte e una nuova nascita non potranno trovare il Cristo.

• Coloro che avranno intessuto in sé l’impulso cristico, divenuti poi abitanti del Sole,

verranno a trovarsi di fronte ad un profluvio di fatti che noi designiamo con l’espressione

“cronaca dell’akasha solare”.

 

• Se sulla Terra non si è incontrato il Cristo, sul Sole non si sarà in grado di leggere la cronaca dell’akasha.

Apprenderemo a leggere questa scrittura se sulla Terra avremo accolto con cuore ardente il Mistero del Golgota.

Impareremo allora a leggere quel che il Cristo ha operato sul Sole nel corso di milioni di anni.

In base alle nostre attuali condizioni, noi siamo oggi abbastanza forti da poter divenire abitanti del Sole.

In seguito giungiamo a Marte, poi a Giove e a Saturno e successivamente al mondo delle stelle fisse.

 

Sulla via del ritorno il nostro corpo eterico si riduce sempre più

fino al punto in cui le nostre dimensioni saranno talmente ridotte

da consentirci la reincarnazione in un nuovo embrione umano.

 

• Fino al periodo solare ci troviamo sotto la guida del Cristo.

Da quel periodo in poi abbiamo bisogno di una guida che ci conduca oltre il Sole, nel cosmo.

Chi si pone al nostro fianco è Lucifero.

• Se noi cadessimo in preda di Lucifero sul piano fisico, sarebbe un male gravissimo.

• Ma se noi avremo acquisito sulla Terra la giusta comprensione dell’impulso cristico,

sul Sole la nostra forza sarà sufficiente per seguire Lucifero senza pericoli.

Da quel momento sarà lui ad occuparsi del progresso interiore dell’anima,

come il Cristo, da questa parte del Sole, aveva vegliato sulla nostra ascesa.

 

• Se sulla Terra avremo assunto in noi l’impulso cristico, sulla via del Sole sarà il Cristo il conservatore dell’anima.

• Mentre fuori della sfera solare, nell’universo cosmico, la guida è Lucifero, al suo interno egli è il tentatore.

• Se nel periodo solare siamo muniti dell’impulso cristico, il Cristo e Lucifero ci guidano come fratelli.

 

Sebbene alcune parole pronunciate dal Cristo e da Lucifero siano le stesse,

radicalmente diverso è il significato in cui vanno intese!

• Mentre le parole del Cristo: «In voi vive la scintilla divina, voi siete dèi»

ci accompagnano sul nostro cammino come un meraviglioso ammaestramento,

• quelle di Lucifero: «Sarete come Dio», esprimono la grande tentazione luciferica.

Pur essendo simili, le due frasi esprimono i più tremendi opposti.

Tutto dipende da dove l’uomo si è posto qui: se vicino a Cristo o vicino a Lucifero.

 

La scienza dello spirito ci dona una significativa comprensione del mondo.

• È necessario che una qualche conoscenza venga acquisita quando si è nel corpo fisico.

• Noi abbiamo la necessità di pervenire in Terra, grazie alla scienza dello spirito,

ad una comprensione del Cristo e di Lucifero,

altrimenti non potremo entrare coscientemente nello spazio cosmico.

 

Inizia ora sulla Terra il tempo in cui gli uomini devono divenire coscienti se, dopo la morte,

è Cristo o Lucifero a sussurrarci parole nell’anima.

• È nella vita tra nascita e morte che dobbiamo imparare a conoscere giustamente Cristo,

affinché, dal periodo solare in poi, non ci avvenga di dover percorrere gli spazi cosmici nello stato di sonno.

 

La scienza dello spirito deve acquisire importanza per noi

anche riguardo alle piccole cose della vita.

• Si manifesteranno con sempre maggior chiarezza le forze vitali

che si possono conseguire tra la morte e una nuova nascita.

• Vi saranno delle persone che nasceranno con corpi inariditi

per avere respinto da sé la scienza dello spirito e non essersi, perciò, preparate a trarre forze dal cosmo.

 

Già solo per amore dell’evoluzione della Terra

si impone agli uomini la necessità di comprendere la scienza dello spirito!

• Sapere di essere stati in un mondo spirituale prima della vita presente,

sarà fonte di gioia per gli uomini che si saranno aperti alla scienza dello spirito.

«Il cielo stellato sopra di me – la legge morale in me», è questo che rende propriamente grande il mondo.

 

L’uomo dice: quella che è la mia vita interiore, io l’ho accolta dal mondo stellare;

le esperienze che ho vissuto nello spazio cosmico rifulgono ora nella mia anima.

Tu hai nell’anima dei cattivi istinti perché durante la vita stellare non hai cercato di accoglierne le energie,

né hai tentato di assumere in te le forze spirituali del Cristo.

Dobbiamo imparare a divenire affini al macrocosmo.

 

Oggi l’uomo può solo presagire e sentire gli eventi che accadono tra la morte e una nuova nascita.

Egli prova questo sentimento:

« nell’esistenza terrena vivi nella tua anima,

e nel tuo spirito racchiudi le forze del cielo stellato » .

• Questa frase meditata giustamente come immaginazione,

si trasformerà in chi la sperimenta in una forza d’incommensurabile importanza.