Preghiera e meditazione

O.O. 96 – Il Padre Nostro – 28.01.1907


 

Oggi intendo parlare del problema: in che modo le confessioni religiose ci mostrano in ben determinati esempi la loro base scientifìco-spirituale o, diciamo, di scienza occulta? Desidero oggi parlare di una piccolissima, ma invero infinitamente importante parte del capitolo relativo alla base occulta delle religioni. Vedremo che si tratta di un fatto noto a tutti, anche alle persone più semplici facenti parte della nostra civiltà, di un fatto spirituale nel quale sono nascoste le verità e le basi più profonde della scienza occulta; verità e basi che vanno però cercate, per vedere come siano sagge e misteriose le concatenazioni entro la vita spirituale dell’umanità.

 

Prenderemo le mosse dal problema relativo alla preghiera cristiana. Tutti conosciamo quella che oggi si chiama la preghiera cristiana, il “Padre nostro”. Ne abbiamo parlato sovente anche qui, e qualche antroposofo si sarà anche chiesto che relazione vi sia tra questa preghiera cristiana e la concezione scientifìco-spirituale del mondo.

 

Attraverso questa concezione, gli appartenenti al movimento antroposofìco hanno sempre sentito parlare negli ultimi anni di un’altra forma di elevazione dell’uomo, dell’anima umana, verso le potenze divino-spirituali dell’universo; hanno sentito parlare della meditazione, del modo cioè di sperimentare in sé un contenuto spirituale, qualcosa di quanto ci fu dato dai grandi spiriti a guida dell’umanità, oppure il contenuto spirituale delle grandi civiltà nelle quali l’uomo si immerge e che gli danno il mezzo per confluire per breve tempo con la sua anima nelle correnti divino-spirituali del mondo.

 

Chi medita, sia pure nel modo più semplice mediante una formula meditativa qualsiasi proveniente dalle guide spirituali dell’umanità, chi medita e rende quindi presente in ispirito una qualsiasi di tali formule o uno degli importanti contenuti di pensiero (è ben noto che non può essere ogni contenuto di pensiero, ma che deve esser dato dai maestri della saggezza e dell’armonia dei sentimenti),

• chi dunque medita e fa vivere quelle formule nel suo cuore,

sperimenta un’unione con la più alta spiritualità, e una forza superiore lo attraversa.

 

Egli vive in quella forza, crea in sé la forza

per rinvigorire, per elevare, per vivificare le sue normali energie spirituali;

se poi ha sufficiente pazienza e perseveranza, e fa fluire quella forza in sé,

magari fino al rafforzamento morale e intellettuale,

giunge anche il momento in cui possono essere risvegliate dalla meditazione

le profonde forze latenti in ogni anima umana.

 

Dal più semplice rafforzamento morale

fino alle più elevate sfere della capacità chiaroveggente

vi sono tutti i possibili gradini che possono essere raggiunti con la meditazione.

• Per la maggior parte degli uomini

il raggiungimento di elevati gradini di capacità chiaroveggente

è solo una questione di tempo, pazienza ed energia.

• Di solito il meditare viene considerato piuttosto un modo orientale di elevarsi al proprio Dio.

 

In Occidente, soprattutto nelle comunità cristiane, al posto della meditazione si conosce la preghiera; la preghiera mediante la quale il cristiano si eleva al suo Dio, mediante la quale cerca a suo modo di raggiungere la soglia dei mondi superiori.

Innanzitutto deve esserci chiaro che quella che oggi viene sotto molti aspetti stimata preghiera, in nessun caso sarebbe stata considerata tale nel senso del cristianesimo primitivo e meno che mai nel senso del fondatore della religione cristiana, il Cristo Gesù stesso.

 

Nel vero senso cristiano non è mai una preghiera chiedere al proprio Dio

la soddisfazione dei propri desideri personali ed egoistici.

• Se qualcuno implora o prega per la realizzazione di desideri personali,

arriva naturalmente molto presto al punto

di non badare ai problemi universali e complessivi,

ma solo all’adempimento di quanto si chiede con la preghiera.

• Egli presuppone che la divinità soddisfi specialmente proprio i suoi desideri.

 

Un contadino che abbia coltivato della frutta avrà magari bisogno di pioggia, ma un suo vicino vorrà forse il sole. Uno pregherà per la pioggia, e l’altro per il sole. Che cosa dovrà fare l’ordinamento e la sollecitudine divina in questo caso? Per non pensare poi a quello che dovrebbe fare l’ordinamento divino quando due eserciti si fronteggiano e ognuno dei due chiede che gli sia concessa la vittoria, perché ognuno si considera il solo meritevole di vittoria. In questi casi si vede subito come una preghiera derivata da desideri personali abbia in sé pochi elementi universali e poca solidarietà umana, e come l’adempimento stesso da parte della divinità possa soddisfare solo uno degli oranti.

 

Se si prega in tal modo non si tiene conto della preghiera per la quale il Cristo Gesù ha dato l’atteggiamento fondamentale, che deve essere dominante in ogni preghiera, della preghiera cioè che dice: «Padre, togli da me questo calice, però sia fatta non la mia, ma la Tua volontà!».

Questo è l’atteggiamento fondamentale cristiano della preghiera. Se anche si supplica e si prega per qualcosa, questo atteggiamento fondamentale deve vivere nell’anima dell’orante, quando voglia pregare cristianamente.

 

Allora la formula della preghiera è per l’uomo

soltanto un mezzo per elevarsi a superiori regioni spirituali e sentire in sé la divinità;

allora la formula della preghiera diventa anche il mezzo

per escludere ogni desiderio e impulso egoistico, nel senso delle parole:

«Però sia fatta non la mia, ma la Tua volontà».

 

Ne risulterà un elevarsi, un immergersi nel mondo divino.

• Raggiungendo questo atteggiamento dell’anima con la preghiera,

allora la preghiera cristiana è esattamente quello che è la meditazione,

solo con una colorazione di maggior sentimento.

 

In origine questa preghiera cristiana non era altro che una meditazione.

La meditazione è più basata sul pensiero,

e con essa, mediante i pensieri delle grandi guide dell’umanità,

si cerca di armonizzarsi con le correnti divine che attraversano il mondo.

 

Con la preghiera si raggiunge lo stesso risultato in un modo più basato sul sentimento.

• Vediamo così che sia nella preghiera, sia nella meditazione,

viene ricercata quella che si può chiamare

l’unione dell’anima con le correnti divine attive nel mondo,

quella che a un gradino superiore è la cosiddetta unione mistica con la divinità.

• Il suo inizio è sia nella preghiera, sia nella meditazione.

 

Mai l’uomo potrebbe unirsi con il suo Dio,

mai potrebbe entrare in relazione con le superiori entità spirituali,

se non fosse egli stesso un’emanazione dell’entità divino-spirituale.