Preparazione dei corpi fisico ed eterico del Gesù di Matteo attraverso 42 generazioni

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 03.09.1910


 

Ciò che in Abramo era stato dapprima una disposizione fisica, cioè la elaborazione, la preparazione di un organo atto a concepire il divino, dovette affermarsi gradualmente; trasmettendosi poi di generazione in generazione, essa penetrò sempre più a fondo nella natura umana, compenetrandola sempre di più col passare delle generazioni.

 

Possiamo quindi affermare: quello che Abramo aveva ricevuto, ai fini della missione del popolo ebraico, doveva andare perfezionandosi sempre più, passando da uomo a uomo mediante l’ereditarietà.

E il solo mezzo mediante il quale un organo fisico può perfezionarsi, è appunto la trasmissione ereditaria.

 

Se dunque l’individualità di Zaratustra aveva da conseguire il corpo più perfetto possibile, cioè un corpo fisico dotato anche degli strumenti organici atti ad afferrare il pensiero di Dio, allora era necessario che lo strumento fisico a suo tempo donato ad Abramo fosse portato al massimo grado di perfezione.

Esso dovette rafforzarsi interiormente, dovette trasmettersi per eredità e svilupparsi in modo che si formasse un corpo fisico fornito di tutte le qualità necessarie a Zaratustra. Ma se un corpo umano doveva in tal modo perfezionarsi, se aveva da poter essere utilizzato come occorreva a Zaratustra, non era sufficiente che si perfezionasse soltanto il corpo fisico.

 

Il corpo fisico non può perfezionarsi da solo, avulso da tutto l’insieme dell’uomo.

Dovettero a poco a poco perfezionarsi mediante l’ereditarietà fisica tutti e tre gli involucri. Nelle successive generazioni dovette dunque venire fornito tutto quanto può essere fornito per eredità all’uomo fisico, a quello eterico e a quello astrale.

 

• Ora, esiste una certa legge che vige nell’ambito dell’evoluzione; ne abbiamo già parlato altre volte, a proposito dello sviluppo dell’individuo singolo.

Abbiamo cioè mostrato come per l’uomo singolo esista un certo periodo del suo sviluppo, che va dalla nascita fino al sesto, settimo anno: in questo periodo avviene essenzialmente lo sviluppo del corpo fisico.

Quello del corpo eterico si effettua fra il sesto o settimo anno e il quattordicesimo o quindicesimo. Poi, fino a ventuno o ventidue anni, avviene lo sviluppo del corpo astrale.

Questa è per così dire la legge normale, valida per lo sviluppo dell’individuo umano, e caratterizzata da un ritmo settennale.

 

Una regola analoga vige anche nell’evoluzione dell’umanità nel suo complesso, per quanto riguarda lo sviluppo degli involucri esteriori, attraverso la serie delle generazioni; avremo modo di studiare le leggi più profonde di tale processo evolutivo.

 

• Mentre il singolo percorre uno stadio del suo sviluppo nel corso di sette anni,

perfezionando ad esempio il corpo fisico nel primo settennio,

• la struttura generale del corpo fisico, quale può perfezionarsi attraverso le generazioni,

ha bisogno di sette generazioni per raggiungere un certo grado di perfezione.

 

Sennonché l’eredità non avviene in modo diretto, da una generazione alla successiva; le facoltà di cui abbiamo parlato non possono trasmettersi direttamente di padre in figlio, o di madre in figlia, ma passano dal padre al nipote, cioè alla seconda generazione successiva, e poi alla quarta, e così via.

L’eredità non può dunque esplicarsi in modo diretto; anche per le generazioni avremmo a che fare con un ritmo settenario, ma poiché viene sempre saltata una generazione, ecco che si verifica un ritmo di quattordici generazioni.

 

• La corporeità fisica predisposta in Abramo potè dunque raggiungere la sua massima perfezione dopo quattordici generazioni.

• Se però anche il corpo eterico e quello astrale dovevano partecipare a quel processo di perfezionamento, l’evoluzione (che per l’individuo umano procede dal settimo al quattordicesimo anno) doveva percorrere altre sette, o meglio altre quattordici generazioni.

• Quello poi che per l’evoluzione individuale si svolge per i sette anni successivi, fra il quattordicesimo e il ventunesimo, dovette nel caso di cui ci occupiamo avvenire ancora una volta attraverso quattordici generazioni.

 

Ricapitolando:

il primo germe dell’organizzazione fisica inoculata in Abramo

dovette evolversi attraverso tre volte sette, o meglio tre volte quattordici generazioni;

a questo punto quel germe iniziale aveva compenetrato integralmente il corpo fisico, quello eterico e quello astrale.

 

• Attraverso tre volte quattordici generazioni, cioè quarantadue generazioni,

è possibile che un uomo abbia elaborato perfettamente, per eredità, nei corpi fisico, eterico e astrale,

quella prima disposizione originaria di cui era stato dotato Abramo.

 

• Discendendo dunque per tre volte quattordici generazioni da Abramo,

incontreremo un corpo umano interamente impregnato di quello che in Abramo era stato presente come prima disposizione.

 

• Soltanto quello era il corpo di cui Zaratustra abbisognava per la sua nuova incarnazione.

 

Ed è proprio questo che ci viene narrato dall’autore del vangelo di Matteo (I, 1-17). Nell’elenco delle generazioni, da lui esposto, egli sottolinea espressamente che quattordici generazioni decorrono da Abramo a Davide, altre quattordici da Davide alla cattività babilonese, e quattordici ancora da questa fino al Cristo.

Attraverso queste tre volte quattordici generazioni giunse al suo completo sviluppo la disposizione presente in Abramo per la missione del popolo ebraico.

A questo punto essa era integralmente impressa nella corporeità umana; ne poteva scaturire il corpo che occorreva a Zaratustra, per incarnarsi in un momento nel quale egli doveva schiudere all’umanità qualcosa di interamente nuovo.

 

Vediamo dunque che l’inizio del vangelo di Matteo attinge a profondità straordinarie.

Si tratta però di cose che occorre prima imparare a comprendere.

 

Dobbiamo cioè capire che il senso di quelle tre volte quattordici generazioni è il seguente:

in quello che potè venire trasmesso per eredità da Giuseppe a Gesù

viveva l’essenza della predisposizione primordiale ch’era stata presente in Abramo,

che poi s’irradiò in tutto il popolo ebraico,

per concentrarsi infine in quell’unico strumento,

in quell’involucro singolarissimo che fu preparato per Zaratustra,

e nel quale più tardi potè incarnarsi il Cristo.