Preparazione della attuale iniziazione per capire le metamorfosi della vita

O.O. 187 – Come ritrovare il Cristo – 29.12.1918


 

Sommario: Si ritrova il Cristo con una scienza moderna che usa metodi soprasensibili. Iniziazioni sotto diretta guida spirituale: Brunetto Latini. Preparazione della attuale iniziazione per capire le metamorfosi della vita.

 

Bisogna proprio tener fermo che nel nostro tempo

la via per giungere al Cristo Gesù deve diventare una via soprasensibile,

e che essa potrà venire percorsa solo da una scienza che si avvalga essa stessa di metodi soprasensibili,

usati però con la coscienziosità scientifica propria del nostro tempo.

 

A questa maniera moderna di trovare una via soprasensibile che conduca al Cristo gioverà sempre una chiara visione del modo in cui si svolsero fino ai nostri giorni le trasformazioni della conoscenza iniziatica. Per questa ragione vorrei ritornare oggi sopra un argomento da me svolto proprio qui qualche tempo fa, ma da un diverso punto di vista.

 

Sappiamo che in questo campo un profondo mutamento ebbe luogo nel corso del secolo quindicesimo, un mutamento di cui la storiografia ufficiale non parla. Si tratta dell’inizio di quello che noi chiamiamo il quinto periodo di civiltà post-atlantico, che fece seguito al quarto, quello della civiltà greco-romana.

Anche per la scienza ufficiale (o almeno per alcuni scienziati) è divenuto un problema come spiegare ciò che con forza elementare si svolse nel mondo civile, a partire dal secolo dodicesimo e fino al quindicesimo, per sfociare poi in quello che molto superficialmente viene chiamato il Rinascimento. Una specie di singolare impulso, una nostalgia singolare non spiegabile con ragioni esteriori si impadronì degli uomini, ed è un fenomeno messo in rilievo anche da diversi studiosi. Negli animi cominciò ad agitarsi qualcosa di profondo, di elementare, che finì per creare una particolare disposizione.

 

È interessante e importante rilevare che nei secoli dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo ci si trovava ancora nel periodo greco-latino che volgeva al suo termine. Segue poi il profondo cambiamento. A quel punto deve dunque mostrarsi qualcosa di speciale, e si mostra proprio il fenomeno messo in rilievo dalla scienza ufficiale.

Essa non ha messo tanto in rilievo il cambiamento profondo, ma ha preso fortemente in considerazione (ponendosi diversi problemi) il progressivo estinguersi, nei secoli dal dodicesimo al quattordicesimo, dell’atteggiamento che era stato caratteristico per il quarto periodo postatlantico. Mentre si affaccia il Rinascimento (la cui descrizione si limita per lo più agli aspetti esteriori), guardando più a fondo negli atteggiamenti psichici dell’umanità europea si svolge qualcosa di straordinariamente importante. È come se la gente avesse sentito che qualcosa andava spegnendosi; si facevano ancora certe esperienze dell’anima, quasi presagendo che poco più tardi si sarebbero fatte in modo diverso. Sembrava che, per tenere il passo con l’evoluzione, occorresse affrettarsi a fare ancora quelle esperienze, perché dopo l’imminente rivolgimento l’umanità non avrebbe più potuto farle.

 

Ne ho accennato all’inizio di questa conferenza: nella subcoscienza della grande maggioranza degli uomini si compie in modo inconscio quello che, se viene riconosciuto, è il processo dell’iniziazione. Grazie al « Conosci te stesso », alcuni pervengono poi ad acquistare veramente coscienza di tali cose. Vi è una grande differenza fra questa condizione e l’esperienza dei misteri nel quarto periodo: una differenza maggiore, ad esempio, di quella delle esperienze del terzo periodo di civiltà post-atlantico.

 

Giorni fa accennai qui a quello che avveniva nel terzo periodo, quando l’uomo passava prima per la porta dell’uomo, poi per il secondo grado, indi per la porta della morte e infine diventava un « Cristoforo ». Come le ho descritte, queste cose si svolgevano nel subconscio, e potevano poi venir portate a coscienza mediante l’iniziazione, nella grande maggioranza degli uomini del terzo periodo postatlantico.

Ma già nel quarto periodo l’intero processo era cambiato, non però ancora tanto nel primo suo terzo, a partire dal 747 avanti Cristo e fino al mistero del Golgota. Cominciò qui un tempo nel quale il mistero del Golgota si era già compiuto e nel quale ebbe luogo un più significativo cambiamento per ciò che avviene nel subconscio umano e che può poi diventare cosciente grazie alla scienza dell’iniziazione.

 

Salvo rare eccezioni, circa fino al tempo del mistero del Golgota si può dire che la via necessaria per giungere all’iniziazione era quella della scelta da parte di un saggio sacerdote addetto ai misteri: fondandosi su certe conoscenze, egli sceglieva le persone che avrebbe poi avviate al passaggio per i diversi gradi dell’iniziazione. Dopo il mistero del Golgota la necessità di questa procedura andò a poco a poco scomparendo, sebbene l’iniziazione (formatasi negli antichi misteri) venisse ora adattandosi alle nuove condizioni.

Sempre vi furono misteri di questo genere e trapassarono poi nelle più recenti società segrete; ivi, con simboli astratti, si imitano antichi procedimenti e cerimonie iniziatiche, mentre in quelle società sempre meno si consegue una reale iniziazione, perché gli uomini non pervengono più a una vera esperienza di ciò che si svolge simbolicamente dinanzi ai loro occhi.

 

Viceversa (e proprio sul finire del quarto periodo post-atlantico), avvennero in misura sempre crescente iniziazioni guidate per così dire direttamente dal mondo spirituale: in questi casi non era più il sacerdote iniziatore (come nell’antichità) a scegliere il discepolo, ma la scelta veniva compiuta dal mondo spirituale stesso.

Certo, l’apparenza esteriore in tali casi è quella di un’autoiniziazione, perché la guida è un essere spirituale e non un uomo (anche l’uomo è naturalmente un essere spirituale, ma è chiaro quello che intendo dire).

 

In particolare, verso la fine del quarto periodo postatlantico,

era già molto frequente che l’iniziazione avvenisse così, sotto una guida spirituale diretta.

 

Già qualche tempo fa ebbi a indicare che va considerata in questo modo, cioè come una vera iniziazione, quella di Brunetto Latini, il maestro di Dante.

Esteriormente, la narrazione che ne fa Brunetto Latini ha l’apparenza di una novella, sia pure con certi caratteri di leggenda. Egli vuole descrivere la propria iniziazione, e dal modo in cui la descrive si può riconoscere quanto le esperienze dell’iniziazione di Brunetto Latini abbiano influito sull’intera struttura e composizione della Divina Commedia di Dante.

 

Brunetto Latini era stato ambasciatore di Firenze presso il re di Castiglia; egli narra che durante il suo viaggio di ritorno apprese la sconfitta del partito guelfo al quale egli apparteneva. Di conseguenza, i suoi legami con Firenze erano spezzati, e in certo modo gli veniva a mancare il terreno sotto i piedi. Descrivendo la condizione di un uomo del tempo di Dante non bisogna certo paragonarla alle condizioni odierne. Al riguardo l’atteggiamento animico è molto mutato. Oggi non ci si sentirebbe interiormente smarriti, apprendendo durante un soggiorno all’estero che la città con la quale si fu a lungo congiunti ha cambiato radicalmente la sua struttura politica. Ma non possiamo applicare a quel tempo le idee e i sentimenti propri della nostra epoca. Per un uomo come Brunetto Latini quel cambiamento era quasi come una fine del mondo: egli sentiva la propria posizione nel mondo strettamente connessa alle condizioni della sua città natale, di Firenze; era semplicemente crollato il mondo nel quale egli operava. Dopo avere accennato a queste vicende, il suo racconto continua dicendo di essere stato condotto in una foresta, e da qui di essere stato guidato spiritualmente su un monte circondato dall’intero universo a lui noto.

 

È facile comprendere a che cosa voglia accennare Brunetto Latini. Le circostanze della vita lo avevano portato in modo che a un certo momento egli fu talmente sopraffatto da un avvenimento, che la sua parte animico-spirituale si liberò dalla corporeità fisica: egli uscì dal proprio corpo fisico e fece esperienze spirituali. Qui vediamo l’intervento di una guida spirituale che, conformemente al karma, introduce nel mondo soprasensibile un uomo, tanto scosso nel profondo da subire la separazione della sua parte animico-spirituale dalla corporeità fisica. Qui Brunetto Latini descrive come il creato si stenda tutt’intorno a quel monte, come gli si mostri una gigantesca figura femminile le cui parole sono accompagnate dalle trasformazioni di tutto il creato che circonda il monte. Dal modo di esprimersi di Brunetto Latini si può riconoscere che egli parla di quella figura di donna allo stesso modo in cui nei misteri iniziatici antichi si parlava di Proserpina. L’idea di Proserpina si presenta però trasformata, per effetto del mutamento avvenuto fra l’antico mondo greco e la fine del periodo greco-latino.

 

Brunetto non la descrive al modo degli antichi poeti greci, ma come essa viveva nelle anime umane verso la fine del periodo greco-latino. Eppure possiamo confrontare il racconto che Brunetto fa di quella donna, al cui cenno le forme del creato si trasmutano, con quello che l’antico egizio provava quando gli si narrava di Iside, con ciò che provava il greco antico quando gli si parlava di Persefone (Proserpina). Si troveranno grandi rassomiglianze; anzi, a chi giudichi in modo superficiale potrà sembrare che Brunetto Latini dica della sua figura di donna le stesse cose che gli antichi dicevano di Proserpina.

 

Se però si considera la cosa con attenzione, si scopre che non è lo stesso.

• Quando presso i Greci si parlava di Persefone, o di Iside presso gli Egizi,

si descriveva piuttosto ciò che persiste, che permane entro le cose del mondo.

In Brunetto Latini troviamo la descrizione di un impulso di forza

che attraversa tutte le cose, mettendole in movimento e trasformandole di continuo;

l’impulso di Iside e di Proserpina qui si chiama « Natura ». Questa è la grande differenza.

 

Nella visione del creato che si trasforma per ordine della dea Natura, Brunetto Latini trova ora l’occasione per realizzare l’autoconoscenza nel modo nuovo, e la esercita in concreti particolari, non come fanno certi « mistici » scansafatiche dei giorni nostri.

 

Dopo avere visto il creato che si trasforma, egli descrive il mondo dei sensi umani:

impara a conoscere a poco a poco l’uomo visto da fuori.

• È differente osservare e descrivere il mondo esterno

quale lo percepiscono i sensi nella coscienza ordinaria,

o descrivere quanto si svolge nei sensi stessi, cioè già entro l’uomo,

poiché con la coscienza ordinaria non si penetra all’interno dei sensi:

altrimenti non si percepirebbe il mondo esterno.

• Se infatti si percepiscono i sensi dall’interno, non si può descrivere il mondo esterno: non lo si vede affatto.

 

In modo adeguato al nostro tempo (e ne riparlerò fra poco) cercai di esprimere pittoricamente qui nella cupola grande del Goetheanum questa visione dell’interno umano, relativo alla regione dei sensi. Questo potrà dare un’idea approssimativa di che cosa si intenda parlando di autoconoscenza, del «Conosci te stesso» riferito alla regione dei sensi.

Osservando la parte occidentale della cupola maggiore si potrà scorgere con precisione come si sia cercato di fissare l’interno dell’occhio, il suo aspetto microcosmico. Non dunque ciò che l’occhio scorge fuori, e neppure l’apparato fisico dell’occhio, bensì l’esperienza interiore che si ha fissando sull’occhio lo sguardo animico; cosa possibile solo separandosi dall’uso abituale dell’occhio come strumento della percezione esterna, osservando l’interno dell’occhio, come di solito si osserva con l’occhio il mondo esterno.

Tale esperienza fu fatta da Brunetto Latini in modo un poco diverso da come la si deve descrivere oggi, ed egli vi accenna solo brevemente. Poi si inoltra più a fondo nell’interiorità umana e giunge ai quattro temperamenti.

 

Qui si apprende non più come l’uomo si presenti all’interno della regione dei sensi,

ma come in lui operino gli impulsi dei temperamenti:

il malinconico, il collerico, il flemmatico e il sanguigno,

e come le persone si differenzino esteriormente, a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro.

• Dunque dalla regione dei sensi si procede oltre, nell’interiorità umana, a quella dei temperamenti.

• La differenza fra l’osservazione della regione dei sensi e quella dei temperamenti è che

nel primo caso le regioni dei singoli sensi sono molto diverse luna dall’altra.

• Osservando i temperamenti, si penetra più in profondità nell’essere umano,

e vi si svela piuttosto la natura universale dell’uomo.

 

Nella decorazione pittorica della cupola minore del Goetheanum si è cercato di esprimere almeno una parte di quella visione, riferita però al carattere della veggenza moderna.

 

Ecco dunque in che modo si deve procedere:

Brunetto Latini descrive passo per passo la sua iniziazione a base della quale sta una guida spirituale.

Egli perviene poi a una regione nella quale l’uomo non riesce più a distinguersi nettamente dal mondo esterno.

Finché osserva le regioni dei sensi e dei temperamenti, egli si distingue ancora molto bene dal mondo esterno;

poi però giunge alla regione dei quattro elementi, in cui già si può distinguere poco,

in cui il suo essere confluisce per così dire con il mondo esterno.

 

Qui l’uomo sperimenta la propria operante presenza

nella terra, nell’acqua, nel fuoco e nell’aria, e con essi egli vive nell’universo.

Qui egli non distingue più nettamente la sua soggettività dall’oggettività esterna.

Tutt’al più sperimenta ancora la differenza per quanto riguarda l’elemento terroso,

ma già per quello liquido si sente come nuotare in un tutto.

 

Vi è ancora una differenza fra il soggettivo e Soggettivo,

ma è molto meno marcata quando si osservano i temperamenti che quando si tratta degli organi di senso;

di questi ultimi si sa perfettamente che essi vivono solo nell’uomo entro il mondo fisico, non fuori di esso.

 

Brunetto procede poi alla descrizione della regione dei pianeti che egli percorre e dopo la quale perviene all’oceano; su di esso egli va errando e raggiunge infine il luogo che tanti mistici hanno definito come quello delle colonne d’Ercole. Spinto da questo impulso all’autoconoscenza, egli travalica le colonne d’Ercole ed è ora pronto ad accogliere una conoscenza del mondo soprasensibile. Per i mistici (e soprattutto per quelli del tempo di cui sto parlando adesso) le colonne d’Ercole rappresentano l’esperienza per cui si esce del tutto dalla natura umana (ancora più che nell’esperienza dei quattro elementi o dei pianeti) e si penetra nel mondo spirituale; esso però si rivela nelle proprie entità concrete solo al terzo gradino dell’iniziazione.

 

Al primo gradino però vi si penetra proprio come in un oceano, come in una spiritualità diffusa, e questo gradino Brunetto Latini descrive. A quel punto egli descrive molto esattamente una certa tentazione alla quale di necessità si trova esposto. Egli riferisce di essersi trovato costretto a farsi delle idee nuove sul bene e sul male, perché aveva perduto i criteri che lo guidavano nella distinzione fra il bene e il male valida finché si trovava nel mondo sensibile. Prosegue poi spiegando in che modo egli abbia conseguito le nuove idee sul bene e sul male, e come, grazie a tutte quelle esperienze, sia diventato in certo modo un uomo diverso, partecipe del mondo spirituale.

 

Dalla descrizione fatta da Brunetto Latini risulta con precisione

il modo in cui in quel tempo, verso la fine del periodo greco-latino,

una persona guidata da un’entità spirituale potesse penetrare dal mondo sensibile in quello soprasensibile.

 

Sensi – Temperamenti – Elementi – Pianeti – Oceano

 

Vogliamo tener ben presente quella descrizione dalla quale anche sul piano esteriore derivò l’importantissimo effetto di ispirare la Divina Commedia a Dante, discepolo di Brunetto Latini. Teniamo presente che

Brunetto Latini descrive un’iniziazione tipica del declinante quarto periodo postatlantico:

descrive ciò che realmente si svolgeva nel subconscio degli uomini di quel momento storico.

 

A questo punto ci deve apparire significativo il problema di come queste cose si siano modificate in tempi relativamente brevi. Sono infatti passati pochi secoli da quando avveniva ciò che ho descritto, e in che modo si sono modificate in tempi tanto brevi quelle esperienze subcoscienti che l’iniziazione recava poi a coscienza? Certo, quanto più alti sono i gradi dell’iniziazione conseguiti, tanto più impallidiscono per così dire certi aspetti spirituali che hanno molta importanza ai primi gradini. Ma nello studio di quei primi gradini bisogna prestare veramente attenzione a ciò che è di importanza preminente. Quei primi gradini rappresentano infatti quel che si svolge in effetti nella maggior parte delle anime umane, anche se non lo sanno, anche se non accettano di conoscere mediante la scienza dello spirito o l’iniziazione ciò che sempre accade incoscientemente al fondo della loro personalità.

 

Ai fini di comprendere questi fatti è della massima importanza prendere in considerazione l’esempio seguente. Ho ricordato come Brunetto Latini descriva di essersi trovato di fronte alla dea Natura. Poi attraversa una serie di gradini: i sensi, i temperamenti, gli elementi, i pianeti, l’oceano. Qui egli ha già varcato le colonne d’Ercole, il confine dell’umano, e si trova in una realtà esterna nella quale non ha più importanza nemmeno l’esperienza già fatta nella sfera degli elementi, dove aveva in certo senso perduto se stesso, divenendo incapace di distinguersi dal mare dell’esistenza.

 

Le colonne d’Ercole si ripresentano poi nel simbolismo dei tempi successivi, dove riaffiorano sotto i nomi di colonna di Jakim e colonna di Boas . Va però rilevato che nelle moderne società segrete non si è più capaci di innalzare quelle colonne nel modo giusto; non si dovrebbero neppure più innalzare, perché la loro giusta posizione si rivela solo alla vera iniziazione sperimentata interiormente. Del resto non è neppure possibile innalzarle nello spazio al modo in cui esse si mostrano in realtà, quando l’uomo abbandona il proprio corpo.

Per usare un termine molto arido, possiamo dire di avere così mostrato lo schema delle esperienze per le quali, fra il dodicesimo e il tredicesimo secolo, passò un uomo che fu iniziato alla maniera in cui lo fu Brunetto Latini, il maestro di Dante.

 

Possiamo ora confrontare quelle esperienze con ciò che si svolge oggi al fondo delle anime umane.

Le cose non sono poi tanto diverse.

Ma se l’uomo d’oggi, al primo gradino dell’iniziazione e sotto la guida di quella gigantesca figura femminile

(la dea Natura, che naturalmente esiste anche oggi), volesse affacciarsi sul creato,

solo allora comincerebbe la sua via soprasensibile.

 

Se oggi si volessero osservare direttamente i sensi, ovvero penetrare nel loro interno,

ci si esporrebbe al pericolo di trovarsi piuttosto al buio in quella regione.

Ci si dovrebbe muovere in essa senza un’adeguata illuminazione, e quindi non vi si distinguerebbe gran che.

 

Oggi infatti è necessario fare un’altra esperienza, prima della regione dei sensi:

un’esperienza che appunto costituirebbe una giusta preparazione

per la regione dei sensi, e della quale ho già parlato qui ieri.

Si tratta semplicemente della possibilità di percepire come realtà esteriore

un quid di ideale-spirituale entro la metamorfosi della configurazione del mondo.

 

Prima di voler penetrare nella regione dei sensi

ci si dovrebbe sforzare di seguire la metamorfosi delle forme nel mondo esterno.

Goethe ne fornì solo i primi elementi, ma in lui si trova comunque già accennato il metodo.

Ho ricordato che ciò che Goethe mise in evidenza per le piante e per lo scheletro degli animali,

ci si può manifestare in metamorfosi in altri fenomeni.

 

Così il nostro capo ci richiama alla vita terrena precedente,

mentre l’insieme delle nostre estremità accenna alla vita terrena successiva.

È cioè una necessaria tappa preparatoria dell’iniziazione moderna

la capacità di non accettare il mondo come una configurazione compiuta e quiescente,

bensì di scorgere indizi di configurazioni diverse nelle forme effettivamente presenti.

• Del resto, già al principio del mio libro L’iniziazione si possono trovare

spunti per questa concezione, nel modo più idoneo all’uomo d’oggi.

 

Seguendo nel giusto modo le indicazioni di quel libro, si arriverà senz’altro

a intravvedere qualcosa dell’incarnazione precedente di una persona che si incontra quando se ne osservi il capo.

È inevitabile che dall’osservazione della testa si ricavi una sensazione

che riecheggi la configurazione dell’incarnazione precedente.

 

Se invece si osserva l’andatura di una persona, il suo modo di appoggiare i piedi e di muovere le braccia,

più in generale i gesti che compie con gli arti superiori,

se ne ricava un sentimento che in qualche modo accenna alla sua configurazione nell’incarnazione successiva.

 

Accennando a tali fatti, già molti anni fa ebbi a far osservare in conferenze pubbliche che, per quanto riguarda le ripetute vite terrene, il materialismo non avrebbe ragione di opporvisi tanto accanitamente. Basterebbe solo che comprendesse qualcosa della figura umana, e le ripetute vite terrene si toccherebbero per così dire con mano.

Ad esempio una frenologia esercitata non secondo schemi libreschi, ma con un’esperienza vivente, potrebbe constatare che l’esame della conformazione del cranio è in fondo un esame della configurazione dell’incarnazione precedente: la si tocca addirittura con mano! Occorre però naturalmente estendere fino a questa regione la visione delle metamorfosi a cui va incontro la vita.

 

Parlando una volta di questa necessità dal punto di vista sociale, dissi che bisogna però acquistare un fortissimo interesse per gli uomini: allora dalla conformazione del cranio di una persona ci assale addirittura una sensazione della sua incarnazione precedente, perché il cranio è appunto in certo modo il frutto della trasformazione della figura dell’incarnazione precedente, soprattutto per quanto concerne la fisionomia e la conformazione della testa. Si consegue in tal modo un’immagine del mondo che non si ferma alla figura presente, come Goethe non si limitava a osservare le foglie e i petali, ma li riferiva gli uni agli altri. Si acquista cioè una concezione che non si limita alla configurazione singola, ma procede dall’una all’altra configurazione, tenendo d’occhio la trasformazione delle forme.

 

Io ho cercato di risvegliare la sensazione di tale metamorfosi delle forme, esprimendola nell’architettura lignea del nostro Goetheanum, nel trapasso dal capitello di una colonna a quello successivo e agli altri seguenti, e anche nella elaborazione metamorfica degli architravi: tutto è fondato sul principio della metamorfosi.

Chi osserverà un giorno la serie delle colonne e delle altre forme nel Goetheanum, potrà farsi un’idea di come si debba assumere un atteggiamento di mobilità nei confronti del mondo esterno.

 

Per l’uomo d’oggi (e per molto tempo ancora)

come gradino preparatorio alla penetrazione nella regione dei sensi

è necessario il conquistarsi un’intima comprensione del modo

in cui le forme di ogni singola colonna, col suo zoccolo, il capitello e l’architrave,

trapassino nelle forme della colonna successiva, e così via.

 

Così nella parte inferiore, nella regione delle colonne, viene espresso qualcosa

che sta già in connessione col principio dell’iniziazione moderna.

Nella regione della cupola si troverà qualcosa d’altro,

pure connesso con l’odierno principio dell’iniziazione:

qui però le cose si presentano in modo un poco diverso.

 

Nel tempo di Brunetto Latini si poteva dunque ancora fare a meno di quelle che possiamo chiamare le «metamorfosi della vita» (vedi schema seguente) dalle quali poi procedere entro la regione dei sensi. Cerchiamo di presentare la cosa in modo schematico:

se prendiamo come rappresentante tipico dei sensi l’occhio,

possiamo dire che al tempo del Latini era ancora possibile

penetrare direttamente nell’occhio, e considerarlo come la prima regione.

 

Oggi invece occorre prendere prima in considerazione ciò che ci circonda,

ciò che si trova per così dire all’esterno della regione dei sensi.

Qui si esplicano le metamorfosi della vita;

esse si trovano come davanti ai sensi, e sono esperienze da affrontare in modo cosciente.

• Ora, anche oggi si attraversa la regione dei sensi, quella dei temperamenti, degli elementi, dei pianeti.

 

Prima però di spingersi attraverso le colonne d’Ercole nel libero oceano,

oggi deve inserirsi qualcosa d’altro (vedi schema seguente).

Al tempo di Brunetto Latini non era ancora necessario fare questa esperienza di qualcosa d’altro che si insinua.

E non sarà neppure facile descriverlo, poiché queste esperienze

appartengono naturalmente a regioni intime e delicate dell’anima.

Ma proprio riferendoci a Brunetto Latini potremo forse ugualmente tentarne una descrizione.

 

Come primo segno di trovarsi sotto la guida di un’entità spirituale, egli ebbe la comunicazione che la sua città gli era ormai preclusa. Si trattava certo di un evento che lo coinvolgeva profondamente, ma per il suo contenuto era pur sempre un fatto che si svolgeva nel mondo esterno. Egli descrive l’evento che lo sconvolse al punto da far uscire la sua parte animico-spirituale dal corpo come qualcosa che penetrava nella sua vita, che si svolgeva al suo interno, come un evento prodotto dal destino che egli non sperimentava in modo cosciente.

L’iniziando deve oggi affrontare un evento simile, ma in modo del tutto cosciente (anche di questo si troverà un accenno nel mio libro L’iniziazione).

Oggi si tratta però di un’esperienza interiore, non collegata a un fatto esterno, come nel caso di Brunetto Latini, di qualcosa che agisce in modo da trasformare energicamente l’intimo della persona. Eventi di questo genere sono senz’altro presenti nella vita della maggior parte delle persone, ma vengono scarsamente osservati.

 

Chi sottoponga la propria vita a uno sguardo d’assieme, potrà certo rilevare la presenza di eventi d’importanza capitale, e soprattutto di un avvenimento assolutamente preminente per importanza. Si provi una volta a guardare indietro a un evento del genere, non tanto per il suo significato esteriore, quanto per la trasformazione interiore che esso induce. Si scoprirà allora qualcosa che meriterebbe tutta la nostra attenzione: cioè che tali eventi non vengono presi abbastanza sul serio. Essi potrebbero venire afferrati con una profondità infinitamente maggiore, come fatti che scuotono veramente l’esistenza. Se ci si ferma al modo umano consueto, non si supererà l’abituale superficialità nel considerare soprattutto certi fatti di importanza particolarissima, anche se si mette in opera un generico approfondimento del modo di sentire. Infatti gli eventi ai quali sto alludendo non possono essere riconosciuti in tutto il loro valore dalla coscienza ordinaria.

 

Bisogna proprio passare per gli altri gradini: le metamorfosi della vita, la regione dei sensi, dei temperamenti, degli elementi, dei pianeti (v. schema), e giungere al punto in cui si sappia vedere un tale evento in modo del tutto nuovo. A quel punto, quando l’uomo si è già profondamente trasformato, si potrà penetrarne la vera profondità, poiché ci si sarà riconosciuti come appartenenti anche alla regione dei pianeti, e non solo alla Terra.

Solo a quel punto si riconoscerà appieno l’importanza di tali eventi di prima grandezza; solo allora si scorgerà il significato che possono avere per noi stessi e per il mondo. Facendo tali esperienze si dovrà poi pervenire all’avvenimento più importante della propria vita.

Se non si è proprio un fortissimo egoista, ma si è disposti a conoscere oltre a se stessi anche qualcos’altro nel mondo, mentre si percorrono i diversi gradini e prima di uscire nel vasto oceano della spiritualità, si presenterà all’anima immancabilmente quell’evento in tutta la sua forza. Esso si inserisce proprio a quel punto ed assume un significato grandissimo: significa che solo adesso è possibile spingersi fuori nell’oceano della spiritualità, che grazie ad esso si conquista un punto d’appoggio, un centro di gravità.

 

Se nelle condizioni spirituali odierne, una volta riconosciutici come cittadini del mondo dei pianeti,

si volesse spingersi direttamente fuori nell’oceano della spiritualità, ci si troverebbe in un mare procelloso,

non ci si potrebbe sentire sicuri da nessuna parte,

si sarebbe gettati in qua e in là dalle più svariate esperienze spirituali, privi di un punto fermo interiore.

• Si potrà trovare tale punto fermo vivendo in profonda serietà quell’evento eccezionale

che di regola non ha mai luogo nelle regioni in cui vige l’egoismo,

ma che invece presenterà un valore universalmente umano.

 

Lo stato effettivo della cosa si può oggi esprimere con precisione,

dicendo che, giunto alle « colonne d’Ercole », e, prima di varcarle,

all’uomo deve presentarsi l’evento più importante che egli dovrà sperimentare nel modo più profondo.

• A questo punto si proverà un particolarissimo approfondimento del proprio essere:

si sarà adombrati da qualcosa di cui si può affermare che porta il mondo oggettivo nell’interiorità umana.

Questa esperienza, che per così dire si fa varcando le « colonne d’Ercole »,

può venir descritta nel modo seguente.

 

Naturalmente ognuno ricade sempre, a momenti, negli atteggiamenti legati alla sua coscienza ordinaria, anche se ha già fatto le esperienze ora ricordate: non si può conservare in ogni momento della vita quel particolare stato d’animo. Tuttavia, se una volta lo si è sperimentato, si ripeteranno sempre momenti in cui esso si farà sentire. Non sarebbe certo bene che dopo avere sperimentato quella condizione una persona la perdesse per sempre. Possiamo ora caratterizzare il significato di quel particolare stato d’animo.

Di fronte a problemi di questo genere bisognerà sempre riconoscere onestamente che, per quanto poco egoista sia una persona, nell’ambito della coscienza ordinaria rimane di gran lunga più importante ciò che avviene all’interno della propria pelle, in confronto di tutto quanto avviene al di fuori!

Ma proprio in quel punto, quando si sta per entrare nell’« oceano », dovrebbe affermarsi (e potersi conservare almeno in certi momenti importanti della vita) un atteggiamento dell’anima per cui certe cose, che non riguardano soggettivamente l’uomo, lo coinvolgano invece come quelle che lo riguardano più da vicino.

 

Se lo si vuole, oggi si hanno abbondanti occasioni di prepararsi bene alla condizione dell’anima che si sperimenta nel punto indicato. Se infatti si coltiva una conoscenza reale della natura (e non una conoscenza soggettiva), e se da essa si prendono le mosse, ne nascerà proprio quel particolare atteggiamento dell’anima, ma deve nascere ad ogni gradino nel modo che ho descritto.

Se allora si sarà capaci di sperimentare profondamente in quel punto l’evento più importante della propria vita, almeno per molti momenti della vita se ne riceverà la condizione di obiettività di cui ho parlato; grazie ad essa si avvera che quanto è esteriore può acquistare la stessa importanza di quanto è interiore.

 

Certo, molti affermano le cose più diverse, magari non vere, ma per lo più sono vittime di un’illusione.

Se fa davvero la giusta esperienza, l’uomo trova un punto di riferimento, o meglio trova la giusta direzione,

una specie di bussola grazie alla quale può ora spingersi al largo, nell’oceano della vita spirituale.

 

Nello schema seguente è indicato il punto in cui ci si deve dotare dello strumento di orientamento: con questa « bussola » diventa possibile il passaggio delle « colonne d’Ercole ». Solo a quel punto, cioè dopo avere fatto altre esperienze, l’uomo moderno può iniziare il viaggio nel regno dello spirito.

 

Metamorfosi della vita Sensi

• Temperamenti           • Elementi              • Pianeti

Strumento di orientamento (Bussola)

• Oceano

 

Dagli esempi riferiti (l’iniziazione di Brunetto Latini e la trasformazione di quell’iniziazione fino ai giorni nostri, e per il prossimo avvenire) si vede che anche in tempi relativamente brevi la natura umana presenta delle trasformazioni, se la si descrive secondo la scienza dell’iniziazione. L’uomo porta realmente in sé tutti questi fatti che vengono descritti. Si tratta del mutamento al quale va soggetta la disposizione dell’anima nel corso dei secoli.

La gente però di solito non si accorge di tali cose che si esprimono poi come un riflesso nella vita esteriore.

 

Al tempo di Brunetto Latini si era cristiani al modo in cui lo era Dante, che di Brunetto era stato discepolo:

tutto il mondo celeste attraversava ancora l’anima umana, per chi si sentiva veramente cristiano.

Nell’epoca nostra si deve cioè fare un balzo indietro:

si deve fare la conoscenza di una regione che precede quella dei sensi,

affinché ora non si entri allo stesso modo nella regione che prima si conosceva già da fuori.

 

Prima di scioglierci ulteriormente dal corpo

la percorreremo dunque in modo diverso e dotati di un nuovo strumento.

• In questo nostro tempo la cosa si è talmente cambiata

che le persone che più pensano, munite della coscienza scientifica moderna

(la quale però non possiede affatto quella « bussola »), hanno perduto il Cristo Gesù.

 

Non è possibile « dimostrarlo » con i mezzi che oggi sono considerati scientifici, e perfino la religione, la religione cristiana, è caduta nel materialismo e vi tende con gran forza.

 

Uno degli esempi più forti della tendenza verso il materialismo nell’ambito cattolico

fu la proclamazione del dogma dell’infallibilità: una decisione puramente materialistica.

Ne parlai già tempo fa.

Qui si potrebbe dire che malgrado tutto quella specie di balzo indietro si mostra

a chi guarda nell’interiorità umana.

 

Con il suo essere l’uomo si trova un po’ al di fuori della regione dei sensi;

in cambio possiede una specie di « cavità » dove l’evento più importante di tutta la sua vita

esercita un influsso inconscio sull’intero organismo, ed egli è così in grado di fare l’esperienza che ho descritta.

Anche se si svolge nell’inconscio, tutto questo esercita infatti senz’altro un influsso sull’uomo:

può però svolgersi nell’inconscio nei modi più diversi.

 

Può darsi che un tale, sette anni dopo essere passato per quell’evento più importante, diventi una persona insopportabile, o che commetta azioni infami; a un altro può capitare di innamorarsi, e l’innamoramento stesso può rappresentare quell’evento più importante; un altro ancora potrà ammalarsi di calcoli biliari, e così via.

Se l’evento permane nella sfera dell’inconscio, esso potrà produrre gli effetti più diversi nella vita umana. Così si manifesta all’interiorità umana ciò che entra nella coscienza nel modo descritto. All’esterno esso si manifesta, oltre che in molti altri modi, nel fatto che si perde il Cristo Gesù.

 

Si potrà allora affermare che non sono molto piacevoli i risultati esteriori di quel tipo di esperienze interiori dell’uomo. Ma anche questo è vero solo in apparenza: ogni cosa ha due facce. Alla metà e anche nell’ultimo terzo del secolo diciannovesimo fiorì il materialismo teorico, di cui sono esempi il Vogt di Ginevra, il Moleschott o il Bùchner. Il Clifford enunciò che il cervello secerne pensieri come il fegato secerne la bile: la formazione dei pensieri veniva dunque considerata dal Clifford come un processo puramente materiale.

 

Quell’epoca materialistica guardava dunque solo alla materia; tuttavia quegli uomini pensavano sulla materia, e noi possiamo a questo punto rivolgere la nostra attenzione a due diversi aspetti: alle opinioni che essi esprimevano o al loro pensare. Possiamo leggere i libri scritti dal Clifford, dal Bùchner, dal Vogt, perfino da Auguste Comte, e (se leggendo si darà ancora retta alla simpatia e all’antipatia) potremo anche arrabbiarci terribilmente, perché quegli studiosi considerano i pensieri solo come secrezioni del cervello! Ci si può certo irritare per questo, se non si è materialisti. Però possiamo considerare la cosa anche in modo diverso. Possiamo dire: quello che sul mondo hanno scritto il Clifford, il Comte o il Vogt di Ginevra va considerato come un mucchio di sciocchezze che non mi interessano. Ora però vorrei provare a esaminare quello che avviene proprio nel pensare di quegli uomini; la loro opinione che i pensieri vengano secreti dal cervello come la bile dal fegato non mi interessa, ma mi interessa il modo in cui pensano.

 

Se si è in grado di farlo, ne scaturisce un dato molto singolare:

il modo di pensare di quelle persone risulta essere il germe di una spiritualità di vasta portata.

Siccome non sono che immagini riflesse, nella loro sostanza i pensieri sono talmente sottili

da esigere da parte dell’uomo una spiritualità notevolissima per riuscire ancora a pensare,

e impedire che tutta quella sostanza finisca per sprofondare nella materialità dell’esistenza,

e del resto oggi assai spesso viene proprio afferrata dalla sfera materiale.

 

Sono convinto che la maggioranza di coloro che oggi pensano ancora materialisticamente avrebbero volentieri fatto a meno della fatica di pensare a quel modo per fare gli esami, se non vi fossero stati addestrati nella scuola, all’università, dove i professori esigono il materialismo come la giusta concezione del mondo! I più preferirebbero battersi in duello o andare all’osteria a bere, piuttosto che mettere in attività il loro pensiero, e non fanno che ripetere le cose ascoltate. Se si facesse veramente il tentativo di indagare quali reali nozioni relative solo alla materia siano presenti nei rappresentanti della concezione materialistica (e volendoli nobilitare, posso chiamarli soci di società monistiche), che cosa abbiano davvero pensato, si troverebbe ben poco. Per lo più non fanno che ripetere argomenti esposti da altri.

In fondo solo un paio di pensatori hanno veramente fondato il materialismo, tutti gli altri non fanno che ripetere.

 

È che per sviluppare i concetti scientifici moderni occorre un notevole sforzo dello spirito. Si tratta di uno sforzo spirituale, che non viene certo « secreto » dal cervello come la bile dal fegato! È uno sforzo spirituale che costituisce una buona preparazione per salire proprio verso lo spirituale.

L’avere pensato onestamente in modo materialistico, ma proprio pensato da sé,

costituisce una buona preparazione per penetrare nel mondo spirituale.

 

In una conferenza tenuta a Berlino ebbi ad esprimere questo pensiero nel modo seguente. Chi si limita a leggere i libri di Haeckel, vi scorge naturalmente il materialista della più bell’acqua (a meno che non sappia percepire qualcosa che pure emerge fra le righe). Quando però con Haeckel si parla, ci si accorge che in fondo il suo pensare ha assunto la configurazione materialistica solo per effetto dei preconcetti del nostro tempo, ma che già oggi, in Haeckel come è adesso, il suo pensare tende verso lo spirituale.

In quella conferenza dissi perciò che si riconosce giustamente Haeckel rendendosi conto che egli in teoria possiede un’anima materialistica, ma ne ha per così dire un’altra che tende verso lo spirituale. Oggi qui, fra di noi, posso aggiungere che nella sua futura incarnazione egli rinascerà con una forte spiritualità (lo stenografo professionista, che allora stenografò la conferenza, scrisse invece che io avrei detto che Haeckel, a dispetto del suo materialismo, avrebbe un’anima « spiritistica »).

Volevo dunque dire che si può certo combattere contro la mentalità materialistica, che la si deve anzi fortemente combattere, perché nell’opposizione ad essa sta l’impulso all’evoluzione verso lo spirituale; si può però anche riconoscere che in essa è presente una forza che urge verso la spiritualità.

 

Nelle anime che oggi, sotto l’influsso delle tendenze attuali della teologia, pervengono a un concetto tutto esteriore del Cristo, o addirittura a un concetto falso, per vie spirituali vanno però sviluppandosi forze che le porteranno in avvenire a ricercare il vero concetto del Cristo. Questo non vuol certo essere un incoraggiamento alla pigrizia, nel senso di dire: beh, non preoccupiamoci troppo, perché la concezione spirituale si affermerà un giorno o l’altro, perché quei pensatori materialisti l’hanno preparata per bene! No certo: chi conosce quale sia la tenebra che il materialismo sparge, ha il dovere di combatterlo. È infatti necessaria proprio la forza operante in questa lotta per favorire lo sviluppo della spiritualità latente in quei pensatori materialisti.

 

Si vede dunque quanto siano complicate le cose e come presentino facce diverse.

Solo cercando di penetrare nel profondo dei fenomeni del mondo

mediante la scienza dell’iniziazione si consegue una conoscenza approfondita della natura umana.