ANTHROPOS 

conosci te stesso

 

La parola greca Anthropos viene tradotta correntemente con Uomo, ma se la si vuole tradurre giustamente nel modo di esprimerci attuale potremmo tradurla: “colui che guarda in alto, colui che dirige lo sguardo verso le altezze”.

Questa è la definizione dell’uomo che viene espressa dalla parola greca anthropos, vale a dire: “colui che nelle altezze della vita cerca la propria origine”, “colui che trova le proprie basi soltanto nelle vette della vita”.

Questo è l’uomo secondo il sentimento del mondo greco.

 

Per conoscere l’uomo come un simile essere abbiamo la Teosofia*.

Essa è quella concezione del mondo che vuol salire dalle particolarità dell’esistenza sensibile, dai dettagli della vita operosa esteriore, a quelle vette dell’esperienza spirituale che ci possono indicare così bene da dove provenga l’uomo e verso dove effettivamente egli sia diretto.

Da ciò risulta senz’altro evidente che l’uomo è l’oggetto più meritevole e più degno di studio.

Ma per conoscere se stesso, per conoscere il proprio vero essere e percepire la propria natura, l’uomo non può arrestarsi ai punti di vista abituali, ai modi di giudicare della coscienza ordinaria, ma deve passare a un modo di pensare e a un modo di conoscere che trascendono del tutto l’ordinaria conoscenza e la coscienza abituale.

Si deve tendere ad acquisire nuovi mezzi di conoscenza, i cui germi giacciono nell’anima, per giungere a vedere le cause primordiali dell’esistenza.

Occorre trasformare se stessi attraverso un paziente, costante, lungo lavoro.

 

Nella trascorsa evoluzione dell’umanità non tutti erano, per loro natura, pronti ad educare se stessi in modo da poter arrivare alla diretta visione nel mondo spirituale, ed essere capaci dunque di penetrare fino alle cause primordiali dell’esistenza.

Questi mezzi per penetrare fino alle cause primordiali dell’esistenza venivano sempre insegnati in circoli ristretti di persone, e venivano presi severi provvedimenti affinché fosse data, all’uomo, l’educazione preparatoria che lo rendesse maturo ad applicare i mezzi occulti della conoscenza sulla sua anima, prima che tali mezzi superiori della cognizione occulta gli venissero concessi.

È facilmente comprensibile il perchè di queste rigide e severe precauzioni.

 

La cognizione superiore occulta conduce veramente alle basi dell’esistenza, conduce a quei mondi dai quali è fatto, in certo modo, il nostro mondo, così che l’uomo, con tali cognizioni occulte, acquista anche delle capacità speciali che di solito non possiede.

L’uomo, penetrando nelle cause primordiali dell’esistenza, diventerà capace di compiere, in certo modo, cose che non potrebbe compiere con i mezzi ordinari di conoscenza.

Vi è un fatto che spiega ciò chiaramente.

 

Nell’uomo, durante l’evoluzione terrestre, doveva venir necessariamente inoculato l’egoismo.

Senza l’egoismo l’uomo non avrebbe potuto compiere la sua missione terrestre, perché questa è costituita appunto dal compito conferito all’uomo di evolversi dall’egoismo all’amore e, attraverso l’amore, di nobilitare, superare e spiritualizzare l’egoismo.

Al termine dell’evoluzione della Terra, l’uomo sarà completamente compenetrato dall’amore.

Ma egli può evolvere con piena libertà a questo amore soltanto per il fatto che fin dal principio l’egoismo è stato inoculato nel suo essere.

 

Orbene, l’egoismo esercita un’azione sommamente pericolosa e dannosa, quando si applica a ciò che risiede dietro al mondo della coscienza ordinaria.

Se l’egoismo, di cui l’intera storia umana è in fondo compenetrata, già nella vita ordinaria dei sensi provoca danni infiniti, bisogna pur riconoscere che tali danni sono ancora minimi di fronte a quelli molto maggiori che l’egoismo procurerebbe qualora potesse operare con i mezzi della conoscenza occulta.

Era dunque premessa necessaria che coloro ai quali venivano dati i mezzi della conoscenza occulta avessero un carattere preparato in modo che, per quanto grandi fossero le tentazioni del mondo, essi non avrebbero lavorato nel senso dell’egoismo.

Questa era la prima massima fondamentale della preparazione alla conoscenza occulta: che il carattere degli uomini che venivano ammessi a quelle cognizioni occulte fosse tale da non permettere loro di valersene in senso egoistico.

 

Ciò porta come conseguenza naturale che soltanto pochi, gradualmente, hanno potuto essere prescelti nel corso dell’evoluzione dell’umanità per essere ammessi in quelle scuole occulte, che negli antichi tempi venivano spesso chiamate i “misteri”; perciò soltanto a quei pochi venivano dati i mezzi per elevarsi fino a quelle cognizioni occulte.

Quando però le conoscenze occulte vengono ben rivestite con concetti ed idee abituali esse possono essere facilmente comprese da chiunque possegga sano criterio e si prenda la briga di intenderle.

L’antroposofia o scienza dello spirito è perciò assolutamente comprensibile per il sano intelletto umano che si assuma il compito di comprenderla.

 

Non è corretto dire che soltanto chi consegua la visione diretta sia capace di comprendere l’occultismo.

Vi sono inoltre determinate leggi nell’evoluzione dell’umanità, che nel corso dei tempi rendono necessaria a sua volta la differenziazione e la trasformazione anche della scienza dello spirito.

Mentre ai primi tempi dell’evoluzione umana troviamo presso i popoli più antichi i misteri e le scuole occulte che comunicano a pochi singoli la sapienza occulta nei tempi più recenti invece è successo diversamente.

La forma occulta dei Misteri si andò trasformando in forma religiosa poiché era necessario che le nature che non potevano abbracciare il punto di vista generale acquistassero per mezzo della fede una specie di conoscenza delle cause originarie dell’esistenza.

Le verità della scienza dello spirito vennero diffuse sotto forma di verità della fede.

Una terza forma con cui vennero rivestite le aspirazioni degli uomini verso le cause primordiali dell’esistenza è la filosofia.

 

Riassumendo:

• la conoscenza occulta viene conseguita dall’essere umano in quanto libero dal corpo fisico;

• la scienza dello spirito rende in pensieri esteriori e in espressioni e parole esteriori le conoscenze occulte;

• la forma religiosa rende le conoscenze occulte in forma di verità della fede;

• la filosofia si sforza di raggiungere le cause primordiali dell’universo con quei mezzi di conoscenza i quali, sebbene i più delicati e più sottili, sono nondimeno collegati allo strumento del cervello.

 

La filosofia diventa così, in un certo senso, l’opposto dell’occultismo; infatti l’uomo arriva alla filosofia per mezzo dei suoi mezzi più personali, mentre arriva all’occultismo proprio allorché elimina la personalità.

L’occultismo elimina ciò che è elemento personale. Esso non proviene, come il sistema filosofico, dalla personalità, bensì da ciò che non è personale, e riesce perciò universalmente comprensibile.

Il punto di vista occulto è sempre nei suoi risultati unico e medesimo per l’intera umanità.

In verità non vi sono punti di vista occulti differenti così come non vi sono matematiche differenti.

Dappertutto vi è sempre stato un solo ed unico occultismo.

 

E se nelle teosofie che sono andate sorgendo e che rappresentano il rivestimento esteriore delle verità occulte sono comparse diversità, ciò è dipeso appunto dal fatto che a seconda dei popoli e delle epoche occorreva che quelle verità venissero rivestite in modo diverso.

L’occultismo non conosce divergenze come quelle delle religioni, non ammette elementi di differenziazione tali da incitare gli uomini fra di loro all’opposizione, al contrasto.

Ciò non esiste nell’occultismo, perché esso è quell’unico bene comune a tutta l’umanità

che da questa può essere ovunque conseguito.

 

Oggi ci troviamo in un’epoca in cui, per la volgarizzazione degli elementi teosofici, gli uomini dovranno prendere sempre maggior parte alla vita occulta, e più profondamente di quella finora presa dai pochi eletti nel passato.

La sapienza degli aspetti arcani dell’esistenza, non dovrà continuare a rimanere nascosta,

ma corrispondentemente alle esigenze dell’umanità più evoluta, dovrà acquistare sempre maggiore diffusione.

 

O.O. 137 – L’uomo alla luce di Occultismo, Teosofia e Filosofia – 02.06.912

 


 

*  La parola “teosofia” viene impiegata da Rudolf Steiner in queste conferenze nel senso della sua opera fondamentale Teosofia, una introduzione alla conoscenza soprasensibile, ap­parsa nel 1904 (Opera Omnia n. 9, Ed. Antroposofica, Mi­lano). Fra il 1902 e il 1913, Steiner fu il segretario generale della Sezione tedesca della Theosophical Society.

La deca­denza di questa Società portò fra il dicembre 1912 e il gen­naio 1913 alla scissione della Sezione tedesca, la quale diede vita alla Società Antroposofica.

Fin dall’inizio, Rudolf Steiner si rese responsabile dei risultati della sua ricerca spirituale, che chiamò “antroposofìa”.

Negli anni successivi la parola “teosofia” venne sempre sostituita da “antroposofìa”, per espressa volontà dell’Autore.

Essa rimane in questo testo così come era in origine, ma il Lettore tenga presente che qui per “teosofia” si intende l’antroposofia creata da Rudolf Steiner.

«Nessuno deve restare nel dubbio: i risultati da me presenta­ti alla Società Teosofica sono quelli della mia propria visione spirituale» (La mia vita).