Presente e futuro dell’evoluzione cosmica e umana

O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali


 

Non è possibile conoscere l’evoluzione presente e futura del mondo e dell’umanità, nel senso dalla scienza dello spirito, senza comprendere il passato di tale evoluzione, perché ciò che si rivela alla visione dell’investigatore occulto, quando osserva i fatti nascosti del passato, contiene al contempo tutto ciò che egli può sapere del presente e del futuro.

È stato parlato in questo libro delle evoluzioni di Saturno, del Sole, della Luna e della Terra. Non si può comprendere l’evoluzione terrestre, nel senso della scienza dello spirito, se non si esaminano i fatti delle evoluzioni precedenti. Infatti, ciò che si presenta attualmente all’uomo, nell’àmbito del mondo terrestre, contiene in certo qual modo i fatti verificatisi durante gli stadi di Luna, Sole e Saturno.

Gli esseri e le cose che parteciparono all’evoluzione lunare sono andati elaborandosi più compiutamente, e da loro deriva tutto quanto oggi fa parte della Terra. Però non tutto quello che si è evoluto dalla Luna e si è poi sviluppato sulla Terra è percettibile per la coscienza fisico-sensibile. Una parte di ciò che dalla Luna si è sviluppato sulla Terra si rivela soltanto a un determinato gradino della coscienza soprasensibile.

Quando questa conoscenza è stata acquistata, si riconosce che il nostro mondo terrestre è unito a un mondo soprasensibile; esso contiene la parte dell’esistenza lunare non condensatasi fino a divenire percettibile ai sensi fisici; la contiene però quale essa è attualmente, e non come era all’epoca dell’antichissima evoluzione lunare.

 

La coscienza soprasensibile può però ottenere un’immagine di quella condizione primitivaperché, quando approfondisce le percezioni che attualmente le è dato di raggiungere, si accorge che esse si scindono in due immagini diverse.

• Una di queste presenta la forma che la Terra aveva durante la sua evoluzione lunare;

• l’altra immagine si palesa invece in modo da riconoscere che essa contiene una forma ancora in stato embrionale, e che soltanto nell’avvenire diventerà reale, nel medesimo senso in cui la Terra è reale oggi.

L’osservazione ulteriore mostra che in questa forma avvenire, in certo qual modo, scorrono continuamente i risultati di tutto ciò che si svolge sulla Terra.

In questa forma futura ci si presenta quindi ciò che la nostra Terra sarà nell’avvenire.

 

Gli effetti dell’esistenza terrestre si uniranno con gli eventi del mondo ora descritto, e da questa unione risulterà il nuovo essere cosmico in cui la Terra si trasformerà, così come la Luna si è trasformata nella Terra.

Si può denominare questa forma avvenire lo stato di Giove.

Questo stato, osservato chiaroveggentemente, ci palesa che alcuni dati processi dovranno svolgersi nell’avvenire, perché nella parte soprasensibile del mondo terrestre derivata dalla Luna esistono esseri e cose che assumeranno determinate forme, quando diversi eventi si saranno verificati nel mondo fisico-sensibile.

Nello stato di Giove vi sarà dunque qualcosa di già predeterminato dalla evoluzione lunare; esso conterrà però anche del nuovo che, attraverso gli eventi terrestri, penetrerà per la prima volta nel complesso dell’evoluzione; la coscienza chiaroveggente può perciò sperimentare qualcosa di ciò che si svolgerà durante lo stato di Giove.

 

Le entità e le azioni osservate in questo campo dalla coscienza non hanno carattere d’immagini sensibili, non appaiono neppure come formazioni aeree tenui la cui azione ricordi le impressioni dei sensi; esse dànno soltanto impressioni puramente spirituali di suono, di luce e di calore. Esse non si esprimono per mezzo di nessuna incarnazione materiale; possono essere percepite soltanto dalla coscienza soprasensibile.

Si può anche dire che queste entità hanno un « corpo »; questo però, in seno all’elemento animico che è la manifestazione del loro essere attuale, si palesa come un assieme di ricordi condensati che esse portano nel proprio essere animico.

Si può distinguere nel loro essere ciò che esse sperimentano ora, da ciò che hanno sperimentato nel passato e che ricordano. Quest’ultima parte è contenuta in loro come un elemento corporeo, e la sperimentano come l’uomo sperimenta il proprio corpo.

 

A un gradino della veggenza sopra-sensibile più elevato di quello appunto descritto come necessario per la conoscenza della Luna e di Giove, divengono percettibili esseri e cose soprasensibili che sono le forme perfezionate di ciò che già esisteva durante lo stato solare, ma che ora ha raggiunto condizioni di esistenza tanto elevate, da non poter essere percepito da una coscienza capace di osservare soltanto le forme lunari.

 

L’immagine di questo mondo, alla concentrazione interiore, si presenta di nuovo scissa in due parti;

• una conduce alla conoscenza della condizione solare del passato,

• l’altra presenta una forma avvenire della Terra e propriamente quella in cui si sarà trasformata quando i risultati degli eventi che si svolgono su di essa e su Giove saranno penetrati nelle forme di quel mondo.

 

Quanto in tal modo si osserva di quel mondo futuro costituisce ciò che può venir chiamato lo stato di Venere.

Ad una coscienza chiaroveggente ancor più elevata si rivela allo stesso modo un altro stadio dell’evoluzione avvenire che può venir denominato stato di Vulcano; questo si trova in ugual rapporto con lo stato di Saturno, come Venere si trova con la evoluzione solare, e Giove con l’evoluzione lunare.

Quando si osserva dunque l’evoluzione della Terra nel passato, nel presente e nell’avvenire, si possono citare le evoluzioni di Saturno, Sole, Luna, Terra, Giove, Venere e Vulcano.

 

Oltre a queste condizioni generali della Terra si palesano alla coscienza anche circostanze riguardanti un avvenire più prossimo; a ogni immagine del passato corrisponde anche una immagine dell’avvenire.

Ma quando si parla di tali cose bisogna tener presente una considerazione che è assolutamente indispensabile: dobbiamo del tutto spogliarci dell’opinione che la semplice riflessione filosofica, educata alla realtà che cade sotto i sensi, possa insegnarci qualcosa sull’argomento. Queste cose non possono e non devono essere studiate mai con tale forma di riflessione.

Se dopo aver accolto le comunicazioni della scienza dello spirito sulle condizioni dello stato lunare, qualcuno, paragonando le condizioni terrestri attuali con quelle antiche lunari, credesse di potere arrivare a scoprire per via di riflessione le future condizioni di Giove, incorrerebbe in grave errore. Queste circostanze devono essere investigate soltanto per mezzo della coscienza soprasensibile elevatasi all’osservazione diretta; quando i risultati di tali investigazioni vengono comunicati, allora essi possono essere compresi anche senza l’aiuto della coscienza soprasensibile.

 

Di fronte alle comunicazioni che riguardano il futuro, l’investigazione spirituale si trova in condizioni diverse da quelle che concernono il passato. L’uomo a tutta prima non è capace di considerare gli eventi futuri con l’equanimità con cui considera il passato; ciò che accade nel futuro eccita il suo sentimento e la sua volontà; il passato invece viene sopportato in modo molto diverso. Chi osserva la vita, sa quanto ciò sia vero già per il corso dell’esistenza ordinaria; ma fino a quale alto grado tale fatto possa intensificarsi, quali forme possa assumere nei riguardi degli eventi nascosti della vita, può riuscir palese soltanto a chi già conosca alcuni fatti del mondo soprasensibile; per questa ragione appunto, alla conoscenza di tali cose vengono assegnati dei limiti ben determinati.

 

• Come la grande evoluzione del mondo può essere studiata attraverso successivi stati, dall’epoca di Saturno fino a quella di Vulcano, così si possono studiare anche dei periodi più brevi, per esempio quelli dell’evoluzione terrestre.

 

Dopo i violenti cataclismi che determinarono la fine dell’antica vita atlantica, l’evoluzione dell’umanità sulla Terra attraversò successivi stati nei diversi periodi indicati in questo libro, e cioè: quello paleo-indiano, quello paleo-persiano, l’egizio-caldaico, e il greco-latino.

Il quinto periodo è quello in cui l’umanità vive oggi, cioè il tempo presente; esso risale ai secoli dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo dopo Cristo, ma già era andato preparandosi dai secoli quarto e quinto, e si è mostrato ben chiaramente dal secolo quindicesimo. Il periodo antecedente, il greco-latino, si iniziò circa nel secolo ottavo prima di Cristo; verso la fine del primo terzo di esso ebbe luogo l’evento del Cristo.

 

L’atteggiamento dell’anima e tutte le umane capacità si trasformarono nel passaggio dal periodo egizio-caldaico a quello greco-latino. Durante il primo non esisteva ancora quello che oggi si chiama il pensiero logico, la comprensione intellettiva del mondo. La conoscenza che l’uomo oggi fa propria a mezzo dell’intelletto, veniva ricevuta allora nella forma adatta per quei tempi, e cioè direttamente per mezzo di una conoscenza interiore, in certo qual modo soprasensibile. Egli percepiva le cose, e al contempo gli sorgeva nell’anima il concetto, l’immagine di cui l’anima aveva bisogno.

• Quando la forza cognitiva si esplica in tal maniera, nascono nell’anima non soltanto le immagini fisico-sensibili del mondo, ma dalle profondità di essa sorge anche una certa conoscenza di fatti e di entità non sensibili. È questo un avanzo dell’antica coscienza soprasensibile crepuscolare, comune un tempo a tutta l’umanità.

 

Durante il periodo grecolatino andò sempre aumentando il numero degli uomini ai quali mancava quella capacità; al suo posto si sviluppava la riflessione intelligente sulle cose.

Gli uomini vennero sempre più allontanati dalla sognante percezione diretta del mondo spirituale-animico, e sempre più portati a formarsene una immagine per mezzo del loro intelletto e del loro sentimento. Questo stato continuò sotto certi aspetti durante tutto il quarto periodo dell’epoca post-atlantica, e solo gli uomini che avevano conservato come retaggio l’antica costituzione animica potevano avere coscienza diretta del mondo spirituale. Essi però erano dei ritardatari dagli antichi tempi; il modo della loro conoscenza non era adatto ai nuovi tempi perché, in conseguenza delle leggi dell’evoluzione, un’antica capacità animica perde il suo pieno significato quando compaiono capacità nuove. La vita umana si adatta allora a quelle nuove facoltà e non può più utilizzare le antiche.

Esistevano però in quei tempi anche uomini i quali cominciavano coscientemente a sviluppare, oltre alle forze già raggiunte dell’intelletto e del sentimento, altre forze ancora più elevate che davano loro di nuovo la possibilità di penetrare nel mondo spirituale-animico. Essi dovettero cominciare a seguire un metodo diverso da quello in uso presso i discepoli degli antichi iniziati. Quelli non avevano ancora dovuto tenere conto delle capacità animiche sviluppatesi solo nel quarto periodo.

 

Il metodo d’insegnamento occulto descritto in questo libro come quello attuale ebbe i suoi primi inizi nel quarto periodo. Esso non era allora che al suo inizio, e raggiunse il suo completo sviluppo soltanto nel quinto periodo (a partire dai secoli dodicesimo e tredicesimo, ma soprattutto dal quindicesimo).

• Gli uomini che cercavano di innalzarsi in tal modo ai mondi soprasensibili riuscivano, a mezzo della propria immaginazione, ispirazione e intuizione, ad acquistare qualche conoscenza delle regioni più elevate dell’esistenza.

• Quelli invece il cui progresso si arrestava allo sviluppo delle facoltà dell’intelletto e del sentimento, potevano conoscere le cose note all’antica chiaroveggenza soltanto a mezzo della tradizione che veniva trasmessa verbalmente o per iscritto di generazione in generazione.

 

Gli uomini nati dopo l’evento del Cristo, se non si erano elevati ai mondi soprasensibili, potevano conoscere la natura essenziale di quell’evento solo per mezzo di tali tradizioni.

Esistevano però degli iniziati ancora dotati di facoltà naturali per la percezione del mondo soprasensibile i quali, per mezzo del loro sviluppo, si innalzavano nel mondo superiore, malgrado non tenessero nessun conto delle nuove forze dell’intelletto e del sentimento. Grazie a loro venne, effettuata la transizione dall’antico al nuovo metodo d’iniziazione. Vi furono personalità di quel genere anche nei periodi successivi.

 

La caratteristica del quarto periodo consiste proprio nel fatto che, con l’esclusione dell’anima dalla diretta comunione col mondo animico-spirituale, si determinò nell’uomo una maggiore forza, un maggior vigore nelle capacità dell’intelletto e del sentimento.

Le anime che si incarnarono a quel tempo e svilupparono in alto grado le forze dell’intelletto e del sentimento, trasportarono il frutto di quella loro evoluzione nelle reincarnazioni del quinto periodo.

 

Come compenso all’esclusione dal mondo spirituale, si conservarono le possenti tradizioni della saggezza primordiale, specialmente quelle riguardanti l’evento del Cristo; tali tradizioni, per virtù della forza del loro contenuto, davano alle anime la fidente persuasione dell’esistenza dei mondi superiori.

Vi erano però sempre anche degli uomini che sviluppavano forze superiori di conoscenza, oltre alle facoltà dell’intelletto e del sentimento. A loro spettava sperimentare, per mezzo della conoscenza sopra-sensibile diretta, i fatti del mondo spirituale superiore, specialmente il mistero dell’evento del Cristo; da loro scorreva nell’anima degli altri uomini quel tanto della conoscenza che poteva riuscire a questi utile e comprensibile.

 

Conformemente al senso dell’evoluzione terrestre, la prima diffusione del cristianesimo doveva cadere proprio in un’epoca in cui le forze della conoscenza soprasensibile non erano sviluppate nella maggior parte dell’umanità; per questo la forza della tradizione aveva a quel tempo tanta potenza.

Occorreva la massima forza per ispirare fiducia nel mondo soprasensibile a uomini incapaci di prenderne diretta conoscenza. Esistettero però quasi sempre (tranne durante un breve periodo del secolo tredicesimo) uomini i quali, per mezzo dell’immaginazione, dell’ispirazione e dell’intuizione, si potevano elevare fino ai mondi superiori; uomini che sono i successori post-cristiani degli antichi iniziati, delle guide e dei seguaci dei misteri. Essi avevano la missione di arrivare a riconoscere, per virtù delle proprie capacità, ciò che si era potuto comprendere attraverso le antiche conoscenze dei misteri; essi dovevano inoltre aggiungere la conoscenza dell’essenziale natura dell’evento del Cristo.

Si costituì così, presso questi nuovi iniziati, una conoscenza che abbracciava tutto ciò che formava il contenuto dell’antica iniziazione, ma al centro di questa scienza risplendeva la conoscenza superiore dei misteri dell’evento del Cristo. Tale sapere non poteva filtrare che in piccola parte nella vita generale, essendo quello il tempo in cui le anime umane del quarto periodo dovevano rafforzare le loro capacità di intelletto e di sentimento; perciò la conoscenza a quel tempo si può dire veramente che fosse un « sapere molto segreto ».

 

Iniziò poi il nuovo periodo, che si può chiamare il quinto.

La sua caratteristica essenziale è il progresso dell’evoluzione delle capacità intellettuali che si svilupparono in alto grado e che, attraverso il presente, ancor più si svilupperanno nell’avvenire.

Tutto ciò andò preparandosi lentamente fin dai secoli dodicesimo e tredicesimo e se ne accelerò sempre più il progresso dal secolo sedicesimo fino all’epoca attuale.

Sotto l’impulso di tali influenze, l’evoluzione del quinto periodo fu in special modo dedicata allo sviluppo delle forze dell’intelletto, mentre invece l’antica conoscenza basata sulla fede e la sapienza trasmessa per via di tradizione, andò gradatamente perdendo della sua forza sull’anima umana. D’altra parte, anche in questo periodo si sviluppò quello che può venir chiamato un sempre più forte fluire nelle anime umane delle conoscenze, dovute alla moderna coscienza soprasensibile.

 

Il « sapere occulto », anche se inavvertito all’inizio, fluisce nel modo di pensare degli uomini di questo periodo.

Come è naturale fino ad oggi, le forze intellettuali si sono mantenute contrarie a quelle conoscenze, ma ciò che deve accadere, accadrà, malgrado tutte le momentanee opposizioni.

La « sapienza occulta », che esercita in tal modo la sua azione sull’umanità, e sempre maggiormente l’eserciterà, si può chiamare simbolicamente la conoscenza del « Graal ».

Chi impara a penetrare la profonda essenza di questo simbolo, quale viene narrato nel racconto e nella leggenda, si accorge che esso rappresenta in modo significativo la natura di ciò che abbiamo chiamato la conoscenza della nuova iniziazione, con il mistero del Cristo al centro. Gli iniziati moderni possono essere perciò chiamati « iniziati del Graal ».

 

La via verso i mondi soprasensibili di cui abbiamo descritto in questo libro i primi gradini, conduce alla « scienza del Graal ». Tale conoscenza ha la peculiarità che i fatti a cui allude possono essere investigati soltanto dopo l’acquisto dei mezzi necessari, quali sono indicati in questo libro. Quando però i fatti sono stati investigati, essi possono essere compresi appunto per mezzo delle forze animiche sviluppatesi nel quinto periodo; diventerà anzi sempre più evidente che tali forze troveranno sempre maggiore soddisfazione in quelle conoscenze.

Nei tempi in cui ora viviamo quelle conoscenze devono essere accolte nella coscienza generale più largamente di quanto non lo fossero nel passato; da tale punto di vista sono stati comunicati gli insegnamenti contenuti in questo libro.

 

Nella misura in cui l’evoluzione della umanità assimilerà le conoscenze del Graal, l’impulso dato dall’evento del Cristo acquisterà maggior significato; alla parte esteriore dell’evoluzione cristiana andrà sempre più associandosi quella interiore. Tutto ciò che può essere conosciuto intorno ai mondi superiori, nei riguardi del mistero del Cristo, a mezzo di immaginazione, ispirazione e intuizione, penetrerà sempre meglio nella vita intellettiva, di sentimento e volitiva dell’uomo. La « sapienza occulta del Graal » diverrà manifesta, e come forza interiore compenetrerà sempre più le manifestazioni della vita umana.

 

Durante il quinto periodo le conoscenze riguardanti i mondi soprasensibili fluiranno nella coscienza umana, e quando si inizierà il sesto, l’umanità avrà riacquistato su di un gradino più elevato ciò che possedeva ancora in un’epoca anteriore come chiaroveggenza crepuscolare. Questo nuovo acquisto avrà forma però del tutto diversa dall’antica.

Ciò che dei mondi superiori l’anima conosceva nei tempi antichi non era permeato dalle forze del suo intelletto e del suo sentimento; lo sapeva per intuito; nell’avvenire l’anima non soltanto avrà degli intuiti, ma li comprenderà, li sentirà quale essenza della propria essenza. Allora, se essa acquisterà la conoscenza di un dato essere o di una data cosa, l’intelligenza troverà la conferma di tale cognizione anche per virtù della propria natura; se poi si affermerà in lei un’altra conoscenza nei riguardi di una legge morale o della condotta umana, l’anima dovrà dirsi: « Il mio sentimento si giustifica dinanzi a se stesso solo quando io operi in conformità di questa conoscenza ».

Tale atteggiamento dell’anima dovrà svilupparsi in un numero relativamente grande di uomini del sesto periodo.

 

Nel quinto periodo si ripete, in un determinato modo, ciò che aveva portato il terzo periodo dell’evoluzione umana, l’egizio-caldaico. A quel tempo l’anima ancora percepiva alcuni fatti del mondo soprasensibile; tale percezione tendeva allora a sparire, perché le forze intellettive si stavano preparando a svilupparsi e dovevano inizialmente escludere l’uomo dal mondo soprasensibile.

Nel quinto periodo i fatti soprasensibili, che durante il terzo venivano percepiti dagli uomini con la coscienza crepuscolare, diverranno di nuovo manifesti, ma saranno ormai compenetrati dalle forze dell’intelletto e del sentimento personale dell’uomo. Saranno anche permeati da ciò che l’anima può acquistare mediante la scienza del mistero del Cristo, e assumeranno perciò una del tutto diversa da quella di prima.

 

Mentre le impressioni dai mondi superiori venivano sentite negli antichi tempi come forze che facevano agire l’uomo movendo dal mondo spirituale esteriore di cui egli non faceva parte, per virtù invece dell’evoluzione dei tempi moderni, esse verranno sentite come impressioni di un mondo nel quale l’uomo cresce e in cui è sempre più inserito.

Nessuno deve supporre che la ripetizione della civiltà egizio-caldaica possa svolgersi semplicemente in modo che l’anima accolga ciò che a quel tempo esisteva e che ci viene trasmesso da quei tempi.

 

L’impulso del Cristo, giustamente inteso, agisce sull’anima umana che lo ha accolto in modo che essa sente di essere un elemento — e come tale si riconosce e si comporta — di un mondo spirituale, dal quale prima si trovava al di fuori.

Mentre in tal modo il terzo periodo rivive nel quinto, per compenetrarsi nelle anime umane della parte assolutamente nuova contribuita dal quarto, un processo simile si svolgerà rispettivamente fra il sesto e il secondo periodo, e fra il settimo e il primo, l’antico indiano. La meravigliosa sapienza dell’antica civiltà indiana, quella sapienza che i grandi maestri di quel tempo potevano rivelare, ricomparirà nel settimo periodo come verità di vita nelle anime umane.

Frattanto i cambiamenti nelle cose terrestri, esteriori all’uomo, si svolgeranno in modo da conservare un determinato rapporto con l’evoluzione dell’umanità stessa.

 

Alla fine del settimo periodo la Terra sarà funestata da un cataclisma, paragonabile a quello che si verificò fra l’epoca atlantica e la post-atlantica; le condizioni terrestri così trasformate proseguiranno nuovamente la loro evoluzione attraverso sette periodi. Le anime umane, che allora si reincarneranno, sperimenteranno ad un gradino più elevato la medesima comunione col mondo spirituale che gli Atlantidi avevano sperimentato ad un gradino inferiore.

Saranno però capaci di adattarsi alle nuove condizioni della Terra soltanto gli uomini in cui siano incarnate anime mature in base alle influenze dell’epoca greco-latina e dei tre susseguenti periodi: il quinto, il sesto e il settimo dell’evoluzione post-atlantica.

L’interiorità di quelle anime corrisponderà a ciò che la Terra frattanto sarà divenuta. Le altre anime allora dovranno restare indietro, mentre prima avrebbero avuto la scelta di procurarsi le condizioni necessarie per progredire con le altre.

Saranno mature per le nuove condizioni che si verificheranno dopo il prossimo grande cataclisma le anime che, durante il passaggio dal quinto al sesto periodo post-atlantico, si saranno procurate la possibilità di interpenetrare le conoscenze soprasensibili con le forze dell’intelletto e del sentimento. Il quinto e il sesto periodo avranno in certo qual modo influenza decisiva.

Durante il settimo periodo le anime che avranno raggiunto la mèta del sesto continueranno a svilupparsi adeguatamente; le altre però, nelle condizioni mutate dell’ambiente circostante, troveranno ben poca occasione di ricuperare il tempo perduto; solo in un avvenire più lontano si verificheranno nuovamente condizioni che lo permetteranno ancora.

 

L’evoluzione procede in tal modo di periodo in periodo. La conoscenza soprasensibile osserva nel futuro non soltanto i cambiamenti a cui la Terra sola prende parte, ma anche altri che si svolgono con la partecipazione dei corpi celesti che la circondano.

Verrà un tempo in cui l’evoluzione della Terra e della umanità sarà progredita a tal punto che le forze e le entità, le quali dovettero staccarsi dalla Terra durante il periodo lemurico per rendere possibile l’ulteriore progresso degli esseri terrestri, potranno nuovamente ricongiungersi ad essa. La Luna allora si riunirà nuovamente alla Terra.

Questo succederà, perché un numero sufficientemente grande di anime umane avrà acquistato tanta forza interiore da poter rendere feconde quelle forze lunari per l’ulteriore progresso; e si verificherà in un tempo in cui, a lato dell’evoluzione superiore raggiunta da un sufficiente numero di uomini, se ne svilupperà un’altra che si dirigerà verso il male. Le anime rimaste indietro avranno accumulato nel loro karma tanta bruttezza e malvagità, da formare a tutta prima una speciale comunità dei malvagi e dei perversi, in netto contrasto con la comunità dei buoni.

 

• L’umanità buona, per mezzo della sua evoluzione, imparerà a utilizzare le forze lunari e con esse trasformerà anche la parte cattiva dell’umanità, in modo che questa possa seguire, come regno terrestre separato, l’ulteriore progresso dell’evoluzione.

Per virtù di questo lavoro dell’umanità buona, la Terra, riunitasi con la Luna, diventerà capace, dopo un determinato periodo di evoluzione, di unirsi nuovamente anche col Sole (e anche con gli altri pianeti).

 

Passato uno stato intermedio, che ci si presenta come un soggiorno in un mondo superiore, la Terra si trasformerà nello stato di Giove. Durante quello stato non esisterà più ciò che oggi vien chiamato regno minerale; le forze di quel regno saranno trasformate in forze vegetali. Il regno vegetale, che avrà però forma completamente nuova rispetto all’attuale, apparirà su Giove come il più basso dei regni.

Al di sopra di quello si costituirà il regno animale, anche esso trasformato; vi sarà poi un regno umano, composto dei discendenti della comunità cattiva costituitasi un tempo sulla Terra; e al di sopra di esso, come regno umano ad un gradino superiore, i discendenti della comunità umana buona della Terra.

Gran parte del lavoro di quest’ultimo regno umano consisterà nel nobilitare le anime cadute nella comunità cattiva, in modo che esse possano ancora trovare l’accesso al vero regno umano.

 

Allo stato di Venere anche il regno vegetale sarà scomparso; il regno inferiore sarà quello animale, nuovamente trasformato; al di sopra di esso vi saranno tre regni umani a gradini diversi di perfezione.

Durante lo stato di Venere la Terra rimarrà unita al Sole; invece l’evoluzione durante l’epoca di Giove si svolgerà in modo che, a un determinato momento, il Sole si distaccherà nuovamente da Giove ed eserciterà su di esso la sua azione dal di fuori. Si verifica poi nuovamente l’unione fra Giove e il Sole, e tale trasformazione gradatamente passa allo stato di Venere.

Durante quest’ultimo, si staccherà da Venere uno speciale corpo celeste; esso conterrà tutti gli esseri che si sono opposti all’evoluzione, per così dire una « Luna incorreggibile » che si avvia ormai verso un’evoluzione di una natura impossibile a descriversi, perché troppo diversa da tutto ciò che l’uomo può sperimentare sulla Terra.

 

L’umanità evoluta passerà nella evoluzione di Vulcano ad un’esistenza completamente spirituale, ma la sua descrizione esorbita dai limiti di quest’opera»

 

Si vede che dalla « conoscenza del Graal » risulta il più alto ideale dell’evoluzione umana che all’uomo sia dato di concepire: la spiritualizzazione che egli conquista per opera propria, e che si palesa infine come il risultato dell’accordo armonico che egli stabilirà durante il quinto e il sesto periodo dell’evoluzione attuale, fra le forze da lui acquistate del sentimento e dell’intelletto e le conoscenze dei mondi soprasensibili.

Ciò che l’uomo elabora in tal modo nella sua interiorità diventerà più tardi esso stesso mondo esteriore.

Lo spirito dell’uomo si eleva fino alle possenti impressioni del suo mondo esteriore e dapprima intravede, poi riconosce delle entità spirituali dietro quelle impressioni; il cuore umano sente l’infinita elevatezza di quella spiritualità.

L’uomo può riconoscere altresì che le sue interiori esperienze dell’intelletto, del sentimento e del carattere sono i germi di un mondo spirituale in via di formazione.

 

Chi pensa che la libertà umana non sia compatibile con la prescienza e con la predeterminazione dell’assetto avvenire delle cose, dovrebbe riflettere che la libertà d’azione dell’uomo nel futuro è altrettanto poco dipendente dal predeterminato assetto delle cose, quanto la sarebbe oggi, se egli si proponesse di dimorare fra un anno in una casa di cui attualmente sta tracciando la pianta.

L’uomo sarà libero nella misura in cui il suo essere interiore gli permetterà di esserlo, nella casa appunto che egli si è costruito; su Giove o su Venere egli sarà libero in modo corrispondente alla sua interiorità, appunto nell’ambito delle condizioni che allora vi potranno essere.

La libertà non dipenderà da ciò che è stato predeterminato dalle condizioni anteriori, bensì da ciò che l’anima avrà saputo fare di se stessa.

 

Lo stato terrestre contiene ciò che si è sviluppato durante i precedenti periodi di Saturno, del Sole e della Luna. L’uomo terrestre trova « saggezza » nei processi che si svolgono attorno a lui; tale saggezza esiste come risultato di ciò che era accaduto in precedenza.

La Terra è la discendente dell’antica Luna, e quest’ultima si costituì, con tutto ciò che le apparteneva, come « Cosmo della saggezza ». Orbene, la Terra segna l’inizio di un’evoluzione per mezzo di cui una nuova forza verrà aggiunta alla saggezza; essa conduce l’uomo a sentirsi cittadino indipendente di un mondo spirituale.

 

Ciò dipende dal fatto che

• il suo « io » viene formato dagli spiriti della forma, durante il periodo terrestre, al modo stesso in cui

• il suo corpo fisico venne elaborato su Saturno dagli spiriti della volontà,

• il suo corpo vitale sul Sole dagli spiriti della saggezza,

• e il suo corpo astrale sulla Luna dagli spiriti del movimento.

 

Dalla collaborazione degli spiriti della volontà, della saggezza e del movimento nasce ciò che si manifesta come saggezza.

Per opera di queste tre categorie di spiriti, gli esseri e i processi della Terra possono armonizzarsi in saggezza con gli altri esseri del loro mondo.

L’uomo riceve dagli spiriti della forma il suo « io » indipendente; questo si armonizzerà nell’avvenire con gli esseri della Terra, di Giove, di Venere e di Vulcano a mezzo della forza che si aggiunge alla saggezza durante il periodo terrestre.

È questa la forza dell’amore.

 

La forza dell’amore deve nascere nell’uomo terrestre, e il « cosmo della saggezza » deve svilupparsi in « Cosmo dell’amore ».

Tutto ciò che l’io può sviluppare in sé deve trasformarsi in amore.

 

Quale universale « archetipo dell’amore » si presenta con la sua rivelazione il sublime Essere solare, che è stato caratterizzato nella descrizione dell’evoluzione del Cristo.

In tal modo il germe dell’amore venne immesso nell’interiorità più profonda dell’essenza umana, e da lì dovrà fluire in tutta l’evoluzione.

 

Come la saggezza maturatasi nel passato si manifesta nelle forze del mondo fisico esteriore terrestre nelle attuali « forze della natura », così in avvenire l’amore stesso si manifesterà in tutti i fenomeni, come nuova forza della natura.

Questo è il segreto di ogni evoluzione futura: che la conoscenza, che tutto ciò che l’uomo compie con vera comprensione dell’evoluzione, è un seme che deve maturarsi in amore.

E quanta più sarà la forza dell’amore, tanta maggior copia di forza creativa verrà fornita all’avvenire.

In ciò che sarà divenuto dell’amore risiederanno le forze possenti che conducono al risultato finale della spiritualizzazione sopra descritta; quanto più la conoscenza spirituale fluirà nell’evoluzione dell’umanità e della Terra, tanto più numerosi saranno i germi vitali disponibili per l’avvenire.

 

La conoscenza spirituale, per virtù di ciò che essa è, si trasforma in amore.

L’intero processo che è stato descritto, dal periodo greco-latino attraverso quello attuale, mostra come questa trasformazione si debba svolgere, e per quale ragione essa segni il principio dell’evoluzione futura.

Ciò che si è andato preparando come saggezza su Saturno, Sole e Luna, agisce nel corpo fisico, nel corpo eterico e nel corpo astrale dell’uomo e si manifesta come « saggezza del mondo »; nell’io però si interiorizza.

 

A partire dallo stato terrestre, « la saggezza del mondo esteriore » diventa saggezza interiore nell’uomo; e quando si è in tal modo interiorizzata diventa il germe dell’amore.

La saggezza è condizione necessaria per l’amore; l’amore è il frutto della saggezza rinata nell’io.

 

Non avrebbe compreso rettamente la descrizione della evoluzione, come l’abbiamo data nelle pagine che precedono, chi ritenesse di doverle attribuire un carattere fatalistico.

Chi credesse che, con una simile evoluzione, un certo numero di uomini sia condannato a far parte della « umanità cattiva », dimostrerebbe di non distinguere chiaramente i reciproci rapporti fra ciò ch’è sensibile e ciò che si svolge nella sfera animico-spirituale.

Entro certi limiti queste due sfere formano correnti evolutive distinte.

 

Le forze proprie della corrente sensibile dànno origine alle forme della « umanità cattiva »;  ma per ogni singola anima umana non esiste una necessità di incarnarsi in una forma siffatta, se non ne ha ella stessa create le condizioni.

Potrebbe anche darsi il caso che quelle forme, sviluppatesi dalle forze della corrente sensibile, non trovassero anime umane provenienti dal tempo passato, perché queste sarebbero troppo buone per corpi di quella specie. In tal caso quelle forme dovrebbero venire animate dal cosmo in modo diverso che non attraverso precedenti anime umane.

Un’anima umana non dovrà risiedere in una di quelle forme, se non si sarà da se stessa preparata una siffatta incarnazione.

 

In questo campo, la conoscenza soprasensibile non può che descrivere ciò che vede: cioè l’esistenza, in quel lontano avvenire, di due regni umani, uno buono e uno cattivo; ma essa non è autorizzata a dedurre intellettualmente, dallo stato attuale delle anime umane, l’instaurarsi di uno stato futuro come per necessità naturale.

La conoscenza soprasensibile deve cercare per due vie ben separate lo sviluppo delle forme umane e quello dei destini delle anime; e il confonderle nella concezione dell’universo sarebbe un residuo di atteggiamento materialistico che, se presente, inciderebbe in modo preoccupante nella scienza del soprasensibile.