06 – Prima triade: etere di luce – elemento dell’aria – forza di densità


 

Nella sua vera essenza la LUCE è diversa dall’etere.

È una entità animico-spirituale, e quindi non-spaziale; si serve dell’etere per esercitare la sua azione nel mondo spaziale. Compenetrando l’etere, o forza periferica universale, essa fa sorgere l’etere di luce, e nel nostro mondo sensibile e spaziale la luce ci appare per mezzo dell’etere di luce.

In modo analogo, dietro la forza di addensamento fisico-terrestre troviamo un’essenzialità spirituale che si manifesta attraverso di essa: la TENEBRA.

Abbiamo così individuato la contrapposizione luce e tenebra.

 

Goethe non conosceva ancora l’eterico. Per lui luce e tenebra erano essenzialità spirituali che agivano nella natura. La conoscenza dell’etere e del principio trinitario del mondo è un passo oltre Goethe.

 

• Noi uomini viviamo nell’aria, nella luce e nella tenebra.

Possiamo descrivere l’interazione di questi tre principi basandoci su una comunissima esperienza quotidiana. Entriamo ad esempio in una camera buia e senza finestre. Non possiamo percepire cosa c’è in essa. Ora viene accesa la luce, tutto diventa chiaro, diventano visibili le pareti del locale con le cose che vi si trovano. In che modo è avvenuto questo? La lampada appesa al soffitto è diventata una sorgente luminosa e irraggia luce. La luce ha respinto la tenebra creando un chiaro spazio luminoso, o meglio, uno spazio sferico colorato. In genere non ci rendiamo conto che da svegli viviamo sempre in uno spazio sferico colorato creato dalla luce, che è assolutamente chiuso e da cui non possiamo evadere.

Quando usciamo all’aperto esso cresce semplicemente sino al confine blu del cielo. Siamo sempre immersi in uno spazio luminoso generato dalla luce.

 

Anche quando gli astronauti lasciano la Terra sono sempre rinchiusi in una cavità di luce e colore. La luce crea lo spazio universale in cui noi, con altri esseri e fenomeni, siamo immersi. Col primo apparire della luce nell’evoluzione si è formato anche lo spazio (secondo Rudolf Steiner la luce ha avuto origine sull’antico Sole, e con essa è apparso lo spazio).

 

Lo spazio come vacuità che accoglie nasce perché la luce crea la periferia dell’universo.

Il piano all’infinito della geometria sintetica è un fenomeno luminoso colto nel pensiero.

Rispetto ad esso c’è solo un interno e nessun esterno.

 

La luce circoscrive ovunque lo spazio distendendo su ogni cosa superfici colorate.

Essa rende tutto visibile e distinguibile per il fatto di creare ovunque confini spaziali.

In questo modo però essa divide lo spazio in due regioni.

 

La luce rischiara la superficie degli oggetti, e questa superficie traccia il confine

dove luce e tenebra si toccano facendo sorgere il colore.

Goethe ha ragione, il mondo si rivela a noi nel riverbero dei colori.

• La fisica dà invece la seguente formulazione: la luce è riflessa dalla superficie.

 

Al di là della superficie la luce non penetra. Cosa si trova sotto la superficie? L’assenza di luce, la tenebra. La luce separa luce e tenebra. Essa respinge la tenebra al di sotto della superficie. Si potrebbe formulare il concetto di «sub-superficie», che costituisce anch’essa il confine di uno spazio, ma uno spazio oscuro e privo di luce.

La tenebra non è solo assenza di luce, è ciò che colma lo spazio privo di luce fino alla «sub-superficie», fino allo strato-confine della regione luminosa. Per l’occhio la tenebra è identica alla densa sostanzialità materiale.

Si guardi a se stessi. La luce giunge sino alla nostra pelle. Qui si arresta risparmiando lo spazio riempito dal nostro corpo, in cui non c’è luce ma sostanza materiale.

 

I fatti esposti ci portano a distinguere due contesti spaziali:

uno spazio vuoto e uno spazio pieno, che si rapportano tra loro come negativo e positivo.

 

Il fatto che la superficie colorata di un oggetto sia il confine tra spazio luminoso e spazio tenebroso chiarisce un secondo concetto spesso frainteso, e cioè il concetto di materia.

Materia è il concetto di riempimento dello spazio, strettamente connesso alla formazione della superficie-confine tra luce e tenebra. Materia non indica niente di specifico al di fuori che qualcosa ha la particolarità di essere spazialmente voluminoso. Materia è la sostanzialità che riempie lo spazio e, come per lo spazio, si può parlare di materia positiva o negativa.

«La materia è luce addensata»: un’affermazione della scienza occulta che possiamo comprendere attraverso le considerazioni fenomenologiche appena descritte.

 

Proseguendo la nostra indagine sul nesso della luce con lo spazio troveremo che essa emana sempre da una sorgente luminosa, da un centro, e si propaga in modo radiale verso una periferia. La luce si dispiega dunque tra sorgente e periferia. Essa è una forza che si oppone alla tenebra. Agisce in modo lineare, radiale, rettilineo; non può curvarsi. Sorgente luminosa e confine della superficie colorata sono uniti in linea retta e quindi in modo unidimensionale. Si potrebbe dire che la forza della luce irraggia da un centro e giunge a riposo su una superficie, che a sua volta costituisce il confine colorato dello spazio luminoso.

 

Se consideriamo valida questa descrizione sorge una difficoltà. L’etere di luce come forza universale agisce dal piano all’infinito, cioè dalla periferia, verso il centro. Per come invece ne abbiamo parlato la luce irraggia dalla sorgente luminosa di una lampada, quindi da un centro, verso la periferia, in direzione contraria alla forza universale. Questa contraddizione si risolve se pensiamo che l’etere di luce periferico ha bisogno, per manifestarsi, di un ricettore, di un veicolo di trasmissione. Dobbiamo renderci conto che nella sorgente luminosa di una lampada, di una fiamma di candela o nel filo incandescente di una lampada elettrica, sono presenti le condizioni necessarie per la ricezione dell’etere di luce. Nella sorgente luminosa devono esserci le condizioni elementari affinché possa manifestarsi l’etere di luce. Che un fiammifero possa accendersi ovunque è indice che ovunque c’è l’etere di luce. Dobbiamo tener presente che ogni sorgente luminosa è un ricettore dell’etere di luce la cui azione è orientata verso il suo luogo di origine: la periferia, il piano all’infinito.

• Rispetto alla natura radiale della luce l’aria è in se stessa priva di direzione, è caos.

 

La parola gas deriva in modo appropriato da caos. L’aria si trova tra gli oggetti, ha coesività e riempie lo spazio. Essa è in sé coesività e legame, e ciò si mostra quando si cerca di rarefarla: è quasi impossibile creare un vuoto assoluto, cioè ricavare un buco o una separazione nell’aria, e questo perché l’aria stessa è in sé coesiva.

La proprietà caratteristica dell’aria è la sua elasticità: la si può dilatare e comprimere.

L’etere di luce dev’essere dunque una forza di dilatazione e rarefazione,

la forza fisica ad essa opposta provoca addensamento e concentrazione.

 

Il contrario di elastico è fragile. La luce è fragile, e per tale motivo può fendersi. Se colpisco l’aria con un bastone essa si sposta ricongiungendosi dietro. Se tengo un bastone davanti a una sorgente luminosa, ad esempio una candela, esso spezza l’unità della luce, che prosegue in modo rettilineo senza più ricongiungersi. Si può fendere e spezzare la luce, l’ottica conosce e utilizza questa proprietà.

Un’ulteriore caratteristica dell’aria è la tensione. Non c’è aria che non abbia un grado di tensione, e questa è un’azione interna che crea e mantiene una certa coesione. La luce ci mostra il fenomeno opposto, in un certo senso tutto è un agire all’estremo, è esternazione. Si prenda una sorgente luminosa, una fiamma di candela; non è importante ciò che tiene unito ma quanto emana da essa, quanto si allontana irraggiando verso la periferia. All’aumento e diminuzione della tensione corrisponde nella luce la maggiore o minore intensità, e ciò significa uno spazio più o meno grande.

 

La tensione dell’aria è in relazione alla pressione, in cui si manifesta la forza di addensamento e concentrazione che dalla periferia contrae verso un centro.

Come la luce espandendosi rischiara e genera lo spazio, così la forza fisica opposta di addensamento e concentrazione è in relazione con la tenebra.

 

Densità e tenebra sono caratteri distintivi di ciò che chiamiamo materia.

Nello strato aereo dell’atmosfera terrestre agisce anche questa forza di addensamento e si manifesta come pressione atmosferica che dall’esterno comprime al suolo. L’opposto di comprimere è risucchiare.

Se dunque c’è contrapposizione tra forze fisiche e eteriche, la luce deve esercitare un risucchio.

Agisce davvero così? Sì, si devono solo conoscere i fenomeni corrispondenti.

 

La periferia, l’orizzonte, sia esso vicino o lontano, attrae il nostro sguardo. Si cerchi con gli occhi aperti di non vedere; si noterà dallo sforzo che dobbiamo esercitare per mantenere lo sguardo vuoto, che la luce altrimenti lo cattura portandolo alla periferia, alla superficie delle cose. Si spiega oggi il vedere dicendo che i raggi luminosi penetrano nell’occhio; ma penetrando essi portano la coscienza verso la periferia, nello spazio.

In modo analogo la luce attrae i germogli delle patate verso lo spazio luminoso e fa che i fiori si orientino verso il sole seguendone il corso. Al di là di questo specifico eliotropismo il mondo vegetale mostra un fototropismo che si deve rettamente comprendere. L’aria esercita da ogni parte una pressione centripeta sulla terra. Questo fatto è visibile nella crescita delle piante. La pianta vorrebbe ovunque sfuggire alla terra e raggiungere la sfera celeste. Ci si raffiguri degli abeti in luoghi opposti sulla Terra; essi mostrano l’azione reale delle forze periferiche che, paragonate all’azione comprimente dell’aria esercitano invece un risucchio.

Tensione e pressione dell’aria manifestano nella loro tendenza verso l’interno

l’agire della forza fisica di concentrazione e addensamento localizzata nel centro.

Irraggiare e risucchiare come pure delimitare e circoscrivere,

mostrano la relazione della luce con la periferia col limite esterno della sfera.

 

L’etere di luce è un’entità attiva che genera lo spazio.

L’aria riempie in modo passivo lo spazio ed è tenuta insieme

dalla forza fisica di contrazione e addensamento che agisce dal centro.

• L’etere di luce non esercita la sua azione solo nel campo inorganico e fisico ma anche nell’organico-vivente.

 

In questo ambito esso è fondamento della crescita.

La grandezza di un albero, la lunghezza di un serpente, il volume di un melone, l’altezza dell’uomo

esprimono l’azione dell’etere di luce nell’organico.

 

RIEPILOGO

• Dai pensieri che abbiamo svolto

emerge una prima caratterizzazione dell’etere di luce nelle sue manifestazioni sensibili.

• Nell’inorganico l’etere di luce si manifesta come irraggiante, rischiarante e nella forza di risucchio.

Rendendo le superfici ben distinguibili esso crea i confini dello spazio e desta la visione.

L’etere di luce genera la periferia e quindi i confini dello spazio; si potrebbe dire che esso spazializza.

 

Nell’organico, agendo come forza di crescita, è all’origine della spazialità degli esseri viventi.

All’opposto troviamo la forza centrale di addensamento, contrazione e concentrazione, in breve la forza di densità.

Entrambe le forze si manifestano poi nelle proprietà dell’elemento dell’aria

di cui l’esempio più caratteristico è l’elasticità.