Quando il bodisatva diventò Buddha, egli trasmise ad un altro la missione di bodisatva

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 25.09.1909


 

I fatti più importanti, i fatti essenziali del cristianesimo ci appariranno nella giusta luce

mercé l’interpretazione scientifico-spirituale delle sacre Scritture.

L’antroposofia, mediante la lettura della cronaca dell’akasha, scopre il senso originario dei sacri testi,

ed è perciò in grado di leggerli nella loro giusta lezione.

Comprenderemo ora come l’umanità debba procedere in avvenire.

 

Il bodisatva, che passò al grado di Buddha cinque o sei secoli prima della nostra èra, in virtù di questo trapasso ascese al mondo spirituale, donde agì da allora in poi in forma di nirmanakaya. In tal modo egli si elevò ad un grado superiore e non ha più bisogno ora di discendere entro un corpo fìsico. Ma i mezzi d’azione, che egli aveva a disposizione quando era bodisatva, esistono ancora in forma rinnovata.

Quando il bodisatva diventò Buddha, egli trasmise ad un altro la missione di bodisatva. Un altro divenne allora il suo successore, un altro divenne bodisatva.

 

Questo fatto è espresso in una leggenda buddistica con un’immagine che, per il cristianesimo più profondo, rappresenta una grande verità. In quella leggenda si narra che l’individualità del bodisatva, prima di discendere sulla Terra per divenire Buddha, si tolse la tiara celeste e la depose sul capo del bodisatva suo successore. Ora questo bodisatva succeduto al Buddha continua ad agire con una nuova missione. Anch’egli è destinato a diventare un Buddha. Quando un gran numero di uomini avrà sviluppato in sé, per virtù propria, la dottrina dell’ottuplice sentiero, ossia circa fra tremila anni, colui che divenne bodisatva cinque o sei secoli prima di Cristo diventerà Buddha.

 

La sua missione gli fu affidata cinque o sei secoli prima di Cristo, quando il suo predecessore diventò Buddha; ed egli stesso diventerà Buddha fra tremila anni. La dottrina orientale lo conosce come il «Maitreya Buddha». Ma affinché il bodisatva attuale possa diventare Buddha, occorrerà che un gran numero di uomini abbia sviluppato nel cuore la dottrina dell’ottuplice sentiero. Molti uomini saranno allora tanto saggi, da riuscirvi. E allora colui che oggi è bodisatva porterà nel mondo una nuova forza.

 

Se però null’altro fosse intervenuto, il futuro Buddha troverebbe bensì a suo tempo degli uomini capaci, per concentrazione interiore, di concepire la dottrina dell’ottuplice sentiero, ma non troverebbe uomini che dalla più profonda essenza dell’anima loro possano far traboccare, possano far rigurgitare la forza dell’amore, l’amore vivente.

Questa forza vivente dell’amore doveva affluire all’umanità, affinché il Maitreya Buddha potesse in avvenire trovare non soltanto uomini che comprendono che cos’è l’amore, ma uomini che portano in sé la forza dell’amore.

 

Perciò dovette discendere sulla Terra il Cristo; dovette discendere sulla Terra un’entità che visse sulla Terra solo tre anni e che mai prima di allora era stata incarnata, come già è noto.

 

La presenza del Cristo sulla Terra durante tre anni, dal battesimo nel Giordano fino al mistero del Golgota,

fece sì che sulla Terra sempre più l’amore si riversasse nel cuore, nell’anima umana, nell’io.

Gli uomini saranno sempre più compenetrati dal Cristo;

e alla fine dell’evoluzione della Terra l’io dell’uomo sarà interamente riempito dal Cristo.

• Come me la dottrina dell’amore e della compassione dovette essere portata sulla Terra dal bodisatva,

così la sostanza dell’amore dovette essere portata sulla Terra,

da somme altezze, da colui che a poco a poco la farà diventare proprietà dell’io umano stesso.

 

Non possiamo dire che l’amore non vi fosse anche prima. Prima, però, non vi era quell’amore che poteva essere diretto possesso dell’io umano; prima, l’amore veniva ispirato; il Cristo lo faceva fluire da cosmiche altezze, ed esso penetrava negli uomini incoscientemente, come era penetrata in loro incoscientemente la dottrina dell’ottuplice sentiero rivelata dal bodisatva. Il rapporto fra il Buddha e l’ottuplice sentiero è simile al rapporto che corre fra il Cristo Gesù e quello che egli era prima di poter discendere ed assumere figura umana.

L’assumere figura umana fu per il Cristo un progresso. Questo è l’essenziale.

 

E quando il successore del Buddha che oggi è un bodisatva (come è ben noto alla scienza dello spirito e come un giorno potrà essere annunziato più diffusamente, quando si potrà anche farne il nome, mentre ora dobbiamo limitarci solo ad accennarvi vagamente) quando dunque questo bodisatva apparirà sulla Terra e diventerà il Maitreya Buddha, troverà sulla Terra la semente del Cristo.

 

La semente del Cristo sarà fatta dagli uomini che diranno: non soltanto il mio capo è ricolmo della saggezza dell’ottuplice sentiero; non soltanto possiedo la dottrina, la conoscenza dell’amore, ma il mio cuore è pieno della sostanza vivente dell’amore, dell’amore che trabocca e s’irraggia nel mondo. Con tali uomini il Maitreya Buddha potrà assolvere la sua ulteriore missione nell’evoluzione del mondo.

 

Così tutte le cose si integrano, e noi siamo in grado di comprendere il vangelo di Luca nel suo senso più profondo. Esso non ci parla di una dottrina, ma ci parla di un’entità che penetrò sostanzialmente negli esseri umani, nell’organismo umano. Questo è un fatto che la scienza dello spirito può esprimere nel modo seguente: i bodisatva che passano al grado di Buddha sono in grado di redimere gli uomini sulla Terra, per quanto riguarda lo spirito, mediante la saggezza.

 

Ma essi non sarebbero mai in grado di redimere l’uomo intero, perché l’uomo intero può essere redento soltanto se il suo organismo viene penetrato non solo dalla saggezza, ma dall’ardente forza dell’amore.

 

Fu missione del Cristo redimere le anime mercé il torrente di amore che egli riversò sulla Terra.

• Compito dei bodisatva e dei Buddha fu di portare al mondo la saggezza dell’amore;

• compito del Cristo fu di portare all’umanità la forza dell’amore.

È necessario fare questa distinzione.