Quando il corpo di Gesù di Nazareth venne inchiodato alla croce, il fantòma era in realtà completamente intatto

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 12.10.1911


 

Quando il Cristo fu crocifisso, quando il suo corpo venne inchiodato alla croce (ripeto qui esattamente le parole del Vangelo per la semplice ragione che in effetti le vere ricerche occulte confermano assolutamente le parole del Vangelo),

quando il corpo di Gesù di Nazareth venne inchiodato alla croce,  il fantòma era in realtà completamente intatto,

• consisteva della forma corporea spirituale soltanto soprasensibilmente visibile,

• e si trovava in una connessione molto più labile col contenuto materiale degli elementi terreni che non in qualsiasi altro uomo,

• per la semplice ragione che negli altri uomini si è verificata un’unione del fantòma con gli elementi,

• un’unione che tiene assieme questi elementi.

 

Nel Cristo Gesù effettivamente il caso era del tutto diverso.

• Era come, si potrebbe dire, se per forza di inerzia alcune parti materiali ancora si conservassero nella forma che ad esse era stata data,

• e dopo qualche tempo si disfacessero in modo che di esse quasi niente rimanesse visibile.

Così era per le parti materiali del corpo del Cristo Gesù.

 

• Quando venne deposto dalla croce, le parti ancora si tenevano assieme,

• ma esse non avevano nessun collegamento con il fantòma  perché esso ne era completamente libero.

 

Quando poi il corpo venne trattato con determinate sostanze che agirono a loro volta su di esso diversamente da come agiscono su altri corpi che vengono imbalsamati, avvenne che dopo la sepoltura le sostanze materiali si volatilizzassero rapidamente e passassero presto negli elementi.

Perciò i discepoli che andarono a guardare trovarono i panni coi quali era stato ricoperto mentre il fantòma, al quale è collegata l’evoluzione dell’io, era risorto dal sepolcro.

 

• Non fa meraviglia che Maria Maddalena,

che conosceva soltanto il fantòma di prima, quello compenetrato dagli elementi della terra,

non potesse poi riconoscere nel fantòma liberato da qualsiasi peso terreno

quella medesima figura che essa vedeva ormai chiaroveggentemente.

Quella figura le appariva ora diversa.

 

Dobbiamo renderci ben conto che soltanto per virtù della forza derivata dallo stare assieme dei discepoli col Cristo,

tutti i discepoli e gli uomini di cui ci viene narrato poterono vedere il Risorto.

• Egli apparve infatti nel corpo spirituale,

nel corpo di cui Paolo dice che si moltiplica come il seme e si trasferisce in tutti gli uomini.

 

Paolo stesso era convinto che agli altri discepoli fosse apparso non il corpo compenetrato di elementi terreni, ma il medesimo corpo che era apparso anche a lui; lo dice nel noto passo della prima Lettera ai Corinzi (15 – 3, 8):

• «Vi ho infatti trasmesso, in primo luogo, quello che io stesso ho ricevuto, cioè che Cristo è morto pei nostri peccati, secondo le Scritture, che fu sepolto, che risuscitò secondo le Scritture il terzo giorno, che apparve a Pietro, e poi ai dodici. Apparve pure a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali i più vivono tuttora, mentre alcuni sono morti. Apparve quindi a Giacomo, poi a tutti gli apostoli. E infine, dopo tutti, è apparso anche a me, quale nato da nascita prematura ».

 

A Paolo il Cristo apparve per mezzo dell’evento di Damasco, e poiché il modo con cui gli apparve vien messo a pari con il modo con cui si palesò agli altri discepoli, mostra che il Cristo era apparso a Paolo nella medesima forma che agli altri. Ma da che cosa fu convinto Paolo?

In un certo senso Paolo era già iniziato prima dell’evento di Damasco.

 

Era un’iniziazione secondo il principio antico ebraico e greco.

Egli era un iniziato che fino allora sapeva soltanto che coloro che si sono uniti al mondo spirituale per mezzo dell’iniziazione sono diventati indipendenti nel corpo eterico dal corpo fisicoe possono palesarsi in un determinato modo, a coloro che sono capaci di vederli, nella loro più pura forma del corpo eterico.

 

Se a Paolo fosse apparso soltanto un semplice corpo eterico indipendente dal corpo fisico egli avrebbe parlato diversamente.

Avrebbe detto di aver veduto uno che era stato iniziato, e che indipendentemente dal corpo fisico continuava ulteriormente a vivere nell’evoluzione terrestre. Né ciò lo avrebbe specialmente sorpreso. Non era dunque questo che egli aveva sperimentato a Damasco.

 

Quel che aveva sperimentato era qualcosa di cui sapeva che si sarebbe potuto sperimentare soltanto dopo che le Scritture si fossero compiute:

che cioè nell’atmosfera spirituale della terra fosse esistito come figura soprasensibile un fantòma umano completo,

un corpo umano risorto dal sepolcro. Questo egli aveva veduto!

 

Questo gli era apparso a Damasco e lo aveva convinto:

• «Egli esisteva, era risorto! Vi è infatti ciò che può emanare soltanto da lui,

vi è il fantòma che può essere veduto da tutte le individualità umane che cercano un nesso con il Cristo ».

 

• Questo lo potè convincere che il Cristo già era stato sulla terra, che non era ancora da venire, che vi era stato veramente in un corpo fisico, e che quel corpo fisico aveva redento la vera forma primordiale del corpo fisico per la salvezza di tutti gli uomini.

Che questa azione potesse accadere soltanto per mezzo del massimo spiegamento dell’amore divino, in quale senso questa azione fosse un atto di amore, e in quale senso la parola « redenzione » vada intesa nell’ulteriore evoluzione dell’umanità.