Quando scorse il sangue sul Golgota la terra cominciò a risplendere

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 06.07.1909


 

Già sappiamo che l’uomo possiede un io, quale quarta parte costitutiva della sua entità,

e che l’io, evolvendosi, ha il sangue quale suo strumento fisico esteriore.

Il sangue è l’espressione dell’io.

 

• Per questo l’io cadde sempre maggiormente nell’errore, nella maya, nell’illusione,

quando il sangue si andò progressivamente guastando.

• Per questo l’uomo deve l’incremento della forza del suo io al fatto di avere il suo sangue.

• D’altra parte egli deve spiritualmente l’io al fatto di aver imparato a distinguersi dal mondo spirituale,

di essere divenuto un’individualità.

• Questa poteva essergli data soltanto a condizione

di una temporanea interruzione della sua capacità di vedere nel mondo spirituale.

 

Ciò che interruppe questa visione fu appunto la morte.

• Se l’uomo avesse sempre saputo che la morte è il seme della vita,

non sarebbe giunto ad avere un io indipendente, perché sarebbe rimasto legato col mondo spirituale.

• Invece intervenne la morte

e gli diede l’illusione di essere distaccato dal mondo spirituale,

educandolo così all’indipendenza dell’io.

 

Ma questo io divenne sempre più indipendente,

e precisamente in modo che tale indipendenza divenne eccessiva, superò un determinato punto.

• D’altra parte non si poteva controbilanciare questo fatto,

se non sottraendo all’io la forza che lo aveva spinto a oltrepassare la misura giusta.

• Doveva cioè venir eliminato ciò che aveva spinto l’io troppo profondamente nell’egoismo,

ciò che nell’io favoriva non solo l’egoità, l’individualizzazione, ma l’egoismo.

 

• E fu infatti espulso allora, quando sul Golgota avvenne la morte sulla croce, e il sangue fluì dalle ferite;

fu espulso in modo che durante il corso dell’evoluzione futura

potesse sempre più venire eliminato anche dai singoli io.

• Nel sangue che scorre dalle ferite del Cristo vediamo dunque effettivamente

il simbolo dell’egoismo esuberante nell’io umano.

 

Come il sangue è l’espressione dell’io,

così il sangue che fluì sul Golgota è l’espressione dell’eccesso di individualismo nell’io umano.

• Se il sangue non fosse stato versato sul Golgota, l’uomo si sarebbe indurito spiritualmente nell’egoismo,

e sarebbe perciò andato incontro al destino che ieri abbiamo descritto.

• Col sangue che scorre sul Golgota fu data la spinta

perché ciò che rende l’io egoista possa sparire gradatamente dall’umanità.

• Ma ogni fatto fisico ha il suo corrispettivo in un fatto spirituale.

 

Nella stessa misura in cui il sangue scorreva dalle ferite sul Golgota, si verificava qualcosa di spirituale. In quel momento avvenne che per la prima volta dei raggi, che prima non irradiavano dalla terra, risplendettero da questa nello spazio cosmico; possiamo così pensare a dei raggi creati in quel momento che irradiano dalla terra nello spazio cosmico. La terra era diventata sempre più buia, con il passare del tempo, fino all’evento del Golgota.

Quando scorse il sangue sul Golgota la terra cominciò a risplendere.

 

Se nel periodo precristiano un essere qualsiasi, da un lontano corpo celeste, avesse potuto osservare la terra grazie alla forza chiaroveggente, avrebbe visto man mano offuscarsi l’aura della terra, e giungere al massimo dell’oscurità nel periodo che precedette l’evento del Golgota.

Dopo invece avrebbe visto l’aura terrestre illuminarsi di colori nuovi.

 

L’azione compiuta sul Golgota compenetrò la terra di una luce astrale,

che diventerà a poco a poco luce eterica e quindi fisica, perché tutti gli esseri nel mondo continuano ad evolversi.

Quello che oggi è il «sole» fu prima un pianeta; e come l’antico Saturno si è evoluto ed è diventato Sole,

anche la nostra Terra, che oggi è pianeta, si evolve per diventare un Sole.

 

La prima spinta per diventare sole è stata data alla nostra Terra allora,

quando sul Golgota fluì il sangue dalle ferite del Redentore.

• Allora la terra incominciò a risplendere, dapprima astralmente, e perciò visibile soltanto al chiaroveggente;

ma in avvenire la luce astrale diventerà luce fisica, e la terra diventerà un corpo risplendente, un sole.

 

Ho detto spesso che un corpo cosmico non viene formato dall’ammassarsi di materia fisica,

ma per il fatto che un essere spirituale crea un nuovo centro spirituale, un nuovo campo di attività.

Dallo spirito incomincia la formazione di un nuovo corpo cosmico.

 

• Ogni corpo cosmico fisico è stato prima spirito.

• Ciò che diventerà un giorno la nostra terra

è stato dapprima l’aura astrale che un tempo incominciò ad irradiare dalla terra.

• Quello è il primo germe della futura terra-sole.

 

Ma ciò che un uomo avrebbe potuto percepire allora mediante l’illusione dei suoi sensi è appunto inganno;

non è verità, si dissolve, finisce di esistere.

Quanto più la terra diventa « sole »

tanto più la maya viene arsa dal fuoco solare, e in esso si dissolve.

 

Ma per il fatto che la terra venne allora compenetrata dai raggi di una nuova forza, e che venne posta la base al divenire sole della terra, venne data la possibilità che tale forza compenetrasse anche gli uomini; venne dato così il primo impulso per quello che ieri ho esposto: l’irradiare della forza del Cristo nel corpo eterico dell’uomo.

 

E mediante ciò che astralmente potè irradiare in esso,

il corpo eterico umano potè incominciare ad accogliere nuova forza di vita, quale gli occorre per l’avvenire.