Quattro mondi macrocosmici e il loro riflesso nell’uomo

O.O. 130 – Cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità – 17.09.1911


 

Sommario: Quattro mondi macrocosmici e il loro riflesso nell’uomo. Gradi dell’anima umana. La trasformazione della struttura umana.

 

Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto

che già nella vita di tutti i giorni è possibile ammettere una pluralità di mondi.

 

• L’uomo si immerge nel sonno senza sapere di essere in un altro mondo.

• Il fatto che nel sonno egli non ne abbia coscienza, che non ne sappia nulla, non prova che tale mondo non esista.

• In esso si ergono, in certo modo, anche gli altri mondi.

 

Quando l’uomo è nel mondo fisico, percepisce mediante i sensi; quando se ne ritrae, desideroso di raccogliersi in sé, no: in tale stato, quello che ha è un mondo intellettuale che confina con il mondo fisico. In sé, però, egli trova, oltre all’elemento intellettuale già sviluppato, altri due elementi che dal primo si distinguono totalmente. Può l’uomo sviluppare questi altri elementi?

 

Basta una semplice considerazione ad evidenziare l’esistenza di un mondo della vita interiore

ancora più peculiare di quello della semplice riflessione.

 

Questo mondo c’è, se sappiamo dire a noi stessi: a noi esseri umani è proprio il sentire morale.

È il mondo in cui associamo ad esperienze molto precise un sentimento di simpatia o di antipatia.

È un’esperienza che va oltre quella intellettuale.

Se qualcuno dimostra benevolenza ad un altro, ci fa piacere, se gli manifesta malevolenza, ci dispiace.

Questa esperienza si distingue nettamente da quella solo intellettuale.

 

La semplice riflessione

non è in grado di far sorgere in noi

il sentimento della moralità o dell’immoralità di un’azione.

 

Vi sono nature dotate di grandissimo acume intellettuale che non avvertono in alcun modo il carattere ripugnante di un’azione meramente egoistica. È un mondo a sé, è lo stesso mondo che percepiamo quando ammiriamo il bello e il sublime nelle opere d’arte, oppure quando consideriamo ripugnante la bruttezza.

 

È solo con la vita della nostra anima, non con l’intelletto,

che siamo in grado di comprendere ciò che nelle opere d’arte ci edifica.

•  Possiamo quindi dire che viene così ad ergersi nella nostra vita un elemento che va oltre l’intellettualità.

L’occultista che osservi un’anima mentre prova orrore per un’azione immorale, o gioia per un’azione morale,

vede come quest’anima sia percorsa da una vita animica di grado superiore.

• Rispetto alla soddisfazione per azioni morali e al dispiacere per quelle immorali,

la mera riflessione è un grado inferiore della vita dell’anima.

 

La conquista, nel corpo eterico rafforzato, di una maggiore intensità di sentimento verso la moralità e contro l’immoralità permette di constatare non solo un rafforzamento del corpo eterico, ma anche un rinvigorimento del corpo astrale, una speciale stimolazione delle forze astrali.

 

Possiamo, dunque, dire che

• un uomo che ha acquisito una sensibilità particolarmente acuta per l’agire morale e immorale

conseguirà un fortissimo potenziamento del corpo astrale.

•  Chi, invece, eleva il suo corpo eterico solo intellettualmente

– compiendo, ad esempio, degli esercizi atti a rafforzare la memoria —

potrà sì sviluppare moltissimo la chiaroveggenza, ma non uscirà dal mondo eterico-astrale,

perché agisce in lui solo l’elemento intellettuale.

 

• Se si vuole procedere oltre il mondo astrale è necessario compiere degli esercizi che portino ad espressione

simpatia per le azioni morali e antipatia per quelle immorali.

• Così operando, saliamo realmente ad un mondo dietro il nostro

la cui configurazione si distingue dalla semplice astralità: saliamo al mondo celeste.

 

Possiamo, quindi, dire che nel macrocosmo dell’invisibile

•  il mondo celeste macrocosmico corrisponde a ciò che vive in noi rispetto alle impressioni morali e immorali,

•  il mondo astrale macrocosmico a ciò che in noi è nella percezione fisico-intellettuale del mondo fisico.

• Quanto si sviluppa nell’elemento intellettuale corrisponde al mondo astrale,

• quanto è possibile evolvere rispetto all’agire morale o immorale

corrisponde al mondo celeste, al mondo devacianico.

 

Nell’anima è presente poi un altro elemento.

Occorre distinguere ulteriormente

•  tra l’agire morale che si attua perché piace

•  e l’agire morale che, oltre che dal piacere, è indotto dal senso del dovere

ad attuare l’azione morale che piace e ad astenersi da quella immorale.

Il senso del dovere è oggi quanto di più elevato l’uomo possa raggiungere nel mondo.

 

Quella che dobbiamo considerare come una successione di gradi dell’anima umana è, dunque, la seguente:

  1. l’uomo sensibile;
  2. l’uomo intellettuale,

quello che viene a trovarsi di fronte al primo mondo invisibile;

     3. l’esteta che nutre sentimenti morali,

l’uomo che prova gioia per l’agire morale e sdegno per l’immorale;

sul piano esteriore gli corrisponde il mondo devacianico inferiore;

   4. l’uomo che agisce moralmente (mondo devacianico superiore).

 

All’uomo che attua gli impulsi morali più elevati che sente nella sua interiorità corrisponde sul piano esteriore il mondo devacianico superiore, il mondo della ragione in cui regnano le entità che rappresentano l’assoluta razionalità del mondo.

 

L’uomo in grado di intendere

che nel mondo dei suoi impulsi morali è presente un’ombra del mondo supremo, dal quale egli stesso trae origine,

è pervenuto ad una grande comprensione del macrocosmo.

 

Abbiamo così il mondo fisico e il mondo dell’intelletto, il mondo morale o mondo celeste del devacian inferiore e il mondo della ragione o mondo devacianico superiore.

 

I mondi cosmici proiettano in noi le immagini di ombra del mondo sensibile:

• il mondo intellettuale — la chiaroveggenza intellettuale;

• il mondo estetico — il senso morale;

• il mondo della ragione — gli impulsi morali all’azione.

 

Compiendo una certa autoconoscenza l’uomo giunge a percepire in sé questi vari gradi.

Ora, tutta questa configurazione dell’essere umano è venuta trasformandosi nel corso del tempo.

• L’uomo attuale non è quello dell’antica Grecia o dell’antico Egitto.

 

A causa della configurazione che l’uomo aveva al tempo dell’antica Grecia,

erano entità superiori a guidarne l’elemento animico.

•  Per questo l’uomo di quell’epoca si sentiva ovviamente come obbligato nei confronti di quelle entità.

Noi viviamo oggi nel tempo in cui è l’elemento intellettuale a guidare gli uomini

che, per questo, si sentono obbligati dal punto di vista estetico-morale.

 

Al tempo dell’antica Grecia, però, sarebbe stato impossibile che qualcuno, avvertendo un impulso morale, potesse pensare di comportarsi in altro modo. Il sentimento che ancora i Greci provavano nei confronti del piacere o del dispiacere era quello che imponeva un comportamento rispettivamente corrispondente.

 

Entrato nei tempi moderni, l’uomo non si sente più obbligato nemmeno verso l’elemento estetico; un atteggiamento, questo, che trova espressione nel detto: “Del gusto non si discute”. Ma con coloro che questo gusto hanno evoluto sarà ben possibile trovare un accordo.

 

Le sensazioni vissute in passato nella sfera morale ed estetica sono oggi percepite necessarie nella sfera intellettuale. Si avverte la necessità di una guida grazie alla quale non sia possibile pensare ad arbitrio e si debba, invece, conformarsi alle leggi del pensare logico. Così, però, siamo scesi al livello più basso dello sperimentare umano.

 

Oggi, com’è facile constatare, ci troviamo in una fase di transizione. Considerando, infatti, il corso degli ultimi millenni possiamo osservare come il corpo fisico umano sia venuto sempre più inaridendosi, come l’uomo sia appunto cambiato. Millecinquecento anni fa, il corpo fisico era molto più morbido e flessibile. Nel corso del tempo si è indurito sempre più.

 

Il corpo eterico, invece, ha vissuto di conseguenza uno sviluppo totalmente diverso, un’evoluzione poco osservata proprio perché il percorso evolutivo di questo corpo eterico si è svolto in direzione ascendente.

 

È significativo per noi vivere nel tempo in cui è necessario che l’uomo riconosca che il suo corpo eterico deve mutare.

È un evento, questo, che avverrà proprio nel XX secolo.

• Mentre, per un verso, va imponendosi il rafforzamento dell’elemento intellettuale,

•  per l’altro viene attuandosi una tale emancipazione del corpo eterico che gli uomini non potranno non osservare.