Rappresentazioni come immagini speculari, riflesso degli avvenimenti nel mondo esterno

O.O. 206 – Il divenire dell’uomo, l’anima e lo spirito del mondo – 13.08.1921


 

Di solito ci abbandoniamo all’illusione

che il nostro Io si trovi all’interno di ciò che chiamiamo il nostro organismo fisico.

Ma, per essere esatti, l’Io è posto nel mondo esterno

in relazione con questo organismo fisico,

ed è come se allungasse i suoi tentacoli verso l’interno,

prima di tutto nel rappresentare, verso il corpo astrale o fino al corpo astrale.

 

Osserviamo ora in modo un po’ più preciso il mondo dei ricordi.

I ricordi vengono spinti verso l’alto da ciò che chiamiamo la nostra interiorità.

E per il fatto che vengono mossi verso l’alto,

indicano prima di tutto un’attività del corpo eterico,

la quale a sua volta stimola rappresentazioni nel corpo astrale;

ma qui arrivano capovolte (vedi disegno 1 – frecce).

 

Disegno 1

 

Ma, da ultimo, devono scaturire da ciò che sono le immagini nel corpo fisico.

A questo punto notate dunque come,

partendo dal corpo fisico,

al corpo eterico fluisca l’eccitazione che è a base del ricordo,

e poiché lì dentro c’è l’Io, l’Io è anche qui.

 

Dovrò quindi disegnare la cosa

in modo che io possa pensare schematicamente l’Io non soltanto qui fuori,

ma che l’Io sia appunto anche nel corpo fisico (rossastro)

e dal corpo fisico vengano stimolati i ricordi ( verde),

che poi si trasformano in rappresentazioni

(giallo, per tutti questi colori vedi disegno 1 ).

 

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                                                                                                 Disegno 3

 

Vedete allora, non posso fare assolutamente a meno dello schema che ho disegnato.

Avrei dovuto fare un disegno diverso.

Dovrei dire:

Io, corpo astrale, corpo eterico, corpo fisico (dall’alto verso il basso nel disegno qui sopra).

 

Se prendo in considerazione il ricordo, allora dovrei inserire ugualmente nel corpo fisico

ciò che là sopra appare quale Io.

Esso è allo stesso tempo scisso in se stesso, e dall’altro lato riempie anche il corpo fisico.

 

Vedete: mediante una conoscenza minuziosa di ciò che avviene nell’uomo,

è possibile crearsi una rappresentazione dell’inserimento di questo Io,

di come esso da un lato sia nel mondo esterno, dall’altro nell’interiorità.

E ora considerate il fatto seguente.

Immaginate un po’ di incontrare un uomo per la strada: ora avete la percezione sensibile dell’uomo.

 

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Disegno 4

 

Il vostro Io è lì dentro, ma allo stesso tempo dal vostro intimo affiora il ricordo: riconoscete l’uomo. Da una parte c’è il ricordo che viene da dentro, e dall’altra ci sono le percezioni sensibili che vengono da fuori. Si afferrano reciprocamente.

Questo fenomeno dell’afferrarsi in modo reciproco era già noto agli antichi ricercatori spirituali istintivamente dotati. Lo ricaviamo di nuovo dall’insieme dei fatti. E quanto ora io vi espongo accostando di nuovo i fatti era noto agli antichi ricercatori spirituali, i quali erano soliti rappresentare tali cose in immagini e hanno disegnato ciò che proprio adesso vi dicevo, questo esserci dell’Io, questo suo incontrarsi con ciò che viene dall’esterno, come il serpente che si morde la coda. Come l’uomo sia in relazione col mondo esterno, lo si rappresentava come il serpente che si morde la coda.

 

Quando si hanno davanti a sé raffigurazioni del passato scaturite da visioni istintive, si può sovente riconoscere come in tali visioni si nascondano conoscenze profonde. Arrivano poi gli astrattisti e spiegano le cose diversamente. In questo modo si banalizza a volte ciò che è terribilmente spirituale; non serve a nulla tradurlo in simboli e spiegarlo, perché, malgrado ciò, non si è capaci di comprendere i fatti sofisticando con l’intelletto, mentre, come stiano veramente le cose, lo si può scoprire soltanto se si risale di nuovo alle sorgenti stesse.

Vogliamo però raffigurarci ancora con un’altra immagine ciò di cui propriamente si tratta.

Pensiamo a questo Io umano, a come esso sia presente nel percepire sensibile e nel rappresentare che a questo si unisce.

Qui le cose stanno in modo che veramente viviamo in un’illusione, che si è creata nel modo seguente.

 

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Immaginate dunque di avere uno specchio e di vedervi in questo specchio e di non avere mai – oso supporre soltanto in via ipotetica – avuto occasione di conseguire alcun’altra conoscenza se non quella derivante dal fatto che vi siete sempre visti allo specchio, e che ciò abbia portato al fatto che vi scambiate per l’immagine dello specchio.

L’immagine dello specchio va e viene.

Ora, diciamo, voi non vi percepite dentro la vostra pelle, ma vedete l’immagine che appare e scompare, e allora pensate: “quello sono io” – e dite sempre: “quello sono io”. In realtà state guardando la vostra immagine, ma la scambiate per voi stessi.

Vedete, in realtà è questo che fa l’uomo.

 

In effetti l’Io è come una corrente, che apporta al corpo lo stimolo dei sensi.

Il corpo la rifrange, prima di tutto quella parte in cui si trova l’Io vero e proprio.

L’Io è proprio qui, ma è anche nel mondo esterno.

Ed è perfino nel corpo fisico, ma a voi arriva riflesso.

L’uomo non percepisce il proprio Io reale, ma il suo riflesso.

E mentre ha la sensazione: “si tratta di immagini speculari”, già ne percepisce il riflesso.

Ho esposto tutto questo in maniera più dettagliata nel libro Enigmi dell’anima.

 

A questo punto anche le rappresentazioni sono immagini speculari,

sono i riflessi delle esperienze nel mondo.

L’Io vive infatti nel mondo esterno e sperimenta se stesso nella coscienza,

mentre ciò che come Io incosciente provoca nel corpo gli viene rifranto.

Ossia, quando consideriamo le percezioni sensorie e la rappresentazione.

Diversamente invero stanno le cose quando si forma il ricordo.

Ora in realtà ci troviamo qui sotto, nelle immagini formatesi con dentro il nostro Io.

Qui agisce qualcosa di altamente incosciente.

 

Riflettete soltanto su quanto sia difficile fare affiorare i ricordi, su quanto poco possiate fare a questo riguardo con la piena coscienza dell’intelletto.

 

Qui agisce qualcosa di incosciente.

Nei ricordi agisce infatti – e potete sentirlo – una realtà.

Qui le cose stanno diversamente.

In effetti qui non scambiate più per il vostro Io ciò che vedete, poiché in questa attività vi ci sentite dentro.

 

Ma la cosa rimane ugualmente molto oscura; come ho già ricordato più di una volta, quest’io rimane interiormente attivo, ma come un sogno o perfino qualcosa che dorme: perché in esso agisce la volontà. E nel ricordare è essenzialmente la volontà che opera. Lì dentro opera una volontà singolarmente fluttuante e mutevole.

E se vogliamo usare un’immagine, possiamo dire: immaginiamo di guardare spiritualmente col nostro Io in quella direzione in questo modo. Quando abbiamo questo percepire e rappresentare, guardiamo in quest’alto, in quest’altro modo. Quando formiamo dei ricordi e tutto ciò che vi appartiene, allora facciamo una specie di giravolta animica.

In effetti questo concetto della giravolta animica, quando avanziamo dalla percezione sensoria al ricordo, è un concetto importante: girarsi animicamente su se stessi. Perché, se vi immaginate questa giravolta animica, avete proprio il concetto di mobilità interiore.

 

Non potete più coricare semplicemente uno accanto all’altro l’Io, il corpo astrale, il corpo eterico e il corpo fisico. È comodo (fare così), quando si espone antroposofia a gruppi di antroposofi, e questi vogliono ricevere rappresentazioni del tutto tranquillizzanti, scorrevoli, con le quali, dovendo accoglierle, ci si metta a sedere comodamente in poltrona.

Ma nella realtà le cose non stanno così. Nella realtà si tratta di qualcos’altro, cioè del fatto che, se ci avviciniamo all’entità umana, volendo cogliere la vita dell’anima, dobbiamo contemplare un continuo voltarsi e girarsi di tutto l’uomo interiore, quindi del vero uomo. L’Io sta così, e stando così, manda dentro i suoi raggi servendosi delle percezioni sensibili; stando così (voltato), irraggia verso l’alto dal corpo fisico.

Qui bisogna dare mobilità ai concetti.

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Abbiamo a che fare con qualcosa che vi mostra appunto la necessità di arrivare alla mobilità, a concetti interiormente viventi, se vogliamo afferrare l’uomo. Perché è sufficiente che riflettiate sul nostro modo di essere nella nostra vita animica abituale! Basta che pensiate soltanto a un frammento piccolissimo della vostra vita quotidiana, e nel mondo esterno voi ci vedrete questo, mentre un altro ci vedrà quello.

Tutto è mondo dei sensi, che si fa strada in noi come mondo della rappresentazione; qui affiorano tutti i ricordi possibili. E ora potete rappresentarvi soltanto, mentre avete le percezioni sensorie e per così dire guardate animicamente in una direzione, che, quando ci sono i ricordi, stiate guardando nell’altra. Ma, per il fatto che le cose si mescolano in continuazione, dovete immaginare che dentro di sé l’anima sia sottoposta ad un continuo movimento a vortice.

 

Ecco qual è l’immagine che bisogna crearsi: l’anima che si muove in se stessa come un vortice. D’altronde è ciò che ci si offre allo sguardo.

Perciò nei miei libri ho accennato e non mi sono mai stancato di sottolineare: chi vuol fare un disegno adeguato a ciò che realmente corrisponde agli arti superiori della natura umana, si trova nella stessa situazione di un pittore che voglia dipingere un lampo.

 

Lo stesso limite che incontriamo nel voler dipingere il lampo qual esso è nella realtà, lo incontriamo nel voler raffigurare i membri superiori. Già il corpo eterico non può essere dipinto così com’è realmente.

Si può rappresentare la cosa schematicamente, ma non la si può dipingere veramente, perché in realtà lì non c’è proprio nulla di fermo.

Vedete, ricordo ed impressioni del mondo esterno si incontrano, come dicevo.

 

Abbiamo qui a che fare con qualcosa che dovrebbe essere veramente compreso con la massima esattezza. Se considerate il corpo fisico dell’uomo come tale, allora in questo c’è l’Io per la funzione del ricordare. Ma l’Io è anche nel mondo esterno.

In tutto ciò che è alla base delle percezioni sensorie c’è dunque propriamente l’Io.

Ma questo è anche nel corpo fisico dell’uomo.