Relazione tra l’io e l’azione

O.O. 9 – Teosofia – ( Reincarnazione dello spirito e destino )


 

Solo una parte della mia azione è nel mondo esterno: l’altra è in me.

• Un semplice raffronto, tolto dalle scienze, ci chiarirà la relazione tra l’io e l’azione.

 

Animali vedenti, immigrati un tempo nelle caverne del Kentucky, persero la vista dimorando in quelle caverne. Il soggiorno nell’oscurità atrofizzò i loro occhi. Negli occhi non si esplicò più l’attività fisica e chimica che si svolge quando si adopera la vista. La corrente della nutrizione, adibita prima a quell’attività, fluì verso altri organi. Ormai quegli animali possono vivere solo in quelle caverne. Con la loro azione, con l’immigrazione nelle caverne, si sono creati le condizioni della loro futura esistenza. Quell’immigrazione è divenuta parte del loro destino.

 

Un essere che una volta abbia agito si è congiunto con i risultati delle sue azioni.

Così è dello spirito umano.

L’anima ha potuto trasmettergli certe facoltà solo in quanto è stata attiva.

Tali facoltà corrispondono alle azioni compiute.

Per effetto di una sua azione

vive nell’anima l’attitudine piena di forza ad eseguirne un’altra, conseguenza della prima.

 

L’anima racchiude in sé questa necessità, finché la nuova azione sia compiuta.

Si può anche dire che un’azione imprima nell’anima

la necessità di compiere la conseguenza dell’azione stessa.

• Con le sue azioni lo spirito umano veramente prepara il suo destino.

• In una nuova vita si trova legato a ciò che aveva compiuto nella precedente.

 

Si potrà chiedere: ma come può essere, dato che reincarnandosi lo spirito umano viene a trovarsi in un mondo tutto diverso da quello di prima? Una tale domanda poggia sopra una rappresentazione assai esteriore delle concatenazioni del destino. Anche se mi trasferisco dall’Europa all’America, vengo a trovarmi in un ambiente del tutto nuovo. Eppure la mia vita in America dipenderà del tutto dalla mia precedente vita in Europa.

Se in Europa ero meccanico, la mia vita in America prenderà tutt’altra piega che se fossi stato impiegato di banca. Nel primo caso mi troverò probabilmente in America circondato da macchine, e nell’altro da cose bancarie.

 

In ogni modo la mia vita precedente determinerà il mio ambiente;

attirerà da tutto il mondo circostante le cose che le sono affini. Così è del sé spirituale.

In una nuova esistenza si circonda necessariamente di quel che per le vite precedenti gli è affine.

 

Il sonno offre una buona immagine della morte appunto perché durante il sonno l’uomo è sottratto alla scena ove lo attende il suo destino. Mentre si dorme, su quella scena gli eventi continuano a svolgersi. Per un certo tempo, non abbiamo alcuna influenza sul loro decorso. Eppure la nostra vita di oggi dipende dagli effetti delle azioni compiute ieri.

La nostra individualità si reincarna realmente ogni mattina nel mondo delle nostre azioni.

Ciò che durante la notte era separato da noi, ci avvolge per così dire durante la giornata.

 

Lo stesso accade con le azioni delle incarnazioni precedenti. Quale destino, ci rimangono collegate, come la vita in oscure caverne rimane collegata con gli animali che, per esservi immigrati, persero la facoltà visiva. Come quegli animali possono ormai vivere soltanto nell’ambiente in cui si erano trasferiti, così lo spirito umano può vivere soltanto nell’ambiente che si è creato con le sue azioni. Il corso diretto degli avvenimenti fa sì che la mattina io ritrovi la situazione da me preparata il giorno avanti.

• La parentela fra il mio spirito reincarnato e le cose dell’ambiente esterno fa sì che, reincarnandomi, io trovi intorno a me un mondo conforme alle conseguenze delle azioni da me compiute nella vita precedente.

 

Da ciò possiamo pensare la posizione dell’anima nell’insieme dell’essere umano.

• Il corpo fisico soggiace alle leggi dell’ereditarietà.

• Lo spirito umano invece deve sempre tornare a reincarnarsi,

e la sua legge è di portare i frutti delle vite precedenti in quelle che seguono.

• L’anima vive nel presente, ma la sua vita nel presente non è indipendente dalle vite precedenti.

• Lo spirito che si incarna porta infatti il suo destino dalle precedenti incarnazioni. Tale destino determina la vita.

 

• Le impressioni che un’anima potrà ricevere, i desideri che vedrà appagati, le gioie e i dolori che sorgeranno in lei,

le persone che incontrerà, tutto dipende dalle azioni compiute dallo spirito nelle incarnazioni precedenti.

• In una vita successiva l’anima dovrà ritrovare le persone con le quali già era stata unita,

perché le azioni che si sono svolte tra loro debbono avere le loro conseguenze.

• Come una data anima, anche quelle a lei unite aspireranno a reincarnarsi nella stessa epoca.

La vita dell’anima è così un risultato del destino che lo spirito umano si è creato.

 

Il corso di una vita umana fra nascita e morte è determinata da tre elementi,

e attraverso questi si dipende in triplice modo da fattori che stanno al di là della nascita e della morte.

Ogni ulteriore conoscenza circa la natura dell’uomo presuppone la conoscenza dei “tre mondi” dei quali è parte.

Di questi tratteremo nel prossimo capitolo.

 

Chi osservi i fatti dell’esistenza umana e non tema di seguire fin nelle ultime propaggini

i pensieri che risultano da un’osservazione viva,

già con la sola logica può giungere all’idea delle ripetute vite terrene e alla legge del destino.

 

• Come è vero che il chiaroveggente dall'”occhio spirituale” aperto sperimenta le vite passate come in un libro aperto,

• così è vero che la verità di quanto abbiamo considerato può risplendere all’esame della ragione.