Rishi – I 7 Saggi dell’antica India

O.O. 15 – Direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità – II°


 

Dopo la catastrofe atlantica e dopo che si era trasformata la fisionomia della Terra, assumendo in Asia, in Europa e in Africa il suo nuovo aspetto, fiorì appunto la civiltà di quegli antichi, grandi maestri: e precisamente in un’epoca precedente a quella di cui parlano gli antichi documenti che abbiamo citati. Di questi grandi maestri dell’India l’uomo d’oggi si farà in genere un’idea piuttosto errata. Se infatti un uomo colto dei nostri giorni si trovasse di fronte ad uno dei grandi maestri dell’India, egli rimarrebbe non poco stupito e forse si chiederebbe: e questo sarebbe un « saggio »? Io non me lo ero mai immaginato a questo modo, un saggio! Perché quegli antichi santi maestri dell’India non erano affatto capaci di enunciare qualcosa che da un uomo colto odierno possa venir giudicato savio o intelligente. Erano uomini che oggi si direbbero ingenui e umilissimi, che avrebbero risposto nel modo più semplice anche a domande riguardanti la vita di ogni giorno.

 

In molti periodi non si sarebbe riuscito ad ottenere da loro che qualche rara parola, che sarebbe apparsa assolutamente insignificante a una persona colta dei nostri giorni. Però in altri momenti questi santi maestri si rivelavano ben diversi da persone soltanto semplici. In quei momenti essi dovevano trovarsi riuniti in numero di sette, perché ciò che ognuno di loro era in grado di sentire doveva armonizzarsi, come in un accordo di sette suoni, con gli altri sei saggi; così ciascuno aveva la possibilità di contemplare questa o quella realtà, conforme al suo particolare strumento e al suo particolare sviluppo. E dall’accordo di tutto ciò che ognuno di loro singolarmente contemplava, nasceva poi la sapienza primordiale che sentiamo risuonare se siamo capaci di decifrare i veri documenti occulti.

 

Questi documenti non sono le rivelazioni dei Veda, per quanto noi possiamo ammirarli: gli insegnamenti dei santi maestri dell’India risalgono a tempi molto più antichi della composizione dei Veda, e in queste opere poderose ne ritroviamo solamente un’eco. Ma quando ognuno di quegli uomini si trovava di fronte ad uno dei sovrumani antenati dell’umanità, quando contemplava chiaroveggentemente i mondi superiori, quando ascoltava spiritualmente la parola di quel predecessore dell’umanità, allora lo sguardo di ognuno di loro sfavillava come un sole. In queste condizioni ciò ch’essi allora erano capaci di dire esercitava un’impressione formidabile; sì che tutti gli ascoltatori sapevano: adesso non è vita umana, non è saggezza umana ad esprimersi, ma sono gli dei, sono entità sovrumane ad agire sulla civiltà umana.