Salti nell’evoluzione

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 11.09.1910


 

Se si hanno conoscenze vive del mondo spirituale, e le forze chiaroveggenti vanno crescendo,

s’imparano molte cose che prima non si possono conoscere;

per esempio s’impara a fondo come si svolga il processo di accrescimento delle piante.

 

Un osservatore materialista dirà: ecco un fiore che porta frutti; dal frutto si formano dei semi. Il seme si può mettere nella terra dove esso marcirà, e poi apparirà una nuova pianta che a sua volta porterà dei semi. Così il processo si ripete indefinitamente.

La concezione materialistica riterrà che del seme marcito qualcosa passi nella nuova pianta, sia pure solo una minima particella materiale. Ma non è così.

 

In realtà tutta la vecchia pianta va distrutta, per ciò che riguarda le sue parti materiali.

• Per quanto concerna la materia, avviene per così dire un salto,

e la nuova pianta è materialmente qualcosa di completamente nuovo.

• Si tratta veramente di una nuova formazione.

 

• Se si impara a comprendere la legge singolare che per ciò che riguarda le condizioni materiali si verificano dei salti, e se la si applica a tutto il macrocosmo, s’imparano a conoscere importantissimi nessi del mondo.

Tale cognizione veniva espressa nei misteri in modo particolare, dicendo che l’iniziando deve fare la conoscenza delle forze che producono questi salti, a un certo gradino della sua ascesa verso il macrocosmo.

 

Ora, per apprendere qualcosa nel cosmo bisogna procedere in questa o in quella direzione che viene indicata dal nome di una delle costellazioni zodiacali. I loro nomi hanno il valore di lettere dell’alfabeto. Se dunque si procede in una determinata direzione cosmica, si apprende la nozione del salto che esiste fra l’antenato e il discendente, e si fa questa esperienza nei campi più diversi, nel regno vegetale, in quello animale e in quello umano, ma anche nell’esistenza planetaria.

 

Infatti, anche nel passaggio da Saturno al Sole è andato perduto tutto quello che era materiale.

Tutto ciò che era spirituale rimase conservato, mentre il materiale andò perduto; e fu lo spirituale ad operare il salto.

Lo stesso avvenne nel passaggio dal Sole alla Luna, e da questa alla Terra.

La legge in questione è valida sia nel dominio delle cose piccolissime, sia in quelle delle cose più grandi.

 

Vi sono due segni, due modi di rappresentare questi salti che avvengono nella evoluzione:

un segno antico, di una scrittura di tipo immaginativo, e un altro segno più recente.

Quest’ultimo si può trovare in certi calendari.

 

• Nel procedere dell’evoluzione, ciò che è antico si involve, quasi a spirale,

mentre l’evoluzione nuova si svolge dall’antica come una seconda spirale, procedendo dall’interno all’esterno.

• Sennonché questa evoluzione nuova non si allaccia direttamente all’antica:

fra la fine dell’antica e l’inizio della nuova vi è un piccolo distacco, un salto;

e solo dopo questo salto il progresso continua.

 

 

Ne risulta dunque questa figura: due spirali che s’intrecciano, con un piccolo distacco al centro: è il segno del Cancro che ci esprime simbolicamente l’ascesa al macrocosmo e deve rappresentare la formazione di un qualsiasi nuovo germoglio entro una evoluzione di qualunque genere.

 

Anticamente esisteva però anche un altro segno destinato a rappresentare tali rapporti. Per quanto possa sembrare strano, questo segno riproduceva un asino col suo puledro, cioè un antenato e un discendente; doveva rappresentare la condizione di trapasso da uno stato all’altro. Effettivamente in certe raffigurazioni antiche perfino la costellazione del Cancro veniva spesso rappresentata sotto forma di un asino col suo puledro.

 

Non è privo d’importanza conoscere queste cose; infatti si tratta di un insegnamento notevole che aiuta l’uomo a comprendere come anche nell’ascesa al macrocosmo si compia un tale importante trapasso: per effetto dell’ingresso nel mondo spirituale si deve ricorrere a illuminazioni del tutto nuove. È perfettamente giusto rappresentare questa situazione nel linguaggio stellare, accennando alla posizione del Sole fisico nella costellazione del Cancro in cui raggiunge il suo punto più alto, dopo il quale Comincia a declinare.

 

Analogamente l’iniziando sperimenta dapprima l’ascesa al mondo spirituale per conoscerne le forze,

e quando le ha conosciute le riporta sulla Terra per metterle al servizio dell’umanità.

 

Sia il vangelo di Matteo (21,1-11), sia gli altri Vangeli ci riferiscono che il Cristo Gesù ha prospettato tutto questo ai suoi discepoli. La cosa non viene da lui espressa soltanto in parole, ma ai discepoli egli presenta anche una immaginazione, un quadro vivente di ciò ch’egli compie ascendendo alle altezze che l’umanità dovrà essa pure raggiungere, nel corso dei tempi.

 

Il Cristo si serve dell’immagine dell’asino e del puledro; ossia porta i suoi discepoli a comprendere ciò che nella vita spirituale corrisponde alla costellazione dei Cancro.

Si tratta dunque di un’espressione per qualcosa è avvenuto nel vivo rapporto spirituale fra il Cristo e i suoi discepoli, ed è cosa di tale grandezza da non poter venire espressa in parole umane di una qualsiasi lingua.

 

Per poterla esprimere, il Cristo guida i discepoli nelle condizioni del mondo spirituale e poi crea nell’ambiente fisico delle immagini che riproducono il macrocosmo.

Egli li conduce fino all’altezza alla quale le forze dell’iniziato ridivengono utili per l’umanità; lì egli si trova a un’altezza che può solo essere accennata dicendo che egli sta all’altezza del Sole quando è nel segno del Cancro.

 

Nessuna meraviglia quindi se il vangelo di Matteo, a questo punto, ci fa notare che la vita del Cristo ha raggiunto il culmine della sua esistenza terrena, e vi accenna poderosamente con le parole «Osanna nel più alto dei cieli» (21,9).

Qui ogni suono è scelto in modo da esprimere che ogni fatto, mentre avviene, suscita nei discepoli un continuo progresso, perché ciò che essi sperimentano possa sviluppare nell’umanità il germe posto in essa dal Cristo Gesù.