Saturno come liberatore dal terrestre, Luna come conduttrice là nel terrestre, Sole come forza per il ritorno dalla vita spirituale a quella terrestre

O.O. 219 – Il nesso dell’uomo stellare verso l’uomo – 26.11.1922


 

Saturno è in realtà il nostro più grande benefattore fra morte e nuova nascita

nel suo irraggiare nelle vastità cosmiche; sotto questo aspetto

è dal punto di vista spirituale l’esatto contrario delle forze lunari.

• Le forze spirituali della Luna ci confinano sulla Terra,

le forze spirituali di Saturno ci consentono di vivere nelle vastità dell’universo.

 

Qui sulla Terra le forze lunari sono per noi uomini di particolare importanza; ho altre volte descritto quale sia il loro ruolo nel nostro quotidiano risveglio. Ciò che le forze lunari sono per noi sulla Terra, sono per noi le forze di Saturno che irraggiano nell’universo dalla sfera più esterna del nostro sistema planetario.

 

Ma questo irraggiare non lo dobbiamo raffigurare così: “Saturno ha una faccia anteriore da cui irraggia sulla Terra e una posteriore da cui irraggia nell’universo”. Non è così. Saturno (raffigurandocelo come nel disegno) non si muove nella sua orbita, irraggiando spiritualmente in tutte le direzioni (rosso). Al contrario: il Saturno fisico appare, potremmo dire, come un buco nella sfera del Saturno cosmico, che riluce spiritualmente nello spazio. Per questo ciò che qui irraggia, da un certo momento dopo la morte in poi, ci nasconde ogni elemento terrestre, ma ce lo nasconde con la luce.

 

Ora, cosmicamente è osservabile così: sulla Terra l’uomo è sotto l’influsso delle forze spirituali della Luna, fra morte e nuova nascita è sotto l’influsso delle forze di Saturno. Scendendo nuovamente sulla Terra, si sottrae alle forze di Saturno e raggiunge a poco a poco la sfera delle forze lunari. Che cosa avviene lì?

 

Finché l’uomo è congiunto alla sfera delle forze di Saturno – e in questo Saturno è aiutato, se posso esprimermi così, da Giove e da Marte che hanno un compito particolare, di cui parlerò qui in una prossima occasione – finché dunque l’uomo è sotto l’influsso di Saturno, di Giove e di Marte, egli vuole diventare un essere che non cammina e non parla e non pensa in senso terreno, vuole orientarsi fra esseri spirituali, vuole sperimentare il Logos che risuona in lui, vuole avere i pensieri universali che rilucono in lui. E con questo intento interiore viene mandato sulla Terra il germe spirituale dell’organismo fisico.

 

L’essere umano che scende sulla Terra dai mondi spirituali non ha in realtà la minima inclinazione ad adattarsi al peso terrestre e non ha propensione alcuna a camminare, né a porre in vibrazione l’organo del linguaggio in modo che risuoni la sua voce fisica, né a riflettere con un cervello fisico sulle cose fisiche. Non ha tutto questo. Lo consegue grazie al fatto che egli, inviato sulla Terra quale germe spirituale-fisico dalla sfera delle forze saturnie, passa attraverso il Sole e arriva poi nell’altra sfera planetaria, quella di Mercurio, di Venere, della Luna. La sfera di Mercurio, di Venere, della Luna tramuta la disposizione cosmica verso l’orientamento spirituale, l’esperienza del Logos, la luce dei pensieri universali nell’interiorità, nella disposizione a parlare, a pensare, a camminare. Quest’inversione è provocata dal Sole, vale a dire, dal Sole spirituale.

 

Quando l’uomo arriva nella sfera lunare

– e le forze lunari sono coadiuvate da quelle di Venere e di Mercurio –

le disposizioni celesti, se posso esprimermi così,

all’orientamento, al Logos e ai pensieri, vengono trasformate in terrestri.

 

In realtà dovremmo rivolgerci al bambino, che inizia ad alzarsi in piedi dalla posizione carponi, dicendo: ▸ “Prima che tu fossi afferrato dalla forza di Mercurio, di Venere, della Luna, lassù nelle sfere celesti eri predisposto a orientarti spiritualmente entro le gerarchie, a sperimentare interiormente il Logos risuonante, a essere interiormente illuminato dai pensieri universali. Hai completato la metamorfosi di quelle facoltà celesti in facoltà terrene e hai lavorato a questo compimento attraversando tutta la sfera planetaria. E proprio il Sole ha provocato l’inversione del celeste in terrestre”.

 

In questo si compie ancora qualcosa di molto importante:

entrando dalla sfera celeste in quella terrestre, l’uomo sperimenta solo una parte dell’eterico.

L’eterico si diffonde in tutta la sfera dei pianeti e delle stelle.

Ma nel momento in cui le facoltà celesti si tramutano in terrestri, l’uomo perde l’esperienza della moralità cosmica.

 

• Quando si sperimenta l’orientamento fra gli esseri delle gerarchie superiori,

non lo si vive semplicemente come regolato da leggi di natura,

ma come orientamento morale. Tutto è al tempo stesso morale, là.

• Proprio in questo modo il Logos parla nell’uomo, non in modo amorale come i fenomeni naturali

(i fenomeni naturali si esprimono in senso amorale, anche se non anti-morale), il Logos parla con moralità.

E così i pensieri universali illuminano nel senso della moralità.

 

Saturno, Giove, Marte racchiudono oltre ad altre forze, anche se questo farà inorridire i fisici, forze che sono orientate in senso morale. Solo quando l’uomo trasforma in camminare, parlare, pensare le facoltà che abbiamo caratterizzato, perde gli elementi morali.

Questo è straordinariamente importante.

 

Quando parliamo dell’etere nel quale viviamo dal momento in cui ci avviciniamo alla Terra per nascervi, gli attribuiamo caratteristiche di ogni genere. Ma sono soltanto un lato dell’etere. L’altro è che si tratta di una sostanza che agisce in senso morale, che è ovunque attraversata da impulsi morali. Come è attraversata dalla luce, lo è anche dagli impulsi morali, che non sono presenti nell’etere terrestre.

 

Ora l’essere umano terreno però non è del tutto abbandonato dalle forze in cui vive fra morte e nuova nascita. Poteva anche essere – se fosse stato stabilito da una disposizione divina nell’ordine universale che l’uomo qui sulla Terra non dovesse aver sentore di essere non solo una creatura fisica, ma anche morale – che il suo camminare, parlare, pensare qui sulla Terra equivalesse a un orientamento celeste, a un Logos celeste, a un celeste rilucere insieme ai pensieri universali. L’uomo sulla Terra non sa molto, se in lui non avviene un risveglio, di queste celesti immagini speculari dei suoi aspetti terreni, ma ne ha qualche sentore.

 

Tutto ciò che lega l’uomo al mondo spirituale, sulla Terra sarebbe dimenticato senza lasciare una traccia,

mai giungerebbe alla coscienza, se qui non proseguissero gli effetti delle forze celesti.

 

Intendo partire da qualcosa di ben preciso.

Potrà all’inizio sembrare paradossale quel che ora dirò, esprime però fatti spiritualmente verificabili.

 

 

Immaginiamo che qui vi sia la Terra (rosso nel disegno alla pagina successiva), e tratteggiata in chiaro l’aria che la circonda. Naturalmente il disegno non rispetta le proporzioni reali, ma non importa. Poi, ancora più esterno, troviamo ciò che gradualmente passa nel mondo spirituale: è l’etere cosmico, che gradualmente passa nel mondo spirituale, dove poi ha termine. Disegnandolo, lo devo ancora tracciare in senso spaziale, ma in effetti all’esterno diventa non-spaziale (giallo nel disegno).

 

Qui sulla Terra noi respiriamo, inspiriamo ed espiriamo l’aria, e questo è il ritmo del respiro. Ma là dilatiamo il nostro essere nel cosmo, accogliendo così dentro di noi il Logos, i pensieri universali. Là lasciamo che il mondo parli in noi. Avviene ugualmente nel ritmo, un ritmo che si regola secondo le entità delle stelle. Anche lassù vi è ritmo.

 

Sulla Terra vi è in noi il ritmo del respiro, che sta con il ritmo circolatorio in un preciso rapporto di uno a quattro,

un atto respiratorio ogni quattro pulsazioni.

Lassù vi è ciò che noi spiritualmente espiriamo e di nuovo inspiriamo, un ritmo cosmico.

 

Qui viviamo perché abbiamo un determinato numero di respiri e di battiti del sangue al minuto. Come uomini viviamo sulla Terra del nostro ritmo respiratorio, del nostro ritmo circolatorio.

 

Entriamo nell’universo: là viviamo in un ritmo cosmico, perché in un certo senso inspiriamo il mondo morale-eterico, mentre siamo in noi stessi; e perché lo espiriamo nuovamente, mentre siamo con gli esseri delle gerarchie superiori. Come nel corpo fisico sotto l’epidermide abbiamo movimenti regolari stimolati ritmicamente, lassù abbiamo dal passaggio e dalla posizione delle stelle la stimolazione nel ritmo cosmico entro cui viviamo immersi fra morte e nuova nascita.

 

Qui (vedi disegno) vi è dunque la Terra con la sua atmosfera. Noi viviamo nell’aria, formiamo nell’aria il nostro ritmo respiratorio che è straordinariamente regolare. La sua irregolarità significa malattia per l’uomo.

 

Lassù – dobbiamo però attraversare, diciamo così, uno spazio cosmico intermedio – sperimentiamo il ritmo, in quanto viviamo nell’etere cosmico compenetrato di moralità.

 

• Sono due ritmi diversi: ritmo umano e ritmo cosmico;

entrambi sono ritmi dell’uomo, infatti quello cosmico è il ritmo umano fra morte e nuova nascita.