Saturno conserva la memoria dell’universo e trasmette il karma umano

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 02.09.1912


 

Sommario: La figura umana è un’immagine di come tutte le gerarchie agiscono all’interno del nostro organismo. La Luna verso l’esterno è lo specchio degli impulsi fisici e spirituali del cosmo; al suo interno vivono i primi maestri dell’originaria sapienza terrena. Saturno conserva la memoria dell’universo e trasmette il karma umano.

 

….. Il nostro vero io, reale, interiore, non lo portiamo con noi dal mondo spirituale nel mondo fisico sulla terra.

Lo lasciamo sempre nel mondo spirituale.

Era nel mondo spirituale prima che noi scendessimo nell’esistenza terrena.

È ancora in quel mondo fra il momento in cui ci addormentiamo e il risveglio.

Rimane sempre nel mondo spirituale.

Quando di giorno abbiamo la nostra attuale coscienza di uomini e ci definiamo un io,

la parola “io” indica qualcosa che non è presente in questo mondo fisico, in cui ve n’è solo l’immagine.

 

Non consideriamo noi stessi nel modo corretto dicendo: io sono quest’uomo robusto qui sulla terra e vi sto col mio vero essere; saremmo invece nel giusto dicendo: il nostro vero essere è nel mondo spirituale. Ciò che di noi è qui sulla terra è un’immagine, o meglio una copia del nostro vero essere. L’affermazione più corretta è che quello sulla terra non va considerato l’essere umano reale, ma la sua immagine.

 

Tale carattere di immagine può diventarci ancora più chiaro.

Pensiamo a noi stessi mentre dormiamo.

L’io e il corpo astrale sono lontani dal corpo fisico e da quello eterico.

Ma l’io agisce nel sangue e nei movimenti umani.

Questi movimenti si interrompono quando nel sonno l’io è lontano;

ma il sangue continua ad agire benché l’io non sia presente.

 

Basta osservare il corpo fisico per domandarsi che cosa ne avvenga mentre si dorme.

Il sangue allora deve pur essere sostenuto in un certo modo da qualcosa, come di giorno, durante la veglia lo è dall’io.

Lo stesso vale per il corpo astrale che vive sempre in tutto il processo di respirazione

ma che lo abbandona durante la notte; eppure tale processo continua!

• Vi deve allora essere qualcosa che agisce come fa il corpo astrale nella vita diurna.

 

Nel sonno con il corpo astrale o con il nostro io abbandoniamo le forze della pulsazione del sangue.

Che cosa fanno durante la notte?

 

Quando giaciamo distesi nel letto e l’io ha lasciato le forze del sangue che pulsa,

in esse entrano entità della più vicina gerarchia superiore: allora Angeli, Arcangeli

e Archai vivono in quegli stessi organi in cui di giorno, durante la veglia, vive l’io.

• Negli organi della respirazione che noi abbiamo abbandonato

perché il corpo astrale ne è fuori, agiscono durante la notte

esseri della gerarchia successiva: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes.

 

La situazione è dunque che quando, addormentandoci la sera, predisponiamo con l’io e il corpo astrale la nostra partenza dalla corporeità diurna, Angeli, Arcangeli ed entità spirituali superiori entrano in noi e mentre siamo lontani i nostri organi continuano a vivere dall’istante in cui ci addormentiamo a quello in cui ci svegliamo.

 

Per quel che riguarda il corpo eterico

non siamo ancora in grado di fare, neppure nella veglia diurna, quel che vi deve essere fatto,

e lo devono compiere le entità della gerarchia più alta, Serafini, Cherubini e Troni,

che vi rimangono sempre anche quando siamo svegli.

 

E poi il nostro corpo fisico!

Se dovessimo occuparci da soli di quel che avviene nel nostro corpo nei suoi grandiosi, potenti processi,

non solo lo faremmo male, ma soprattutto non sapremmo da che parte cominciare

perché in tale campo siamo del tutto sprovveduti.

• Quel che l’anatomia dice del corpo fisico non riuscirebbe a mettere in movimento un solo atomo.

 

A questo presiedono ben altre potenze.

Quelle stesse potenze che da tempi antichissimi vengono chiamate la somma Trinità:

le potenze del Padre, del Figlio e dello Spirito, la vera Trinità che dimora nel nostro corpo fisico.

Possiamo dunque affermare che durante tutta la vita terrena il nostro corpo fisico non ci appartiene,

attraverso di noi non potrebbe avvenire la sua evoluzione.

Come dissero gli antichi, è il vero tempio della divinità, della divinità che si manifesta come trina.

 

Il nostro corpo eterico è la sede della gerarchia di Serafini, Cherubini, Troni;

essi curano tutti gli organi che sono assegnati al corpo eterico.

I nostri organi fisici ed eterici, che di notte vengono abbandonati dal corpo astrale,

devono essere curati dalla seconda gerarchia: Kyriotetes, Dynamis, Exusiai.

E i nostri organi che vengono abbandonati dall’io devono essere curati dalla terza gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai.

 

Vi è nell’uomo un operare ininterrotto che non proviene solo da lui stesso. Durante la veglia egli abita per così dire da ospite il proprio organismo, contemporaneamente tempio e dimora degli spiriti delle gerarchie superiori.

 

Considerando tutto questo possiamo concludere che si guarda in modo giusto la figura fisica umana

solo considerandola un’immagine, l’immagine dell’azione di tutte le gerarchie.

Esse sono al suo interno.

 

Guardando la testa umana nella sua conformazione, in tutti i particolari, ed anche come è plasmato il resto del corpo,

sarei nell’errore dicendo che è questo o quell’essere;

dovrei invece dire che è immagine di un agire invisibile, sovrasensibile di tutte le gerarchie.

Solo quando si penetra in tal modo nelle cose,

si parla correttamente fin nel dettaglio di ciò che in genere viene sempre spiegato nell’astrattezza più assoluta.

 

Viene detto che il mondo fisico non è la realtà, è maya, e che la realtà rimane dietro di esso.

Non è un inizio che porti molto lontano: è solo una verità generica, come quando si dice che nei prati spuntano i fiori.

Si può iniziare qualcosa solo sapendo quali fiori crescano nel prato; così si può intraprendere qualche cosa

solo con una conoscenza dei mondi superiori che giunga ad indicare nei particolari

quale sia l’azione di tali mondi in ciò che esteriormente appare come immagine,

maya, riflesso, manifestazione nella sfera fisico-sensibile.

 

Per la sua vita terrena diurna, ma anche per quella notturna, l’uomo considerato come un tutto

non solo è in relazione con ciò che lo circonda in questa esistenza, ma anche con il mondo della spiritualità superiore.

Come una spiritualità che si potrebbe definire inferiore agisce sulla terra attraverso i regni della natura

(minerale, vegetale, animale), così attraverso le stelle agisce sull’essere umano una spiritualità superiore.

 

L’uomo considerato come essere completo è sì in relazione qui sulla terra con le piante e gli animali, l’acqua e l’aria attraverso la sua esistenza terrena, ma allo stesso modo è nella sua interezza in relazione con il mondo delle stelle che a sua volta è solo immagine, manifestazione di quel che è presente in realtà, e cioè proprio gli esseri delle gerarchie superiori.

Levando lo sguardo alle stelle, in effetti guardiamo gli esseri spirituali delle gerarchie che irraggiano verso di noi una sorta di luce simbolica del loro essere, una traccia per la vita fisica di ciò che di spirituale ricolma l’universo intero.

 

Come sulla terra proviamo il desiderio di conoscere la montagna, il fiume, l’animale, la pianta, così dovremmo sentire il desiderio di conoscere il mondo delle stelle nella sua verità. Nella sua verità è un mondo spirituale.

A Penmaenmawr ho fatto qualche accenno alla spiritualità della Luna, come risplenda verso di noi dal cosmo proprio ora, in questa fase dell’evoluzione terrestre.

 

In realtà, guardando la Luna, non ne vediamo mai l’interezza

ma al massimo una pallida traccia come proseguimento della falce luminosa,

vediamo sempre solo luce del sole riflessa e mai la Luna stessa;

così sono solo le forze dell’universo rispecchiate dalla Luna che ci giungono sulla terra e non ciò che vive in essa.

 

Rimandare sulla terra la luce del Sole è solo una parte, e certo minima, di ciò che concerne la Luna.

In verità ci rimanda come uno specchio tutti gli impulsi fisici e, spirituali che dall’universo agiscono su di essa.

Come non si vede ciò che è dietro uno specchio, così non si vede mai quel che vi è nella Luna,

ma al suo interno vi è un intero popolo spirituale con alte potenze di guida.

• Queste alte potenze e tutta la popolazione lunare erano un tempo sulla terra

e, in un’epoca che risale a più di 15.000 anni fa, la abbandonarono

seguendo la Luna che in precedenza aveva un aspetto fisico diverso.

 

La Luna non solo rinvia sulla terra la luce solare ma a tale luce frammischia il proprio essere.

Questo ci riguarda meno; quel che ci deve interessare è che la Luna oggi

è come una fortezza dell’universo, in cui abita una popolazione

che ha compiuto il destino umano già più di 15.000 anni fa

e che si è diretta verso la Luna insieme alle guide dell’umanità.

 

Vi erano allora sulla terra entità evolute che non avevano assunto un corpo umano fisico come quello dell’uomo odierno, ma vivevano piuttosto in un corpo eterico e che non di meno furono grandi maestri ed educatori per gli uomini di quel tempo.

 

Quei grandi maestri che diedero all’umanità la saggezza primigenia,

un’elevata, mirabile saggezza di cui i Veda e i Vedanta sono solo un’eco,

vivono oggi dentro la Luna e irraggiano sulla terra quel che vive nell’universo al di fuori della Luna.

Sulla terra è rimasto qualcosa di quelle forze lunari: sono le forze della riproduzione nell’uomo e negli animali.

Quando allora, durante l’antica epoca atlantica, i grandi maestri dell’umanità seguirono la Luna che già prima si era staccata,

sulla terra rimase solo ciò che è estremamente fisico.

 

Osservando la Luna, la vediamo nella sua realtà solo se comprendiamo come le alte entità spirituali, un tempo legate alla terra, adempiano il proprio compito non irraggiando sul nostro pianeta quel che loro stesse portano in sé, ma bensì riflettendo verso di noi le forze fisiche e spirituali trasmesse dall’universo.

 

Chi oggi è alla ricerca di un sapere iniziatico

deve prima di ogni altra cosa aspirare a ricevere in tale sapere

quel che hanno da dirgli gli esseri lunari con le loro forze superiori.

In un certo senso è una struttura a se stante nell’universo, una colonia, un insediamento;

altri ve ne sono nel nostro sistema solare, altrettanto importanti.

 

Per quanto riguarda l’importanza per noi uomini della terra potrei dire che all’altro polo, all’altro estremo vi è la popolazione di Saturno. La popolazione di Saturno non era legata alla terra allo stesso modo di quella lunare. Che vi fosse un legame lo possiamo scoprire dalla mia Scienza occulta. Ma gli esseri di Saturno non sono legati alla sfera terrestre allo stesso modo degli esseri lunari; non irraggiano nulla verso di noi di ciò che è nell’universo. Quasi nulla riceviamo da Saturno come luce solare riflessa.

Come un solitario, poco luminoso eremita Saturno ruota lentamente intorno al Sole. L’astronomia ufficiale ne sa dire molto meno ancora. Quel che Saturno significa per l’umanità terrena si presenta ogni notte, ma solo in immagine, e poi in modo particolare nella vita fra morte e nuova nascita, quando l’uomo attraversa il mondo spirituale e quindi quello delle stelle, come già dissi in una precedente conferenza tenuta in questa sede.

 

Nell’attuale fase dell’evoluzione umana, l’uomo non incontra Saturno in quanto tale,

tuttavia si riunisce agli esseri di Saturno su una via indiretta che oggi però non intendo descrivere.

 

All’interno di Saturno abitano dunque esseri di elevata perfezione,

entità sublimi che hanno un intimo, diretto legame con Serafini, Cherubini e Troni;

sono gli esseri a loro più vicini, della gerarchia a loro più prossima.

 

In realtà le entità che costituiscono la popolazione di Saturno non irraggiano nulla verso la terra,

né danno nulla agli uomini di quel che vi è nel mondo esteriore fisico.

Per contro gli esseri di Saturno conservano la memoria cosmica, i ricordi del cosmo.

 

Tutto ciò che il sistema solare ha vissuto come fatti, avvenimenti fisici o spirituali,

quel che le entità che vivono in esso hanno sperimentato, gli esseri di Saturno lo conservano fedelmente nella memoria.

Gli esseri di Saturno, ricordando, guardano indietro a tutta la vita del sistema solare.

 

Come noi con il ricordo ripercorriamo la nostra limitata vita terrena, così gli esseri di Saturno hanno, congiunta alla loro azione, la memoria cosmica di tutto ciò che l’insieme e ciascuno dei singoli esseri del sistema solare ha vissuto. Le forze che vivono in questo ricordo vivono per l’uomo perché egli fra morte e nuova nascita, ed anche ogni notte in immagine, entra in rapporto con questi esseri di Saturno.

Nell’uomo agiscono quindi le forze che provengono da questi esseri di Saturno, portatori della più profonda interiorità del sistema solare. Infatti se il ricordo è quanto di più profondo e intimo abbiamo sulla terra, quel che vive su Saturno è in realtà l’io cosmico più profondo del sistema solare.

 

Proprio perché nell’uomo vi sono questi influssi

hanno luogo i processi che rimangono per lo più inconsci nel loro reale significato

ma che nella vita giocano un ruolo importantissimo.

La gran parte di quel che si svolge in modo cosciente è solo un infinitesimo della vita.

 

Se in un momento dell’esistenza si produce un taglio profondo, un avvenimento determinante, come ad esempio l’incontro con una persona insieme alla quale si passerà il resto della vita o un altro evento significativo, riandando da quell’istante a ritroso ci si renderà conto che vi è una sorta di piano che ci ha condotto fino a quell’evento già da molto tempo prima.

Se si ripercorre la vita passata pensando a qualcosa avvenuto a trenta o a cinquant’anni si scoprirà che il percorso fino a quell’avvenimento era già iniziato a dieci o a dodici anni, che tutto poi si era svolto perché infine si potesse giungere proprio lì.

Quando una persona anziana osserva nel modo giusto la sua esistenza passata, può orientarsi in essa

tanto da riconoscere dove vi siano stati questi legami inconsci.

 

Forze inconsce ci spingono verso questo o quell’avvenimento.

Sono le forze di Saturno che vengono poste in noi perché siamo legati agli abitanti di Saturno nel modo cui ho accennato.

Oggi sulla terra sono presenti

• da una parte le forze fisiche della riproduzione che sono rimaste indietro dalla Luna;

• dall’altra attraverso Saturno vivono le forze più elevate, cioè quelle cosmico-morali.

Il più grande regolatore di tutti gli eventi terreni è Saturno.

 

Se dunque le forze lunari, quali sono presenti oggi sulla terra,

hanno solo qualcosa a che fare con la trasmissione ereditaria del padre, della madre e così via,

le forze di Saturno hanno a che fare per la nostra vita di uomini

con ciò che vive nel karma, che passa di incarnazione in incarnazione.

• Gli altri pianeti stanno fra i due, trasmettendo ciò che è fisico e ciò che è moralmente più elevato.

• Tra Luna e Saturno stanno allora Giove, Marte e così via.

 

Essi trasmettono secondo le proprie caratteristiche ciò che come due estremi opposti Luna e Saturno portano nella vita umana: la Luna il fatto che i suoi esseri spirituali si sono ritirati e hanno lasciato dietro di sé nell’attività terrestre solo elementi fisici, la forza fisica della riproduzione; Saturno la più alta giustizia morale dell’universo.

 

Questi due agiscono insieme, mentre fra loro stanno gli altri pianeti, intrecciandosi l’uno all’altro.

Karma trascorso attraverso Saturno, ereditarietà fisica attraverso la Luna

ci mostrano come l’uomo, di vita terrena in vita terrena,

sia legato alla terra stessa e a ciò che di extraterreno si trova nell’universo.

 

Comprendiamo così perché l’attuale scienza fisica, che si interessa solo dell’esistenza sulla terra, sappia dire tanto poco dell’uomo. Certo è in grado di dire molte cose a proposito delle forze dell’ereditarietà, però non sa che si tratta di forze lunari rimaste indietro, non sa metterle in relazione con la loro azione extraterrena e non sa nulla di ciò che nella vita agisce come karma, come destino che passa di vita terrena in vita terrena, e che nella sua sostanza viene pervaso (come noi uomini fisici siamo pervasi dalla circolazione sanguigna) da entità che portano in sé la grandiosa memoria dell’intero sistema planetario e di ciò che vi è accaduto.

 

Guardiamo in noi stessi: siamo uomini solo perché abbiamo una memoria.

Guardiamo il sistema solare con tutti i suoi processi fisici e spirituali,

dovremo allora dirci, se vogliamo giungere alla sapienza iniziatica:

l’intero sistema solare non avrebbe alcuna spiritualità,

se la popolazione che abita Saturno non conservasse perennemente la memoria, il passato di questo sistema,

e se le forze germinanti dalla conservazione del passato non venissero di continuo immesse anche nell’umanità,

così che tutti gli uomini vivano di vita terrena in vita terrena in un nesso di causalità vivente, spirituale, morale.

 

Durante la vita terrena l’uomo nel suo rapporto con gli altri uomini

è stretto in confini angusti per ciò che porta a compimento in modo cosciente.

• Se però egli prende in considerazione ciò che sperimenta tra morte e nuova nascita,

il suo rapporto con altri uomini che pure non sono incarnati,

che non sono in un corpo fisico, fluisce in cerchie sempre più ampie.

 

Infatti fra morte e nuova nascita l’essere umano è, si può dire,

per un certo tempo più vicino all’azione della Luna, in un altro a quella di Saturno, di Marte e così via;

ma nello spazio cosmico un tipo di forza interagisce sempre sull’altro.

Durante la vita terrena noi possiamo agire da uomo a uomo

solo attraverso lo stretto e limitato spazio del nostro mondo,

allo stesso modo fra morte e nuova nascita si interagisce da pianeta a pianeta.

L’universo è allora in realtà il palcoscenico delle azioni umane ed anche dei rapporti degli uomini fra di loro.

 

Fra morte e nuova nascita un’anima è forse entro la sfera di Venere, un’altra in quella di Giove,

ma si compiono azioni reciproche di un’intimità ben più grande di quanto sia possibile sulla terra.

Nel tempo da morte a nuova nascita

vengono superate vastità cosmiche fra le anime sulla scena delle loro azioni,

ed anche gli spiriti delle gerarchie superiori agiscono attraverso quelle vastità.

 

Quindi possiamo parlare non solo dell’azione di singole entità – degli abitanti di Venere o di Marte – ma anche di un rapporto continuo, di un perenne andare e venire di forze nell’universo fra la popolazione di Marte e quella di Venere.

Ciò che ha luogo nell’universo fra la popolazione di Marte e quella di Venere, ciò che continuamente avviene in un rapporto scambievole, ciò che vive nel cosmo, nel cosmo spirituale quali atti reciprocamente fecondantisi di Marte e Venere, tutto ciò è in rapporto con l’uomo.

 

Come la memoria di Saturno è in rapporto con il karma umano,

come le forze fisiche della Luna rimaste indietro sono in rapporto con le forze più evidenti della riproduzione,

così quel che nel segreto degli spiriti avviene di continuo fra Marte e Venere

sta in rapporto con il linguaggio umano quale si manifesta sulla terra.

 

Non potremmo parlare solo grazie a semplici forze fisiche.

La forza del linguaggio è anche irraggiata verso l’esterno da quell’entità dell’uomo che di vita terrena in vita terrena

porta a compimento la propria esistenza, che continua a vivere fra morte e nuova nascita.

• Quando noi viviamo come esseri spirituali fra morte e nuova nascita

entriamo anche nella modalità di azione di ciò che si svolge in modo fecondo

fra Marte e Venere, fra la popolazione di Marte e quella di Venere.

 

Questo scambievole irraggiare di forze, questo cooperare agisce su di noi nella vita fra morte e nuova nascita e si proietta poi nell’immagine fisica. Questo è ciò che dal più profondo divenire dell’uomo penetra negli organi del linguaggio e del canto.

Non potremmo esprimerci attraverso i nostri organi del linguaggio e del canto, se questi non venissero risvegliati sul piano fisico da quelle forze che conserviamo in noi con la profondità del nostro essere fra morte e nuova nascita, da ciò che nel cosmo scorre reciprocamente fra Marte e Venere.

• In quel che facciamo ogni giorno siamo sotto l’influsso delle forze verso cui, solo come a un loro simbolo, leviamo lo sguardo pieni di meraviglia quando guardiamo le stelle. Solo chi è in grado di guardare le stelle nel giusto modo sa che in realtà gli astri che dal cosmo irraggiano verso di noi sono da considerare solo come segni di una scrittura dell’universo, dell’universale accadere dello spirito che vive in noi e di cui noi siamo immagine.

 

In un’antica capacità chiaroveggente atavico-istintiva, l’umanità di un tempo ebbe una visione di tutto questo,

che però gradualmente si spense.

L’uomo non avrebbe potuto divenire libero

se avesse conservato questa antica visione, ed essa si oscurò in lui.

Per questo nella vita della terra entrò il mistero del Golgota.

 

• Un alto essere della popolazione solare non ha potuto portare direttamente agli uomini la coscienza

di quel che accade nel mondo delle stelle, ma le forze per conquistare a poco a poco tale coscienza.

 

Avvenne dunque che all’inizio, ancora al tempo in cui accadeva il mistero del Golgota,

questo venisse compreso attraverso un’antica saggezza gnostica tramandata

che però andò perduta, scomparve già nel IV secolo dopo Cristo.

 

Rimase la FORZA che grazie al Cristo era giunta sulla terra,

e l’uomo la può RISVEGLIARE IN SÉ se solamente apre il proprio sguardo al mondo spirituale

ATTRAVERSO ciò che dice la nuova SCIENZA DELLO SPIRITO.

Con questo sguardo verso il mondo spirituale, l’umanità nuova troverà molti impulsi.

 

È davvero singolare come uomini che oggi hanno conservato ancora qualcosa di quell’antica saggezza istintiva – che non è più adatta al nostro tempo, non lo è nel senso migliore della parola, proprio perché una saggezza cosciente ne deve prendere il posto – uomini del lontano Oriente che nelle più diverse regioni dell’Asia ne hanno conservato delle tracce, che là sono i sapienti, i maestri, in realtà guardano all’Europa e all’America con un certo disprezzo. Essi sono convinti che, pur nell’attuale fase di decadenza, la loro antica, originaria sapienza asiatica, oppure in realtà i brandelli, i resti di essa siano comunque meglio di tutto ciò che rende tanto orgogliosa la civiltà occidentale. Ed è perlomeno interessante che sia stato pubblicato un libro come quello di un indiano di Ceylon The culture of thè soul among western nations.

 

In questo libro un Indiano osa dire agli Europei:

• «Fin dal medioevo è morto il vostro sapere intorno al Cristo. Non avete più nessuna reale conoscenza di Lui; infatti solo chi è in grado di guardare nel mondo spirituale può avere tale conoscenza. Dovete quindi chiamare presso di voi maestri dall’India e dall’Asia perché vi insegnino il cristianesimo».

In questo libro si può leggere come un indiano di Ceylon dica agli Europei: «Lasciate che dall’Asia vengano a voi maestri che possano dirvi che cos’è realmente il Cristo. I vostri maestri in Europa non lo sanno più. Dalla fine del medioevo, avete perduto la conoscenza di Cristo».

 

L’importante è che davvero Europei e Americani trovino in sé il coraggio di guardare di nuovo nel mondo spirituale

in cui ritroveranno anche la conoscenza di Cristo, la sapienza di Cristo,

perché Egli è l’essere che dai mondi spirituali è disceso nell’esistenza terrena

e che può venir compreso nella sua vera intima essenza solo a partire dallo spirito.

 

Per questo è indispensabile che si impari realmente a concepire se stessi

come un’immagine, qui sulla terra, di entità spirituali e di spirituali attività.

Vi si riuscirà nel modo migliore

compenetrandosi giustamente di idee quali ho portato all’inizio delle mie considerazioni di oggi,

che cioè l’uomo in fondo quando guarda alle sue esperienze trascorse vede un punto vuoto e diviene cosciente

• che il suo io non è mai disceso dal mondo spirituale,  • che egli nel mondo fisico è solo immagine

perché il suo io non è nel mondo fisico.

 

In un certo senso, nel tempo egli vede un buco che gli appare oscuro: è ciò a cui dice io.

Ed è proprio necessario divenire coscienti di questo sommo, importantissimo fatto,

che quando ci si ricorda riandando alla propria vita trascorsa, ci si deve dire:

“Sì, nel ricordo vedo le mie esperienze diurne, ma in un punto vi è la tenebra, come in uno squarcio:

è quel che nella mia coscienza abituale chiamo io”.

 

Però vi è ancora dell’altro che deve giungere a coscienza. Ho tentato di riassumerlo in parole che nel nostro tempo ognuno può inscrivere nell’anima come cammino meditativo verso il raggiungimento dell’io, risvegliandole in sé sempre e di nuovo:

Guardo nella tenebra: vi appare una luce, luce che vive.

Chi è quella luce nella tenebra? Sono io stesso nella mia realtà.

Questa realtà dell’io non entra nella mia esistenza terrena e ne sono solo l’immagine.

Ma la ritroverò di nuovo quando passerò la porta della morte con volontà dedita allo spirito.

 

Ponendoci ogni volta di nuovo nelle parole di questa meditazione, noi possiamo stare davanti alla tenebra ed aver chiaro come sulla terra siamo in realtà solo l’immagine di ciò che del nostro vero essere non è mai sceso nell’esistenza terrena, come però, grazie a una volontà dedita allo spirito, da quella tenebra possa sorgere una luce di cui dovremmo dirci: questa luce siamo noi stessi nella nostra realtà.