Scienza occulta ed evoluzione occulta 

O.O. 152 – Verso il mistero del Golgota – 01.05.1913


 

L’uomo è dotato di facoltà che lo sollecitano ad aspirare alla conoscenza occulta.

Ma l’importanza che la conoscenza occulta riveste per il mondo

è superiore a quella che ha nell’ambito della sola anima umana.

• Nel mondo che ci circonda possiamo distinguere

sostanze ed elementi materiali diversi che ne esprimono i vari fenomeni e le manifestazioni.

 

In quel principio originario, che non può essere espresso nel linguaggio umano,

sono radicate tutte le creature, tutte le cose della Terra e tutti i mondi,

ma nel mondo fisico le singole differenziazioni di questo primo principio

si esprimono nelle sostanze della terra, dell’acqua, dell’aria, del fuoco, dell’etere.

 

Una delle sostanze più sottili che l’umana aspirazione alla conoscenza

può ancora arrivare ad attingere si chiama akasha.

E le rivelazioni di entità e fenomeni nella sostanza dell’akasha

sono le più sottili di tutte quelle cui l’uomo può accedere.

 

Le conoscenze occulte che l’uomo acquisisce non albergano solo nella sua anima,

esse sono impresse anche nella sostanza d’akasha del mondo.

Quando rendiamo vivente nella nostra anima un pensiero della conoscenza occulta,

esso viene anche iscritto immediatamente nella sostanza dell’akasha.

 

Per l’evoluzione generale del mondo è importante che queste impressioni vengano fatte, perché queste impressioni che l’umanità può fare, e che noi descriviamo come scienza occulta, possono essere compiute solo dall’uomo, non possono essere operate da nessun’altra entità al mondo.

 

È importante per noi tenere presente un tratto caratteristico della sostanza dell’akasha, cioè il fatto che l’uomo, tra morte e nuova nascita, vive nel mondo spirituale in quella sostanza così come, ad esempio, noi sulla Terra viviamo nell’atmosfera.

Un chiaroveggente che, facendo uso dei mezzi a sua disposizione, entrasse in contatto con anime umane che stanno vivendo il periodo tra morte e nuova nascita, potrebbe fare le seguenti osservazioni.

 

Un uomo che nell’attuale ciclo evolutivo qui in Terra – in passato la situazione era diversa – non sia mai in grado di attivare in sé pensieri e idee scientifico-spirituali, non può essere osservato o visto, sebbene sia presente, da un’anima umana che sta vivendo il periodo tra morte e nuova nascita.

Se un uomo, vivo qui sulla Terra, attiva in sé un pensiero o un’idea scientifico-spirituale, che per questo loro carattere possono essere iscritti nella sostanza dell’akasha, diviene visibile alle altre anime che vivono tra morte e nuova nascita.

Un veggente che si sia preparato pazientemente al dono della veggenza, può ricevere delle impressioni sconvolgenti entrando in contatto con anime che hanno varcato la soglia della morte.

 

Vi descriverò ora un esempio particolareggiato di un simile caso.

Un veggente incontrò un uomo che aveva varcato la soglia della morte lasciando in Terra l’amatissima moglie e i figli, per i quali aveva nutrito un affetto altrettanto profondo. Quest’uomo e la sua famiglia erano persone amabili, brava gente, ma senza alcuna propensione ad accogliere nell’anima delle conoscenze spirituali; non erano andati oltre le tradizioni religiose che ancor oggi inducono in talune anime un sentimento di comunione con il mondo spirituale.

Qualche tempo dopo il trapasso, quest’uomo si diceva: “Ho lasciato in Terra la mia cara moglie e i miei figli che erano il Sole della mia vita, vorrei raggiungerli, ma la mia visione spirituale non me lo consente; del tempo trascorso in Terra con loro mi rimane solo il ricordo”.

 

Un’immagine del tutto diversa si può osservare nel caso in cui un’anima, ancora in Terra, dia forma a pensieri e idee spirituali chiari e forti. Un’altra anima che stia vivendo tra morte e nuova nascita e che guardi giù a quest’anima lasciata in Terra, è in grado di seguirne la vita animica del presente, perché quella vita animica si iscrive nella sostanza dell’akasha.

 

Tocchiamo qui un punto che evidenzia come l’insegnamento antroposofico eliminerà l’abisso tra i cosiddetti vivi e i cosiddetti morti. Già oggi siamo in grado di avvederci del grande benefìcio che le persone che comprendono lo spirito possono recare ai cosiddetti morti leggendo loro le verità della scienza dello spirito configurate in pensieri.

 

Seguendo con il pensiero – ad alta voce o leggendo per noi stessi – le idee e i concetti della scienza dello spirito, percependo in pari tempo, mentre leggiamo, la presenza di uno o più defunti seduti di fronte a noi, la lettura diverrà per loro molto reale, perché i pensieri formati vengono iscritti nella sostanza dell’akasha. Questa lettura potrà essere estremamente utile non solo ai defunti che mentre erano sulla Terra si erano dedicati allo studio della scienza dello spirito, ma anche a coloro che durante la loro vita terrena non hanno voluto occuparsene in alcun modo.

 

Ora qualcuno potrebbe porre la seguente domanda: ma se i morti continuano a vivere nel mondo spirituale, che bisogno possono avere di questa lettura?

Sono in molti a credere che basti varcare la soglia della morte per acquisire tutte le conoscenze che qui sulla Terra la scienza dello spirito permette di conseguire solo con grande fatica. Queste persone credono anche che per attingere tutto il sapere occulto basti morire, perché allora si sarebbe nel mondo spirituale. Ma non è così.

 

Come qui sulla Terra, vi sono, oltre agli uomini, altre entità – gli animali, ad esempio,

che, pur vedendo tutto quello di cui ha visione l’uomo per mezzo dei suoi sensi,

non sono in grado di formarsene idee e concetti -, così le anime che vivono nei mondi soprasensibili,

pur vedendo anche loro le entità e gli eventi del mondo spirituale superiore,

non hanno la facoltà di formarsi al riguardo né idee né concetti,

se gli uomini, qui in Terra, non iscrivono tali concetti e idee nella cronaca dell’akasha.

 

La missione della vita umana sulla Terra non è priva di importanza, è, anzi, molto importante. Se la Terra non fosse mai stata abitata da anime umane, non vi sarebbe alcun sapere occulto dei mondi spirituali – che di certo esisterebbero ugualmente.

 

Nel corso dell’evoluzione del mondo, la Terra è pervenuta ad un punto in cui la scienza dello spirito può essere sviluppata da entità spirituali che sono organizzate e costituite come gli uomini sulla Terra. Se sulla Terra non vi fosse stata la scienza dello spirito, le iscrizioni operate per suo mezzo nella sostanza dell’akasha non si sarebbero mai potute effettuare.

 

Se si prova ad esaminare la vita della propria anima qui sulla Terra, si scoprirà in primo luogo che nel corso dell’epoca attuale le attività che si sono svolte per l’acquisizione di talune conoscenze sono state utilizzate per scopi diversi da quello del conseguimento della scienza dello spirito. Le facoltà dell’apprendimento umano sono state usate per acquisire conoscenze suscitate dai sensi e dall’intelletto connesso al cervello.

 

Sono, quindi, due le specie dell’umana conoscenza:

• l’una è dedita solo all’esperienza che si acquisisce mediante i sensi

di cui l’organo dell’intelletto ha bisogno per trasformarla in conoscenza,

• e l’altra è la scienza dello spirito.

 

La conoscenza che appartiene solo al mondo dei sensi forma la prima corrente, l’altra è costituita dalle iscrizioni che gli uomini operano nella cronaca dell’akasha per mezzo della scienza dello spirito, perché la scienza dello spirito forma idee e concetti che restano iscritti eternamente nella cronaca dell’akasha.

 

Tutto il sapere, tutte le conoscenze che rientrano tra le esperienze vissute mediante i sensi, che si riconnettono alla tecnica, alla vita commerciale e industriale dell’umanità, nel momento in cui vengono iscritti nella sostanza dell’akasha suscitano in essa una reazione che produce l’espulsione di tale congerie di idee e concetti.

In altre parole, quel che avviene è la loro cancellazione.

 

Considerando i fatti ora rilevati con gli occhi del veggente, si osserva nella sostanza dell’akasha l’insorgere di uno scontro tra le impressioni iscritte dalla scienza occulta umana, che sono eterne, e quelle che si fondano sugli esiti sensoriali, che sono transitorie.

 

Questo scontro trae origine dal fatto che

l’uomo, quando iniziò ad abitare sulla Terra nell’antichissima epoca lemurica,

recava in sé già allora, per opera di elevate entità spirituali,

la disposizione all’acquisizione della scienza dello spirito.

 

Ma a causa di quella che chiamiamo influenza luciferica, a seguito cioè dell’intervento di entità luciferiche,

l’uomo deviò la sua forza pensante e altre forze dell’anima,

che altrimenti sarebbero state usate solo per il conseguimento di idee e concetti occulti,

verso lo studio di cose appartenenti esclusivamente al piano fisico.

 

Oggi sono in molti ad affermare che, mentre la scienza usuale sarebbe accessibile a tutti,

la scienza dello spirito potrebbe essere impartita solo a coloro che hanno la visione dei mondi spirituali.

Un’affermazione come questa esprime un errore fondamentale, perché nelle profondità dell’anima

ogni uomo possiede la facoltà e la forza, persino prima di divenire veggente,

di riconoscere le verità della scienza dello spirito.

 

È bensì vero che solo il veggente è in grado di scoprire le verità occulte,

ma una volta svelate ed espresse nel consueto, normale linguaggio della ragione umana,

esse possono essere capite da ogni anima umana

che voglia espellere dalla propria interiorità gli ostacoli che ne intralciano la comprensione.

 

Un esito prodotto dagli impulsi luciferici nel corso della successiva evoluzione della Terra fu quello che rese possibile ad un’altra entità, che chiamiamo Arimane, di esercitare degli influssi sulle anime umane.

La comprensione della scienza dello spirito resterebbe irraggiungibile solo qualora gli influssi arimanici reprimessero nell’anima la possibilità di comprenderla.

 

Se quell’entità che chiamiamo Arimane non fosse attiva in ogni anima umana, se le nostre anime non ne subissero l’influsso, basterebbe solo che venisse espresso un pensiero o un’idea scientifico-spirituale, perché l’anima umana, grazie al suo rapporto subcosciente con quella verità, sentisse nella più profonda interiorità del proprio essere che l’idea, l’affermazione espressa dalla scienza dello spirito, è vera.

 

In ogni anima umana vi è una vita che la coscienza ordinaria comprende e sa gestire,

ed una vita animica subcosciente  – sepolta, come sommersa nelle profondità dell’oceano –

e che affiora alla luce solo di quando in quando.

 

Rientra nelle profondità dell’anima, ad esempio, quella paura dell’elemento spirituale, presente in ogni essere umano come risultato dell’azione esercitata da Arimane, e questa conseguenza non sussisterebbe se Arimane non avesse acquisito un potere sulle anime degli uomini. L’uomo non è perlopiù cosciente di questa paura, perché essa è attiva nei sostrati più profondi dell’anima e non riveste alcun ruolo in ciò di cui egli è in grado di rendersi conto con la sua coscienza quotidiana.

 

Accade talvolta che questa paura bussi alla porta della normale coscienza umana. Ma l’uomo non sa capire il perché dell’inquietudine che lo assale dal profondo dell’anima e che lo induce a ricercare qualcosa che lo inebetisca, che ottunda quel senso di paura di cui non vuole sapere nulla. La sostanza stupefacente che egli trova sono le teorie, le idee, i pensieri materialistici. Non è sulla base di fondamenti logici che si inventano teorie materialistiche, sebbene si possa credere che sia così: è la paura dell’elemento spirituale, indotta dall’influenza arimanica sull’anima, a provocare tali elucubrazioni.

 

Ecco perché la condizione propedeutica alla comprensione immediata delle verità spirituali non è tanto la conoscenza della scienza fisica, quanto – e in misura molto maggiore – l’educazione dell’anima alla virtù del coraggio morale, dell’interiore coraggio spirituale. Per questo possiamo dire che il sapere occulto deve essere sì indagato necessariamente dal veggente, ma che poi qualsiasi anima umana è in grado di comprenderlo, se solo voglia liberare in sé tutto il coraggio morale che possiede al fine di eliminare gli ostacoli opposti da Arimane.

 

Chi desideri comprendere le verità occulte con le forze morali originarie della sua anima, può fare il seguente esperimento. Lasci agire la scienza dello spirito sul suo animo senza dirsi prima: la condivido o non la condivido. Accolga le idee e i concetti comunicati dal veggente e li faccia agire sul suo animo. Se avrà recepito il sapere occulto con entusiasmo interiore, se non sarà stato solo mosso dalla curiosità, vivrà un’esperienza paragonabile ad una librazione, ad un senso di sospensione nell’aria.

 

Nelle persone caratterizzate da inclinazioni religiose, pervase da un sentimento di profonda venerazione per la vita spirituale, gli effetti prodotti da un esperimento come questo saranno radicalmente diversi da quelli che susciterà in persone abituate a pensare in modo materialistico.

 

Chi non ha acquisito conoscenze occulte e, tuttavia, alberga tendenze e sentimenti di tipo religioso verso il mondo spirituale, potrà ricavare da quest’esperimento un vago senso di insicurezza che sarà, però, molto meno intenso di quello che potrà provare il materialista che dal mondo spirituale non si sente attratto; questi proverà un sentimento di grande paura, un senso di incerto aleggiare.

 

Con un’esperienza come questa, il materialista potrà convincersi di quanto egli sia ancora pieno di paura, e quindi dire a se stesso: questa esperienza mi dimostra non solo che sono ancora saturo della paura di quella sfera, ma anche che la paura è una delle mie tendenze di fondo.

 

Se Ernst Haeckel o Herbert Spencer, ad esempio, avessero fatto questo esperimento, si sarebbero persuasi che il sapere occulto non è né contraddittorio né inaffidabile; anzi, si sarebbero anche resi conto della grande paura presente nei recessi più profondi della loro anima. Avrebbero dimenticato ben presto ogni dubbio, ogni incredulità nei confronti delle dottrine spirituali – solitamente considerate da loro alla stregua di fantasie – e sarebbero arrivati ad ammettere l’importanza del superamento di quella paura. Se Haeckel e Spencer fossero giunti a questo riconoscimento, avrebbero ben presto smesso di contestare le fantasie delle dottrine spirituali e si sarebbero detti: devo rafforzare in me il coraggio morale. E allora, forse, si sarebbero impegnati ad autoeducarsi. Se fossero riusciti a superare la paura, avrebbero detto: ora che le nostre anime sono divenute più forti, non nutriamo più alcun dubbio sulla verità della scienza dello spirito. L’esperienza del rafforzamento del coraggio morale nell’anima è una vittoria su Arimane, del quale è palese l’influenza esercitata sulla scienza di Haeckel e sulla filosofìa di Spencer.

 

Arimane è colui che ha ispirato le anime a muoversi nella direzione del materialismo.

Se anche solo una piccola parte dell’umanità opererà – come risultato della vera conoscenza acquisita – nel modo ora indicato, volto al rafforzamento del suo coraggio morale, tutte le teorie materialistiche spariranno gradualmente dal mondo.

Come abbiamo visto, il sapere occulto è necessario per tutto il corso dell’evoluzione, perché deve essere iscritto nella sostanza dell’akasha. Quale importanza ciò rivesta per noi potrà emergere da un breve sunto sull’evoluzione dell’umanità sulla Terra.

L’evoluzione dell’uomo sulla Terra procede gradualmente da un periodo di civiltà a un altro.

 

Nel succedersi di questi periodi, le anime umane, quali individualità, prendono dimora in corpi che sono propri di tali susseguenti civiltà. Le anime riunite qui questa sera sono state tutte incarnate in corpi appartenenti a civiltà precedenti.

Ogni singola anima avanza secondo il karma che essa stessa si è costruita.

 

Oltre all’evoluzione delle anime individuali, che dipende dal loro karma, dobbiamo riconoscere l’evoluzione dell’umanità nella sua interezza: un’evoluzione che procede in corpi umani d’epoca in epoca.

I corpi delle epoche greca, egizia, caldea, paleopersiana o atlantica presentavano nelle loro parti costitutive più sottili una struttura del tutto diversa da quella dei corpi umani appartenenti all’epoca attuale.

 

Dobbiamo distinguere tra

• il progresso interiore dell’io e del corpo astrale da un’incarnazione all’altra,

• e il progresso esteriore e la modificazione nei corpi fisici ed eterici

da una razza all’altra, da una nazione all’altra, da un’epoca all’altra.

 

Questo progresso da un’epoca all’altra dei corpi esteriori – il corpo fìsico e il corpo eterico -, pur non potendo essere osservato dagli anatomisti e dai fisiologi, è reale, e la scienza dello spirito è in grado di riconoscerlo. Così, nel corso della normale evoluzione dell’umanità, il corpo fisico umano sarà nuovamente molto diverso quando, dopo questa vita attuale, le nostre anime riappariranno in Terra in una futura incarnazione.

 

Nell’attuale periodo dell’umanità si sta preparando un organo delicato,

un organo che gli anatomisti e i fisiologi esteriori non sono in grado di osservare.

Eppure quest’organo esiste sul piano anatomico.

È situato nel cervello, in prossimità dell’organo del linguaggio.

 

Lo sviluppo di quest’organo nelle circonvoluzioni cerebrali non è un esito del karma di anime individuali, bensì è un risultato dell’evoluzione terrena umana nella sua interezza; in futuro, tutti gli uomini possiederanno quest’organo, a prescindere dall’evoluzione delle anime che in quei corpi si incarneranno e in maniera del tutto indipendente dal karma di tali anime.

 

Quest’organo sarà posseduto in una futura incarnazione sia da uomini che attualmente sono forse ostili all’antroposofìa, sia da coloro che oggi la considerano con simpatia.

In futuro, quest’organo sarà lo strumento fisico di certe forze dell’anima, così come, ad esempio, l’organo di Broca, situato nella terza circonvoluzione cerebrale, è l’organo della facoltà del linguaggio umano.

 

Quando quest’organo si sarà evoluto, l’umanità potrà usarlo sia correttamente sia in modo scorretto. Sapranno farne un uso corretto le persone che preparano fin da ora la possibilità di serbare nella memoria un ricordo veritiero dell’attuale incarnazione, quando vivranno la prossima incarnazione terrena.

Quest’organo fisico sarà lo strumento fisico per ricordare un’incarnazione precedente,

ricordo che ora è possibile avere solo grazie ad un’evoluzione spirituale superiore.

 

Attualmente, per la stragrande maggioranza delle persone, solo il conseguimento di uno sviluppo spirituale superiore – l’iniziazione – consente di ricordare incarnazioni precedenti. Ma ciò che nel presente si può acquisire solo con l’iniziazione, sarà in futuro, in certo modo, un bene comune a tutta l’umanità.

 

Il nostro sapere attuale era in passato patrimonio particolare, esclusivo, degli iniziati atlantici,

ora è dato a chiunque possederlo.

Similmente, il ricordo di vite precedenti, che attualmente è possibile solo agli iniziati,

in futuro sarà in possesso di ogni singola anima umana.

 

L’iniziato è in grado di acquisire determinate conoscenze senza dover ricorrere all’uso di un organo fìsico, ma questo sapere potrà divenire bene comune dell’umanità solo se, nel corso dell’evoluzione, tutta l’umanità svilupperà un organo fìsico esteriore atto a conseguirlo.

 

Le anime reincarnate, però, dovranno essere capaci di usare correttamente tale organo che in seguito servirà a ricordare le proprie incarnazioni precedenti. Saranno in grado di fare un uso corretto di quest’organo solo coloro che nell’attuale incarnazione avranno iscritto chiaramente pensieri e idee occulti nella sostanza dell’akasha.

 

Accade spesso di sentir dire: a che serve credere nelle vite precedenti, se l’umanità in genere non ne serba alcun ricordo? Meglio sarebbe, invece, immaginare da quale ben più profondo stupore l’umanità sarebbe colta – tenendo conto di ciò che si sa della vita – se in genere fosse già ora in grado di ricordarsi delle sue precedenti incarnazioni.

 

Se ci chiediamo che cosa sia necessario affinché in generale sia possibile ricordarsi di qualcosa,

dobbiamo dare la seguente risposta: possiamo ricordare solo ciò che in precedenza abbiamo pensato.

 

È un insegnamento che possiamo trarre dalla vita di tutti i giorni. Immaginate una persona che, alzatasi la mattina, non riesca a trovare i bottoni gemelli della camicia. Si mette a cercarli per ogni dove, ma non riesce a scovarli. Perché non riesce a trovarli? Perché quando se li era tolti, li aveva posati senza pensare a ciò che stava facendo. Fategli fare l’esperimento opposto: provi ogni sera ad essere chiaramente cosciente dell’atto che sta compiendo: io sto posando i gemelli in questo posto — ebbene, se così farà, non si sbaglierà mai, andrà diritto diritto al posto in cui li aveva posati.

• È il pensiero a richiamare l’evento alla memoria.

 

Quando vivremo un’incarnazione futura, ci rammenteremo di quelle passate solo se saremo in grado di ricordare la vera natura dell’anima, natura che perdura da un’incarnazione all’altra. Chi nella vita attuale non studia la scienza occulta, non può acquisire alcuna conoscenza della costituzione e dell’entità dell’anima. Non avendo, dunque, queste conoscenze, come potrà ricordarsi, in una futura incarnazione, di cose alle quali, nell’incarnazione precedente, non aveva mai pensato?

• Con lo studio della scienza dello spirito, che comprende tra l’altro anche quello relativo all’entità dell’anima, prepariamo nella nostra interiorità ciò che, in una futura incarnazione, ci renderà possibile ricordare gli eventi della vita attuale.

 

Oggi, però, sono molte le persone che ancora non vogliono dedicarsi allo studio di questo sapere. Queste persone si reincarneranno, e nella prossima incarnazione, pur avendo forse sviluppato fisicamente l’organo del ricordo delle vite precedenti, non potranno ricordare il passato non essendosi preparate a tal fine.

Qual è allora l’importanza che la scienza dello spirito riveste nella vita attuale, oltre a tutto quanto abbiamo già detto?

 

La scienza dello spirito ci dà la possibilità

di usare correttamente l’organo che si svilupperà negli uomini del futuro,

cioè l’organo del ricordo delle vite precedenti.

È in questa nostra attuale incarnazione che noi dobbiamo iscrivere nella sostanza dell’akasha

le conoscenze della nostra anima, al fine di potere usare correttamente nella nostra prossima incarnazione

l’organo del ricordo del passato – un organo che si svilupperà nell’uomo a prescindere dalla sua volontà.

 

In futuro, dunque, vi saranno uomini che sapranno usare il suddetto organo del ricordo di vite terrene precedenti, ed altri, invece, che tale organo non sapranno utilizzare.

In questi ultimi si manifesteranno alcune patologie, perché avranno nel loro corpo fisico un organo che non sapranno usare.

 

Possedere un organo senza avere la capacità di usarlo genera una specie molto precisa di malattie nervose. Queste patologie nervose, causate dall’incapacità di usare quest’organo speciale pur essendone dotati, saranno molto più gravi di quelle che l’uomo ha conosciuto fino ad oggi.

 

Considerando in questo modo la correlazione dei fatti, s’inizia a farsi un’idea della missione della scienza dello spirito e della vera importanza di una comprensione della vita e dell’umanità conseguita grazie al suo studio. Ma nel caso in cui l’impressione suscitata in voi da queste considerazioni desse luogo a malintesi, richiamerò la vostra attenzione su di un altro fatto che potrà mitigarne l’aspetto inquietante.

 

Sebbene il vero occultista sia in grado di avvedersi della necessità che la scienza dello spirito entri nella vita spirituale del nostro tempo, affinché l’uomo del futuro sappia usare l’organo del ricordo e possa conservarsi fisicamente in buona salute, tuttavia non è assolutamente lecito affermare in pari tempo che un uomo che oggi non sia disposto ad accogliere la scienza dello spirito, nella sua incarnazione successiva vada incontro alla perdizione nel modo prima descritto. In futuro, l’uomo avrà ancora per molto tempo la possibilità di rimediare, nella vita successiva, alla negligenza dimostrata con il mancato conseguimento di ciò cui ho accennato, cioè l’acquisizione in questa vita della capacità di usare l’organo del ricordo, perché avrà ancora alcune occasioni di ristabilirsi in salute e di attingere verità scientifico-spirituali. Ma verrà il tempo in cui questa possibilità non esisterà più.

 

Benché non abbiamo ancora raggiunto il momento preciso, tuttavia viviamo in un’epoca dell’umanità in cui è necessario, per il motivo già addotto, che nella vita spirituale umana venga introdotta la scienza dello spirito, intesa come un’evoluzione necessaria all’interno di un progresso generale dell’umanità stessa, e non come frutto delle opinioni personali di questa o quella individualità.

In tal modo sarà data all’anima umana, specialmente nel nostro tempo, la possibilità di quell’evoluzione soggettiva che la condurrà alla personale visione dei mondi spirituali, ad un’evoluzione occulta.

 

Noi possiamo dire che ogni essere umano che applicherà le forze originarie della sua anima

potrà comprendere, imperturbato dagli influssi arimanici,

tutte le rivelazioni che ci perverranno dai mondi spirituali,

ed è per questo che, in certo senso, è possibile ad ogni essere umano che consegua un’evoluzione occulta

elevarsi ai mondi spirituali.

 

Nel tempo presente sono tre, in particolare, le forze della nostra anima che possono compiere una buona evoluzione,

atta a stabilire un collegamento occulto con i mondi soprasensibili.

La prima forza dell’anima umana che si può evolvere bene è la forza del pensiero.

Noi viviamo in relazione con il mondo che ci circonda perché ci formiamo dei pensieri sul nostro ambiente.

Durante la consueta vita quotidiana,

i pensieri che l’uomo forma sono causati da impressioni sensorie o dall’intelletto connesso al cervello.

 

Nel mio libro L’iniziazione. Come si conseguono conoscenze dei mondi superiori? trovate esposto il metodo grazie al quale l’uomo, applicandosi alla meditazione, alla concentrazione e alla contemplazione, dunque al rafforzamento della sua vita animica, può rendere questa forza del pensiero indipendente dalla vita esteriore.

 

Vorrei richiamare proprio qui la vostra attenzione sul modo in cui rendere sostanzialmente libera e indipendente da tutto ciò che appartiene al corpo quella che nella nostra anima è la forza del pensiero, la quale, altrimenti, si sviluppa solo quando si formano pensieri sul mondo esteriore.

 

Voglio dire che, grazie a questa evoluzione,

l’anima perviene alla possibilità di pensare, di formare in se stessa dei pensieri,

senza far uso del corpo fisico, senza utilizzare lo strumento del cervello.

 

Possiamo comprendere facilmente questo nesso considerando quello che è l’elemento caratteristico più importante della facoltà pensante consueta, quotidiana, il carattere che dipende dalle impressioni acquisite mediante i sensi.

 

L’elemento caratteristico più importante del pensiero ordinario

è costituito dal danno che ogni singola attivazione del pensare causa al sistema nervoso,

in modo particolare al cervello.

Quello che avviene nel cervello è un processo distruttivo.

 

Ogni singolo pensiero usuale, relativo alla vita di tutti i giorni, comporta un microprocesso distruttivo nelle cellule cerebrali. Perciò abbiamo bisogno del sonno ristoratore che pone rimedio al danno prodotto dal processo distruttivo. Nel sonno noi sostituiamo quel che il pensare ha distrutto nel nostro sistema nervoso durante il giorno. Ciò che noi percepiamo coscientemente in un pensiero ordinario è in realtà il processo distruttivo che ha luogo nel nostro sistema nervoso.

 

Sforziamoci ora di sviluppare la meditazione, dedicandoci, ad esempio, alla seguente considerazione:

la saggezza vive nella luce.

 

Quest’idea non può derivare da impressioni sensorie, poiché, secondo i sensi esteriori, non è possibile ammettere che la saggezza viva nella luce.

Scelta una considerazione come questa, procediamo nella meditazione trattenendo il pensiero quel tanto che ne impedisca il congiungimento con il cervello.

 

Sviluppando in questo modo un’attività pensante interiore, non connessa al cervello, sentiremo di essere sulla retta via grazie agli effetti esplicati da questa meditazione sulla nostra anima.

Dato che il pensare meditativo non dà luogo ad alcun processo distruttivo nel nostro sistema nervoso, la meditazione, per quanto lunga sia, non è mai causa di sonnolenza, uno stato questo che, invece, il nostro consueto pensare induce facilmente.

 

È vero che durante la meditazione avviene spesso il contrario.

Accade di frequente che le persone lamentino di sprofondare nel sonno non appena iniziano a meditare.

Ciò avviene, però, perché la meditazione non è ancora perfetta.

È del tutto naturale che all’inizio ci accada di applicare alla meditazione il nostro consueto modo di pensare,

al quale siamo sempre stati abituati.

Solo a poco a poco ci abitueremo a non usare più il pensare esteriore.

 

Quando avremo raggiunto questo traguardo, il pensare meditativo

non ci renderà più sonnolenti e, così, sapremo di essere sulla retta via.

Quando la forza interiore del pensare si svilupperà senza che la forza pensante utilizzi il corpo esteriore,

conseguiremo una conoscenza della vita interiore, conosceremo il nostro vero sé, il nostro io superiore.

 

La via alla vera conoscenza del sé umano

si trova con il tipo di meditazione or ora descritto, che conduce alla liberazione della forza pensante interiore.

Solo grazie a questa conoscenza

si giunge a vedere che il sé umano non è vincolato ai confini del corpo fisico.

 

Si apprende, per contro, che questo sé è unito ai fenomeni del mondo ambiente.

Mentre nella nostra vita consueta vediamo il Sole qui e la Luna lì,

e là i monti, le colline, le piante e gli animali,

ora ci sentiamo uniti a tutto ciò che vediamo e udiamo, sentiamo di farne parte

e per noi allora esiste un solo mondo esteriore: il nostro corpo fisico.

 

Mentre nella vita ordinaria noi siamo qui e il mondo esteriore è intorno a noi,

dopo l’evoluzione della forza pensante indipendente siamo fuori del nostro corpo

e tutt’uno con quanto solitamente i nostri occhi vedono,

e il nostro corpo nel quale normalmente siamo, è fuori di noi, gli rivolgiamo il nostro sguardo,

esso è ora divenuto l’unico mondo che dall’esterno possiamo vedere.

 

Così, con la liberazione della forza pensante

si può realmente uscire dal proprio corpo fisico e contemplarlo come qualcosa di esterno.

 

Si può persino fare di più. E’ possibile dare, ad esempio, una risposta positiva a questa domanda:

perché ci svegliamo ogni mattina?

Quando dormiamo, il nostro corpo fìsico riposa nel letto, e noi ne siamo effettivamente fuori come durante il pensare meditativo. Al risveglio torniamo nel nostro corpo fìsico perché sono centinaia, migliaia le forze che ci riconducono ad esso attirandoci come un magnete.

 

L’uomo, di solito, ignora questi nessi, ma se si è liberato grazie alla meditazione, allora quella stessa forza che, nell’esempio descritto, al risveglio aveva ricondotto la sua anima al suo corpo fìsico senza che egli ne avesse coscienza, lo riattrarrà ad esso in modo cosciente.

 

Una meditazione come quella esposta ci permette inoltre di venire a conoscenza del modo in cui l’uomo discende dai mondi superiori in cui è vissuto tra morte e nuova nascita, di apprendere come avviene l’unione con le forze e le sostanze che gli vengono date dai genitori, dai nonni, dai bisnonni, e così via. In breve, impariamo a conoscere le forze che tra morte e nuova nascita traggono giù gli uomini in una nuova incarnazione.

 

Un risultato della meditazione esposta è quello che ci consente di contemplare retrospettivamente gran parte della vita trascorsa nel mondo spirituale prima della nascita, prima del concepimento, tra morte e nuova nascita.

La meditazione or ora descritta, però, consente nella maggior parte dei casi una visione retrospettiva che si estende solo fino ad un determinato punto prima dell’ultima incarnazione; essa non permetterebbe, perciò, di vedere incarnazioni precedenti.

 

Finché non si sarà formato nel cervello umano l’organo menzionato prima, la visione di incarnazioni precedenti esigerà nel nostro tempo una meditazione diversa da quella appena descritta che abbiamo compiuto nel pensare.

Quest’altra meditazione può realizzarsi solo infondendo nell’oggetto della meditazione il sentimento.

Il meditante può compenetrare di sentimento anche tutto il processo meditativo che abbiamo descritto sin qui.

 

Consideriamo ora il contenuto della meditazione che, nel corso della meditazione stessa,

deve essere compenetrato di sentimento e sensazione.

Se prendiamo, ad esempio, il contenuto seguente: la saggezza si irradia nella luce

e ci sentiamo ispirati dalla saggezza radiante, se ci sentiamo innalzati, pervasi d’interiore ardore da questo contenuto,

se viviamo in esso mossi dall’entusiasmo e siamo capaci di farne oggetto di meditazione,

allora avremo dinanzi alle nostre anime qualcosa che va oltre la meditazione in pensieri.

 

La forza che noi usiamo nell’anima come forza della sensazione

è anche quella che utilizziamo normalmente nel linguaggio.

 

Il linguaggio viene generato

quando compenetriamo profondamente i nostri pensieri di interiore sentimento, di interiore sensazione.

È questa l’origine del linguaggio, e l’organo di Broca nel cervello si genera in questo modo:

i pensieri della vita interiore, compenetrati di interiore sensazione, si attivano nel cervello

andando così a formare l’organo che è lo strumento fìsico del linguaggio.

 

Se meditiamo così, se la nostra meditazione è realmente permeata di questi sentimenti, tratteniamo nella nostra anima la forza che nella vita quotidiana usiamo per parlare. Possiamo dire che il linguaggio è l’incarnazione della forza animica interiore che esprime questi pensieri compenetrati di sentimento.

 

Se noi ora, anziché consentire alla forza animica di manifestarsi nel linguaggio, sviluppiamo meditazione da questi pensieri compenetrati di sentimento, se proseguiamo sempre di più la meditazione, acquisiremo a poco a poco la facoltà – e a questo punto persino senza l’organo fisico – della visione iniziatica di vite precedenti e anche del tempo tra le vite terrene, il tempo che sempre si trascorre tra morte e nuova nascita.

 

Configurando così il trattenimento del linguaggio nell’anima o, come dice l’occultista, trattenendo la “parola” nell’interiorità dell’anima, acquisiamo la facoltà di vedere retrospettivamente l’origine della nostra Terra, quello che la Bibbia definisce l’atto creativo degli Elohim.

 

La facoltà visiva acquisita ci permette di giungere a contemplare l’epoca in cui ebbero inizio per l’umanità le ripetute vite terrene. L’evoluzione occulta che conseguiamo trattenendo la parola, ovvero il linguaggio, ci conferisce, infatti, la facoltà di avere la visione della successione delle epoche in quanto unite alla nostra Terra, alla vita spirituale del nostro pianeta Terra. Conseguiamo la facoltà di vedere le entità delle gerarchie superiori, nella misura in cui sono unite alla vita spirituale della Terra.

 

Ma queste due forze della chiaroveggenza, che si sviluppano con la meditazione mediante pensieri e con quella mediante pensieri compenetrati di sentimento, non sono atte a condurci alle esperienze precedenti il tempo della Terra attuale, alle esperienze connesse con le precedenti incarnazioni planetarie della nostra Terra. Per vivere queste esperienze è necessaria la terza forza meditativa di cui parleremo ora brevemente.

 

Possiamo compenetrare ulteriormente di impulsi volitivi

il contenuto della nostra meditazione, quando, ad esempio, meditiamo sulle parole

la saggezza del mondo si irradia nella luce

senza volerlo fare sul piano esteriore, in modo da provare ora realmente il sentimento

dell’unione tra l’impulso della nostra volontà con quell’attività.

Siamo in grado di sentire unito il nostro proprio essere alla forza radiante della luce,

e sappiamo far radiare e vibrare questa luce nel mondo.

 

Dobbiamo sentire l’impulso della nostra volontà unito a questa meditazione.

Meditando così, in modo da ricolmare la nostra meditazione di impulsi volitivi,

tratteniamo una forza che, altrimenti, trapasserebbe nella pulsazione del sangue.

 

Potete facilmente osservare come la vita del nostro io interiore possa trapassare nella pulsazione del sangue, ricordando che impallidiamo quando abbiamo paura e che arrossiamo quando proviamo vergogna. Questo è il trapasso della forza animica nella pulsazione del sangue. Quando questa forza che influisce sul sangue si attiva senza scendere nel fìsico, e permane solo nell’anima, inizia questa terza meditazione che possiamo influenzare con gli impulsi della volontà.

 

Chi sperimenta queste tre forme dell’evoluzione occulta, sente, se solo libera forza pensante, come se avesse un organo nei pressi della radice del naso. Quest’organo, che si descrive come fior di loto, è atto ad osservare l’io o sé che si estende ampiamente nello spazio.

 

Chi ha sviluppato nella meditazione pensieri compenetrati di sentimenti, diviene gradualmente cosciente del cosiddetto fior di loto a sedici petali situato nella regione della laringe grazie allo sviluppo di quella forza che, altrimenti, sarebbe divenuta linguaggio.

 

Con l’ausilio di questo cosiddetto fior di loto, egli è in grado di comprendere ciò che si connette a cose temporali dall’inizio alla fine della Terra. Per mezzo di quest’organo si apprende realmente il significato occulto del mistero del Golgota, del quale parleremo nella prossima conferenza.

 

Con la forza animica trattenuta, che nella normale vita quotidiana si estenderebbe fino al sangue e alla sua pulsazione, si sviluppa nella regione del cuore un organo – lo trovate descritto nel mio libro La scienza occulta — con il quale si può comprendere l’evoluzione che nell’occultismo si definisce con i nomi di Saturno, Sole e Luna, le precedenti incarnazioni della Terra.

Vedete, dunque, che non si afferma che l’evoluzione occulta si acquisisce in modi impossibili o inesistenti, bensì mediante elementi realmente presenti nell’anima umana.

 

La prima forza occulta menzionata deriva da un’evoluzione superiore della forza pensante, la quale, altrimenti, si usa solo per i pensieri connessi al mondo esteriore.

La seconda forza di cui abbiamo parlato è solo un’evoluzione superiore di quanto, nella vita quotidiana, ogni essere umano applica esteriormente, mediante il corpo, nel linguaggio, nello sviluppo dell’organo della parola.

La terza forza è una superiore configurazione di ciò che, altrimenti, è presente nell’anima umana al fine di promuovere un’accelerazione o un rallentamento della pulsazione del sangue, di far affluire una maggiore o minore quantità di sangue a questo o a quell’organo, orientandola maggiormente verso il centro quando impallidiamo, maggiormente verso la superficie quando arrossiamo, in misura maggiore o minore verso il cervello, e così via.

 

L’evoluzione occulta inizia quando l’uomo sviluppa queste forze, che sono insite in lui, ma che nella vita consueta egli usa solo per la sua esistenza corporea esteriore. Oggi le conoscenze che si acquisiscono con l’evoluzione occulta possono essere comprese, afferrate da ogni essere umano che voglia eliminare gli ostacoli che si frappongono alla comprensione.

 

Ciò che si può apprendere grazie all’evoluzione occulta è scienza occulta,

e nell’attuale ciclo della nostra umanità è necessario che la scienza occulta fluisca nell’anima umana,

affinché quest’anima umana possa imparare a conoscere il suo proprio essere che è indipendente dal corpo.

Le forme di tutte le sostanze presenti nel mondo esteriore, quali la terra, l’acqua, l’aria e così via,

sono caduche, le forme della sostanza dell’akasha sono perenni.

 

La nostra anima, con la sua vita interiore, deve sentirsi unita alla sostanza dell’akasha, e in tempi futuri la nostra anima sentirà il desiderio di ricordare le esperienze del presente.

Lo studio della scienza dell’occulto dà la possibilità di conseguire idee e concetti atti a condurre a tali ricordi, e questo studio è possibile solo se la conoscenza, acquisita grazie all’evoluzione occulta, viene diffusa ed accolta.

 

È per tale ragione che in questa prima conferenza ho cercato di chiarire come la divulgazione della conoscenza occulta sia assolutamente necessaria, e fra gli impulsi che sono alla base dell’evoluzione dell’umanità ho aggiunto l’indicazione della via che conduce all’evoluzione occulta.

Ho tentato di descrivere la missione della scienza dello spirito non con parole fondate su ordinarie considerazioni, bensì con l’esposizione di fatti che sono essi stessi esito di indagini occulte.

 

Chi farà agire questi fatti sulla sua anima, comprenderà che coloro che ne intendono appieno l’importanza ritengono che sia impossibile negare la necessità della diffusione nel nostro tempo delle conoscenze scientifico-spirituali. Non occorre essere dei fanatici per riconoscere la necessità di un’adeguata istruzione, basta solo comprendere i fatti che sono alla base della vita occulta umana.

 

E possiamo dire che in realtà è solo l’ignoranza di questi fatti, a tenere ancora lontana l’umanità dalla vita antroposofica. Per questo, tra i movimenti spirituali del nostro tempo, la scienza dello spirito, come qui la si intende, sarà la meno fanatica e quella che più degli altri muove da considerazioni oggettive.

È particolarmente necessario rilevare sempre di nuovo come tutte le teorie, tutte le dottrine di questo genere dovranno alla fine riunirsi entro le cerchie antroposofiche in un fondamentale, vivente sentimento.

 

Esiste una vita spirituale oggettiva

il cui riflesso speculare nel mondo della maya è la vita che ci circonda.

Evoluzione occulta è uscire dal mondo della maya

per entrare con le migliori forze del nostro io nel mondo della realtà spirituale.

 

Ogni passo che noi compiamo nella conoscenza occulta, e nell’evoluzione occulta,

è un passo che ci allontana dall’apparenza e ci avvicina alla realtà.

E poiché una vera conoscenza di questo fatto non può che portare all’impulso che induce a compiere questi passi,

il destino della scienza dello spirito sarà garantito, perché verrà sempre più crescendo il numero delle anime

che sentirà il desiderio di conoscere oggettivamente la verità riguardo lo spirito cosmico.

 

Il fuoco antroposofico che può essere acceso in noi

non è che un risultato del fuoco cosmico, universale,

che effluisce spiritualmente dal principio alla fine.