Separazione dei sessi nell’epoca lemurica. Individualizzazione dell’uomo, peccato originale e malattia.

O.O. 107 – Antropologia Scientifico-Spirituale Vol. I – 08.12.1908


 

Oggi, per cominciare, dovremo prendere in esame un momento molto significativo dell’evoluzione dell’uomo sulla Terra. Per coloro che hanno già lavorato a lungo entro il movimento antroposofico si tratta di cose assimilate ormai da tempo; gli altri si verranno familiarizzando solo a poco a poco con queste riflessioni.

Il momento dell’evoluzione umana che richiameremo alla mente appartiene a un lontano passato. Se, attraverso l’epoca postatlantica e quella atlantica, torniamo indietro nel tempo fino all’antica epoca lemurica, vi rintracceremo precisamente il momento in cui ha avuto origine, per l’umanità della nostra Terra, la separazione dei sessi.

 

Voi sapete che, prima di allora, non si può parlare di una separazione dei sessi nell’ambito dell’umanità.

Occorre sottolineare esplicitamente che non stiamo parlando della prima comparsa in assoluto della differenziazione sessuale nell’evoluzione della Terra, o in tutto l’insieme nella nostra evoluzione in quanto comprende i regni naturali a noi circostanti.

Di fenomeni che vanno riferiti alla dualità sessuale ne compaiono già prima.

Ma in quello che oggi chiamiamo genere umano la divisione in due sessi sopravviene solo nell’epoca lemurica.

Prima di allora abbiamo a che fare con una figura umana diversamente conformata,la quale in certo modo conteneva in sé ambedue i sessi indifferenziati.

 

• Possiamo rappresentarci esteriormente il trapasso dalla bisessualità alla differenziazione dei sessi immaginando che, a poco a poco, la preesistente figura umana bisessuale si sia trasformata nel senso che un gruppo di individui ha sviluppato in prevalenza i caratteri di uno dei due sessi, quello femminile, mentre l’altro gruppo ha accentuato prevalentemente i caratteri del sesso maschile.

Alla separazione dei sessi, comunque, si è arrivati solo dopo molto altro tempo, attraverso un processo sempre crescente di sviluppo unilaterale, e in un’epoca in cui l’umanità viveva ancora calata entro una materia assai rarefatta.

 

Se abbiamo esordito rievocando il momento iniziale della separazione dei sessi, lo abbiamo fatto per una precisa ragione, ossia perché oggi vogliamo interrogarci sul significato della comparsa di questa separazione.

Qui la ricerca del significato è possibile solo a condizione di stare sul terreno della scienza dello spirito, giacché l’evoluzione fisica deriva il suo significato dai mondi superiori.

 

Finché rimaniamo nei limiti del mondo fisico, e lo consideriamo ad esempio da un punto di vista filosofico, il parlare di fini si risolve in un modo piuttosto infantile di concepire le cose, e a buon diritto Goethe e altri con lui si sono fatti beffe di certi discorsi intorno ai fini della natura, come quello per cui la natura, nella sua saggezza, avrebbe prodotto il sughero affinché l’uomo potesse farsene dei turaccioli.

Questo modo di considerare le cose è infantile, e non può portare ad altro che a farci perdere di vista l’essenziale. Sarebbe precisamente come se, nell’esaminare un orologio, vi immaginassimo dietro piccoli esseri demoniaci intenti a farne girare sapientemente le lancette. In verità, se vogliamo farci un’idea dell’orologio, dobbiamo risalire allo spirito che lo ha prodotto, dobbiamo risalire all’orologiaio.

E così, se vogliamo renderci conto del finalismo insito nel nostro mondo, dobbiamo oltrepassare il mondo fisico e addentrarci in quello spirituale.

 

Fine, senso e meta sono dunque termini che possiamo usare in riferimento all’evoluzione, ma solo se consideriamo l’evoluzione dal punto di vista della scienza dello spirito.

Su questa base possiamo domandarci: che senso ha il fatto che, a poco a poco, si siano formati due sessi e siano entrati in un rapporto di reciproca interazione?

 

• Il significato di questo fatto diverrà evidente ove si consideri che, in precedenza, ciò che definiamo fecondazione, ciò che possiamo chiamare influsso reciproco dei sessi, era qualcosa di diverso da come lo conosciamo noi.

Non bisogna credere infatti che, prima del momento in cui nell’evoluzione dell’umanità è comparsa la separazione dei sessi, non esistesse nulla di quel che si può designare come fecondazione. Non è stato così.

Dobbiamo piuttosto tenere presente che, anteriormente alla comparsa della differenziazione sessuale, la fecondazione avveniva in maniera completamente diversa.

 

Allo sguardo retrospettivo della coscienza chiaroveggente appare chiaro che vi è stato un tempo, entro l’evoluzione terrestre dell’umanità, in cui la fecondazione avveniva unitamente alla nutrizione, nel senso che le entità che allora erano insieme maschili e femminili assumevano, nutrendosi, anche le forze necessarie alla fecondazione.

In quest’epoca dunque, nella quale anche gli alimenti erano naturalmente assai più rarefatti di oggi, allorché gli esseri umani si nutrivano, nei succhi nutritivi era contenuto al tempo stesso quanto rendeva possibile, a questi esseri, generare da se stessi altri esseri come loro.

 

C’è un fatto però da tenere presente a tale riguardo: i succhi nutritivi, che erano attinti dalla materia circostante, non sempre contenevano questi umori fertili, ma li contenevano solo in periodi ben precisi.

La cosa dipendeva dai cambiamenti che si producevano allora, e che potremmo paragonare, oggi, a quelli che si producono nel corso dell’anno, al variare del clima e via dicendo.

In ben precisi periodi, i succhi nutritivi che gli esseri bisessuali attingevano dal loro ambiente possedevano anche la forza della fecondazione.

 

Se continuiamo a esplorare con la coscienza chiaroveggente queste epoche remote, vi scopriremo un’ulteriore caratteristica dell’antica riproduzione.

Quella che è la diversità fra i singoli individui, come la conosciamo oggi, quel che oggi si traduce nell’individualità di ciascuno, sulla quale si fonda la molteplicità di forme assunte dalla vita nell’attuale ciclo dell’umanità, tutta questa multiformità, insomma, non esisteva prima che avessero origine i due sessi.

C’era una grande uniformità.

 

Gli esseri che nascevano erano simili fra loro, ed erano simili anche ai loro predecessori.

Non ancora distinti nei due sessi, questi esseri presentavano tutti esteriormente un aspetto simile, e perfino interiormente avevano tutti un carattere molto simile.

E una tale somiglianza fra gli uomini non aveva, per quei tempi, le fastidiose conseguenze che avrebbe ai giorni nostri.

Se oggi gli uomini venissero al mondo tutti quanti con lo stesso aspetto e lo stesso carattere, immaginatevi l’infinita monotonia che caratterizzerebbe la vita umana, immaginate quanto poco vi potrebbe realmente succedere se tutti volessero le stesse cose. Ma in quei tempi remoti non era così.

 

• Quando ancora l’uomo era per così dire più eterico, più spirituale, quando ancora non era così indistricabilmente avviluppato nella materia, tutti effettivamente si assomigliavano molto, sia alla nascita sia per un certo periodo dell’infanzia, e gli educatori, in quel tempo, non avrebbero avuto affatto bisogno di stare attenti alla differenza tra un monello indocile e una creatura tranquilla.

Gli uomini avevano sì caratteri diversi nelle diverse età, ma erano in certo modo fondamentalmente simili.

Nel corso della vita di ciascuno, però, la situazione non rimaneva immutata.

 

Per il fatto di essere inserito in una corporeità più duttile, più spirituale rispetto a oggi, l’uomo era molto più accessibile ai continui influssi che gli venivano dall’ambiente, cosicché, in questa remota epoca della Terra, si modificava enormemente sotto l’effetto di tali influssi.

In certo modo, l’uomo si individualizzava in quanto aveva, potremmo dire, una natura duttile come la cera.

Egli diveniva perciò, in maggiore o minore misura, un’impronta del suo ambiente.

• La possibilità di farsi influenzare da tutto ciò che accadeva nel suo ambiente gli si dischiudeva soprattutto in un ben preciso periodo della vita, che coinciderebbe oggi con la maturità sessuale.

 

La differenza fra un tempo e un altro, quella che oggi potremmo paragonare alla differenza fra le stagioni, era assai notevole allora, così come era assai importante, per l’uomo, il fatto di vivere in una zona della Terra oppure in un’altra.

• A quei tempi, quando l’uomo si spostava sulla Terra sia pure per brevi tragitti, ne rimaneva significativamente influenzato.

Oggi, se anche si fanno lunghi viaggi e si vedono un mucchio di cose, non ci si trova sostanzialmente diversi, al rientro, da come quando si era partiti, poiché sarebbe necessaria, per questo, una capacità del tutto particolare di lasciarsi influenzare.

Allora non era così. Allora ogni cosa esercitava sull’uomo un grandissimo influsso, e perciò nel corso della vita, fino a che erano ancora immersi in questa duttile materialità, gli uomini, a poco a poco, potevano effettivamente individualizzarsi. Con l’andare del tempo, questa possibilità venne meno.

 

• Un altro aspetto che ci si mostra è che la Terra stessa veniva acquistando una sempre maggiore densità, e, quanto più si condensava la materia, la terrestrità della Terra diciamo così, tanto più insidiosa diventava l’uniformità di cui abbiamo parlato.

Per gli uomini, infatti, questo significava una progressiva scomparsa della possibilità di modificarsi nel corso della vita.

Fin dalla nascita essi erano, per così dire, straordinariamente densi.

E oggi gli uomini cambiano così poco durante la vita proprio per questa ragione.

 

Anche Schopenhauer è stato indotto a pensare, per la stessa ragione, che gli uomini in sostanza non possano assolutamente modificare il proprio carattere.

• Ciò dipende dal fatto che sono immersi in una materia così densa, una materia che non si lascia tanto facilmente elaborare né trasformare. Se potesse tuttora modificare le proprie membra come a quei tempi, per esempio accorciandole o allungandole a discrezione secondo le necessità, l’uomo evidentemente sarebbe ancora capace di lasciarsi fortemente improntare. Accoglierebbe insomma nella propria individualità ciò che gli consentirebbe di produrre in se stesso una trasformazione.

L’uomo si trova sempre in stretto contatto con l’ambiente, e in particolare con l’ambiente umano.

 

Per capirci perfettamente, vorrei parlarvi di una cosa che forse non avete ancora notato, ma che nondimeno è assolutamente vera.

Supponete di essere seduti di fronte a qualcuno e di parlare con lui. Ci riferiamo, così dicendo, ai casi normali della vita di tutti i giorni e al reciproco rapporto fra uomini nell’ambito dell’esistenza ordinaria, mentre diverso è il caso di persone che possiedano una profonda esperienza occulta.

Ci sono dunque due uomini seduti l’uno di fronte all’altro; uno parla, l’altro ascolta soltanto. Si crede generalmente che quello che ascolta non faccia nulla. Ma non è esatto. In situazioni come questa si manifesta sempre l’influsso dell’ambiente.

 

C’è un fatto che sfugge alla percezione esteriore, ma che è ben chiaro e addirittura lampante per la vita interiore, ossia: chi ascolta partecipa in realtà attivamente a tutto ciò che fa l’altro, ne imita perfino i movimenti delle corde vocali fisiche, e dice anch’egli, mentre ascolta, quello che sta dicendo l’altro.

Tutto ciò che ascoltate, lo dite anche voi, con un leggero movimento delle corde vocali e dell’intero apparato della fonazione.

E c’è una bella differenza se chi parla ha una voce stridula, alla quale adeguereste questi vostri movimenti, o se invece ha una voce gradevole.

 

Nel caso citato abbiamo quindi una totale partecipazione dell’uomo e, dato che in fondo la cosa si ripete continuamente, ne deriva un esteso influsso su tutta quanta la sua formazione, anche se limitatamente a questo caso specifico. Ebbene: se questo, che è solo un estremo residuo di comunione di vita con l’ambiente, ve lo immaginate moltiplicato all’infinito, avrete un’idea di come l’uomo vivesse in comunione con il suo ambiente, e di come lo sentisse, in quei tempi lontani.

 

Allora, per esempio, la capacità imitativa degli uomini era straordinariamente sviluppata. Quando uno faceva un movimento, lo facevano anche tutti gli altri. Ancor oggi, ma solo in determinati ambiti, sussiste qualche modestissimo residuo di questa capacità: se uno sbadiglia, sbadigliano anche gli altri. Ricordate però che abbiamo, in queste epoche remote, una coscienza assolutamente crepuscolare, e che la capacità imitativa di allora è legata a questo tipo di coscienza.

 

• Ora, quanto più cresceva la densità della Terra e di tutto ciò che la ricopre, tanto più si riduceva, nell’uomo, la capacità di trasformarsi sotto l’influsso del suo ambiente.

Per esempio, in un’epoca relativamente molto meno remota come quella atlantica, il levar del Sole era ancora una possente forza formativa per l’uomo, il quale, appunto, soggiaceva interamente al suo influsso e ne traeva grandiose esperienze interiori, che nel loro continuo ripetersi lo cambiavano parecchio nel corso della vita. Ma tutto questo, col progressivo evolversi dell’umanità, andò scemando e a poco a poco scomparve.

 

• Nell’epoca lemurica, prima che la Luna si separasse dalla Terra, incombeva sugli uomini un grave rischio, il rischio cioè di irrigidirsi completamente, di mummificarsi.

Con il graduale ritrarsi della Luna dall’evoluzione terrestre questo rischio venne scongiurato.

Ma, in concomitanza con l’uscita della Luna, ebbe inizio la separazione dei sessi, e la separazione dei sessi ha significato un nuovo impulso per l’individualizzazione degli uomini.

 

• Se l’umanità avesse potuto riprodursi anche senza che vi fossero i due sessi, non avrebbe dato avvio a questa individualizzazione.

Il sorgere di quella diversità che oggi si riscontra fra gli uomini è dovuto all’interazione dei sessi.

• Se agisse l’elemento femminile soltanto, l’individualità degli uomini si estinguerebbe, diverrebbero tutti uguali.

• Grazie al fatto che interviene l’azione dell’elemento maschile si presentano invece, fin dalla nascita, come caratteri individuali.

 

Il senso dell’interazione fra i sessi è dato quindi propriamente dal fatto che, con la comparsa dell’elemento maschile come elemento a sé stante, all’antica forma di individualizzazione è subentrata questa individualizzazione dalla nascita.

Ciò che in precedenza era dovuto all’azione di tutto quanto l’ambiente d’intorno è stato convogliato nell’azione reciproca dei sessi, con il risultato di far cominciare l’individualizzazione fin dal momento della generazione dell’uomo fisico, fin dal momento della nascita.

Qui sta il significato dell’interazione dei due sessi.

L’individualizzazione si compie attraverso l’azione del sesso maschile su quello femminile.

 

Assieme a questo, però, l’uomo ha dovuto accettare anche qualcos’altro, e questo qualcos’altro vi prego di considerarlo, nel sentirvelo descrivere, come esclusivamente caratteristico dell’umanità; se stiamo infatti sul terreno della scienza dello spirito, non possiamo riferire indistintamente la stessa cosa sia agli uomini sia agli animali. Le forze che sottilmente presiedono alla salute e alla malattia hanno origini del tutto diverse negli uomini e negli animali. Quanto diremo vale dunque esclusivamente per gli uomini, e per prima cosa si tratterà di esplorarne con gli occhi dell’anima i sottili rapporti costitutivi.

 

Spostiamoci ancora una volta in quell’epoca remota nella quale l’uomo era interamente affidato al suo ambiente, ne era permeato, e nella quale, da un lato, l’ambiente trasmetteva all’uomo la forza della fecondazione con i succhi nutritivi che gli offriva e, dall’altro, l’uomo si individualizzava per l’azione esercitata su di lui dall’ambiente.

 

Ora, se poggiamo sul terreno della scienza dello spirito, noi sappiamo bene che tutto quanto è intorno a noi, tutto quanto agisce su di noi, che sia la luce o il suono, il caldo o il freddo, il duro o il tenero, un colore o l’altro, tutto questo, che agisce su di noi, è la manifestazione, è l’espressione esteriore di una realtà spirituale.

E, in quei tempi remoti, l’uomo non recepiva per nulla le impressioni esteriori dei sensi, ma percepiva la realtà spirituale.

Levando lo sguardo al Sole, non vedeva la sfera solare nella sua fisicità, ma vedeva ciò che nella religione persiana si è conservato con il nome di “Ahura Mazdao”, la “grande aura”.

Quello che gli appariva era l’insieme degli esseri solari, era la medesima realtà spirituale che ritrovava nell’aria, nell’acqua, in tutto l’ambiente circostante.

 

Oggi, assorbendo la bellezza di un’immagine non potete ricavarne che una specie di distillato, mentre allora se ne traeva tutto quanto il succo.

Se volessimo esprimere ciò che si sentiva allora, non potremmo dire: la tale o la tal altra cosa hanno questo o quel sapore, ma dovremmo dire invece: il tale o il tal altro spirito mi danno giovamento!

Era così quando gli uomini, mangiando – e quest’attività era completamente diversa da oggi -, si mettevano in relazione con il loro ambiente; e, allo stesso modo, anche quando si accoglievano le forze della fecondazione si trattava di un qualcosa di completamente diverso: era un manifestarsi dell’ambiente spirituale.

 

V’erano spiriti che scendevano sull’uomo, sovrastandolo come ombre e stimolandolo a generare il suo simile, e questo processo spirituale veniva considerato e vissuto appunto come tale.

• Sempre di più, tuttavia, l’uomo venne a trovarsi nell’impossibilità di cogliere la spiritualità del suo ambiente.

Sempre di più questa spiritualità veniva celandosi, in particolare alla coscienza diurna.

 

L’uomo perdeva a poco a poco la percezione della trama spirituale che sta dietro le cose, percepiva solo gli oggetti sensibili che ne sono la manifestazione esteriore, e finiva col dimenticare la realtà spirituale retrostante.

• E quanto più la sua forma si faceva densa, tanto più si riduceva l’influsso spirituale.

Con questo suo condensarsi, l’uomo diventava sempre più un essere autonomo, e per conseguenza si isolava dal suo ambiente spirituale.

 

• A misura che retrocediamo nel tempo verso le epoche più remote, vediamo crescere invece l’influsso divino-spirituale esercitato dall’ambiente.

In realtà gli uomini appaiono organizzati, allora, così da essere un’immagine, un’effigie dell’ambiente, delle entità spirituali che aleggiavano intorno a loro; così da essere immagini degli dèi che erano presenti nelle epoche remote della Terra.

Questa condizione andò progressivamente perduta, per effetto, in particolare, della interazione dei due sessi.

Per questo motivo il mondo spirituale si ritraeva dalla vista degli uomini, che sempre di più affondavano lo sguardo nel mondo sensibile.

 

Dobbiamo farci un quadro vivo e concreto della situazione: teniamo presente che l’uomo, in quei tempi remoti, veniva fecondato dal mondo divino-spirituale, che erano gli dèi stessi a donargli le loro forze e a farlo simile a loro.

Allora non esisteva perciò quella che chiamiamo malattia.

Non si era intrinsecamente predisposti alle malattie, né si poteva esserlo, in quanto tutto ciò che si trovava nell’uomo e lavorava all’uomo proveniva dal cosmo divino-spirituale, che è sano.

 

Le entità divino-spirituali sono sane, e a quei tempi facevano l’uomo a propria immagine.

L’uomo dunque era sano.

• Ma, quanto più la vita dell’umanità andava incontro al momento in cui i sessi avrebbero cominciato a interagire e il mondo spirituale a farsi indietro,

• quanto più l’uomo acquistava autonomia e individualità,

• tanto più gli veniva a mancare la salute delle entità divino-spirituali, fino a che subentrò una diversa condizione.

 

Accadde infatti che quest’azione reciproca dei sessi fu avvolta e accompagnata da passioni e istinti che trovavano il loro stimolo nel mondo fisico.

Questo stimolo del mondo fisico è rintracciabile soprattutto dopo che gli uomini erano arrivati al punto in cui la relazione fra i due sessi si fondò sul piacere, su un piacere fisico-sensuale.

Per lungo tempo non era stato così, anche dopo la comparsa dei sessi.

La loro azione reciproca si svolgeva – fino ancora nell’epoca atlantica – quando la coscienza fisica in realtà dormiva, nottetempo per così dire.

 

Solo a metà dell’epoca atlantica fece la sua comparsa ciò che potremmo definire come piacere sessuale, amore passionale, ossia tutto ciò che di sensibile, nell’amore, si venne mescolando all’amore soprasensibile, all’amore puro o, se vogliamo chiamarlo così – l’espressione è ormai logora, anche se non dovrebbe esserlo -, all’amore platonico.

L’amore platonico sarebbe molto più diffuso senza questa intrusione dell’amore sensuale.

 

E mentre prima tutto ciò che agiva sulla formazione dell’uomo era un portato dell’ambiente spirituale-divino, ora divenne piuttosto il portato delle passioni e degli istinti dei due sessi, che agivano l’uno sull’altro.

All’interazione dei due sessi era ormai associato il desiderio sensuale, che veniva stimolato dallo sguardo esteriore, dalla vista esteriore dell’essere appartenente all’altro sesso.

E nell’uomo veniva perciò incorporato, con la nascita, un qualcosa di strettamente connesso con le passioni e i sentimenti che sono propri degli uomini inseriti nella vita fisica.

 

Mentre prima l’uomo riceveva ciò che aveva dagli esseri spirituali-divini del suo ambiente, ora invece, con l’atto della fecondazione, otteneva qualcosa che aveva accolto in sé dal mondo sensibile in quanto essere autonomo e in sé concluso.

Una volta entrati nello stadio della differenziazione sessuale, gli uomini trasmisero l’esperienza da loro acquisita nel mondo sensibile ai propri discendenti.

 

• Ora dunque abbiamo due differenti esseri umani. Questi due esseri vivono nel mondo fisico e lo percepiscono mediante i sensi, e sviluppano perciò questo o quell’istinto, questo o quel desiderio stimolato dal mondo esteriore; sviluppano, in modo particolare, istinti e passioni che nascono dalla loro reciproca inclinazione, basata sui sensi e stimolata dall’esterno. Adesso, quel che proviene agli uomini dall’esterno è trascinato nella sfera dell’uomo autonomo, non è più in piena armonia con il cosmo divino-spirituale. Viene partecipato all’uomo con l’atto fisico della fecondazione, si inietta negli uomini.

 

E questa loro vita terrena, che non viene dai mondi divini ma dall’esterno del mondo divino-spirituale, gli uomini la trasmettono con la fecondazione ai propri discendenti.

In questa prospettiva, un uomo peggiore trasmetterà ai propri discendenti qualità peggiori, diversamente da un altro che sia buono e puro.

• E qui abbiamo ciò che si deve intendere, in senso vero e proprio, per «peccato originale».

Qui c’è il concetto stesso di peccato originale.

 

Il peccato originale è determinato dal fatto che l’uomo viene a trovarsi nella condizione di trasmettere ai suoi discendenti le proprie esperienze individuali nel mondo fisico.

Ogni volta che i due sessi si accendono di passione, nell’uomo che scende dal mondo astrale si infiltrano gli ingredienti di ambedue.

• Quando un uomo si incarna, scende dal mondo devacianico e modella la sua sfera astrale secondo la caratteristica peculiare della propria individualità.

Alla sfera astrale propria di quest’uomo si frammischia qualcosa di ciò che è proprio dei corpi astrali dei genitori, dei loro istinti, delle loro passioni e dei loro desideri, ed egli pertanto eredita le esperienze di coloro che lo hanno preceduto.

 

• Ciò che in tal modo si trasmette attraverso le generazioni, ciò che di veramente umano si eredita nel corso delle generazioni, e si ritrasmette come tale in eredità, tutto ciò corrisponde precisamente a quel che si deve intendere con il concetto di peccato originale.

E, a questo punto, ci imbattiamo anche in qualcos’altro: con l’individualizzazione dell’uomo si è introdotto nell’umanità un elemento del tutto nuovo.

 

Prima, le entità divino-spirituali formavano l’uomo a propria immagine, e queste entità erano del tutto sane.

Adesso però l’uomo si staccava, in quanto essere autonomo, dal complesso armonico della salute divino-spirituale.

Nella sua peculiarità, si poneva sotto un certo aspetto in contrasto con tutto quanto l’ambiente spirituale-divino.

 

Immaginatevi un essere che si sviluppi unicamente sotto gli influssi dell’ambiente. Manifesterà in tal caso le caratteristiche proprie dell’ambiente. Ma immaginate che si chiuda invece entro una sua pelle: avrà allora, oltre a quelle del suo ambiente, anche delle caratteristiche sue proprie.

Quando, con la separazione dei sessi, gli uomini si sono individualizzati, hanno dunque sviluppato in se stessi delle proprie caratteristiche.

Ne è derivato un contrasto fra la grande armonia divino-spirituale, in sé sana, e quello che v’era di individuale nell’uomo.

E, in quanto l’elemento individuale ha continuato ad agire, in quanto è diventato un fattore concretamente efficace, nell’evoluzione dell’umanità si è introdotta per la prima volta una nuova possibilità, quella di ammalarsi interiormente.

 

• Abbiamo colto, a questo punto, il momento in cui, per la prima volta in assoluto, la possibilità della malattia compare nell’evoluzione dell’umanità, dato il suo nesso con l’individualizzazione degli uomini.

Prima, quando l’uomo era ancora in relazione con il mondo spirituale-divino, questa possibilità della malattia non esisteva.

Si è presentata con l’individualizzazione, e il momento ha coinciso con quello della separazione dei sessi. Il discorso vale per l’evoluzione dell’umanità, e non può essere esteso tal quale al mondo animale.

• La malattia è pertanto un effetto dei processi or ora descritti, e in particolare potrete constatare che il primo ad essere influenzato in questo modo è in sostanza il corpo astrale.

 

Al corpo astrale, il primo che l’uomo incorpora in se stesso quando scende dal mondo devacianico, viene largito ciò che si riversa nell’uomo per effetto dell’azione dei due sessi.

Il corpo astrale è quindi la parte costitutiva dell’uomo che più marcatamente esprime il non-divino.

Già più divino è il corpo eterico, perché su di esso l’uomo non ha un’influenza così grande, e più divino in assoluto è il corpo fisico, questo tempio di Dio, poiché nello stesso momento è stato completamente sottratto all’influsso dell’uomo.

 

Mentre nel proprio corpo astrale l’uomo cerca ogni piacere possibile e può avere ogni possibile desiderio, tutto ciò insomma che agisce a danno del corpo fisico, ancor oggi ha nel corpo fisico uno strumento magnificamente capace di resistere per decenni ai veleni dell’anima e ad ogni altro influsso perturbatore del corpo astrale.

E così dobbiamo dire che il corpo astrale è diventato, attraverso tutti questi processi, la parte peggiore dell’uomo.

Chi penetra a fondo nella natura umana scoprirà le cause più riposte della malattia nel corpo astrale e negli influssi nocivi che il corpo astrale esercita sul corpo eterico, e quindi, ma solo indirettamente, attraverso il corpo eterico, sul corpo fisico.

 

Ora saremo in grado di comprendere diverse cose che, altrimenti, non si possono comprendere. Parlerò adesso di farmaci minerali d’uso abituale.

Un farmaco ricavato dal regno minerale agisce in primo luogo sul corpo fisico dell’uomo. Ora, che senso ha somministrare al corpo fisico un farmaco minerale?

• Badate bene: qui non parleremo di alcun tipo di farmaco vegetale, ma di farmaci esclusivamente minerali, della somministrazione di metalli, sali e così via.

 

• Mettiamo dunque che l’uomo assuma un qualsiasi farmaco minerale.

Alla coscienza chiaroveggente si presenta in tal caso un quadro estremamente singolare. Essa, infatti, può eseguire un particolare gioco di bravura, esercitando la sua permanente facoltà di distogliere l’attenzione da una data cosa.

Così, voi potete distogliere l’attenzione dall’intero corpo fisico dell’uomo e vedere quindi solamente il corpo eterico, il corpo astrale e l’aura dell’io. Vuol dire che siete riusciti a fare astrazione dal corpo fisico esercitando una forte attenzione negativa.

Nel caso di un uomo che abbia assunto un qualsiasi farmaco minerale, potete quindi sottrarre ogni altra cosa alla vostra attenzione chiaro-veggente, rivolgendola esclusivamente al minerale, o al metallo, che si trova ora dentro di lui.

State dunque facendo astrazione da tutto quanto v’è in lui di ossa, muscoli, sangue e così via, e state rivolgendo la vostra attenzione soltanto alla specifica sostanza minerale che gli è penetrata dentro.

 

A questo punto la coscienza chiaroveggente si trova di fronte a qualcosa di assolutamente straordinario: la sostanza minerale si è finissimamente parcellizzata e ha preso essa stessa la forma dell’uomo.

Avete di fronte una figura umana, un fantasma umano costituito dalla sostanza che quell’uomo ha assunto.

Supponete che si tratti di antimonio: avrete allora davanti a voi una figura umana composta di antimonio finissimamente parcellizzato, e sarà lo stesso per qualunque altro farmaco minerale venga assunto.

 

L’uomo compone, in se stesso, un nuovo uomo, che è costituito dalla sostanza minerale; egli incorpora in sé questo nuovo uomo.

E ora chiediamoci: qual è dunque lo scopo, qual è il senso di tutto questo?

Il senso sta in ciò, che, se voi lasciaste così com’è l’uomo che ha bisogno di questo farmaco, ossia non glielo deste, benché egli ne abbia realmente bisogno, il suo corpo astrale, nel quale sono presenti determinate forze nocive, agirebbe allora sul corpo eterico, e a sua volta il corpo eterico agirebbe sul corpo fisico distruggendolo a poco a poco.

• Ora, invece, ne avete permeato il corpo fisico con un alter ego, che agisce in modo da sottrarre il corpo fisico agli influssi del corpo astrale.

 

• Immaginate di avere una pianta di fagioli: se l’appoggiate a un bastone, la pianta crescendo gli si attorciglierà intorno e non cederà più alle spinte del vento. Questo bastone, per l’uomo, è l’alter ego costituito dalla sostanza incorporata.

L’effetto è quello di sostenere il corpo fisico e di sottrarlo agli influssi del corpo astrale e del corpo eterico. Così facendo, l’uomo viene reso per così dire autonomo, quanto al corpo fisico, dal corpo astrale e dal corpo eterico.

Appunto questa è l’azione esercitata da un farmaco minerale.

 

Vi renderete ben presto conto, d’altronde, che la cosa ha anche un suo risvolto negativo, fortemente negativo.

Avendo sciolto artificialmente il corpo fisico dal suo legame con gli altri corpi, avrete indebolito l’influsso del corpo astrale e del corpo eterico sul corpo fisico, e quest’ultimo lo avrete reso autonomo; quanto maggiore sarà l’apporto di farmaci minerali al vostro corpo, tanto più si ridurrà l’influsso del corpo astrale e del corpo eterico, mentre il corpo fisico si indurirà e si chiuderà in se stesso, finendo col diventare un essere autonomo, soggetto solo alle proprie leggi.

 

Pensate dunque a che cosa fanno coloro i quali somministrano per tutta la vita al proprio corpo i vari farmaci minerali.

Un uomo che abbia assunto a poco a poco una grande quantità di farmaci minerali, fino ad averne dentro una dozzina intera, porterà in sé i fantasmi di questi minerali, che tratterranno il corpo fisico come fra solide pareti.

Ebbene, a questo punto che influsso potranno mai avere su di esso il corpo astrale e il corpo eterico?

 

In effetti, un uomo in queste condizioni si porta dietro il corpo fisico senza quasi poter agire su di esso.

Se, dopo aver assunto tali medicine per così lungo tempo, prova ad andare da qualcuno che intende sottoporlo a un trattamento psichico, che intende agire specificamente sui corpi più sottili, dovrà rendersi conto di essere diventato più o meno refrattario agli influssi psichici.

Avrà infatti reso autonomo il suo corpo fisico, togliendogli la possibilità di venire raggiunto dagli effetti di ciò che dovrebbe accadere entro i corpi più sottili.

E questo precisamente perché egli ha dentro di sé un così gran numero di fantasmi, i quali, per di più, non sono affatto in armonia fra loro, tant’è che uno lo tira da una parte e un altro dall’altra.

 

Una volta negatasi la possibilità di agire dal lato spirituale-animico, l’uomo non potrà certo meravigliarsi dell’eventuale insuccesso di una terapia spirituale.

Perciò, quando si tratta di intervenire con cure psichiche, dovete sempre domandarvi chi sia la persona da curare. Se è un uomo nel quale il corpo astrale o il corpo eterico sono stati ridotti all’impotenza per la condizione di autonomia in cui è stato messo il corpo fisico, allora è molto difficile risolverne i problemi con una cura spirituale.

 

Siamo dunque arrivati a comprendere come le sostanze minerali agiscano sull’uomo.

Generano in lui degli alter ego che ne conservano il corpo fisico e lo sottraggono agli influssi del corpo astrale o del corpo eterico, che potrebbero essere nocivi.

Ai giorni nostri, la medicina è quasi tutta dedita a occuparsi in un modo o nell’altro del corpo fisico soltanto, perché non conosce, trattandosi di una medicina materialistica, quelle che sono le parti costitutive più sottili dell’uomo.

 

Per oggi ci siamo limitati a prendere in considerazione gli influssi delle sostanze minerali.

Più in là dovremo parlare di quelli esercitati sull’organismo umano dalle forze benefiche delle piante e dalle sostanze animali, e passeremo in seguito a considerare gli influssi o i rimedi terapeutici di natura psichica, quelli capaci cioè di agire spiritualmente da essere a essere.

 

Avete visto in ogni caso che, per queste nostre considerazioni, è necessario innanzi tutto riappropriarsi di determinati concetti, come può essere quello di peccato originale, e intenderli nel giusto senso.

Per certe cose, al giorno d’oggi, gli uomini dimostrano il più assoluto disinteresse e una totale incapacità di comprensione.