Si possono interiormente sperimentare le comunicazioni dell’indagine spirituale.

O.O. 231 – L’uomo soprasensibile alla luce dell’antroposofia – 15.11.1923


 

….. In occasioni simili a questa devo sempre sottolineare che, certo, tali indagini spirituali possono unicamente venir fatte da chi, a mezzo di esercizi o in qualche altra maniera connessa col suo destino, ha fatto proprie le relative facoltà, ma che quando i risultati di quelle indagini vengono enunciati essi possono da ognuno essere giudicati altrettanto plausibili quanto quelli per esempio delle scienze astronomiche.

 

Come non occorre essere pittori per sentire la bellezza di un dipinto, perché se ciò fosse necessario dei quadri godrebbero unicamente i pittori, così per accogliere le cognizioni trasmesse dall’indagine spirituale non occorre necessariamente diventare personalmente investigatori; sebbene si possa diventarlo fino ad un certo grado, perché l’uomo è costituito per la verità e non per la confusione e l’errore.

 

Come col proprio sano sentire si può stare al cospetto di un dipinto e ammirarne la bellezza, così, se mediante pregiudizi e altro del genere non ci si pone da se stessi degli ostacoli sul cammino, si possono interiormente sperimentare le comunicazioni dell’indagine spirituale. Si può capirle, purché ci si dedichi realmente ad esse col proprio senso della verità; è quindi del tutto ingiustificato l’appunto di chi dice che i seguaci della scienza dello spirito rendono omaggio a una cieca fede.

 

Se attraverso il loro senso della verità o mediante l’indagine propria gli uomini pervengono ad autoconoscenza nel modo indicato, proprio al nostro tempo l’antroposofia potrà dare alle anime ciò di cui al principio di questa conferenza ho detto che esse sono affamate. Pur se le persone consce di questa esigenza del nostro tempo non sono ancora molte, pur se si palesa solo in modo impreciso oppure attraverso inettitudine alla vita, essa risiede in ciò che così chiaramente si manifesta nell’attuale civiltà.

 

La scienza e molte concezioni filosofiche parlano di invalicabili limiti della conoscenza.

Per loro è invalicabile il confine che conduce all’uomo.

Ma alla lunga l’uomo non può fare a meno di una reale conoscenza di se stesso.

 

Nella conferenza di domani prenderò le mosse dal punto al quale sono oggi arrivato e descriverò come, grazie all’antroposofia, la vita etico-religiosa si arricchisca e si interiorizzi; illustrerò la sua applicazione alla vita pratica.

 

Nella conferenza di oggi ho prima voluto mostrare come, all’esigenza del nostro tempo che sorge in un sempre maggior numero di anime al cospetto dell’odierna civiltà con i suoi limiti della conoscenza, possa venir data soddisfazione mediante una vera scienza dello spirito, mediante una conoscenza di ciò che l’uomo vuole, che deve anzi sapere intorno alla propria immortalità e a quanto ad essa si ricollega perché così soltanto egli perviene a vera conoscenza di se stesso, e perché solo a tale vera autoconoscenza può andar congiunta una vera comprensione e un vero sentimento del proprio essere.

 

L’uomo potrà stare unicamente al cospetto della propria anima nella sua natura eterna,

se avrà acquisito cognizione del fatto che, quale essere animico-spirituale,

egli è intessuto nella sfera animico-spirituale allo stesso modo in cui, quale essere corporeo,

esiste nel mondo della corporeità.

 

Solo procurandosi una conoscenza di se stesso quale spirito fra spiriti,

l’uomo si procura anche vera sicurezza interiore.

Solo quando sappia che cosa valga e di che cosa sia degno nel mondo,

l’uomo sta in esso con quella coscienza di se stesso

che, per un indistinto sentimento, egli riconosce come la sola giusta.

Solo se gli uomini torneranno a cercare una siffatta luce

di autoconoscenza e di conoscenza spirituale del mondo,

potrà venir saziata la fame di vera penetrazione della natura umana che è propria del nostro tempo.

 

Di fronte a tutte le esigenze sollevate dalla progrediente civiltà,

l’uomo non potrà infatti orizzontarsi se non comprendendo

che l’autoconoscenza umana può solo essere conoscenza dello spirito,

in quanto egli può unicamente sentirsi vero uomo se riconosce se stesso quale spirito fra spiriti,

così come, nella sua transitoria esistenza terrena,

può unicamente sentirsi quale essere corporeo fra esseri corporei.