Socrate anticipa in una forma ancora astratta l’anima cosciente entro l’epoca dell’anima razionale

O.O. 139 – Il Vangelo di Marco – 18.09.1912


 

È stato mostrato che

• il carattere essenziale del periodo di civiltà babilonese-caldaico-egizio

è lo sviluppo particolare preso allora dall’anima senziente.

• Analogamente si ha nel periodo greco-latino una particolare civiltà dell’anima razionale

• e nel nostro tempo una civiltà dell’anima cosciente.

 

Così ci si presentano questi tre periodi di civiltà che contribuiscono a educare e far progredire l’anima umana. Quei tre elementi costitutivi dell’anima non sono dunque qualcosa di elucubrato, ma una realtà viva che viene sviluppandosi nel corso dei tempi.

Ogni cosa deve però essere in connessione con le altre; quel che vien prima deve sempre essere portato nell’epoca successiva, e d’altra parte in ciò che precede deve essere contenuto in anticipo quel che verrà più tardi.

 

In quale periodo di civiltà vissero Buddha e Socrate?

Nel quarto periodo postatlantico in cui giunge particolarmente ad espressione l’anima razionale.

Entrambi hanno il loro compito, la loro missione in quel periodo.

 

Buddha ha il compito di conservare nell’epoca seguente la civiltà dell’anima senziente, ossia quella del terzo periodo postatlantico. Il Buddha annuncia e i suoi discepoli accolgono nel loro cuore ciò che dal terzo periodo di civiltà, quello dell’anima senziente, deve trasferirsi nel quarto, nel periodo dell’anima razionale. Così il periodo dell’anima razionale viene riscaldato e illuminato dall’insegnamento del Buddha, cioè dal prodotto di un’epoca ancora pervasa di chiaroveggenza.

Il Buddha è il grande conservatore della civiltà dell’anima senziente entro il periodo successivo, quello dell’anima razionale.

 

Quale fu invece poco più tardi la missione di Socrate?

Anch’egli vive nel periodo dell’anima razionale, ma fa appello alla singola individualità umana, cioè a quell’elemento che potrà pienamente svilupparsi solo nel nostro attuale quinto periodo di civiltà.

A lui toccò di anticipare in una forma ancora astratta l’anima cosciente entro l’epoca dell’anima razionale.

 

Il Buddha invece conserva il passato, e perciò il suo insegnamento appare come qualcosa di caldo e luminoso. Socrate inaugura qualcosa che per lui era futuro e che rappresenta la caratteristica del tempo dell’anima cosciente; perciò ai suoi giorni il suo insegnamento poté apparire come qualcosa di freddo, di esclusivamente intellettuale, di arido.

 

Così si sovrappongono nel quarto periodo di civiltà le caratteristiche del terzo, del quarto e del quinto;

il terzo viene conservato dal Buddha, il quinto viene anticipato da Socrate.

Funzione dell’oriente e dell’occidente è quella di accogliere quelle due diverse vie:

• l’oriente ha da conservare la grandezza del tempo passato,

• l’occidente s’impegna a preparare in anticipo quel che dovrà maturare più tardi.

Una via diritta conduce da tempi antichissimi dell’evoluzione dell’umanità,

durante i quali il Buddha era sempre apparso come bodisatva,

fino al momento in cui il bodisatva ascese alla dignità di Buddha.

 

Si tratta di una grande evoluzione continua la quale termina con la comparsa del Buddha: termina realmente per il fatto che il Buddha vive la sua ultima incarnazione terrestre, dopo la quale non discenderà più sulla Terra.

Termina allora una grande epoca che trasmise dai tempi primordiali la civiltà dell’anima senziente, propria del terzo periodo postatlantico e che risplende nuovamente all’inizio del periodo dell’anima razionale. Se si leggono da questo punto di vista i discorsi del Buddha, se ne può cogliere il giusto contenuto di sentimenti; si potrà allora attribuire anche un altro, diverso valore all’inizio del periodo dell’anima razionale.

 

Ci si potrà accostare ai discorsi del Buddha, scoprendo che in essi tutto parla direttamente al sentimento umano, ma che nello sfondo sta qualcosa che si sottrae all’anima umana, in quanto appartiene a un mondo superiore. Ecco a che cosa è dovuto anche quel singolare movimento ritmico nelle continue ripetizioni che urtano di solito la mentalità intellettualistica; le ripetizioni dei discorsi del Buddha si cominciano a comprendere se dal piano fisico penetriamo in quello eterico, che è il primo dei regni soprasensibili.

 

Chi è in grado di comprendere le forze attive nel corpo eterico che sta dietro al fisico,

comprende anche la ragione delle molte ripetizioni che incontriamo nei discorsi del Buddha.

Non è lecito togliere a quei discorsi la loro caratteristica atmosfera, eliminando le ripetizioni.

Certi eruditi dalla mente astratta lo hanno fatto, credendo di far bene a rendere solo il contenuto, eliminando le ripetizioni.

Ma quel che importa è proprio di lasciar tutto come il Buddha lo ha dato.

 

Se poi osserviamo Socrate e il suo modo di affrontare le cose ordinarie,

ancora privo com’era di tutto il ricco materiale offerto più tardi dalle scienze naturali e dall’antropologia,

scopriamo che negli sviluppi scientifici posteriori

si ritrova tutto il metodo socratico, applicato alle conoscenze acquisite più tardi.

È una grande linea che ha inizio con Socrate:

penetra nel nostro tempo e andrà acquistando una sempre maggior perfezione.

 

Abbiamo dunque una corrente evolutiva che giunge fino al Buddha e che in lui termina;

abbiamo poi un’altra corrente che ha inizio con Socrate e si avvia verso un lontano avvenire.

Socrate e Buddha stanno l’uno accanto all’altro, vorrei dire, quasi come due nuclei di comete.

 

Col Buddha la coda della cometa, avvolta intorno al suo nucleo, si rivolge verso le più remote lontananze del passato;

con Socrate la coda della cometa, pur essa avvolta intorno al nucleo, illumina l’indistinto orizzonte dell’avvenire.

Due comete divergenti verso direzioni opposte, i cui nuclei risplendono però contemporaneamente:

ecco l’immagine di cui vorrei servirmi per confrontare Socrate e il Buddha.

 

Trascorre un mezzo millennio ed ecco che ad opera del Cristo Gesù

si compie una specie di fusione delle due correnti.

 

Abbiamo già accennato ad alcuni fatti che lo comprovano; continueremo nella prossima conferenza, ponendoci la domanda: qual è la missione del Cristo nei riguardi dell’anima umana, e come possiamo caratterizzarla giustamente?